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Autore: Alexis Laufeyson    26/08/2016    1 recensioni
Aveva conosciuto Steve a sei anni, seduta al banco di una scuola che le sembrava il traguardo di una vita. A volte capitava che la maestra li mettesse vicini senza un motivo preciso… e, pian piano, May si ritrovò a pensare che no, Steve non era poi così male.
Ad ogni modo, più passava il tempo e più cresceva la consapevolezza di star diventando adulti, May si rese conto che conosceva Steve
davvero da una vita, ed iniziò a chiedersi come sarebbe stato il futuro: ci sarebbe stato? Sarebbe andato via per sempre?
May non parlava mai di Steve, almeno a chi non sapeva come rispondere all'eco di un'anima sola.

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Cosa racconta un'amicizia? Sedici anni di risate, di ricordi... cosa vedresti se nell'anonima casa di un'anonima ragazza -donna, forse?- ti trovassi davanti ad una storia come tante e che pure, per chi l'ha vissuta, non potrebbe essere più bella e unica?
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è per chi c'è sempre stato, per chi ancora guarda la mia foto e mi reputa importante, per chi mi in faccia mi chiama 'stupida' e poi mi difende alle spalle, per chi ha condiviso con me momenti bellissimi, e mi ha visto ridere, e piangere, e urlare senza mai dire una parola, per chi ho chiamato per un nonnulla e ha accettato di scegliere il rossetto che mi stesse meglio, per chi conosce le mie paure e i miei sogni, e sa come custodirli, e per chi sa, e basta, e preferisce restare in silenzio.
Questa storia è per il mio Steve, e per tutti gli Steve che hanno strappato un sorriso alla propria May.

La canzone non mi appartiene. Tutti i diritti sono riservati a Ed Sheeran.






 
Loving can hurt
Loving can hurt sometimes
But it's the only thing that I know
 
 

May non parlava mai di Steve, almeno a chi non sapeva come rispondere all'eco di un'anima sola.
Viveva in un appartamento, lei, un appartamento moderno e senza pretese nel pieno centro di Berlino, con le pareti bianche e un caminetto elettrico sopra al quale aveva accuratamente riposto alcune foto incorniciate d'argento. In ognuna di esse vi era sempre la stessa ragazza dai buffi capelli blu e gli occhi color nocciola, impegnata a sorridere alla fotocamera dall'alto delle proprie punte consunte, o da dietro un milkshake rosa e bianco.
Ognuna raccontava una storia diversa, un'emozione tutta nuova, memorie di sogni e speranze, ma al centro -in una spessa cornice di glitter dorati- troneggiava la sua preferita, dove vi erano la solita ragazza ed un ragazzo con gli occhiali e un pallone da calcio, che la rincorreva per il cortile di una casa di campagna in un pomeriggio di sole.
May si sorprendeva spesso a fissare quell'allegro siparietto, un nodo di nostalgia sulla bocca dello stomaco e una tazza di caffè nero bollente tra le mani stanche.
E pensava.
 

 
When it gets hard
You know it can get hard sometimes
It is the only thing that can make us feel alive
 
 
Aveva conosciuto Steve a sei anni, seduta al banco di una scuola che le sembrava il traguardo di una vita.
Lui era il classico bambino della porta accanto, le guance piene e le lacrime ali occhi al solo pensiero di lasciare la mamma per più di un paio d'ore. Era buono come il pane e cocciuto come pochi, qualcuno di troppo simile a lei perché potesse solo considerare l'idea di andare lì e chiedere "diventiamo migliori amici?"
Forse anche Steve l'aveva guardata con distacco, in principio, forse neanche a lui piaceva quella bambina paffuta con l'immancabile aria da so-tutto-io che si divertiva a fare il boss.
A volte capitava che la maestra li mettesse vicini senza un motivo preciso… non erano esattamente il tipo di coppia che va subito d'accordo, eppure, pian piano, May si ritrovò a pensare che no, Steve non era poi così male.
 
 

 
We keep this love in a photograph
We made this memories for ourselves
When our eyes are never closing
Hearts are never broke
Time forever frozen still
 
 
Si erano ritrovati ad essere migliori amici dall'oggi al domani con la stessa facilità con cui si prepara il tè.
Steve si era rivelato essere un rompiscatole cronico, pieno di energie e amante del rischio, e May, nel suo essere in fondo un'inguaribile asociale, faticava a stargli dietro, eppure bastava una battuta buttata lì per caso a farla ridere e a cacciare via i problemi.
Quel dannato l'aveva trascinata nel mondo della danza non appena aveva scoperto che il nuoto era storia chiusa, gongolando felice quando May si era arresa alle sue insistenze.
Inutile dire che non avrebbe mai smesso di ringraziarlo abbastanza.
Non ci volle molto perché anche le loro mamme imparassero a conoscersi, ad andare d'accordo e a finire col preparare merende per due anziché per uno.
Forse fu per semplice deduzione matematica che Theresa -'Esa, per dirla alla maniera di May- la accolse come una terza figlia e che Andy, sua madre, le chiedesse "e Steve?" ogni tre per due.
Steve… il suo Steve… il caro vecchio tremendo Steve…. nel giro di un anno, dopo averle regalato la certezza che sì, l'amicizia tra maschi e femmine è decisamente più che possibile, sparì dalla scuola, dalla danza e, in un certo senso, anche dalla sua vita.
 
 

 
So you can keep me
Inside the pocket of your ripped jeans
Holding me closer until our eyes meet
You won't never be alone
 
 
Lo rivide quasi due anni dopo, ancora una volta a scuola, una nuova, un altro traguardo raggiunto e tagliato. Del rapporto che li legava rimaneva ben poco, ma May ancora teneva una loro foto in camera, l'una in spalla all'altro, vestiti da gatti per l'imminente saggio.
Era strano averlo di nuovo accanto, in un certo senso, perché c'erano troppe cose da dirsi, troppe da ricordare, ma il lato asociale di May aveva mangiato tutta la sua schiettezza e, complice la falsità di molti altri compagni di classe, non aveva più il coraggio di picchiettargli la spalla e dirgli: "Ehy, ti ricordi? Eravamo migliori amici!"
 
(Wait for me to come home)

Si erano 'ignorati' per quasi tre anni. Se qualcuno li avesse visti così, agli estremi opposti dell'aula, uno con i propri amici e l'altra con il solito paio di ragazze, probabilmente li avrebbe considerati solo semplici conoscenti… e si sarebbe sbagliato di grosso.
Steve ricordava e, paziente, le era stato silenziosamente accanto, l'aveva difesa, l'aveva abbracciata in una mattina d'estate, facendo sì che sfogasse l'ansia di un esame troppo difficile, la paura di non ottenere il risultato per cui aveva tanto faticato… e l'ennesima pugnalata alle spalle.
"Jules è un idiota" Le aveva detto, mentre tornavano a casa: "Non riusciresti a farci un discorso completo neanche volendo."
E May aveva riso, si era asciugata le lacrime, e poi la bolognese di Theresa aveva fatto il resto.
 

 
Loving can heal
Loving can mend your soul
And it's the only thing that I know
 
 
Al liceo, be', al liceo nulla sarebbe potuto andare meglio.
Steve aveva scelto di fare il meccanico, mentre May si era lanciata a capofitto nello studio delle lingue -perché complicarsi la vita era sempre stato ciò che le piaceva di più.
Le loro scuole non potevano essere più lontane, ma per vedersi bastava bruciare quei pochi passi che separavano le loro case, ed eccoli lì, a tirarsi cuscini e pupazzi come due bambini troppo cresciuti, e a prendersi in giro.
May amava quelle sere calde d'agosto, quando le loro famiglie si riunivano: Gabriel e Mark bevevano le loro birre, facevano la brace, e Theresa e Andy non potevano andare più d'accordo.
Steve, dal canto suo, continuava ad essere il solito rompiscatole di sempre, continuava a ripeterle quanto fosse pigra e permalosa, a rincorrerla con un pallone e ad ascoltarla per ogni delusione d'amore, e poco importava che suddetta delusione fosse uno dei suoi più grandi amici e compagno di ragazzate.
May era sempre la solita seria, cinica asociale, ma aveva imparato a scherzare di più, tant'e che, quando andò al paese di Steve per una vacanza improvvisata, non fece altro che ridere -e mangiare, perché Theresa e Andy mai non risparmiarono così tanto sulla spesa.
Ad ogni modo, più passava il tempo e più cresceva la consapevolezza di star diventando adulti, May si rese conto che conosceva Steve davvero da una vita, ed iniziò a chiedersi come sarebbe stato il futuro: ci sarebbe stato? Sarebbe andato via per sempre?
Le faceva paura quel pensiero, e allora lo scacciava e seguitava a fare l'adolescente, a studiare per la maturità, e a sognare di volare in Giappone con un amico che ormai conosceva come le proprie tasche.
 
 
 
I swear it will be easier
Remember that with every piece of you
And it's the only thing we take with us when we die
 
 
A diciannove anni, May era uno scrigno di sogni brillanti, i libri in mano mente ammirava i cancelli del college, immaginando un futuro in giro per il mondo con qualcuno di speciale che, tuttavia, non era ancora arrivato.
I libri stretti al petto, i capelli mori tinti di un blu improbabile, si era guardata intorno, ma solo la sera si era decisa a chiamare Steve, per parlare, per raccontargli tutto.
Lui l'aveva salutata con un allegro 'vaffanculo' impastato dal sonno, e per circa tre minuti buoni le aveva continuato a ripetere "il fuso orario, idiota, il-fuso-orario!"
Lei aveva riso, come sempre, cercando in mettere insieme un paio di scuse credibili, e poi gli aveva raccontato per filo e per segno quel primo giorno, confessandogli l'ansia per la prima lezione della mattina dopo, sputando parole su parole con voce concitata.
Steve era stato a sentirla, annuendo dall'altra parte della cornetta, anche se, probabilmente, di tutta quella filippica non ci aveva capito niente.
A fine discorso, May aveva il fiatone ed un sorriso ebete stampato in faccia, e aspettava una risposta che non tardò ad arrivare. "Sono contento" aveva mugugnato lui, poi aveva attaccato senza neanche salutare.
Lei non se la prese così a male… d'altra parte, Steve non era mai stato un tipo di molte parole.
 
 


 
You can fit me
Inside the necklace you got when you were sixteen
Next to your heartbeat where I should be
Keep it deep within your soul
 
 
Alexei era tutto Armani e denti bianchi, quando lo vide per la prima volta: una pericolosa roulette russa, i capelli da siberiano doc e un sorriso da scaldare il cuore.
Ed era bello… Dio se non era bello!
Non ci volle molto prima che si innamorasse -del resto, era dell'amore da fiaba che aveva sempre sentito la mancanza. Lui la ricopriva di regali, di parole dolci, di baci al sapor di burro di cacao alla vaniglia. Ogni mattina le mandava il buongiorno, ogni sera la buonanotte, e la chiamava 'angel moy', angelo mio, e le prometteva che non l'avrebbe mai lasciata.
Quando mandava loro le sue foto, Andy e Mark si entusiasmavano, vedendo in quel volto pulito e negli occhi chiari dietro le lenti l'uomo che avrebbe reso felice la loro bambina.
A Steve, invece, bastò l'immagine profilo di whatsapp per decretare il verdetto: Alexei l'avrebbe solo fatta soffrire; ma non glielo disse in chat, no, aspettò che May tornasse a casa per Natale prima di metterla in guardia.
Ma lei era cieca… 'Alexei è diverso' continuava a dire, arrivò persino a gridalo, e non diede ascolto a colui che, in fin dei conti, aveva sempre ragione su tutto.
Steve era geloso, questa almeno era la sua teoria: era un rompiscatole geloso incapace di sopportare che la sua migliore amica fosse fidanzata, come invece lei aveva fatto quando le era stata presentata Michelle.
Quella volta litigarono sul serio, gettandosi addosso più veleno di quanto non avessero mai immaginato di fare… si rinfacciarono piccoli rancori per trasformarli nei torti di una vita, e quando May gli lasciò l'impronta delle cinque dita sulla guancia, sentì qualcosa rompersi assieme allo schiocco dello schiaffo.
 


 
And if you hurt me
Well, that's ok baby, onlu words bleed
Inside these pages you just hold me
And I won't ever let you go
 
 
Si accorse che Steve aveva ragione nel giro di un paio di mesi, finalmente cedendo al tarlo che il suo migliore amico le aveva ficcato in testa e, spulciando nel profilo ask di Alexei, trovò la risposta a quei timori che aveva sempre tenuto nascosti.
Lui la tradiva con una bionda della facoltà di economia, e May non perse tempo a schiaffargli davanti le prove della sua immensa bastardaggine d a liquidarlo con un semplice 'do svidaniya', masticato nel fragile russo che lui le aveva insegnato.
Fu dirlo a Steve la parte più difficile. Ammettere le proprie colpe dopo averlo trattato a quella maniera è roba da coraggiosi, e lei era troppo vigliacca per chiamarlo e sentire la sua voce. Invece gli mandò un messaggio che valeva per dieci, sottolineando più volte quanto fosse stata stupida, e pregandolo di perdonarla, di passare oltre quello screzio e di tornare ad essere amici come prima.
Lui le rispose che era tutto ok, che era già passato, che le voleva comunque bene, e così ripresero a parlare. Ma 'ogni due giorni' divenne 'una volta a settimana', poi 'una volta al mese, poi 'una volta ogni tanto', fino a ch tutto non mutò in silenzio.
May eliminò la chat quando si accorse che quel "Bae" solitario era diventato troppo difficile da vedere; sentiva la sua mancanza, ma per sapere se stesse bene telefonava a Theresa, o a Simone, sua sorella… mai a Steve.
Chi l'avrebbe mai detto che un biondino slavato sarebbe bastato a distruggere sedici anni di amicizia?
 


 
When I'm away
I will remember how you hugged* me
Under the lamppost back on 6th Street
Hearing you whisper through the phone
 
 
May sospirò, sorseggiando l'ultima goccia di caffè e avvolgendosi nella propria coperta patchwork per proteggersi dal freddo inverno tedesco.
Fuori dalla finestra, Berlino era una nuvola grigia e tanta neve, le strade gremite di passanti che si affrettavano a comprare gli ultimi regali di Natale.
La foto sul camino no le era mai sembrata così triste come in quel momento mentre, raggomitolata sul divano di ecopelle nera, soppesava l'idea di andare ad accendere i riscaldamenti.
Erano passati tre anni da quel giorno, millenovantacinque giorni passati a rimpiangere ogni singolo attimo, a sfogliare vecchi album -evitando di non piangere- e a chiamare regolarmente Theresa per porle sempre la stessa domanda: "Sta bene?"
Gli manco?
Per quello che ne sapeva, Steve era diventato un affermato ingegnere aerospaziale come aveva sempre sognato, ed ora viveva a Tokyo ed aveva appena iniziato a sentirsi con una certa Naoko.
Le capitava di leggere qualche articolo sul suo conto, durante le pause pranzo, ma grazie al Cielo il lavoro di scrittrice le prendeva un sacco di tempo, e le impediva di pensare.
Erano i 'giorni di riposo' quelli difficili da gestire: sentiva la mancanza di Steve come si sente la mancanza di un polmone e, sebbene quel po' di amiche che aveva, i fan e l'affascinante barman del pub sotto casa attutissero quella sensazione, essa era sempre presente, e faceva parecchio male.
Quella mattina era il ventidue dicembre, una giornata come tante, e quando il telefono squillò, May si preparò mentalmente a dire a Maya che avrebbe tagliato le gambe al prossimo ragazzino che avesse fatto la posta sotto all'ufficio; così, quando lesse il nome sullo schermo, per poco non rischiò l'infarto.
Il nome "Bae" lampeggiava bianco sopra la foto di un ragazzo con gli occhiali che baciava una tizia riccia -Michelle, a quanto sembrava. Una foto che risaliva a tre anni prima e che ancora non aveva cambiato.
Le tremavano le mani, mentre tentava di tenere a bada il groppo che le si stava formando in gola.
"Ehi…" rispose, incerta, dopo molti squilli insistenti in cui i Queen avevano inondato il loft.
"May, sono a Berlino." La voce di Steve era come la ricordava, calda, con quella nota di noncuranza che non lo abbandonava mai: "Alle undici sotto alla Brandenburger Tor. Ti va un caffè, no?"
E May si sentì sorridere, le lacrime che iniziavano a caderle sulle guance e l'irresistibile voglia di saltare in tondo.
Non seppe dove trovò la forza, eppure quello 'Ja' scivolò via dalle sue labbra, e diede conferma alla domanda che tante volte si era posta, a quindici ani, stesa sul letto della propria cameretta.
Steve non l'avrebbe mai abbandonata.
Sarebbe sempre tornato.
 



 
Wait for me to come home




 
 * Piccola licenza per restare in tema con la one-shot. Il testo originale recita 'when you kissed me', ma ho preferito modificarlo un pochino per renderlo più attinente alla storia.


Angolo autrice: Non credo che ci sia bisogno di dire che questa storia è finta solo per metà. May e Steve esistono, è esistita la loro infanzia, i momenti del liceo, e così esistono le domande di un'adolescente piena di dubbi che non può fare a meno di voler bene al proprio migliore amico (e se inneggiate alla friendzone, vi brucio il computer, sappiatelo).
"Photograph" è stata un'ispirazione: incredibile come una canzone ascoltata in macchina, mescolata al sonno e alle circostanze, basti a creare una storia e a far commuovere chi l'ha scritta.
Non so dire cosa ho provato nel buttare giù questa one-shot… è difficile da spiegare, c'è un mix di affetto e nostalgia, eppure la amo con ogni parte di me stessa, e spero che anche a voi possa comunicare qualcosa.
Vi ringrazio per essere arrivati sin qui, e, se avete altro tempo da rubare alla vostra vita, vi invito anche a lasciare una recensione.

-Alexis
 
   
 
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