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Autore: tror_i_thou_doom    26/08/2016    11 recensioni
L’ambiente scolastico fa parte della vita di ognuno di noi.
Spesso, è li che accade tutto.
E’ li che si arriva bambini e si esce adulti, è li che avvengono i più grandi cambiamenti di una persona, è li che si sceglie per il proprio futuro.
Alcuni lo vedono come un ingiustizia, altri come un opportunità per la vita, altri come un dovere o routine quotidiana.
Ma in qualunque modo venga visto, resta sempre e comunque un avventura.
Un avventura in cui sembra di essere in tanti, ma in verità si è sempre da soli.
Ogni azione, ogni scelta ha una conseguenza, e non si può tornare indietro per cambiarla.
Genere: Dark, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Jet the Hawk, Shadow the Hedgehog, Silver the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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INTRODUZIONE


L’ambiente scolastico fa parte della vita di ognuno di noi.
Spesso, è li che accade tutto.
E’ li che si arriva bambini e si esce adulti, è li che avvengono i più grandi cambiamenti di una persona, è li che si sceglie per il proprio futuro.
Alcuni lo vedono come un ingiustizia, altri come un opportunità per la vita, altri come un dovere o routine quotidiana.
Ma in qualunque modo venga visto, resta sempre e comunque un avventura.
Un avventura in cui sembra di essere in tanti, ma in verità si è sempre da soli.
Ogni azione, ogni scelta ha una conseguenza, e non si può tornare indietro per cambiarla.
Ogni scelta avrà effetto su di te, a partire da quando nemmeno sai parlare, fino a quando ti diplomi, senza che nemmeno te ne accorgi.
Qui vi racconto la storia di alcuni studenti, tutti particolari e diversi tra loro, alle prese con gli ultimi cinque anni della loro vita scolastica,quelli più duri, quelli che formano veramente una persona per quello che è, che sarà.
Ognuno di loro ha i propri scheletri nell’armadio, ognuno di loro ha una storia alle spalle, ognuno di loro ha qualcosa da nascondere, ciò che è certo è che in qualche modo, nel lungo percorso che si trovano ad affrontare, le loro strade si incontreranno, e potrà essere un amichevole incontro, o un terribile schianto.
“L’equilibrio è dove il male non supera il bene, dove il bene nel male, non supera il male nel bene”.

J.C. HIGH SCHOOL – FRESHMEN

             
  Capitolo 1 – First day




Shadow Ziegler:

SHADOW ZIEGLER

Una nuova scuola è un nuovo inizio per tutti.
Lui si era sempre fatto rispettare, non avrebbe avuto problemi ad inserirsi, aveva già un suo gruppo e delle conoscenze nella scuola,
era già nella vetta delle classi sociali fin dal primo giorno in quell’edificio, fin dagli ultimi anni delle elementari per essere precisi.
Nonostante questo, si sentiva anche lui un po’ un alieno esattamente come gli altri studenti, non conosceva la struttura, e quasi tutti
i volti che si aggiravano frettolosi per i corridoi gli erano sconosciuti, rimase per qualche attimo a fissare la confusione, alcuni lo guardavano,
era un tipo abbastanza singolare dopotutto, rimase impassibile fino a che non notò un viso conosciuto tra tutta quella gentaglia rumorosa che già iniziava ad infastidirlo.
Il suo amico gli si avvicinò, salutandolo con una pacca sulla spalla. – Benvenuto Shad, sarà lunga, ma se non ci dai troppo peso finirà presto! -,
- Lo spero, come va? E’ molto che non ti vedo Vector.- Vector era il solito bulletto insopportabile, ma quando gli si parlava si dimostrava sempre molto intelligente, e anche educato.
- Bah non saprei, ultimamente un po’ di merda, sai sto litigando continuamente con la mia ragazza, e in più sono stanco della scuola, almeno sono a metà.-
Shadow ridacchiò strafottente – Ma come? Non sei eccitato all’idea di essere un Junior?- Vector sbuffò – Per niente, preferirei essere un Senior, possibilmente
negli ultimi due mesi di scuola, tu invece sei un freshmen sfigatello ahah!- Shadow gli tirò uno scappellotto facendolo ridere ancora di più, odiava l’idea di
dover stare nel primo anno, gli altri della sua età li vedeva come degli idioti imbranati, odiava l’idea di dover stare in mezzo a loro. – Torniamo seri, come va
con tuo padre e tua madre? – Sentirli pronunciare fu come ricevere una stilettata. – Mio padre è fuori da giorni, mia madre continua a bere, non è cambiato nulla anzi,
forse la situazione è peggiorata. – Aveva parlato solo con poche persone della sua situazione in famiglia, e Vector era una di quelle, lui sapeva di tutto il casino che
stava succedendo a casa sua, e lo aveva sempre aiutato a superare i propri problemi quando non c’erano i suoi genitori a farlo, era una specie di fratello maggiore.
– Cazzo amico mi dispiace, senti, se vedi che qualcosa va troppo male, vieni da me ok? Non voglio ritrovarti senza una gamba un giorno di questi, ti accompagno
a prendere l’elenco delle classi ok? Non mi va di entrare in orario. – Lo tirò leggermente su di umore, almeno poteva contare su di lui – Sei sempre il solito –
Disse scuotendo la testa, l’altro rise - Poi ti faccio vedere la scuola, così sai dove si riunisce di solito il nostro gruppo, e anche dove sono i bagni e la mensa,
anche se li il cibo fa un bel po’ schifo quindi ti consiglio di portartelo da casa o comprarlo fuori. – Annuì e lo seguì per i corridoi, sarebbero stati quattro lunghissimi anni quelli.

SONIC HARVEY

Appena varcò il portone della J.C. High School si sentì vivo, non vedeva l’ora di entrare in quell’edificio, molti lo conoscevano come “everyday hero” di Hiverland,
una piccola cittadina malfamata dove la criminalità era all’ordine del giorno.
Lui si limitava a gesti altruisti nei confronti degli altri studenti, si era guadagnato questa fama fin da quando era piccolo, la fama di quello sempre pronto ad aiutare,
la fama di colui che raffigura il bene in persona.
E anche del ragazzo bello, buono e gentile che fa innamorare tutte le ragazze, ma lui non se ne era mai approfittato in alcun modo, aveva sempre pensato che
alla sua età è inutile pensare all’amore, ma ormai era arrivata l’età in cui bisognava provare anche altri tipi di relazione, nonostante tutto era convinto di voler
scegliere la persona giusta, e non approfittarsi della sua popolarità, lui non lo faceva mai, anche se gli altri questo non lo vedevano, per questo si era guadagnato
anche l’odio da parte di molti,dopotutto quello che vedevano gli altri era un bel ragazzo, benestante, che potrebbe avere tutte le ragazze ai suoi piedi ma non ci fa caso,
era il ragazzo perfetto agli occhi di chiunque, e non tutti adorano la perfezione, forse nessuno.
Vide in lontananza una ragazza come lui molto conosciuta, Amily Rose,  eppure non si erano mai scambiati più di due parole, prima di entrare aveva osservato a
lungo la lista delle composizioni delle classi, lei avrebbe frequentato quasi tutti i suoi stessi corsi, forse avrebbe avuto occasione di parlarle.
Non aveva chissà quale interesse nei suoi confronti, era una ragazza molto bella, divenuta popolare per il suo modo di vestirsi e per i suoi vlog su internet,
non se la tirava però, per questo voleva fare amicizia con lei, la vedeva abbastanza simile a se.
Lei si faceva chiamare Amy, odiava il nome Amily, ma nessuno ha mai scoperto il motivo di tale odio nei confronti del proprio nome.
Quando la campana suonò si precipitò verso la propria classe, non voleva arrivare tardi il primo giorno, anche se per tutti gli altri sarebbe stato così,
dato che quasi nessuno aveva gli elenchi delle classi ancora prima di entrare nella scuola.
Alla prima ora aveva inglese, quando entrò il professore su sorpreso di vederlo – Buoniorno, già in classe anche tu? Voi nuovi studenti mi state sorprendendo, si accomodi pure.-
Disse pacato, Sonic si guardò attorno interdetto, in un angolo in fondo alla classe vi era un ragazzo strano, particolare, di quelli che non si vedono spesso
in giro, era il ragazzo che lo aveva preceduto.
Aveva i capelli lunghi e grigi, con delle sfumature bianche.
Gli occhi di un colore mai visto prima, e vestiva di bianco e blu.
Dato che era l’unico studente presente oltre a lui, decisi di avvicinarsi e conoscerlo.
-Hey, piacere io sono Sonic!- Disse gioviale, tendendogli una mano, l’altro alzò lentamente lo sguardo, prima lo posò sul suo viso, poi sulla sua mano ancora tesa,
la situazione stava diventando imbarazzante per Sonic, dopo qualche secondo l’altro gli rispose – Silver. – Non gli strinse la mano, e tornò immediatamente a fissare il banco,
Sonic abbassò il braccio, confuso. – Emm.. Beh.. Come va? – L’altro lo guardò di nuovo, apaticamente. – Hai finito con i convenevoli? Cosa vuoi? – Sonic aggrottò le sopracciglia.
– Solo conoscerti, antipatico,ti lascio solo ok? Fa finta che io non ti abbia parlato. – Per un attimo vide un'altra luce in quegli occhi freddi,
ma non seppe distinguere che cosa volessero dire in quel momento, Silver si era già girato ancora prima che potesse dire altro.
Decise di lasciar perdere, smise di pensare a lui e prese posto in seconda fila, ne troppo avanti, ne troppo dietro, come piaceva a lui.
Non riuscì a non notare come il professore, intento a leggere un libro, ogni tanto scrutava il ragazzo strano in fondo alla classe, in effetti attirava abbastanza l’attenzione.
Forse un giorno sarebbe riuscito a farselo amico, non si sa mai che cosa può accadere in quattro lunghi anni, dentro ad una scuola.

BLAZE  CHANDER

Appena fu fuori di casa si sentì meglio, si sentì protetta.
Si sistemò meglio la coda alta e poi si avviò verso la scuola, non distava molto da casa sua, per questo ci andava a piedi.
Durante il tragitto si accese una sigaretta, e si lasciò trascinare dalle note di una canzone del suo gruppo.
Nel tempo libero si ritrovava con la sua band e provavano senza tregua, per migliorarsi.
Purtroppo in quel periodo le cose andavano male, non avevano più buone idee per le canzoni, la cantante era fidanzata con il batterista, ma litigavano continuamente e succedeva sempre più spesso che uno dei due mancasse alle prove.
Inoltre sua madre aveva deciso qualche mese prima di far abitare il suo fidanzato nella loro casa, suo padre era morto e le mancava tantissimo, pensava spesso a lui e si chiedeva se anche sua madre ci pensasse, dato che era così presa dal suo nuovo fidanzato da non accorgersi del fatto che era un violento, spesso tornava a casa tardi e ubriaco, e trattava male sia lei che sua figlia.
Evidentemente qualche patetico gesto d’affetto bastava per riconquistare l’amore di quella donna.
Blaze risentiva molto di questa situazione, ma cercava di nasconderlo.
Come cercava di mascherare tutti i suoi sentimenti negativi, ma non si riusciva così bene, per questo appariva sempre molto seria.
Fortunatamente ad aiutarla ad affrontare tutto c’era la sua migliore e nonché unica vera amica, era l’unica con cui si confidava,sua madre la vedeva come una minaccia perché spesso era fatta, ma era veramente una persona splendida quando si imparava a conoscerla, intelligente e creativa.
Per via di numerosi ricoveri a cui aveva dovuto sottoporsi, perse un anno, quindi Blaze si ritrovò nella sua stessa classe, seguivano gli stessi corsi.
Pensarla fu come evocarla, la vide uscire da dietro un negozio e saltandole addosso, rise togliendosi le cuffie. – Ma buongiorno Wave!- L’altra le correva attorno, afferrò un palo e ci fece un giro attorno , fermandosi in una posizione che le ricordò la vela di una barca,si portò una canna alla bocca con la mano libera, facendola ridere.
Le passò accanto un signore di mezza età che scosse la testa borbottando qualcosa di incomprensibile, facendo ridere entrambe. – Buongiorno Blaaze, volevo spaventarti!- Si tirò su e prese a camminare al suo fianco. – Già fatta di prima mattina?- Wave ridacchiò, passandosi una mano tra i capelli. – Forse, quale miglior modo per festeggiare il primo giorno? Ahah, vuoi fare un tiro?- Blaze ci pensò un po’ su, poi alzò le spalle. – Ma si, per uno non fa nulla!- Wave gli mise la canna tra le labbra e lei inspirò, poi rise. – Però scordati di fare più di un tiro eh! Ci tengo a te, non voglio attaccarti certi vizi!- Blaze sorrise e la abbracciò, Wave ricambiò, fece un ultimo tiro e poi la gettò prima di varcare il cortile della scuola.
Quando furono davanti all’edificio si fermarono un attimo ad osservarlo, era imponente, ed era già super affollato.
- Beh- Iniziò Wave, mettendole un braccio sulle spalle – Che un nuovo anno abbia inizio!-


SILVER  ÅKESSON

Si fermò ad osservarsi allo specchio, aveva delle occhiaie orribili dovute all’insonnia, le coprì il più possibile con il correttore, poi prese i soliti farmaci, ormai era una cosa di routine, controllò le ultime fasciature sulle braccia e si mise una canottiera blu, con sopra una felpa spessissima e molto morbida.
Lui era molto freddoloso, per questo si copriva tanto.
Aveva trovato gli elenchi delle classi sul sito della scuola il giorno prima, assicurandosi di non dover entrare in contatto con nessuno.
Parlare con le persone gli metteva ansia, troppa ansia.
Preferiva evitare il più possibile il contatto con gli altri.
Passava la maggior parte del tempo in ospedale, per questo non conosceva nessuno, a parte un ragazzo che si trovava nella sua stessa situazione, erano sempre insieme in ospedale, condividevano praticamente tutto, quindi fecero amicizia.
Silver conosceva solo lui, i medici e i propri genitori, che qualche volta lo andavano a trovare, nei periodi in cui stava a casa era quasi sempre solo, i suoi genitori erano troppo presi dal lavoro e quel poco tempo che avevano lo dedicavano tutto a lui, ma quel poco tempo era veramente molto poco, infatti erano quasi degli sconosciuti per Silver.
Andava a scuola a piedi, anche se non era poi così vicina a casa sua, i bus erano mezzi decisamente troppo affollati per uno come lui.
Odiava il mondo.
Lo odiava con tutto se stesso.
Lo odiava perché lo spaventava, perché lo faceva sentire inferiore, perché lui in quel mondo stava male, sempre più male.
Nessuno poteva comprenderlo,era solo con i suoi vari problemi mentali che lo stavano lentamente annientando.
Durante il tragitto notò una persona seduta in un vicolo, riconobbe i capelli.
Si avvicinò e la figura di Jeton si fece sempre più chiara.
Era rannicchiato su se stesso, teneva la testa tra le ginocchia e una canna tra le dita, accanto a lui vi erano una bottiglia di alcol mezza vuota e una scatoletta di antidepressivi.
Lo trovava spesso in quelle condizioni, gli voleva bene,infatti ogni volta lo aiutava.
Gli dispiaceva vederlo ricadere così spesso nell’oscurità, ma non poteva giudicarlo dato che alla fine si ritrovava spesso nelle stesse condizioni.
Gli strappò la canna di mano, portandosela alle labbra. – Jet. – Si mise accanto a lui. –V-va via.. – Silver scosse la testa – Sei ubriaco cazzo, manca pochissimo all’inizio delle lezioni!- Jet lo guardò, aveva gli occhi arrossati, un po’ per il pianto, un po’ per la canna e l’alcol. – Ridammela.- Silver scosse la testa facendo un altro tiro. – Questa me la tengo io, tu sei già messo male cretino. – Era l’unica persona con cui riusciva a tenere un discorso normale, con cui riusciva a essere se stesso, odiava vederlo ridotto in quel modo, esattamente quanto l’altro odiava trovare lui in certe condizioni.
Si alzò e lo tirò su, l’altro si piegò su se stesso infilandosi due dita nella gola, stimolandosi il vomito.
Silver gli resse la fronte sbuffando.
Gli passò un fazzoletto con il quale Jet si ripulì. – Grazie.. – Silver lo fissò. – Stai meglio?- Jet scosse la testa – Non starò mai meglio, e nemmeno tu.- Tirò fuori una sigaretta e se la accese facendo un tiro. – Lo so Jet, ma dobbiamo almeno provare a superare sto anno ok? I medici sono stati chiari, dobbiamo provarci. – Jet scosse la testa. – Non me ne frega un cazzo dei medici Silv, e nemmeno della scuola, io voglio solo morire, a quel punto sarei felice. – Silver rise, facendo un ultimo tiro e gettando la canna. – Quello sarebbe il top Jet, ma tanto noi non riusciamo mai ad arrivare al top.- Jet lo fissò – Sei bello oggi Silv.-  Silver si passò una mano tra i capelli sistemandoli –Oh, grato di essere di gradimento per i tuoi occhi Jet!- Disse facendolo ridere – A volte dimentico che ti piace il cazzo. – Jet ridacchiò – Silv, non ti biasimo, già è molto se ricordi il tuo stesso nome! Piuttosto- Fece un altro tiro dalla sua sigaretta. – Hai una matita per occhi?- Silver scosse la testa. – Prova a chiedere a qualche ragazza appena arrivi in classe, dovresti riuscirci in tempo prima di un attacco di panico!- Jet gli tirò uno scappellotto – Non è divertente!- Eppure rise, risero entrambi.
Nonostante tutti i loro problemi assieme riuscivano ad essere felici.
Persi nelle loro chiacchiere non si accorsero nemmeno di essere giunti a destinazione, appena videro l’edificio scolastico,l’ansia iniziò a farsi sentire per entrambi. – Ascolta Silv, tu corri in classe, io finisco la sigaretta e ti raggiungo.- Silver sbuffò, non voleva andare da solo, non si sentiva sicuro. – Dovevi proprio fumartene due?- Jet roteò gli occhi – Sono sotto stress, ne avevo bisogno ok? Mi hai pure rubato la canna! Su Silv, vai, ti raggiungo subito, non guardare gli altri in faccia, corri in classe e basta, ci stai?- Silver annuì, seppure poco convinto.
Si lasciò Jet alle spalle, sentiva tutte le voci degli altri accalcarsi, facendogli aumentare i battiti a dismisura, corse via senza guardarli pensando solo alle parole di Jet, si sentì bene solo quando raggiunse la classe, entrò lasciandosi scappare un sospiro di sollievo,  peccato che appena alzò lo sguardo si ritrovo davanti un professore, che lo guardava confuso.
-In anticipo? Mi aspettavo almeno mezz’ora di ritardo prima di vedere anche solo uno di voi. – Disse calmo e pacato.
Quel professore era la tipica persona che cerca di metterti a tuo agio, ma per Silver non era così, infatti si stava agitando.
-S-si, mi trovo un posto eh, c-ciaao. – Ok, forse quella canna un po’ lo aveva aiutato, normalmente sarebbe scappato imbarazzato.
Il professore rimase a fissarlo interdetto per qualche secondo, poi tornò a dedicarsi alla lettura.
Cercò di calmarsi, Jet sarebbe arrivato di li a poco, occupò il posto accanto al suo con lo zaino praticamente vuoto.
Non appena si mise il cuore in pace, vide la porta aprirsi, ma non fu Jet ad entrare, bensì un ragazzo con uno stile abbastanza casual, con i capelli scuri tendenti al blu, scambiò due parole con il professore, poi venne proprio verso di lui, il cuore prese a battergli forte, ma cercò comunque di controllarsi, dannata fobia sociale, sarebbe tutto molto più semplice senza di te pensò Silver, rassegnandosi al fatto che quel ragazzo gli avrebbe sicuramente parlato.
E fu così.
Si mise davanti a lui con un enorme sorriso sulla faccia, allungò una mano, alzò titubante lo sguardo prima su di lui, poi sulla mano tesa davanti al proprio viso.
- Hey, piacere io sono Sonic!- Era così felice quel ragazzo, che quasi lo spaventava.
Non voleva avere a che fare con lui, e nemmeno sporcare la sua felicità, quindi optò per l’apatia e la freddezza. – Silver. – Vide l’altro sconcertato,era già riuscito nel suo intento. - Emm.. Beh.. Come va?- Eppure no, insisteva. – Hai finito con i convenevoli? Cosa vuoi?- L’altro ci rimase male, questa volta aveva funzionato, infatti lo guardò male. – Solo conoscerti, antipatico,ti lascio solo ok? Fa finta che io non ti abbia parlato. – Forse lo avrebbe odiato, ma che importava? Tanto non ci avrebbe parlato più, come non avrebbe amicizia con nessuno, avrebbe parlato solo con Jet, l’unico con cui ci riusciva senza avere un attacco di panico.
Si era un attimo lasciato prendere dalla tristezza, poi si accorse che l’altro lo fissava ancora, si girò immediatamente, sperando che l’altro non avesse notato cambiamenti nella sua espressione, o che se ne fregasse.
Guardò Sonic allontanarsi, e notò anche che il professore a volte lo fissava, tutti i professori lo avevano sempre fissato, perché loro si sentono in dovere di impicciarsi nei problemi degli alunni,e stranamente hanno sempre un ottimo fiuto per gli studenti con problemi, di qualsiasi tipo di problema si tratti.

MILES PROWER

Non vedeva l’ora di essere li, era preparato a tutto.
Sapeva bene che non avrebbe avuto un esistenza semplice in quella scuola.
Lui amava studiare, amava progettare, amava imparare.
Gli altri studenti della sua età pensavano a divertirsi di solito, lui pensava al futuro, voleva diventare un giorno, un grande ingeniere.
Era abituato ad essere preso in giro, ad essere chiamato “secchione” o “quattrocchi”, ma non gli importava, lui aveva un sogno, un sogno che avrebbe portato a termine.
Era inoltre convinto che avrebbe incontrato anche altre persone come lui, in un posto così affollato non poteva non esserci qualcuno con i suoi stessi interessi, o almeno con la sua stessa passione per lo studio e per imparare cose nuove.
Arrivò in classe in orario il primo giorno, eppure vi erano già delle persone, li osservò, due tipi strani in fondo dai quali il cervello gli disse di tenersi lontano, e un ragazzo in seconda fila che ascoltava la musica in pace, lo riconobbe, tutti sapevano chi era, e sicuramente non si sarebbero mai parlati, Sonic se ne stava in vetta tra i popolari, lui invece era nell’ultimo strato, quello degli sfigati, dei secchioni.
Salutò il professore, poi si sedette in prima fila.
Nel silenzio di quella stanza, poteva perfettamente sentire la musica che stava ascoltando Sonic per via del volume troppo alto, e la chiacchierata dei due ragazzi strani in fondo alla classe, anche se non riusciva veramente a trovare un senso al loro discorso estremamente dettagliato su come creare un ipotetica sostanza che fa impazzire le persone dandogli l’impulso di nutrirsi solamente dei loro capelli, si convinse del fatto che quei due erano belli che andati, e decise di lasciar perdere i loro discorsi insensati.
Sistemò le proprie cose sul banco, dopo qualche minuto la porta si aprì, entrò una ragazza carinissima, molto timida infatti il solo vedere altri studenti in classe e volti nuovi la imbarazzò, dopo aver salutato il professore si andò a sedere a qualche banco da lui, le sorrise timidamente e lei ricambiò ridacchiando e portandosi una mano alla bocca, era arrossita, probabilmente anche lui era rosso in viso.
Quella ragazza lo colpì,decise che un giorno le avrebbe parlato.
Aveva i capelli verdi e legati in due cipolle sulla testa, una cosa piuttosto insolita per lui, portava dei grossi occhiali da vista e dopo qualche secondo era già intenta a disegnare su un block notes, giusto il tempo di tirare fuori l’occorrente.
Forse avrebbe potuto farsela amica.

AMILY ROSE

Aveva sempre adorato il primo giorno di scuola, ogni anno vedeva tutti i suoi compagni di classe cambiare, purtroppo però erano sempre gli stessi, finalmente avrebbe avuto la possibilità di vedere facce nuove, conoscere nuove persone e fare nuove amicizie.
Era arrivata in anticipo nel punto del cortile della scuola dove si era data appuntamento con Rouge, loro due erano amiche fin dai tempi dell’asilo, Rouge era già al terzo anno, le aveva chiesto di incontrarla alla fontana della scuola, così le avrebbe mostrato tutto l’istituto, e la sua classe.
La vide arrivare da lontano dopo poco, si abbracciarono e si sorrisero.
- Allora Amy, sei pronta per affrontare la terribile J.C?- Amy rise – Io sono nata pronta!- Disse,felice. – Meglio, perché in sta scuola succede veramente di tutto, dai andiamo, ti faccio fare un giro. – Annuì, seguendola.
Quando furono nei corridoi, vide tra tutti uno dei ragazzi più conosciuti del paese, Sonic Harvey.
Sapeva bene chi era, ci aveva parlato pochissimo, eppure le sarebbe sempre piaciuto essergli amica.
Rouge la aveva accompagnata fino in segreteria, poi se ne era andata perché la campana era suonata, le consegnarono gli elenchi che servivano.
Le scappò un sorriso quando si accorse di avere la maggior parte dei corsi in comune proprio con Sonic, finalmente avrebbe avuto la possibilità di conoscerlo meglio.
Quando entrò in classe, fu felice di scoprire di non essere arrivata troppo in ritardo, vi erano già varie persone, alcuni erano veramente particolari, forse stravaganti.
In particolare due ragazzi in fondo alla classe.
Uno dei due aveva dei lunghi cyber dreads color verde fosforescente, degli occhiali in stile steam-punk attaccati ad una fascia per capelli come decorazione, i vestiti assomigliavano strettamente a quelli dello stile gotico, e in più la stava fissando, dopotutto anche lei stava fissando lui, sembrava parecchio scosso, forse era fatto.
Era attirata dalle persone particolari, anche il suo compagno di banco era strano, i suoi capelli erano grigi e lunghi, e vestiva con colori che gli ricordavano la neve in un certo senso, e avevo delle iridi di un colore piuttosto singolare, ambra.
Smise di fissarli quando vide Sonic, si sedette accanto a lui. – Ciao.- Gli sorrise, lui si era tolto le cuffie e le stava sorridendo di rimando – Ciao. – Disse, felice del fatto che lei gli stesse parlando. – Ho visto che abbiamo molti corsi insieme. – Disse lei, senza smettere di sorridere. – Si ho notato, beh vorrà dire che ci beccheremo spesso, magari possiamo sederci allo stesso tavolo a pranzo, sai è meglio fare amicizia subito quando si è in un posto nuovo, trovare un gruppo di amici. – Amy ridacchiò – Ma certo, è un ottima idea! Magari invitiamo pure quei due laggiù? Hanno un aspetto così misterioso.. – Sonic capì a chi si stava riferendo e scosse la testa – Non credo sia una buona idea! Sono completamente matti, degli svitati direi! Sai, non voglio essere cattivo ma, ho provato a scambiare due parole con testa d’argento, ovvero Silver, mi sembra che si chiami così, e ci mancava poco che non mi polverizzasse con degli occhi laser, mentre l’altro è arrivato in classe dopo un po’ e puzza di fumo e alcol, e si è seduto immediatamente vicino a lui, poi dopo un po’ hanno iniziato a parlare di cose strane, da matti davvero! Tipo.. Una sostanza che porta le persone a nutrirsi esclusivamente dei propri capelli o cose simili,poi ho messo le cuffie e non li ho più sentiti, ma quello gotico, non ho ben capito come si chiama, penso Jeton, si è alzato  e ha iniziato a chiedere a tutte le ragazze se per caso avessero una matita per occhi! Mi hanno lasciato perplesso. – Amy seguì il discorso rapita – Caspita se sei logorroico!- Sonic rise – Io non ho nulla contro quei due davvero, ma sei ancora convinta di volerli invitare a mangiare con noi? – Amy si morsicchiò un labbro – Beh dai, tentar non nuoce, io provo comunq- si interruppe quando si sentì toccare una spalla, si girò sconcertata e sussultò quando si ritrovò la faccia di Jet praticamente attaccata alla sua, vedendo la sua reazione anche lui fece uno scatto indietro. – Mi hai fatto prendere un colpo!- Disse lui. – Io? Tu semai! Vabè, dimmi, di che hai bisogno?- Gli sorrise.- Hai una matita per occhi?- Lei rimase un attimo interdetta – Emm.. Si certo! – Gli rispose sorridendo, frugò nel suo astuccio e tirò fuori un kajal, glielo passò. – Grazie mille, te lo riporto subito. – Disse freddo, prese la matita e andò al suo posto, sia lei che Sonic rimasero a guardarlo mentre tirava fuori uno specchietto, lo usò per truccarsi, poi riportò la matita a Amy. – Grazie mille.- Disse atono. – Aspetta- Lo fermò prima che se ne andasse di nuovo – Tu e il tuo amico.. Vi andrebbe di venire a pranzo con me e Sonic?- Disse indicandolo. – Emm.. Ci piacerebbe tanto maaa.- Si bloccò a fissare un punto indefinito con un espressione spaventata e schifata allo stesso tempo. –E’ tutto ok?- Chiese Amy, passandogli una mano davanti al viso, lui tornò a fissare sia lei che Sonic – L’avete sentito anche voi il ragazzo che ha detto che il muro è scacchi? Non ha senso, il muro non è scacchi! – Disse Jet, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, Amy e Sonic erano confusi, nessuno aveva detto che il muro era a scacchi. – Ma.. Nessuno- Sonic si interruppe quando vide l’altro ragazzo, Silver, avvicinarsi a loro, prese Jet per le spalle e lo tirò via. – R-ragazzi lasciatelo perdere, è un po’ pazzo eheh. – Quella risatina nervosa inquietò entrambi – Comunque noi non mangiamo!- Urlò Jet mentre Silver lo trascinava in fondo alla classe.
Amy e Sonic si osservarono, entrambi sconvolti.
- Tu ci hai capito qualcosa?- Chiese lei, Sonic scosse la testa. –No desolato, vorrei tanto, non capisco se mi fanno paura o se li trovo interessanti. –Lo stesso vale per me. – Disse, poi il professore attirò la loro attenzione. – Bene, sono quasi tutti arrivati, vi invito a mettervi comodi e a fare silenzio, tra poco farò l’appello. -
Amy sorrise un ultima volta a Sonic, lui ricambiò, poi entrambi iniziarono a preparare il loro materiale e a pensare all’anno scolastico che li aspettava.

KNUCKLES HOXHA

-Vaffanculo! Sei solo un bambinone, io ti lascio cazzo! – Sbattette un forte pugno contro al muro facendosi male. –Come vuoi! Tanto sei solo una troia! – Urlò dietro alla bella Julie-su.
Stavano insieme solo da  qualche mese, non era una cosa seria, almeno per lei che lo aveva illuso.
Julie era veramente bella,e popolare, purtroppo sfruttava la sua popolarità con cattiveria, le piaceva fare abuso di potere, era la figlia del preside e le veniva concesso tutto, aveva giocato con il cuore di Knuckle come aveva fatto con molti altri,anche lui come gli altri si era lasciato accecare dalle lussuria e dalla bellezza di Julie.
Un bell’inizio insomma.
Era ripetente, quando entrò in classe la professoressa lo guardò male, lui ricambiò lo sguardo.
Tutti lo stavano fissando, forse perché era in ritardo, forse perché dava l’impressione di essere il solito studente ignorante e fastidioso,o forse per i dreads.
Vide alcune visi che già conosceva, Wave ad esempio, anche lei era ripetente, avrebbe voluto sedersi vicino a lei, ma purtroppo una ragazza dai capelli viola, legati in una cosa alta e il trucco leggermente pesante gli aveva già preso il posto, l’unico posto libero era vicino ad una ragazza piuttosto carina, anche lei come lui aveva dei dreadlocks, ma i suoi erano molto più grossi, e decorati con nastri e perline.
Si sedette vicino a lei, che lo guardò. –Piacere, io sono Tikal. – Gli disse tendendogli la mano, lui la afferrò. – Knuckles, piacere mio. – Poi diedero attenzione alla professoressa, che aveva già iniziato a spiegare, era la professoressa che più odiava, e presto tutti in quella classe l’avrebbero odiata.
Mrs.Janette, insegnava storia, ed era insopportabile.
I suoi pensieri però continuavano ad andare alla sua vita.
Nulla andava mai per il verso giusto, e lui iniziava ad essere stanco.


JETON HAWKERS

Quella mattina si sveglio con il cuore in gola per colpa di un brutto sogno, non riuscì a calmarsi,il tutto sfociò in un attacco di panico.
Era abituato ad averne, ma era comunque una vita stressante la sua.
Quando finalmente riuscì a calmarsi la sua voglia di vivere era ancora più bassa, se mai fosse stato possibile.
Era incazzato, stufo di doversi sentire in quel modo sempre, senza tregua.
Decise di uscire, non sarebbe rientrato quindi si assicurò di aver preso tutti i farmaci che gli sarebbero serviti con se, buttò tutto nello zaino, assieme ad un pacco di sigarette e a due canne, prese dalla sua scorta personale.
Forse gli sarebbero servite, soprattutto per il primo giorno di scuola.
Le voci nella sua testa bisbigliavano cose che spesso lui non riusciva a comprendere.
Prima di uscire prese su anche le chiavi di casa, il proprio cellulare e una bottiglia di vodka liscia, voleva smettere di pensare, voleva smettere di respirare, ma la seconda cosa non riusciva mai a farla quindi almeno si assicurava di riuscire a fare la prima.
Si accese una canna, nel frattempo le voci si fecero più insistenti, fino a superare i suoi pensieri, voleva scacciarle ma non sapeva come, e quella continua sensazione di paura e angoscia che gli attanagliavano il petto, quanto avrebbe voluto farle sparire, e vivere una vita normale.
Ma la vita fa schifo per tutti, e per altri ancora di più, e non si poteva fare nulla per migliorare, nulla.
Non era abituato a bere, infatti dopo poco si sentì male, entrò in un vicolo e si accasciò contro al muro, finì di fumarsi la sua canna, poi quasi perse i sensi.
Rimase li per qualche ora, quando si sveglio ricordò il motivo per cui si trovasse li, bevve qualche altro sorso, senza nemmeno saperne il motivo, prese una compressa di Zoloft, uno dei tanti farmaci che gli erano stati assegnati, poi accese la seconda canna, mise la testa tra le ginocchia e pianse forte, pensando a quanto la sua esistenza facesse schifo, non fece in tempo nemmeno a fare qualche tiro che la canna gli fu strappata di mano, alzò lo sguardo spaventato, poi vide Silver, a quel punto si rilassò.
Era tutto per lui, non avevano segreti, si raccontavano qualsiasi cosa.
Si sostenevano a vicenda, loro riuscivano a capirsi l’un l’altro.
Si fece aiutare, esattamente come quando c’era l’altro nella sua situazione, non si lasciavano mai cadere, continuavano a risollevarsi nonostante entrambi avessero un solo pensiero fisso: farla finita.
Quando entrò in classe c’era già qualche persona, ma non li guardò nemmeno, corse subito da Silver, nemmeno salutò il professore che ci rimase male, ma poi lasciò perdere e tornò al suo libro.
-Silv!- Vide Silver rilassarsi appena si sedette vicino a lui. – Jet finalmente! Non sai che paura ho preso! Quello voleva parlarmi!- Disse sottovoce, indicando il ragazzo a qualche fila da loro.- Jet ridacchiò – E tu che hai fatto?- Silver alzò le spalle. – Nulla, un po’ di apatia e la gente va via.- Disse, disegnando cerchietti immaginari sul banco.
- Sono stato molto male stanotte, per questo stamattina mi hai trovato in quello stato Silv.. Le voci, erano più insopportabili del solito,ho paura di stare peggiorando sempre di più.- Confessò, prendendosi la testa tra le mani, Silver si girò a guardarlo preoccupato – Jet, lo sai già.. Noi possiamo solo peggiorare. – Si girò pure lui, e guardò il suo amico negli occhi – Lo so, ma ho un po’ paura, di stare peggio di così, già non riesco più a sopportare il peso di questa vita di merda. – Silver gli appoggiò una mano sulla spalla e lo accarezzò. – Non sei solo nella tua vita di merda, io sono con te, e ci sarò sempre.. Almeno, fino a che non ci ritroviamo entrambi impiccati ad un armadio dopo aver raggiunto il limite.- Disse, facendolo ridere. – Grazie Silv, puoi contare su di me anche tu, lo sai.. Almeno fino a che il matto della stanza accanto non entra e ci sbrana entrambi vivi scambiandoci per costolette. – Scoppiarono a ridere entrambi. – Ti immagini, morire per colpa di capelli?- Jet ci pensò un attimo- Sarebbe mitico! Però come si fa..? – Silver ci pensò un po’ su, poi gli venne un idea – Si potrebbe inventare una sostanza chimica, che fa impazzire le persone mandando in tilt il cervello- Jet lo incitò a continuare con un gesto della mano – E che crei un impulso nel cervello che ti dice che come priorità per vivere devi mangiare solo i tuoi capelli!- Jet rimase un attimo interdetto, poi immaginò il tutto. – Dio, sarebbe uno spettacolo!- Silver si guardò attorno. – Hey guarda, sono entrate delle ragazze, prova a chiedere se hanno una matita!- Jet si girò, notando due o tre ragazze sparse per la classe, si affrettò a chiedere ad ognuna di loro se avessero l’oggetto delle sue ricerche, ma tutte rimasero a fissarlo come se fosse un alieno, per poi dire che non le avevano.
Tornò al proprio posto sbuffando. – Allora?- Jet scosse la testa – Nulla,in più mi guardavano come se venissi da Saturno!- Silver rise – Sei uno schizotipico , socio fobico, e chi più ne ha più ne metta, guardi tutti con gli occhi spalancati e sei una sottospecie di gotico con i dreads, che cosa ti aspetti dalle persone? Che ti offrano dolcetti?- Jet rise – Nossignore, chi si aspetta nulla ormai? Vabè, vorrà dire che resterò inguardabile. -
Dopo qualche minuto vide entrare in classe una ragazza di altezza media, con dei vestiti leggermente stravaganti tutti sulle tonalità del rosso e del rosa, anche i suoi capelli erano rosa, e aveva l’aspetto di una che teneva a se.
Dopo qualche momento di indecisione, decise di provare a chiedere a lei.
Le toccò una spalla, lei si girò e sussultò, facendolo indietreggiare. . – Mi hai fatto prendere un colpo!- Disse lui,portandosi una mano al petto  – Io? Tu semai! Vabè, dimmi, di che hai bisogno?- Gli chiese sorridendo.- Hai una matita per occhi?- La vide un attimo titubante, ma poi si riprese subito. - Emm.. Si certo! – Gli rispose sorridendo,la vide frugare nel suo astuccio,tirò fuori un kajal, glielo passò. – Grazie mille, te lo riporto subito. – Disse freddo, poi prese la matita e andò al suo posto, tirò fuori molto velocemente uno specchietto e si fece il trucco, leggero, dato che non poteva fare molto solo con una matita.
Appena finì glielo riporto, era già pronto ad andarsene ma lei lo fermò ancora prima che potesse fare un passo. –Aspetta.- la guardò - Tu e il tuo amico.. Vi andrebbe di venire a pranzo con me e Sonic?- Chiese, indicando il suo amico. - Emm.. Ci piacerebbe tanto maaa.- Si bloccò quando vide una figura nera passare a qualche metro da lui come un flash, poi sentì qualcuno urlare “il soffitto è a scacchi” e qualche risata, si riprese solamente quando vide la ragazza muovere una mano davanti alla sua faccia, tornò a fissare sia lei che il suo amico. - L’avete sentito anche voi il ragazzo che ha detto che il muro è scacchi? Non ha senso, il muro non è scacchi! –  I due si guardarono sconvolti e confusi, e quel punto capì che qualcosa non tornava, aveva già capito che quella voce l’aveva sentita solo lui, e per un attimo si sentì mancare il respiro. - Ma.. Nessuno- prima che il ragazzo potesse finire la frase, Silver accorse per evitargli una figura di merda, lo trascinò via, non oppose resistenza, ma ci era rimasto talmente male nonostante fosse abituato a certe cose, che non riuscì a riprendersi, ne a fare alcun movimento. – R-ragazzi lasciatelo perdere, è un po’ pazzo eheh. – Anche Silver era nervoso quanto lui, poteva sentire la tensione in ogni sua parola, si sentì strattonare più forte, fu li che si riprese. - Comunque noi non mangiamo!- Urlò,lasciandosi tirare da Silver fino ai loro posti.
Quando furono entrambi seduti si guardarono, non c’era bisogno nemmeno di parlare, riuscivano a capirsi anche solo attraverso lo sguardo.
Erano spaventati.
- Bene, sono quasi tutti arrivati, vi invito a mettervi comodi e a fare silenzio, tra poco farò l’appello. -
Non prestarono attenzione al professore, continuarono a fissarsi.
-S-silv.. Le voci.- Balbettò, prendendosi la testa tra le mani, faceva male,ormai aveva l’emicrania ventiquattro ore su ventiquattro.
Inoltre l’ansia iniziava a farsi sentire, gli veniva anche senza un motivo, ed era una lotta continua. – Sta calmo Jet.. Passerà. – Gli sussurrò, ma sapevano entrambi che non sarebbe passato. – Dammi il Litio.. – Silver gli passò una compressa di Litio e una bottiglietta d’acqua. –Grazie. – Mandò giù la compressa, e chiuse gli occhi, aspettando che facesse effetto.
Era spaventato, iniziò a tremare, sentì il braccio di Silver sulle sue spalle, cercò di trovare conforto in quel gesto e riuscì  calmarsi almeno un poco.
-Ora ci siamo tutti ragazzi! Benvenuti alla J.C. High school! Il vostro cammino inizia ora, e sarà lungo e tortuoso, vi auguro buona fortuna, e che sia per e per voi, un buon anno scolastico!- Ci fu un grido di gioia da parte di tutti, tutti erano felici ed eccitati.
Buon anno Jet, buon anno.



Angolo dell’autrice:

Ed eccomi con una nuova storia!
Vi do dei piccoli avvertimenti.
Questa storia si divide in quattro libri, uno per ogni anno.
Sarà abbastanza particolare, e anche difficile, infatti per me è una prova, nel senso, mi sto mettendo alla prova con storie più complesse da scrivere, da immaginare.
Il sistema scolastico è quello americano, per questo gli anni sono solo quattro.
Ah, delle curiosità:
1° anno: freshmen
2° anno: sophomores
3° anno: juniors
4° anno: seniors
E’ più o meno come quando noi diciamo i primini, le matricole ecc.
Sarà una storia leggermente contorta, e i temi trattati sono abbastanza complessi.
Non è esattamente una fan-fiction infatti, ma mi tocca inserirla qui perché i personaggi sono ispirati a quelli del caro mondo di Sonic.
Detto ciò, godetevi pure la storia!




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