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Autore: Little_Lotte    24/08/2016    8 recensioni
" Tutti quanti la chiamavano “La ribelle”, a causa del suo carattere difficile ed indomabile.
Un tempo ricordava di essersi chiamata Toffee, ma erano trascorsi molti anni da allora."
[La storia di una cavalla ostile ed indomabile, che nasconde dentro ai suoi occhi tanta tristezza ed un passato da dimenticare. Dedicata ad andromaca14, che con un articolo sul suo blog mi ha ispirato questo racconto.]
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutti quanti la chiamavano “La ribelle”, a causa del suo carattere difficile ed indomabile.

Un tempo ricordava di essersi chiamata Toffee, ma erano trascorsi molti anni da allora.

Aveva ancora saldamente impressa nella mente l'immagine della sua padroncina Linda, una ragazzina dai grandi occhi castani e dal viso dolce, incorniciato da un buffo caschetto di capelli neri; lei, Toffee, era stata un regalo per il suo decimo compleanno, una sorta di capriccio assecondato dopo che la piccola non aveva fatto altro che piangere, strillare e battere i piedi per terra a suon di: “Voglio un cavallo! Per favore, papà, comprami un cavallo!”

Non era stato un problema, per suo padre Frank: Del resto, la sua famiglia apparteneva ad una lunghissima stirpe nobiliare ed i soldi, per tutti loro, sembravano quasi crescere sugli alberi, al posto delle foglie. La piccola Linda venne ben presto accontentata e nel giro di pochi giorni, eccola in groppa alla sua nuova, bellissima cavalla di razza, con un sorriso sul volto talmente entusiasta e luminoso da fare invidia al firmamento intero.

Erano state davvero felici, insieme.

Almeno, per qualche anno.

A Toffee non piaceva ricordare quei momenti: La facevano sentire triste, risvegliavano in lei sentimenti di rabbia e di rancore troppo forti da poter essere sopportati, persino da una cavalla giovane e forse come era lei.

Era accaduto tutto all'improvviso, senza alcuna spiegazione.

La famiglia di Linda si era trasferita così, da un giorno all'altro, a causa del lavoro di suo padre e lì dove andavano non c'era posto per un cavallo.

Los Angeles, quello era il nome della città in cui Linda sarebbe andata a vivere.

Troppo lontana, a quanto pare, da potersi permettere un trasloco anche per Toffee. Il padre di Linda diceva che era meglio così, che un cavallo non sarebbe stato in grado di sopportare un viaggio oltreoceano, e che magari avrebbero trovato qualche nuovo maneggio laggiù, in America, forse persino più bello e curato di quelli che vi erano in Inghilterra.

Linda non credeva in alcun modo che ciò fosse possibile, ma le sue obiezioni non furono abbastanza da convincere suo padre a cambiare idea riguardo a Toffee: la giovane puledra fu affidata ad un maneggio privato nel cuore del Kent, dove – così aveva detto Frank – avrebbe ricevuto le migliori cure ed attenzioni che un padrone possa mai augurare al proprio cavallo.

Linda non ebbe neanche il coraggio di dire addio a Toffee.

Temeva che farlo sarebbe stato troppo doloroso e così si accontentò del ricordo di quegli anni trascorsi insieme, inconsapevole di quanto male avesse fatto alla sua Toffee, negandole quell'ultimo, fondamentale istante insieme.

Da quel giorno, Toffee perse completamente la propria fiducia negli esseri umani.

Non riusciva a credere che una persona come Linda, che per molto tempo si era presa cura di lei con amore e con rispetto, l'avesse abbandonata così, a cuor leggero? Quando le era realmente importato di lei, per voltarle le spalle in quel modo e senza farsi troppi problemi?

E quanto poteva importare di lei a dei perfetti sconosciuti?

La sua vita cambiò radicalmente, dopo quel maledetto giorno: Nessuno riusciva ad avvicinarsi a lei, nessuno riuscì mai a domarla e a montarla; capitava spesso che qualche coraggioso – o incosciente, come era solito dire il proprietario del maneggio – provasse ad ammansirla, ma Toffee era ostile e recalcitrante, non permetteva mai a nessuno di entrare in confidenza con lei.

Selvaggia, diffidente e a tratti persino pericolosa, Toffee aveva lasciato che il dolore l'avvolgesse completamente, fino a renderla completamente cieca alle attenzioni di chi, ostinatamente, tentava di conquistare la sua fiducia ed il suo affetto.

L'unico luogo in cui sentiva di essere al sicuro era la sua stalla, un buco tetro ed umido, nel quale cibo ed acqua non mancavano mai e dove anche la pulizia, tutto sommato, era all'altezza delle sue esigenze e delle sue aspettative. Nessuno passava mai a trovarla, se non per darle da mangiare e farla uscire all'aperto per qualche minuto, e Toffee sembrava aver completamente dimenticato che cosa significasse davvero essere amata da qualcuno.

Viveva nella più completa solitudine e per quanto, in principio, fosse stato per lei tremendamente doloroso dover accettare quella tanto amara realtà, con il tempo aveva persino finito per abituarsi ad essa.

Almeno, fino a quando non conobbe Elizabeth.

Era un tiepido giorno di primavera quando, per la prima volta, i loro occhi s'incrociarono: Elizabeth era una giovane tirocinante, da poco assunta al maneggio e con una gran voglia di imparare quanto più possibile riguardo ai cavalli e la loro cura. Aveva sentito la storia di Toffee e ne era rimasta molto colpita, incredula all'idea che un cavallo che era stato a lungo tanto amato potesse essere così difficile da ammansire.

“Voglio provare a domare quella cavalla.” aveva detto ai suoi superiori, beccandosi in cambio una risata fragorosa.

Nessuno pensava che ci sarebbe mai riuscita: La Ribelle era una cavalla difficile e pericolosa, in tanti avevano provato a domarla ma lei li aveva sempre tenuti a debita distanza.

“E' un animale difficile, non hai alcuna possibilità di farcela.”

“E' troppo rischioso, Elizabeth, non hai abbastanza esperienza e potresti farti molto male.”

Elizabeth, tuttavia, non si era data per vinta.

Era una ragazza testarda, aveva lasciato la sua casa natale a Londra contro il volere dei suoi genitori, per trasferirsi nelle campagne e studiare i cavalli, e non aveva paura di niente, neppure di una cavalla recalcitrante. Aveva osservato spesso Toffee, mentre correva spensierata nel recinto, e più di una volta aveva scorto nei suoi occhi un desiderio di affetto mai apertamente mostrato, un bisogno di amore che la cavalla aveva disperatamente tentato di nascondere ma che i suoi grandi occhi neri non erano in alcun modo capaci di celare.

Così, dopo aver ottenuto un permesso speciale, si presentò nella sua stalla per portarle il pranzo.

“Hey... Toffe? Ciao.”

Toffee si voltò curiosamente verso la ragazza, scrutandola con diffidenza.

Era una nuova arrivata, non ricordava di averla mai vista prima di allora: i suoi capelli erano lunghi e mossi, raccolti in una treccia disordinata; il viso era tondo e delicato, la sua espressione era dolce e in qualche modo rassicurante, per quanto un essere umano possa effettivamente apparire tale.

E i suoi occhi... Oh, i suoi occhi.

Toffee si bloccò di colpo nel momento in cui li vide: Erano scuri ed espressivi, la guardavano con dolcezza e con affetto, e all'improvviso la cavalla realizzò che cosa vi era di così speciale e familiare in quello sguardo così profondo.

Sentì il proprio cuore spalancarsi per la gioia.

Quegli occhi, così belli e sinceri, erano semplicemente identici a quelli di Linda.

Ne era sicura, lo sguardo di quella ragazza misteriosa ricordava alla perfezione quello della sua vecchia padroncina e per quanto il suo ricordo le facesse male, non poté che sentirsi rallegrata e confortata da quell'inaspettata similitudine.

“Ciao, Toffee.” disse ancora Elizabeth, avvicinandosi lentamente “C-come stai? Io mi chiamo Elizabeth.”

Toffee nitrì scuotendo con forza il capo, in segno di diffidenza.

Elizabeth deglutì e poi mosse un altro paio di passi in direzione della cavalla, lentamente e con cautela.

“Non devi aver paura di me.” mormorò con voce morbida, abbozzando un sorriso “So che non ti sono molto simpatici gli altri operatori del maneggio, ma... Beh, di me ti puoi fidare.”

Toffee continuò a fissare la ragazza con aria circospetta.

Era molto bella, su questo non vi erano dubbi, ed in lei vi era qualcosa di strano, qualcosa che la rendeva completamente diversa da tutte quelle persone che, fino ad ora, aveva tentato di avvicinarla; non erano solamente i suoi occhi, così simili a quelli di Linda, si trattava indubbiamente di qualcos'altro che, tuttavia, Toffee ancora non era in grado di decifrare.

Sentiva, in un certo senso, di essere parecchio incuriosita da quella nuova presenza.

Senza neanche rendersene conto, iniziò a muovere i primi passi in direzione di Elizabeth, che in risposta ampliò ulteriormente il proprio sorriso.

Aveva un bellissimo sorriso, questo non passò inosservato a Toffee; la sua perfetta arcata di denti risplendeva come tante piccole perle, rischiarendo il buio e l'oscurità di quella piccola stalla puzzolente.

“Sì, coraggio! Puoi avvicinarti ancora, non temere.”

Elizabeth continuò ad avvicinarsi, sempre molto lentamente, fino a porsi di fianco alla cavalla, poi allungò delicatamente un braccio verso di lei e provò, con estrema cautela, a posare il dorso della propria mano sul suo manto rossastro. Toffee ebbe un primo sussulto e nitrì nuovamente, facendo sobbalzare la ragazza che, d'istinto, arretrò di qualche passo. Elizabeth sospirò per farsi coraggio ed estrasse dalla tasca un paio di zollette di zucchero, mostrandole a Toffee con fare allusivo.

L'interesse della puledra si riaccese di colpo.

Anche Linda era solita portarle sempre delle zollette di zucchero, specialmente dopo un litigio; era il suo modo per chiederle scusa, un modo per ricreare un legame spezzato. Toffee si chiese se, quel giorno, quelle zollette non l'avrebbero aiutata a creare un nuovo legame.

“Su, prendine una.” Elizabeth si avvicinò ulteriormente e posò la propria mano davanti al muso di Toffee, facendole annusare il dolce profumo dello zucchero “Ti assicuro che sono deliziose.”

Toffee annusò a lungo la zolletta e poi, finalmente, si decise ad assaggiare la zolletta.

Elizabeth rise.

“Hey, piano!” esclamò divertita “Mi fai il solletico!”

Osservò la cavalla, con aria entusiasta e soddisfatta: aveva fatto passi da gigante, non solo non si era beccata nessun calcio ma Toffee sembrava persino apprezzarla, il che significava essere lontani anni luce dalla resa e dal fallimento.

“D'accordo, Toffee... Adesso ci riproviamo.”

Elizabeth allungò nuovamente la mano verso il dorso della cavalla ed incominciò a carezzarla lentamente, con attenta delicatezza. Toffee chiuse gli occhi ed emise una sorta di versetto compiaciuto, come se quel gesto da lei tanto temuto avesse, adesso, un effetto quasi terapeutico, come un potente balsamo curativo.

Il cuore di Elizabeth sembrava sul punto di esplodere dalla gioia.

Non era ancora riuscita a domare del tutto la cavalla, ma sentiva di esservi oramai molto vicina; le sembrava strano pensare che quella puledra, adesso tanto tenera e placida, fosse la stessa selvaggia recalcitrante che aveva visto non appena aveva messo piede in quel maneggio.

Per lei, Toffee era stata una scommessa sin dal primo istante: aveva capito subito che dietro a quell'atteggiamento così ostile non poteva che esserci tanta sofferenza ed un grande bisogno di affetto, e lei era pronta a soddisfare tutti i bisogni di Toffee, come nessun altro prima di allora era stato in grado di fare.

“Che cosa ne pensi, Toffee?” domandò la ragazza, grattando le orecchie ed il collo della cavalla “Hai voglia di fare un giretto all'aperto?”

Toffee guardò Elizabeth ed i suoi occhi sembravano quasi sorridere ed assentire.

Le labbra di Elizabeth si distesero in un ennesimo sorriso.

“Bene, allora... Andiamo.”

Afferrò gentilmente le briglie di Toffee e la portò fuori, sotto li sguardi confusi e perplessi dei suoi colleghi che, ovviamente, non si aspettavano affatto di vederla uscire trionfante da quella stalla.

Elizabeth gongolava.

“Allora, Toffee... Vogliamo sorprenderli ancora una volta?”

La cavalla mosse velocemente il capo ed Elizabeth, per tranquillizzarla, le offrì una seconda zolletta. Poi, facendo molta attenzione a non farsi disarcionare, strinse le briglie e montò la cavalla con un gesto atletico, perdendo l'equilibrio per appena pochi istanti e riuscendo con successo a ribilanciarsi.

Era in sella.

Poco importava quanto sarebbe accaduto dopo, ormai era in sella e niente e nessuno sarebbe mao riuscita a farla cadere. Toffee si agitava appena, nonostante un leggero nervosismo sembrava essere perfettamente a suo agio, con le dita morbide ed affusolate di Elizabeth che le massaggiavano le orecchie.

Non provava una sensazione simile da molto tempo, probabilmente l'ultima volta era stato... Sì, con Linda. Solo Linda era riuscita a farla sentire così amata, così apprezzata e rispettata, solamente lei era riuscita a farla sentire libera, seppur tenuta a bada da una sella ed un paio di briglie.

Forse Elizabeth non era così diversa da Linda e forse, tutto sommato, entrambe le volevano bene in maniera differente. Certo, Linda l'aveva abbandonata, ma questo non poteva certo cancellare tutto l'amore che le aveva donato in tanti anni, i bei ricordi e le dolci parole che era solita rivolgerle.

Forse, pensò Toffee, era stata troppo ingiusta nei suoi confronti e nel percepire il calore di Elizabeth sopra il suo corpo, comprese che non tutti gli umani sono uguali, non tutti sono aridi ed insensibili, non meritevoli dell'affetto di un animale.

Alcuni, più di altri, sono dolci e premurosi, e possiedono un cuore talmente grande ed amorevole da essere degni persino dell'amore e del rispetto di una creatura nobile come un cavallo purosangue.

Alcuni, come Linda.

Alcuni, come Elizabeth.

Toffee batté i propri zoccoli a terra e poi, dopo aver lanciato uno sguardo di pura complicità ad Elizabeth, incominciò a galoppare felice, muovendosi in cerchio per tutto il perimetro del recinto.

Correva ed era felice.

E di tutti quei brutti ricordi, delle sensazioni negative e del dolore covato nel cuore, sembrava non esserci più alcuna traccia. Non vi era più niente a turbare la sua anima, solamente gioia e bellezza.

E libertà.

Una libertà che galoppava felice sulla sua groppa, con i lunghi capelli al vento, sotto il tenero sole delle campagne inglesi.








N.d.A: Questa storia è stata scritta per una collaborazione con andromaca14, che per il suo blog ha scritto un bellissimo articolo sui cavalli e mi ha ispirato questo racconto. Potete trovare i suoi articoli proprio qui!

 

  
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