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Autore: RedRuby    27/08/2016    1 recensioni
Dal primo capitolo: — Chi sei? — Chiese lei, con fare poco amichevole. Jin sollevò lentamente le braccia, mostrando di essere innocuo. Forse ci mise un po' troppo per rispondere, perché lei lo colpi abbastanza delicatamente con la pistola da non farlo svenire, ma da farlo male.
— Lex! — La riprese il ragazzo che l'aveva aiutato poco prima. Lei gli lanciò un'occhiataccia e poi si rigirò verso Jin. La sua espressione valeva dire "allora?" in un modo altrettanto poco amichevole. — Mi chiamo Jinyu, — Rispose. — sono un chirurgo. Abitavo a Manhattan e sto andando a cercare mio fratello a Seattle. Okay? — Terminò, arreso.
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La storia ha un alto contenuto SLASH, se avete qualche problema con questo, siamo nel 2016, svegliatevi.
Genere: Avventura, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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— A-Sto arrivando! — Provò ad urlare, ma non uscì un suono tanto forte.
Riuscì a fatica e sporcandosi non poco di terra per riuscire dal canale. Per strada, una volta fuori, vide una lunga scia di sangue che portava alla gamba di Jin... Jin, che stava tenendo le mani insanguinate su Lex. Matt provò a correre verso di loro, ma cadde pochi secondi dopo.
— Matt, vieni, ti prego! — Incontrò gli occhi imploranti del medico e si fece forza per trascinarsi il più velocemente verso di loro. 
— C-Che cazzo è successo?! — Poi guardò al lato di Jin, per terra, e realizzò che il resto del machete era finito in sua sorella. — L'ho appena sfilato, Matt. — Il panico era tangibile. Quello con gli occhi verdi sollevò lo sguardo. — Z-Zombie! Guarda! 
Merda, merda, merda!, pensò Jin. — Devi mettere le mani qui, e devi fare pressione, tanta! Hai capito, Matt, tanta! — Lui annuì a fatica, ma il medico dubitò che in quello stato potesse aver afferrato tutto ciò che stava succedendo. Jin si guardò indietro e vide un paio di zombie avvicinarsi. Quel paio divennero tre o quattro pochi secondi dopo.
— Dobbiamo sbrigarci, Matthew, okay? — Jin, dolorante per la gamba, si sfilò la camicia e la annodò sulla ferita di Lex, sul busto, facendola passare da sotto. Questa si macchiò di sangue nemmeno a poggiarla. Lei giaceva priva di sensi sull'asfalto. Aprì gli occhi di cristallo per qualche secondo.
— M-Mat-th-
— Sh, sh, Lex, andrà tutto bene, ora-ora Jin ti farà stare meglio. V-vero, Jin? — Lui alzò lo sguardo, ma il medico non rispose. — Jin?!
— Dobbiamo portarla via, Matt, adesso. Quei cosi si avvicinano, non trovo la pistola e-e tua sorella...
— Sta bene! Posso portarla, okay, la posso prendere io.
— No, non possiamo portarla, morirebbe dissanguata! — Così come me... — Ci serve qualcosa di rigido su cui poggiarla e tu non sei in grado di tenerti in piedi... guardati la gamba! 
— Sto bene!
— Cerchi di convincere me o te stesso?! Matt, per lei... 
— NO! No, no, no, no, Lex, Lexie, riprenditi! — Mise le sue mani insanguinate sul volto diafano di sua sorella. Le labbra erano viola. — Al-Alex? Alexandra, svegliati! Lexie! 
— Matthew! Matthew, è-
— NON DIRLO, NON TI PERMETTERE! Non la lascierò mai mangiare da quei cosi, Jin, dobbiamo portarcela.
— Matthew! — Prese le sue mani dal volto di Alexandra e le strinse. — Matthew, guardami.
Spostò con la mano il suo volto, per far sì che intrecciasse il suo sguardo. Ora aveva il mento ed il collo sporco di sangue e quando mise la mano sulla sua guancia, si sporcò anch'essa.
— Dobbiamo lasciarla qui, altrimenti moriremo anche noi due. — Gli occhi marroni e verdi, ormai divenuti rossi per il gonfiore, di Matthew rimasero fissi in quelli marroni di Jin per qualche secondo, poi li strinse e il suo volto prese a rigarsi di lacrime. Lentamente si sollevò e diede una mano a Jin per appoggiarsi a sé, mentre zoppicava senza una gamba.
— Andiamo, entra in quel motel, Matt. — Disse, indicando la struttura poco più avanti.
— Pot-potrebbe esserci qualche zombie.
— Dobbiamo rischiare, la mia ferita si è riaperta e tu...


La porta di legno della stanza si spalancò dopo un calcio di Matt. Si avvicinò al letto e Jin si lasciò cadere lì, mentre l'altro richiudeva la porta e la bloccava con una sedia.
— Sembra non esserci nessuno, qui.
— Potresti andare a controllare? — Chiese Jin, sfilandosi la maglietta messa a mo' di bende per la gamba. Ah, cazzo se fa male.
Tornato dal bagno, Matthew si mise seduto sul letto accanto a Jin. — Come stai?
— Potrei stare meglio. Tu? Matt, mi dispiace tanto per tua sorella. — L'uomo lo guardò negli occhi come se stesse decidendo di dargli la risposta da stronzo o quella triste.
— Saremmo morti entrambi... — Rispose con la voce che gli moriva in gola. Jin gli annuì. Gli occhi erano infossati e ancora rossi. Si poteva notare l'ombra delle lacrime sulle sue guance, rimaste lì, come un tatuaggio indelebile in pieno volto. — Hai bisogno di qualcosa, — Matthew indicò la gamba. — per quella?
— Mi servirebbe dell'acqua e dobbiamo ancora trovare i medicinali e... — Sospirò e poi si mise una mano sulla fronte. — Matt, non so se posso continuare, non abbiamo niente ed ho perso ancora sangue, mi sento...
— Stai di merda, immagino come ti senti. Rimani qui, cerca di non morire, io andrò a cercare qualche merendina e dell'acqua... qui intorno dovrebbero esserci dei distributori e... approfitto per trovare qualche medicinale e qualcosa di pulito per la gamba. — Jin annuì e Matt si sollevò dal letto. Prima che potesse riaprire la porta, Jin disse: — Sta' attento e cerca qualcosa con cui proteggerti, okay? — Deglutì. —  E... attento all tua, di gamba. Ricordi di esserti ferito? — L'altrò annuì ed uscì fuori dalla stanza, richiudendosi la porta dietro le spalle. Davanti aveva il parcheggio e, voltandosi, vide qualche stanza con la porta già aperta. Non è un buon segno, ma almeno non devo scassinare niente.
Sospirò, quasi pregando di non trovare nessuno zombie, poi si incamminò, facendo ben attenzione a non poggiare il peso sulla gamba. Il sangue sembrava anche già essersi fermato, così come la ferita sulla mano. Diamine. Sto proprio di merda anche io.
Buttò uno sguardo su una stanza. C'era un letto disfatto, oggetti di vario genere sparti ovunque e l'immancabile sangue, che dipingeva di uno scuro scarlatto la moquette e le pareti. Entrò lentamente e si guardò attorno un paio di volte prima di entrare del tutto. 
Non c'era poi molto da vedere; le uniche due stanze erano quella e il bagno.
Pareva non esserci nessuno, questo lo fece stare un tantino meglio. Si piegò lentamente per vedere sotto il letto e notò un cacciavite. Non è il massimo, ma è efficace.
Lo prese e tirò subito fuori la mano, quando sentì la porta del bagno aprirsi. Si alzò di scatto, facendosi non poco male alla gamba, tanto che cadde all'indietro, sbattendo contro la porta.
Ah! Merda!
Sentiva quei grugniti che odiava. Vide strisciare verso di sé uno di loro e si preparò per prendere il cacciavite ma gli fuggì dalle mani, forse cadendo e lo zombie gli era praricamente ad un palmo dal volto.


Ah... stai a vedere che ho preso un'infezione, pensò Jin, cercando di tenere gli occhi aperti. Aveva davvero perso molto sangue e dubitava che sarebbe andato avanti per molto in questo stato. Si voltò di scatto sentendo un rumore nell'altra stanza. — Matthew? — Chiese ed ovviamente nessuno rispose. — Matt?! — Alzò il tono di voce. Fanculo!
Staccò la abatjour dal comodino vicino al letto e si alzò con non poca difficoltà da quest'ultimo. Barcollò fino alla porta e la riaprì. Era fuori.
— Matthew? — Appoggiato al muro, strisciò e saltellò fino all'altra stanza, dove la porta era aperta. La sua testa fece capolino e non vide nulla, se non uno zombie morto per terra.
Gli diede un calcio, ma non lo colpì: magicamente si ricordò che non aveva più il piede destro. — Matt, sei qui? — Gridò a bassa voce... il che fu inutile.
Quando la porta del bagno si aprì, Jin fu già in posizione d'attacco. Il battito accellerato cessò non appena incontrò il volto di Matthew. — Potevi rispondermi!
— Volevi uccidermi con una lampada? — Sollevò un sopracciglio. Jin la lasciò cadere, sospirando. — Guarda cosa ho trovato! — Matt richiuse la porta e una volta aperta, gli mostro una stampella. Jin gli sorrise. — Oh, grazie! 
— È un po' malandata, ma è sopravvissuta all'apocalisse: è un pezzo raro! — Jin sorrise al sarcasmo forzato di Matthew, ma almeno ci stava provando...
— Grazie. — Lui gliela passò e Jin se la mise sotto il braccio destro.
— Ho dell'altro. Un po' di merendine, qualche medicinale, tante bottigliette d'acqua, un cacciavite, qualche vestito pulito ed una borsa nuova che contiene tutto! — Annunciò, mostrandogli il borsone da palestra nero e verde militare. — Oh, anche del sapone. Magari hai voglia di lavarti. — Trattieni l'entusiasmo, Matthew. Andiamo nella nostra stanza ma... stai dicendo che puzzo?
— Ehi, non giudico. Mi sono annusato appena uscito, nemmeno io sono stato ricoperto di fiori tutto il giorno. — Disse, guardandosi le ascelle. — E comunque dovrei ripulire la ferita sulla mano e sulla coscia.
— Sì, ti aiuterò io per quelle, tranquillo. Ora andiamo dentro. E... spero ci sia dell'acqua; si sente che non sei stato ricoperto di fiori. — Matthew gli diede un colpetto dietro la testa uscendo dalla stanza ed entrando nella loro camera.
— Controlla se c'è l'acqua, io intanto vedo quali medicine ci sono. — Entrarono e Jin si rimise seduto sul letto. — Okay, ma mangia qualcosa prima, devi recuperare un po' di forze.
Jin annuì e Matthew si chiuse in bagno a controllare l'acqua. Il medico frugò nella borsa e non trovò nulla di particolarmente utile. Sospirò e cercò di vedere il lato positivo, prendendo una bottiglietta d'acqua e una barretta di cioccolata. Intanto l'altro uscì dal bagno già mezzo nudo, con un asciugamano a proteggergli le parti intime. Jin deglutì quando lo vide. — Qu-quindi con, ehm, con le ferite?
— Per tua informazione c'è l'acqua! È gelida... ma meglio di niente. — Si mise seduto accanto a lui. Jin faceva di tutto per non guardarlo affatto. Annuì ebetamente e sorrise ancora più ebetamente. Era nervoso. Fra me e il pene di questo tizio c'è soltanto un asciugamano. Logico.
— Ecco, guarda la mano. — La mise davanti a Jin e lui la esaminò. Mise la carta di plastica della barretta e la bottiglia d'acqua sul comodino e prese la sua mano. Era liscia e morbida, una bella mano, attraverso cui si vedevano le vene e le ossa, quando la muoveva.  — Non è profondo, sei stato fortunato. Quando andrai a fare la doccia, lascia la mano sotto il flusso per un po', se è gelida, tanto meglio.
— Oh, okay. — Ritirò la mano. — Ora potresti guardare quello sulla coscia?
— Su-sulla coscia? Sì... sì... sì, certo, fammi vedere. — Matt sollevò la maggior parte dell'asciugamano per mostrargli il taglio. Jin deglutì e lasciò cadere lo sguardo unicamente sulla ferita, contornato da pelle arrossata e coperta di peli. — Questa è più profonda, dovremmo controllarla meglio dopo che sarai uscito dalla doccia. Non metterci sapone, solo l'acqua. Lascia per un po' sotto il getto anche questa.
Se questo fosse stato un film porno vecchio stile a questo punto lo staremmo già facendo. E uno di noi avrebbe dei baffi folti.
— Grazie, Jin. È utile avere un medico nella squadra, anche se... adesso siamo soltanto noi.
— Starai bene, Matthew... — Jin mise la mano sulla spalla dell'insegnante. I due si guardarono intensamente negli occhi. Certe volte lo vedeva come un completo sconosciuto ed altre come se fosse l'unica persona di cui si fosse davvero mai fidato in tutta la sua vita dopo... sua moglie. — Credo che adesso dovrei... — Matt indicò il bagno e Jin annuì, riprendendosi dai suoi pensieri. — Oh? Sì, sì, dovresti proprio andare. — Matthew si sollevò ed entrò nel bagno. Jin sentì chiaramente che non chiuse la porta con la chiave.
Perfetto. Ora ce l'ho duro.
Quando Matthew riuscì dal bagno, pulito e profumato Jin si sentì un po' invidioso della sua gamba e un po' geloso di non essere quell'asciugamano stretta alla sua vita. Forse un po' più bassa non gli starebbe poi malissimo...
— Jin! — L'insegnante coi capelli corvini che splendevano ancora, bagnati, gli schioccò due dita davanti agli occhi assonnati. L'uomo scosse il capo. Non s'era mosso dal suo posto su letto; non aveva tutta la mobilità del mondo senza una gamba, dopotutto... almeno l'aveva presa bene, per quanto drastica era la situazione. — Adesso puoi andare a lavarti anche tu, ne avresti bisogno.
— Sì, non ho ancora imparato a volare, dammi un attimo per alzarmi ed andare... anche se non credo sia una buona idea bagnare la ferita e se entrasse del sapone farebbe un male cane.
Matthew si mise seduto sul letto, che cigolò, accanto a Jin. — Posso darti una mano.
— Dovrei spogliarmi per lavarmi, lo sai?
— Un medico timido? — Sorrise, prendendosi ironicamente gioco di lui.
— Non sono timido! Solo che...
— Oh, guarda che io non credo in quelle cose che si dicono, che gli asiatici hanno il-
— Ti prego, non continuare. — Jin sbuffò. — Ora ho più voglia di prima di essere nudo e lontano da te! — Più o meno...
— Scusa, davvero, non era mia intenzione... ma devi accettare il mio aiuto, non ce la farai da solo. — Matthew si sollevò dal letto e Jin fu combattuto fra il dirgli che forse vedeva un po' troppo attraverso l'asciugamano dell'altro oppure fare il bravo e continuare a guardare, ma questo avrebbe complicato non poco il fattore "fare la doccia nudo con uno che a malapena conosco, senza una gamba".
— Dai, 'Yu, aggrappati a me. — Gli disse, porgendogli la mano. Il medico scosse il capo leggermente prima di arrendersi e aggrappare la mano per l'aiuto. — Okay, facciamolo.
— Facciamolo! — Matthew rise e Jin capì immediatamente dopo che intendeva il doppio senso. Un trentenne col cervello di un dodicenne lo stava per aiutare a ripulirsi. Era tutto perfetto, giusto? Dopotutto il trentenne all'esterno non era nemmeno niente male.
Jin si sollevò, facendo una smorfia di dolore. — Piano, tranquillo. Ci sono io, appoggiati a me.
Il medico capì finalmente cosa significava essere un paziente e quanto imbarazzo c'era per ... niente, ma non poteva farne a meno. Si sentì debole, incapace e per la vera prima volta realizzò di non avere una gamba, oltre il dolore e ancora la sensazione di muovere le dita dei piedi.
Insieme, passo dopo passo, arrivarono in bagno e Matt lasciò la porta aperta: non c'era pericolo che qualche vicino li vedesse, effettivamente. Lasciò con una mano il medico e aprì la porta vetro della doccia. — Entra, ti spoglierai lì dentro e poi porto io i vestiti e la scarpa fuori, tranquillo.
Jin lasciò trapelare una risata breve. — Cosa c'è? — Matt e Jin entrarono insieme nell'angusto vano doccia e tirò un sospiro, per poi spostare lo sguardo sul sorriso perfetto di Jin.
— La scarpa. È una soltanto. — Matthew annuì. — Sì... mi dispiace, tan-
— Va bene, io ho perso una gamba, non mia sorella. — Il volto di Matthew si oscurò e Jin comprese di aver detto una stronzata. — Mi dispiace.
— Tranquillo, non parliamone. Ora, ora pensiamo a ripulirti per bene. Aggrappati a me e levati la maglietta, piano. 
Jin non rispose e fece come il maestrino comandò, sfilandosi con non poca difficoltà l'indumento. Questa situazione non è sexy come mi aspettavo. Non so se è un bene o un male.
— Okay. — Matt prese la maglia e la lanciò semplicemente fuori. — Ora i jeans, fa' con calma.
Jin stava armeggiando con le mani mentre l'altro lo teneva per il busto. Quasi i loro corpi erano attaccati, dato lo spazio che veniva a mancare. Jin sentiva il respiro caldo e regolare di Matt sulle clavicole e così l'altro per il suo, di respiro.
— Merda! — Jin spostò la schiena e colpì l'interruttore per aprire il flusso d'acqua ed i due vennero bagnati dal getto freddo e si scatenò un po' di panco. Con una mano, Matt sfilò violentemente i jeans e i box e quasi per ironia della sorte, l'asciugamano "stretto" alla vita di Matt venne meno. Oh. Bene.
Jin sentiva il dolore dell'acqua che gli bagnava la ferita alla gamba, ma in quel momento, con i due ansimanti, nudi e bagnati, che si guardavano negli occhi, stretti l'uno all'altro per non permettere che Jin cadesse... non gli interessava. Rimasero fissi nei loro occhi senza pensare a nulla, erano immobili e l'acqua stava facendo la maggior parte del lavoro, ripulendo Jin e riripulendo Matt.
Poi, senza che nemmeno se ne accorse, l'insegnante mise con una mano il sapone sulla testa di Jin, sorridendo. — Strofina, io penso al... al resto.
— Matthew io non sono gay! — Lo fermò e si rese subito conto di aver fatto un'altra stronzata. Più grande della prima. L'altro annuì. — Certo, lo so, eri sposato con una donna.
— Sì, e il bacio er-
— Per ringraziarmi. Ho capito. Volevo solo darti una mano. — Nonostante quello che rispose, Jin sapeva perfettamente di averlo ferito. — P-puoi tirarmi fuori? Mi fa male la gamba. — Chiese, senza incontrare lo sguardo dell'altro. Matthew gli passò una mano fra i capelli, rimuovendo gli ultimi eccessi del sapone e richiuse l'afflusso dell'acqua. — Certo.

  
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