Se esisteva veramente un luogo dove Tosca si sentiva in pace, erano le cucine di Hogwarts. Tra tutti i luoghi misteriosi e magnifici che quel castello poteva offrire a tutti, lei invece puntava ad altro, a qualcosa di più comune agli occhi di tutti e umile. Perché la cucina, un po' rifletteva il suo vero io.
Era poi l'unico luogo in cui aveva il privilegio di poter parlare come più le piaceva, senza dover pensare alle regole con cui doveva interloquire con gli altri o i confini dei discorsi che non dovevano essere superati. Là, lei poteva stare in compagnia di esseri che non l'avrebbero mai giudicata oltre il suo carattere, gli elfi. 
Mai aveva fatto una scelta più saggia di quella di riunire tutti quei "animali" sotto l'ala protettiva di Hogwarts, dove potevano lavorare insieme a lei come suoi pari. Perché per lei la vita di ogni elfo valeva tanto quanto la sua, li amava e loro amavano lei.

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«Salve Twinkle.» Salutò con un profondo e caloroso sorriso, che venne ricambiato subito con il medesimo amore. «Che ci fai qua solo soletto? Cerchi Wonky?»
«No, matrona Tosca.»
«Ti ho detto che non devi chiamarmi così.» Lo ammonì dandogli un leggero colpetto in testa. «Io sono Tosca per tutti voi.»
«Va bene, signora Tosca.»
«Tosca.»
«Va bene, Tosca. Ecco— ecco, Twinkle è qui perché Twinkle è stato incaricato di portarti un dono da parte di tutti gli elfi.»
«— Un- Un dono? E perché avete pensato di farmelo? Mi avete già ringraziato abbastanza per avervi voluto qui, vi avevo detto che potevate finirla.»
«Ma questo non è un dono di ringraziamento, è un dono per il sorriso.»
«Il— sorriso?»
«Sì! Twinkle e gli altri elfi hanno notato come Tosca è giù di morale da tanto tempo e quindi Twinkle e gli altri elfi erano preoccupati di non poterla più vedere sorridere.» 
Recitò, come se lei non fosse presente in quel momento, con una voce che, anche se sembrava monotona in apparenza, dimostrava invece la preoccupazione dell'amico, cosa che portò Tosca ad intristirsi ancora di più. Lei, sebbene passasse tanto tempo con gli elfi, non voleva far pesare la sua presenza, sfruttandoli come strumento di sfogo. Quando era con loro, voleva e doveva contenersi, per mantenere tutti in equilibrio, com'era giusto che fosse. Ma Tosca era dotata da sempre del difetto di non riuscir a contenere al massimo le emozioni. E loro avevano colto, questa sua sofferenza e non sarebbe servito molto tempo, prima che capissero pure la causa dei suoi problemi, ovvero il matrimonio indesiderato.
«Tosca dovrà perdonare Twinkle e gli altri elfi, perché alcuni hanno dovuto sospendere le loro mansioni per poter lavorare per il regalo. Twinkle sa che il bronzo lo lavorano meglio i goblin, degli elfi, ma Twinkle e gli altri elfi spera che la coppa possa piacere lo stesso.»
E così dicendo pose con poca regalità e leggerò stupore il regalo: una coppa bronzea, di taglio un po' irregolare, dov'era stato inciso un bellissimo tasso.
«Tosca dice sempre che si sorride meglio se si sta in compagnia e per stare in compagnia, Twinkle e gli altri elfi hanno notato che bisogna banchettare e Twinkle ha avuto l'idea di creare la coppa: l'elemento che non può mai mancare durante i banchetti è la coppa. Twinkle e gli altri elfi pensano che Tosca possa usare questa coppa per banchettare ed essere felice di nuovo.»
E a quel punto, al di fuori di ogni comportamento consono al rapporto mago-elfo, al di sopra della sua cocciutaggine che voleva mantenere un distacco emotivo (al livello profondo) con gli elfi, Tosca si mise a piangere di gioia, per poi abbracciare calorosamente l'amico, non un elfo.
«G— grazie Twinkle. Ti prego, poni i miei ringraziamenti pure agli altri, se tentassi io, di fare di persona, perderei tutte le lacrime di gioia, prima di finire. Grazie amico. Terrò sempre la coppa con me e la userò in ogni occasione possibile. Promesso.»