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Autore: Megara_Umbreon    25/08/2016    1 recensioni
Lite tra Zacharaja Smith (marito di Tosca) e Tosca Tassorosso, riguardo la presenza di Salazar Serpeverde come "vertice" del triangolo amoroso.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Tosca Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Chiuse la porta, mentre Tosca, come sempre, raggiungeva il letto e si addormentava, o almeno faceva finta. Zacharaja lo sapeva, era conscio che quella fosse una scusa per evitare che rimanessero svegli la notte e questo lo demoralizzava. 
Poteva fare come facevano gli altri, prenderla senza il consenso, ma non poteva nemmeno pensare di farlo: lui amava Tosca e voleva che lei ricambiasse, questo suo sentimento, non che il suo cuore venisse occupato dall'odio che avrebbe provato se avesse osato essere così rude. D'altro canto, sapeva benissimo che, se il fine matrimoniale non veniva concluso, aveva pure il rischio che il matrimonio venisse annullato, che lui la perdesse. E non poteva rischiare quella conseguenza. 
Quella notte, decisamente molto più intraprendente delle altre, decise di avvicinarsi a lei, quando ancora era in piedi, alle prese con le vesti: questa volta sarebbe successo, lo sapeva.
Poggiò la mano sulla sua spalla, ma poco amante, di quel contatto, scrollò di dosso la sua presa.
«Tosca, mia bella dama, perché continui a fare così?»
Disse girandole intorno, per poterla vedere e mostrare la sua espressione frustrata: come poteva ancora essere così contraria? Sapeva che era l'innocenza fatta a persona, aveva visto quanto era imbarazzata con lui, ma sapeva pure che era in grado di poter superare questi ostacoli, se avesse veramente voluto.
«Io— non sono pronta.»
Mormorò, silenziosa, mentre Zacharaja esplose.
«Non sei pronta? NON SEI PRONTA?!» Si allontanò da lei, adirato, per poi spingere la sedia, che cadde con un tonfo secco e doloroso, come la i sentimenti che stava provando.
«Cosa devo fare, ancora? Quanto tempo dovrò aspettare, prima che tu sarai finalmente pronta?»
«Dovrai aspettare che il sole tramonti ad est.» Le rispose decise Tosca, lasciando Zacharaja con gli occhi sgranati. Era la prima volta che la sentiva così fredda, così lontana, con occhi così taglienti, da ricordare un paio di scimitarre. 
«Cosa?»
«Hai sentito. Io non potrò mai essere pronta.»
«Potrai. Riuscirai ad innamorarti di me.»
«No.»
«Come no?»
«Non potrei mai.»
«C'è qualcun altro?» Domandò, secco. Ma non ricevette risposta. Quel silenzio lo disarmò. Tosca, quella bella ragazza che tanto amava per la sua trasparenza, aveva osato porre un filtro sul suo cuore, oscurandone una parte. «C'è qualcun altro? DIMMELO.» Le urlò, in faccia, mentre con le mani, ben strette sulle sue braccia, la scuoteva, come se agitandola avrebbe potuto far emergere la risposta. Quello che ottenne, invece, fu il tremore sempre più evidente, del corpo della ragazza, decisamente impaurita da lui. Ma alla fine annuì, c'era davvero qualcuno che occupava quella parte di cuore che per diritto aspettava a lui.
«Chi?» Questa volta domandò in maniera decisamente più gentile, come se la sua pazienza si fosse svegliata e avesse deciso di controllarlo nuovamente: Tosca non si meritava di sorbirsi il suo lato oscuro.
«Salazar.»
Poteva dire ogni nome, qualsiasi nome, ma non quello. Non Salazar Serpeverde perché sapeva bene quale fosse il suo ruolo, in quel triangolo: lui era l'ostacolo tra i due innamorati perché si, Zacharaja aveva compreso finalmente entrambi. Magari, per Tosca, avrebbe capito prima quali fossero i suoi sentimenti, ci sarebbe arrivato, se non fosse stato offuscato dall'amore che provava per lei. Ora che pensava meglio, era palese quanto lei amasse Salazar. E lui— l'aveva visto fin da subito: poteva essere freddo, distaccato da tutti, poteva pure aver criticato più volte l'operato di Tosca, ma aveva notato, come sempre cercava il suo sguardo. Come sempre voleva capire in che punto della stanza era, per poi prendere a eseguire le altre faccende. Pure Zacharaja faceva così, pure lui aveva bisogno di sapere che fosse accanto a lei, per poter farsi pervadere dalla tranquillità. 
Fatto sta che, per Tosca, per l'amore che provava, per un frangente pensò di mettersi da parte, di permettere di far sbocciare quell'amore, ma poi pensò più a se stesso: non si meritava di essere messo fuori gioco così.
Si mise a ridere, una risata fredda, ma tranquilla, destinata a prendere in giro sua moglie. Nel triangolo amoroso, sarà stato quello meno rilevante, al livello di sentimenti, ma era colui che deteneva più potere, perché sapeva quello che pensavano gli altri due vertici, mentre loro non sapevano nulla di nulla.
«Tosca, mia cara Tosca. Sul serio? Tra tutte le persone per cui potevi infatuare, proprio /lui/?» Ritornò serio, per poggiare la mano sulla spalla della moglie, che in quel momento si trovava piuttosto sorpresa, da quella sua reazione. Magari, si aspettava più rabbia, da parte sua. Invece quello che ottenne fu vendetta.
«Vedi, mia cara. Io ho parlato con Salazar, privatamente. Per poterti difendere, per giunta: stava criticando il tuo modo di insegnare le materie, il tuo comportamento. Stava dicendo quanto tu fossi inferiore. Per lui, sei come una formica: ci si accorge di te solo una volta morta. Perdona, la mia franchezza, nel dirti così facilmente le frasi dette da Salazar, ma ci tengo che tu sappia fin da subito la verità. Tu sei il nulla per lui.»
«No—» 
«Purtroppo si, mia cara.» A quel punto, vedendo come le sue parole l'avevano distrutta ed indebolita, la portò a sé, in modo tale da avere il suo capo al livello del cuore. Le mani di Zacharaja passarono dalla schiena, fino alla testa di lei, che accarezzò con gentilezza. «Mi dispiace, Tosca. Lui non ti ama, io sì. E— anche se mi hai fatto soffrire, penso che potremo cercare di provare ancora. Ti aiuterò a dimenticarlo e tu ti ricorderai di me, quando parlerai d'amore. Ce la faremo a passare tutto, Tosca.»

   
 
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