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Autore: GabrielTrish    24/08/2016    0 recensioni
Gilbert ha sempre amato guardarsi, rimirarsi, vedere la propria immagine riflessa. Ma nel corso della sua vita, quanti sono stati i volti ad incontrare il suo sguardo davanti ad uno specchio? Tanti, troppi. E sempre diversi. Alcuni, talmente sfigurati da impedirgli di riconoscersi.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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†✯ STERBENDEN STERN ✯†

Quello specchio d’acqua riflette la tua immagine, Gilbert.
Li vedi quegli occhi, quei capelli così chiari, quella pelle che si confonde con le nuvole alle tue spalle? È tutto così diverso, tutto così strano. Le persone ti guardano, le persone ti giudicano per quei fili di seta color degli angeli. Le persone ti allontanano per quella pelle trasparente come un velo da sposa, ti condannano per quegli occhi rossi, sanguigni, striati di bianco come lo è il mare al tramonto, onde bianche e morbide in un mare di amaranto. Ti chiedi perché e ancora nessuno sa darti una risposta, Gilbert. Sei nato così, non puoi farci nulla. 
A volte vorresti strapparteli, quegli occhi. Anche le persone vorrebbero farlo, e fin troppe volte hai dovuto nasconderti. Tremare in silenzio, shh, in silenzio. 
Il tuo riflesso mostra un bambino dal viso sottile, che ti rimanda lo sguardo. 
È confuso quanto te, ti chiede perché, ma è la stessa domanda a cui tu stesso non hai mai trovato risposta. La tua piccola mano si immerge nell’acqua. Tutto si confonde, e il viso diventa una maschera grottesca. 
Forse hanno ragione. Forse quello è il viso del demonio.

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Quel lago, ah. Quante volte ti ha accolto, quante volte ha soddisfatto la tua sete, quell’acqua fresca e sempre, sempre pulita. Ti chini sulla limpidezza che ti chiama, immergi le mani sottili e l’acqua finalmente raggiunge le tue labbra. Sei assetato, ti sei allenato tutto il giorno, il Gran Maestro vuole tanto da te, vuole vittorie, vuole gloria, vuole onore. 
E tu sai di potergli consegnare tutto quello che desidera. 
Sai di essere forte, sai di star crescendo a vista d’occhio. Fino a poco fa eri un bambino fragile, un piccolo inetto demoniaco e solo.
Adesso sei il messaggero di Dio. Della Sua parola, del Suo volere. Adesso quel bianco non è più inconsistente, adesso quel bianco lo adori, ami la tua pelle diafana, veneri le tue vene azzurrine che si intravedono dietro di essa. È stato Dio a darti gli stessi colori degli angeli, e sempre lui ti ha conferito quegli occhi sanguigni come la passione, senza nessun velo, pura verità nel tuo sguardo. 
È tutto quello di cui avevi bisogno, Gilbert, ormai quelle lingue feroci e velenose come vipere non ti sfiorano nemmeno di striscio. Ormai sei tu l’addestratore di serpenti, e adesso è te che seguono, ciecamente, seguono la tua luce, tu che porti la parola di Dio stesso.
Ti ami. Ti ami da morire. 
E sorridi, sorridi come mai hai fatto in tutta la tua vita.

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Difficile pensarla come un tempo, vero Gilbert? Ora che sei chiuso in te stesso, dietro l’egida di quel ducato che non ti rispecchia. In secondo piano, silenzioso, timido quasi, davanti a tanta potenza. 
Ti inginocchi davanti al lago, il rosario che tieni appeso al collo sfiora il pelo dell’acqua che si incrina appena. Dov’è la luce? Che fine ha fatto? Tutto quello che lo specchio ti rimanda è una pallida iridescenza. Tenue. Offuscata. Nascosta da quel saio nero, lungo fino ai piedi, ma sai che è giusto così in fondo. È Dio la vera Luce, tu cosa sei per rubarne la lucentezza? La decadenza del tuo Ordine è stata la naturale evoluzione della tua eccessiva vanità. 
Ma quanto ti manca?
Quanto ti manca ammirarti e venerare quegli zigomi ormai alti, quel naso sottile, affilato e perfetto, quei capelli candidi e meravigliosi e lisci e lucenti? Quanto ti manca amare te stesso?
Oh, che malattia. Oh, che dannazione. 
Quanto potrai resistere ancora, fiamma traballante e minuscola, senza l’ossigeno che ti fa divampare? Tu vivi per la tua fiamma, non mentirmi.
Tu vivi per te stesso. 
Non illuderti.
Il pugno si infrange sullo specchio d’acqua che, ancora una volta, si distorce come una maschera farsesca. 
Quante facce, Gilbert, hai visto già rimandarti lo sguardo. 
Non credere che sia finita.

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Quanta luce, oh mio Dio, quanta luce. 
Tanta da accecare te stesso, da inondarti di meraviglia.
E’ solo uno specchio in un corridoio. Ma, oh, signore, perché riflette così tanto splendore? 
Come fa quel ragazzo ad essere così bello? Oh, Gilbert, guarda i suoi occhi. Risplendono del rosso della guerra, dell’ardore, della vittoria. Oh, si, è così inebriante. 
Guarda, guarda! Guarda le sue spalle ampie. I suoi zigomi alti, definiti, perfetti. 
Dio, Dio. E’ così bello da fare male. Così…magnifico. Magnifico. 
Riflesso di un essere superiore che ti guarda, Gilbert. Ti avvicini e, incredibile, segue i tuoi movimenti. Alzi una mano, anche lui lo fa. Sfiora le tue dita. 
Gilbert, Gilbert. 
Regno glorioso e mai vacillante. E forte, e potente. 
Sei tu quell’angelo in terra, quello che stai ammirando con invidia.
Cibati della tua vanità, godi del tuo nome. 
Dillo a tutti, spandi la tua luce, costringi tutti a guardarti, rendi il tuo respiro in loro presenza un onore.
Sei tu, oh, sei tu. Sei così in alto, sei così vicino al sole. 
Ma questo non scioglie le tue ali, perché quelle che ti portano in alto non sono piume fittizie. 
Sono le /tue/ ali, luminose, imponenti e splendide.
Guarda, Gilbert, come quel sorriso in quello specchio ti urla meraviglie.
Sai di essere quanto di più perfetto esista al mondo. Ora lo sai. 
Sei vicino, vicino fino a sfiorare con le ciglia la superficie lucida. 
Lo ami.

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Un impero.
Nero, bianco, rosso, fiamme, sole, luce, ombra.
Sei appena passato davanti a quello specchio, ora antico.
Quello specchio, oh.
Riflette ancora la tua immagine.
La luce era troppa, Signore, la luce era troppa. E quando la luce è troppa, rende ciechi. 
Non è vero, Gilbert? 
Il corridoio buio permette allo specchio di riflettere solo uno sprazzo del tuo viso. 
Le medaglie. Le decorazioni, le onorificenze.
La divisa, tuttavia, ti inghiotte nel buio. Nera. In essa, la totale assenza di luce è compensata dallo scintillio delle tue medaglie. Vedo, non vedo. 
E tu vedi?
Oh, si. Vedi quello che tutti noi non vediamo.
Ti sei sempre sbagliato, oh, sempre. 
Messaggero di Dio? Ma non fatemi ridere. Gilbert, tu sei Dio.
Tu sei Dio.
Tutti ti seguono ciechi, senza più la facoltà di vedere. E chi ormai si permetterebbe di aprire gli occhi, con così tanta luce? Sono tutti immersi nelle allucinazioni che hai creato. 
Hey, Gilbert. Ti sei accorto
di essere preda delle tue stesse allucinazioni? 
Ti sei accorto
di essere ad occhi chiusi, anche se lo specchio è di fronte a te?
Anche se vedi?
No, ormai lo sai. Sai di essere il migliore. 
Il migliore che sia mai passato su questa Terra. Solo tu hai il diritto di disporre di ogni anima, di ogni cuore, di ogni vita.
Ma Gilbert, non guardi bene. Non osservi i dettagli.
Non vedi che il bianco sulla fascia al tuo braccio è sporco, come i tuoi capelli? 
Non vedi che il rosso che circonda quel bianco gronda sangue, come i tuoi occhi? 
Non vedi che il nero di quella croce inghiotte la tua luce, come la tua divisa?
Mmmh, veneratemi. Sono il vostro Dio. 
Decido per voi. Ma vivo per me.
/Io/ decido. 
Oh, Gilbert, provo pena per te.
Ma quella pena è solo adorazione, nei tuoi occhi, mentre li incontri nel tuo riflesso. 
Ciechi.

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Ahahah… AHAHAHAH!
Sei uno stupido! Un idiota demente! Come credevi, come pensavi di poter--- sei così schifosamente comico. Un vergognoso pagliaccio dal trucco sciolto.
Cosa riflette, adesso, quello specchio in frantumi, eh? COSA RIFLETTE?
È in mille pezzi, e mille facce ti guardano e ridono e piangono e altre scompaiono nella polvere di quello splendore svanito nel nulla.
Sei a pezzi. 
Sei un sole spento, Gilbert. 
Un sole senza nessuna speranza di riaccendersi, di risplendere come un tempo.
Oh, che schifo. Come sei magro. Come sei freddo. Che ribrezzo. Ti prego, allontanati.
Che disgusto, quelle costole. Oh, quegli zigomi che sembrano voler scappare da quel viso troppo sottile. 
E quel rosso opaco? Dio, come sei brutto. 
Orribile, raccapricciante.
C’è del lucido sulla tua guancia, una scia, sai perfettamente cos’è. 
Anche le ferite sono lucide, in tutta quella polvere, in tutto quell’odore stantio di vecchio. 
Odore di qualcosa che ha finito il suo tempo.
Che puzza, che schifo.
Le rivorresti, vero, le tue vecchie maschere?
Troppo tardi, stupido imbecille.
Stringi i pezzi di vetro, sanguina.
È l’unico modo per sentirti vivo.

----------------

Sei una stella morta.
Sì, una stella che ha cessato di vivere.
Il riverbero di questi astri continua ad essere visto, da terra. E non si possono distinguere da quelli che ancora brillano di luce propria. Un inganno, uno scherzo di luci?
Già. 
Li vedi, ma in realtà sono già morti. 
Li vedi, ma di loro in effetti cosa è rimasto? Solo un riflesso.
E’ quello che cerchi ogni attimo, il tuo riflesso. Ti guardi, ti esplori, tocchi con mano la tua immagine, vuoi avere la prova di essere vero. Quante volte hai il terrore di passare davanti ad un vetro, ad uno specchio, e non vedere la tua immagine? 
Ti avvicini, sfiori con le dita la superficie, e questa ti rimanda un viso che ti sembra di non conoscere. 
Aggrotti le sopracciglia. Sorridi. 
Poi giri il viso a sinistra, a destra. Sempre falso, sempre diverso. 
Distorta, davanti ai tuoi occhi, la linea perfetta del tuo viso. Gilbert, oh, fai ridere. 
Quanto fai ridere. 
Ti mordi un labbro. 
Sorridi ancora, poi ti sfiori il naso, prosegui sulle labbra, vorresti strapparti via tutto, via, via via.
Ma quante altre facce troveresti, sotto quella che guardi ogni giorno? Sono tutti riflessi della tua vita, quelle facce. E tu, stupido, tu sai di amarle come mai hai fatto in tutta la tua esistenza.
Quelle /maschere/.
Paura.
Speranza.
Incertezza. 
Sicurezza.
Onnipotenza.
E il nulla.
Ora di cosa vivi? 
Semplicemente, di tutte loro. Dei loro riflessi.
Vivi di te stesso. 
Fino alla fine.


 

❝sono il pagliaccio e tu il bambino 
Nel circo ho tutto 
e vivo solo di quel che sono.
Ma infondo io sto bene qua 
tra le mie facce e la mia falsità. 
La sera quando mi sciolgo il trucco 
riscopro che sono un pagliaccio anche sotto 
e sullo specchio del camerino 
mi faccio della stessa droga per cui vivo, 
la vanità.
ma infondo io sto bene qua 
tra le reti del mio circo che non va
trovando in quel che sono 
un po' di libertà

(Cesare Cremonini - il Pagliaccio)❞





 

Angoletto dello scribacchino
Non credo ci sia molto da spiegare, alla fine :3 Ho cercato di sintetizzare i passi più importanti della storia della Prussia, e nonostante non gli abbia dato un titolo, credo siano abbastanza comprensibili. Nel caso qualcuno volesse sapere comunque i periodi, sono in ordine:

-Quando ancora non era niente
-Ordine monastico dei cavalieri teutonici
-Ducato di Prussia, sotto l'egida della Polonia
-Regno di Prussia
- III Reich
-Dissoluzione
...e un eventuale Gilbert attuale

Spero abbiate apprezzato, non risparmiatevi se avete critiche o consigli da darmi, e recensite <3 Baciotti

____GabrielTrish

  
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