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Autore: Spensieratezza    27/08/2016    6 recensioni
Sam è un ragazzo molto particolare. Ha sbalzi di umore perenni, per questo gli è stato diagnosticato un disturbo bipolare, ma Sam è davvero bipolare? Qualcos'altro contagia la sua mente, facendola vacillare e distorcendola. Lui lo chiama il mostro e purtroppo Sam non ha nessun fratello che può salvarlo da sè stesso questa volta, ma anche questo sarà vero? Sam scoprirà ben presto che niente è davvero quello che sembra nella sua vita e quando scoprirà la verità, la sua vita verrà sconvolta totalmente
Genere: Angst, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Pov Sam


Sto andando a scuola. Mi chiedo perché devo farlo. Ok mantenere una parvenza di normalità, le apparenze, ma mi sembra inutile farlo, se tra qualche mese dovremmo trasferirci nuovamente in un’altra città.

Finchè durerà tutto questo? Fin quando potremmo farlo senza che la polizia ci scopra, che scopra che usiamo carte di credito false e che giriamo con un’arsenale da guerra nel bagagliaio della macchina?

Potrebbero prenderci per dei killer o potrebbero pensare che contrabbandiamo armi.

Cosa farei io se mio padre andasse in prigione?

Non ho nessuno, eccetto forse…
 
 


“Ehi, guarda dove cammini!!” disse un ragazzo, spintonandolo e facendolo quasi cadere.

“Dio…” disse Sam tenendosi la testa, quasi in ginocchio. All'improvviso avvertiva fitte lancinanti al capo. Gli succedeva così prima di uno scatto di rabbia.

“Se sei fatto già di prima mattina non dovresti venire a lezione, drogato!!”

Sarò anche bipolare, ma drogato a me non l’ha mai detto nessuno.

Sam fece per mollargli un pugno ma lo mancò, andando quasi a cadere contro la colonna del corridoio.

“Che c’è? Cerchi rogna spilungone?” disse il ragazzo alterato.

Il ragazzo fece per colpire Sam ma questa volta, Sam sembrò acquistare equilibrio e forza e lo colpì in pieno viso.
 
“Bastardo!” disse il tizio tenendosi il naso e cominciando una lotta sotto lo sguardo di tutta la scuola.
 
 
 
 
*

In infermeria….
 
“Sai, pensavo che ragazzi che finivano in infermeria perché facevano a botte, si vedessero solo in quei telefilm sui teen agers.” Disse la ragazza dai capelli rossi, mettendogli del ghiaccio sulla mascella mentre Sam era steso sul lettino.

“Mpf…” fu la risposta di Sam.

“A dire la verità, credevo anche che le infermerie non esistessero davvero nelle scuole, prima di capitarci io come infermiera.” Disse la ragazza.

“Tu sei..una specie di nerd, vero..Charlie?” chiese Sam, notando il cartellino sul suo camice.

La ragazza arrossì un po’.

“Per questo faccio l’infermiera. I miei genitori mi dicono che stare in mezzo a tante persone aiuta la mia asocialità…certo lo faccio anche perché mi fa piacere prendermi cura degli altri, ovvio…sentirmi utile.”

Sam faceva fatica a capacitarsi di come una ragazza tanto dolce potesse sentire di non essere “utile.” Voleva dirglielo ma il mostro dentro di lui, come al solito, non reputava stimolante dire parole per il solo gusto di far star bene la gente.

“Non è il mestiere adatto l’infermiera se soffri di disturbi di socialità..ma se a te sta bene..”

La ragazza si ammutolì.

“E personalmente non so come tu possa sentirti bene a stare in mezzo a tanta gente malata…io mi sentirei peggio..ma comunque…”

Vide lo sguardo atterrito e confuso di Charlie e si sentì inorridito.

“Io…perdonami, io…spesso parlo senza sapere che rischio di essere insensibile. Sono così. Dico quello che penso, ma senza cattiveria…” disse dispiaciuto.

“Tranquillo.” Disse Charlie, mettendogli una mano sulla sua. “Sai, per me è terapeutico invece, prendermi cura degli altri.”

Sam era contento e avrebbe voluto dire a Charlie che se questo mestiere la portava a conoscere persone e queste persone avevano l’opportunità di conoscere così la sua dolcezza, era tutto un bene, ma Sam non sapeva come fare a esprimere quello che sentiva a parole. Non l’aveva mai fatto. Essere carino con qualcuno, si intende..e poi non voleva che quella Charlie pensasse che ci stesse magari provando.
 
“ Sai…io..ho sbalzi d’umore..mi prende questa rabbia all’improvviso che devo sfogare in qualche modo certe volte…la soprannomino il mostro, spesso la odio, ma oggi..per la prima volta ho sentito che mi faceva del bene. Mi sono fatto valere con quello stronzo, cosa che non riesco a fare di solito, farmi valere, intendo…ma quando sono arrabbiato…tutto cambia.” Disse.

“Se hai bisogno di parlarne con qualcuno, abbiamo dei…”

“No! Niente psicologi.” Disse Sam anticipandola. “Con me non funzionano, ma grazie.”

Charlie sorrise. “Va bene.”
 
 
 
 
 
La giornata poteva peggiorare ancora di più? Ovvio. Naturalmente tutti erano venuti a sapere di quello che era successo. Della piccola zuffa di Sam con quel ragazzo e nessuno aveva voluto sceglierlo per la squadra di pallavolo, anche se quella, non era di certo una novità per Sam.

Non che non fosse bravo. Anzi, la caccia, aveva allenato i suoi muscoli e quindi era attento e scattante ma tutto stava nella sua mente. Si distraeva troppo spesso e quindi spesso mancava la palla, ma non era solo quello. Aveva l’impressione di inquietare i suoi compagni di scuola. Forse loro riuscivano a percepire che in lui c’erano come due personalità ben distinte.

Sam aveva sempre pensato che i ragazzini evitavano gli altri ragazzini per la loro goffaggine o perché non riuscivano a fare certe cose, cioè per la loro abilità.

Scoprì che non era così. Certo, questo contribuiva, ma soprattutto i ragazzini cominciavano ad isolarti per la tua mente. Non che sapevano quello che pensavi, ovviamente, ma c’è come un’energia che anche se tu non ti accorgi e non lo sai, arriva a loro.

Se tu hai dei cattivi pensieri, emani energia negativa, se sei tormentato, per quanto cerchi di nasconderlo, arriva a loro e quindi essi ti tengono a distanza, ti deridono, perché ne hanno paura. Capiscono che hai una mente diversa, che pensi in modo diverso rispetto agli altri.
 
 
 
Quando la partita finì, andarono tutti nello spogliatoio a cambiarsi e Sam non potè sopportare più le risate di scherno indirizzate a lui di nascosto.

Sbottò.

“SE METà DELLE VOSTRE ENERGIE A PARLARMI ALLE SPALLE LE AVESTE PASSATO NELLA PARTITA, NON AVREBBE FATTO COSì SCHIFO! “

Si ammutolirono tutti a guardarlo.

“SIETE DELLE MERDE! TUTTI QUANTI! Sarà un vero piacere, tra qualche mese, non vedervi più.”  disse Sam più calmo, sorridendo, poi si sbattè la porta alle spalle e cominciò a correre per i corridori, piangendo e rifugiandosi in bagno e sciacquandosi la faccia.
 
Quanto avrebbe voluto avere un amico che, vedendo quella sfuriata che aveva avuto in bagno, lo rincorresse per mettergli una mano sulla spalla e dirgli che tutto sarebbe andato bene, che la scuola faceva schifo ma che lo avrebbe fatto diventare forte.

O anche un fratello che gli avesse detto che era uno stupido, perché dopo..la caccia, era da pivelli farsi distruggere da queste cose. Da imbecilli.

Ma lui non aveva nessuno che poteva tirargli su il morale, nessun coetaneo con cui parlare, perlomeno.




Uscì dalla scuola e si sedette sui gradini, digitando un sms sul suo telefonino.
 
Avevi ragione te, questo posto è uno schifo. Quando ce ne andiamo?

E mandò l’sms a suo padre, John, che non gli avrebbe fatto domande, grazie a dio. Non le avrebbe fatte perché John sicuramente avrebbe previsto che il figlio si sarebbe trovato male, perché ovviamente, aveva problemi di relazioni, il che era una buona cosa, a volte, perché non faceva troppe storie quando si trattava di spostarsi da una città all’altra, non avendo legami.

Mandato l’sms, chiamò invece la persona a cui aveva pensato prima. Quando aveva pensato che non aveva nessuno, eccetto quella.
 
 
 
“Pronto, Sam?”

“Ciao, Bobby.”

“Ciao. Non dovresti essere a scuola?”

Sam sorrise. “Sì, ma è sempre la solita merda.”

“Come al solito. Cosa ti è successo?”

Sam sorrise. Bobby lo capiva così bene.

“Per i miei compagni sono un punching ball di derisione, inoltre ho fatto a pugni con uno perché mi ha dato del drogato.”

“Beh, ti stupisci? Se vedi in faccia uno come John, che sia un po’ drogato il dubbio ti viene.”

Risate dall’altra parte della linea.

“Hai un mezzo singolare per far sentir bene le persone.”

“Ma almeno funziona, no?”

“Sì, direi di sì..”

“Tutto bene? Fisicamente dico. Hai dei segni?”

“Era solo qualche pugno. Passerà con altro ghiaccio.”

“Bene. Allora..perchè hai chiamato Sam? Solo per farmi insultare tuo padre – il che è sempre un piacere – o…”

“Ho bisogno di aiuto, Bobby.”

“……”

“E non intendo psicologi, psichiatri, terapeuti, assistenti sociali o altre sciocchezze del genere. Aiuto VERO. C’è qualcosa che non va..nella mia testa. A volte ho paura.”

“Sam, ci siamo già passati, ricordi? I medici hanno detto…”

“Che ho un disturbo bipolare, lo so, lo so, ma Bobby, io non sono ancora convinto che sia solo questo…”

Bobby sospirò. “Sam…”

“Non sospirare come se..ok è arrivato Sam con le sue paranoie e manie di cospirazione. Io sento che non è..tutto qui. è come se fossi due persone diverse…come se non potessi controllare i miei istinti e i farmaci che mi hanno dato, non funzionano, li rigetto.” Disse Sam pensando a tutte le volte che si era ritrovato a vomitare nel lavandino.

“Buon Dio..l’hai detto a John?”

“No, io..non mi fido di lui..”

“Ma è tuo padre!”

“Bobby, lui…quando andammo dai medici, non mi fece parlare con loro. Si chiuse nel loro ambulatorio e ciò che disse loro rimase segreto a me. Quando li rividi avevano un pallore mortale sul loro viso che me lo ricorderò ancora adesso. C’è qualcosa che non ha voluto dirmi.”

“Forse teme che i dettagli della tua condizione possano sconvolgerti…” disse Bobby, ma anche lui era preoccupato dalla notizia.

“Può darsi, ma io non sono tranquillo sapendo che lui sa cose di me che possono sconvolgermi e io no. Non credo che sia solo il fatto del mio disturbo. Forse qualcosa che ha a che fare con la caccia. Non lo so.”

“Sam…”

“Bobby, io avevo pensato che forse tu puoi..”

“Fare cosa?” chiese Bobby agitato.

“Aiutarmi..non mi fido dei medici da cui mi porta papà.” Chiese Sam sconsolato.
 
Ci fu una pausa lunga quanto potesse far pensare a Sam che Bobby non volesse aiutarlo, poi lui disse:

“Ok, facciamo così. Ho un amico neurologo che potrebbe farti una visita come piacere personale, non dovrai pagare nulla, ma John non deve saperlo, perciò dovremmo inventare una scusa.”

“Grazie, Bobby, io…” disse Sam sospirando.

“Non è finita.  Come ben sai, io…”
Sam rimase ad ascoltare con il cuore in trepidazione. Bobby stava per parlargli del suo metodo di medicina?

“Beh, ecco, sai che sono un chimico e ho anni di esperienza con lo studio di medicina alternativa. Quando ne sapremmo di più sulla questione, potrei cercare di vedere se posso fare qualcosa per te. Se la medicina tradizionale non ti fa stare meglio, forse qualcos’altro può farlo.”

“Dio, grazie, Bobby, non so cosa farei senza di te!”

“Frena l’entusiasmo, ragazzino, ho detto se, e ora spegni il telefono altrimenti consumerai tutta la batteria e il traffico.” Disse ammorbidendo il tono.

Sam lo salutò con il cuore più leggero.

A volte quando qualcuno ti dà una speranza a cui aggrapparti, è come se ti avesse salvato la vita.
 
 
 
 













 Note dell'autrice: 

allora, ragazzi, inizialmente avevo sbagliato storia sul quale pubblicare il capitolo, quindi se avete aperto la storia "la catena dell'estasi" e ci avete trovato questo capitolo, è tutto a posto ahhah xd capita di fare confusione xd

Questa storia avrà molti riferimenti e cose successe davvero nel telefilm, vedrete!

  Ps la storia non si svolgerà tutta con Sam adolescente ^^
   
 
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