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Autore: DearAgony    24/08/2016    2 recensioni
Capii che ero nato libero, quindi senza limite alle mie azioni, perché l’unico mio limite era il tempo: il tempo che scorre inesorabile, che non concede tregua o pace, che ci rende coscienti del fatto che non viviamo, ma moriamo lentamente.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho sempre pensato alla mia vita come ad un foglio bianco: una pagina di cui avrei riempito ogni singolo spazio vuoto, fiero della mia innegabile libertà. Quel foglio avrebbe accolto ogni istante che avrei vissuto. Pensai, quindi, cosciente della limitatezza di ciò che avrei potuto scrivere, di fare della mia vita non una semplice pagina di diario, ma un’opera d’arte: un inno alla libertà, alla bellezza. Capii che ero nato libero, quindi senza limite alle mie azioni, perché l’unico mio limite era il tempo: il tempo che scorre inesorabile, che non concede tregua o pace, che ci rende coscienti del fatto che non viviamo, ma moriamo lentamente. Riempii i miei momenti di solitudine con la riflessione, li dedicai alla comprensione del mio io e del mondo che mi circonda; mai avrei potuto predire che mi sarei ritrovato di fronte ad una pagina, un foglio inteso non come metafora, ma come oggetto tangibile a cui avrei affidato le mie ultime parole. Mai avrei potuto neanche ipotizzarlo, io, che tanto amavo la vita.
In una delle tante occasioni in cui mi occupavo di riempire le mie ore con un vuoto apparente, il vuoto del pensiero, dell’assenza di azione, compresi la peggiore delle verità: non ero mai stato libero. L’uomo, da che ricordi, non ha altra scelta, posto di fronte alla realtà della vita e alla prospettiva della morte, che percorrere il cammino che gli è stato posto di fronte: non ha, dunque, strade alternative, come è naturalmente portato a credere. I bivi comunemente chiamati “scelte” non sono altro che illusioni, il simbolo della speranza di chi ignora se stesso.
Non sono nato libero, dunque non ho alcuna prospettiva di libertà. Posso, però, esserne artefice? Sarei in grado di comprendere se la mia sia o meno una mera proiezione di libertà, un inganno che sono io stesso a tendermi? Qual è, quindi, l’unica azione che mi garantirebbe un’innegabile libertà? La morte. Piuttosto che aspettare la fine, ignaro di quanto spazio sia rimasto sul mio foglio, sarò io a decidere quando terminerà l’inchiostro.
Per quel che vale, queste sono le ultime parole che affido a chi, innocente ed ignaro, continua ad illudersi: sono stato costretto a vivere.
  
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