I
was left to my own devices
Many
days fell away with nothing to show
And
the walls kept tumbling down
In
the city that we love
Grey
clouds roll over the hills
Bringing
darkness from above
But
if you close your eyes,
Does
it almost feel like
Nothing
changed at all?
And
if you close your eyes,
Does
it almost feel like
You've
been here before?
How
am I gonna be an optimist about this?
How
am I gonna be an optimist about this?
(Pompeii-Bastille)
CIACKCIACKCIACK
La ragazza dai corti capelli bianchi correva come fosse inseguita
dal diavolo; e, in effetti, era così.
Si asciugò le lacrime
dagli occhi.
“CORRETE! NON FERMATEVI E
CORRETE!!!”.
“Warren!”.
Così si chiamava il compagno che, con la
telepatia, li aveva avvertiti dell'agguato.
Così si chiamava il
compagno che aveva appena perso.
La ragazza si voltò, in cerca
dei due che le erano rimasti.
Individuò subito un ragazzo più o
meno della sua età, dai capelli castani raccolti in una coda
alta e
vestito di una tuta nera.
-Visitor!- Gridò.
-Dov'è Max???-.
Solo allora notò le lacrime agli occhi del ragazzo.
Visitor
scosse rapidamente la testa.
La ragazza sgranò gli occhi.
Si
girò di nuovo, stringendo le palpebre.
“Dannazione!”.
Dietro di lei, sentiva le urla degli inseguitori.
Urla
distorte, disumane, terrorizzanti; la ragazza le aveva già
sentite
molte volte, ma ogni volta le portavano incubi orrendi che la
facevano svegliare a tarda notte e urlare il nome del fratello e
della sorella, per quanto sapesse che fosse inutile.
La ragazza
riaprì gli occhi e la vide.
A una decina di metri di distanza,
l'aria si faceva traslucida, quasi solida, assumendo una particolare
tinta azzurra.
“La barriera!”.
La
barriera, che ad ogni ora veniva controllata e riscritta dai maghi
maestri del Solid Script, era la loro salvezza: oltre quella barriera
solo gli umani potevano passare.
Con
l'ultimo fiato che le restava in gola, con il volto rigato da lacrime
amare gridò: -CORRI, VISITOR!!!-.
Per arrivare
alla barriera, doveva percorrere il rigagnolo d'acqua in mezzo alla
spaccatura nel terreno dove lei, Visitor e Max erano caduti dopo
l'attacco.
Lo sporco vento del cielo insanguinato che da un anno
la sovrastava le graffiava le guance, le braccia e le gambe; la
fatica, il sonno, la disperazione, erano pesi che gravitavano sulla
sua schiena, non sapeva neanche come facesse a continuare a correre.
Forse
la vista della barriera, forse la rabbia per aver fallito, forse il
desiderio di rincontrare i suoi amici.
Qualunque
fosse il motivo ormai era troppo vicina per mollare, ma c'era solo un
ostacolo tra lei e la salvezza: una lastra di marmo, incastrata tra
le due pareti di terra, sospesa a un metro e mezzo dal suolo.
Non
sapeva se sarebbe riuscita a scavalcarla o a passarci sotto, ma
doveva comunque provarci.
Visitor, agile com'era, ci sarebbe
sicuramente riuscito; lei, invece, non era mai stata molto brava in
quel genere di cose, era una maga potente, ma non un'atleta, per
questo non poteva dirsi: “Se ce la fa lui ce la
farò anch'io!”.
Si voltò di nuovo: gli inseguitori non erano più
distinguibili
in quanto entità singole, ma sembravano un ammasso nero di
sporcizia
che, strisciando e inglobando ogni cosa che incontrava, copriva la
poca luce che rimaneva al cielo corrotto.
E stava per raggiungere
Visitor.
-VIIIIIJEEEEEE!!!!!- Ripeté.
Visitor si guardò
alle spalle e sussultò, dopodiché
aumentò la velocità.
La
ragazza tornò a guardare in avanti; l'ostacolo era vicino.
Guardò
il terreno.
Acqua.
Capì che poteva fare solo una cosa.
Quando fu a un paio di metri di distanza, poggiando le ginocchia
a terra si piegò all'indietro e scivolò sul
rigagnolo.
Vide la
lastra passarle sopra il volto, poi il rumore di una botta e un forte
dolore al naso.
-Urgh!- Gemette.
Si accorse con orrore di
stare cadendo all'indietro.
“No! Non posso cadere!”.
Mise
le mani dietro di sé, sentì l'acqua fredda
gelarle i palmi e poi
sotto il terreno fangoso.
Fletté le braccia e, stringendo i
denti, si diede una spinta verso l'alto.
Nemmeno lei seppe come
riuscì a rimettersi in piedi, non che le importasse
granché, e
riprese a correre.
Notò con la coda dell'occhio Visitor che,
poggiando una mano sulla lastra, spiccava un salto e la superava.
Da
dietro la barriera alcuni maghi sbracciavano, incitandoli a correre
di più, e così fecero.
Alla fine, quando la ragazza si trovò a
un palmo di distanza, si tuffò.
Sentì una sensazione fredda
pervaderle tutto il corpo, poi il duro suolo.
-Argh!-.
Un
paio di forti mani la aiutarono a rialzarsi.
-Tutto bene?-
Domandò una voce.
-Il mio naso!- Esclamò, massaggiandoselo con
una mano.
Alzò lo sguardo.
La vista era annebbiata per il
colpo, ma intravide Visitor che si stava per lanciare.
Doveva
prenderlo al volo.
La ragazza allungò le mani oltre lo scudo;
non curandosi del freddo della barriera, sentì infine tra le
mani i
gelidi e bagnati guanti del ragazzo, e cominciò a tirare.
Ma,
quando ce l'aveva quasi fatta, ecco che qualcos'altro iniziò
a
tirarlo dall'altra parte.
La vista le si schiarì e si trovò
davanti a uno spettacolo terribile: l'oscurità avvolgeva
Visitor per
le gambe e lo traeva a sé, cercando di risalirgli per la
schiena.
-Vijee!!!- Urlò terrorizzata la ragazza.
-Lisanna!- Rispose
lui.
-Non ti lascerò andare!- Gridò lei con le lacrime
agli
occhi.
-AIUTATEMI!!!- Gridò: -QUALCUNO MI AIUTI!!!-.
Perché
nessuno la aiutava? Non poteva riuscirci da sola!
No, no, doveva
riuscirci!
-VIJEE, RESISITI!!!-.
-Lisanna...-.
Lisanna
finse di non sentire il suo tono di rassegnazione e tirò
più forte,
ma era inutile, lo sentiva allontanarsi ogni secondo che passava.
-NON MOLLARE!!!-.
-Lisanna!-.
Lisanna ammutolì.
Guardò
in faccia il compagno, lo fissò dritto negli occhi, e
capì subito
che cosa aveva in mente.
Il fiato le si mozzò in gola.
“Non
farlo.” Mimò con le labbra.
Visitor aprì le mani e i suoi
guanti iniziarono a scivolare dalle mani della ragazza.
Visitor
aprì la bocca e il canino superiore destro
lampeggiò.
Lisanna
sgranò gli occhi, scuotendo lentamente la testa.
-No...- Riuscì
a sussurrare.
SWISH
Un rumore quasi ridicolo, totalmente
inadatto per un momento del genere.
Come avrebbe voluto
aggrapparsi a quel pensiero per svelare che era tutto un incubo.
Non
lo era.
Lisanna perse la presa e Visitor sparì
nell'oscurità.
Le stesse mani di prima la presero per le spalle e la buttarono a
terra.
FLASH
Anche con il viso rivolto al suolo, la luce
dell'esplosione fu accecante, e lo spostamento d'aria le
scompigliò
i capelli.
-Vi...-.
La voce del compagno invase i suoi
pensieri.
“Ora ballerò per il tuo ritorno, Lisanna!”.
“La gilda ha vinto! Festeggiamo e balliamo!”.
“Fairy
Tail è rinata!!! Ci vuole un bel ballo!!!”.
Lisanna si
rimise in piedi, ogni muscolo del corpo pesava una montagna, ma si
sforzò di guardare oltre la barriera.
Un grosso cratere fumante
occupava il terreno sopra il quale, fino a qualche istante prima,
c'era il giovane; le ombre demoniache, intanto, si stavano ritirando.
-Vijee?- Chiese.
-Visitor?- Ripeté.
-Vi...jee?-
Supplicò.
Per la terza volta le mani la afferrarono alle spalle;
stavolta, però, Lisanna ebbe una reazione diversa.
In preda alla
furia, urlando con una voce che pensava di aver esaurito, si
voltò
di scatto e sferrò un pugno ai denti al mago che l'aveva
presa.
-Urgh!- Quello cadde a terra, un secondo mago fece per
avvicinarsi, ma Lisanna lo bloccò per il braccio.
Stupito, il
mago alzò la testa e si trovò faccia a faccia con
l'albina.
Lei
gli gettò addosso un paio di occhi infuocati e, con un tono
che non
ammetteva repliche, obbiezioni o semplici sospiri, gli
ordinò:
-Portami da Cana.-.
Il mago sobbalzò e annuì lentamente.
Lisanna entrò in quello che molto tempo prima era un
bar.
Lo si capiva dai vari tavolini, dalle panchine e sedie,
dalle botti di vino alle pareti.
Invece, il viavai di feriti,
malati e infermieri era completamente fuori luogo, ma Lisanna non
lanciò loro nient'altro che una fugace occhiata,
poiché non erano
loro quelli che cercava.
E infine la trovò: seduta ad un tavolo,
mentre si scolava una bottiglia di saké, una giovane ragazza
di
vent'anni circa, dai lunghi e mossi capelli castani, vestita di un
solo reggiseno azzurro e un paio di jeans marroni.
Come questa la
vide arrivare, scattò in piedi e corse verso di lei,
abbracciandola.
-Lisanna! Che bello rivederti!-.
Lisanna si rilassò un poco
e ricambiò la stretta affettuosa.
-Cana, ti vedo in forma!-.
Poi si lasciarono e Cana, guardandola con affettuosità, le
domandò: -Cosa ti porta in questo postaccio SENZA UN
SAKÉ
DECENTE???- l'ultima parte la urlò al cielo, ma fu ignorata
da
chiunque; e certo, tutti dovevano star pensare ad altro in quel
momento.
Lisanna le porse un rotolo.
-Ti porto un
messaggio.-.
Cana lo prese e lo lesse velocemente, poi buttò a
terra la pergamena, storcendo la bocca.
-Accidenti! Il Principato
di Veronica è caduto!-.
Si massaggiò le tempie, sospirando, poi
si bloccò.
-Lisanna...- La sua voce iniziò a tremare.
-...sei
venuta da sola?-.
L'albina abbassò lo sguardo.
-Max, Warren
e Vijeeter erano con me... tuttavia...-.
Lisanna non riuscì a
finire la frase.
Cana rimase zitta per un po', anche lei con lo
sguardo basso.
Dopodiché, digrignando la mandibola, borbottò:
-Warren era uno dei pochi telepati rimasti al mondo; Visitor era
agile e sapeva analizzare le situazioni in fretta; Max era...-
Sorrise: -...sapeva come sollevare il morale a tutti in qualsiasi
circostanza. Delle gravi perdite.-.
Poi perse il controllo e, con
un: -MERDA!!!-, lanciò la bottiglia di saké
contro la parete, che
si infranse in un sonoro CRASH.
Tutti si voltarono verso le due.
Cana li fulminò con lo sguardo, e ognuno riprese a fare
quello
che stava facendo prima, principalmente leccarsi le ferite.
-Fino
a un anno fa non avrei neanche pensato a un
discorso simile!!!
Erano miei amici, maledizione!!!-.
Prese un tavolino e lo
rovesciò.
-ARGH!!!-.
Respirò profondamente e ritrovò la
calma.
Era pur sempre il capo della zona, pensò Lisanna, non
poteva perdere il controllo neanche adesso che aveva perso tre amici.
Lisanna abbozzò un sorriso.
-Se Max fosse stato qui, avrebbe
detto qualcosa tipo: “Serviva che morissi perché
Cana buttasse una
bottiglia di saké!”.-.
Cana non parlò.
Lisanna penso che
come battuta per risollevarle il morale non fosse granché,
ma dopo
l'altra disse: -E Visitor avrebbe fatto qualche strana danza
dell'alcool.-.
Affannando, Cana si buttò su una panchina e gettò
la testa all'indietro, massaggiandosi il volto con le mani.
-Non
riesco più neanche a riconoscere il cielo sotto dove
viviamo. Ma
come ci siamo arrivati a questo?-.
Lisanna non sapeva cosa
rispondere; eppure, entrambe ricordavano bene cos'era accaduto l'anno
precedente, ma forse era proprio per questo che loro due conoscevano
la risposta anche meno di tutti gli altri.
Semplicemente, quello
che avevano visto non aveva senso.
In quella Lisanna sentì
qualcuno camminare verso di loro.
Si girò e vide che le si era
avvicinato un uomo quasi sulla trentina, con il labbro gonfio e un
dente rotto, dai capelli castani raccolti dietro dentro a un
sacchetto,
vestito con due
bracciali viola e un paio di pantaloni neri.
Lisanna
sapeva chi era: Bacchus, il Falco Ubriaco, membro di spicco della
gilda “Quatro Cerberus”; sapeva che Cana aveva
molto rispetto per
lui perché era uno dei pochi in grado di batterla in una
gara di
bevute, e perché era un mago molto forte, al livello di Erza.
-Ehi,
che ti sei fatto al
labbro?- Gli domandò.
Bacchus
sembrò rimanere sorpreso dalla domanda, poi
ridacchiò.
-Buffo
che me lo chieda
proprio tu!-.
Lisanna
inizialmente non capì, poi si illuminò.
-Eri
tu! Sei tu quello...-.
Bacchus
annuì.
-In
realtà
mi aspettavo un ringraziamento migliore dopo che ti ho evitato la
cecità a vita.-.
Lisanna
strinse i denti, cercando di contenere la rabbia.
-Perché
non mi hai aiutato??? Se l'avessi fatto, Vijee...-.
-Non
sarebbe sopravvissuto.- La interruppe lui.
Lisanna
ammutolì.
-Quei
tipi lo avevano preso. Se l'avessimo tirato fuori, avrebbe fatto una
fine atroce. Sai che quando dei demoni scarsi sono in gruppo
diventano un ammasso di magia nera; ecco, ormai quella magia lo stava
invadendo.-.
-Come
fai a dirlo???-.
Domanda
stupida.
-Ho
già
perso molti compagni per quelle ferite.- Abbassò lo sguardo,
come se
stesse ripensando a ricordi dolorosi.
-Non
volevo che anche tu dovessi assistere a quello spettacolo.-.
-E
quindi l'avresti fatto
per me???- Lisanna non riusciva più a contenersi e
alzò un pugno,
pronta a colpirlo di nuovo; Cana, però, la bloccò
per il polso.
-Cana???-
Ruggì.
Poi
vide che la ragazza la
guardava con gli occhi lucidi, scuotendo la testa.
Lentamente
abbassò la mano.
Si
voltò e, in preda alla rabbia e al dolore, corse via, verso
una
porta alla parete; l'aprì e si trovò dentro ad un
ampio bagno.
Appoggiò
un braccio su un
lavandino e si inginocchiò, poi non riuscì
più a trattenere il
pianto.
-Cerca
di perdonarla.- Disse Cana.
Bacchus
scosse la testa.
-No,
non preoccuparti... dopotutto, fino a poco tempo fa, avrei reagito
anch'io così.-.
Si
massaggiò il labbro.
-Accidenti
se picchia forte la ragazza...-.
Cana
lo squadrò attentamente.
-Quando
sei arrivato, di preciso? Ti credevo da tutt'altra parte, con la tua
gilda.-.
O
meglio,
con i suoi vecchi compagni, dato che tutte le gilde si erano sciolte,
seppur solo ufficialmente.
-La
mia gilda è stata distrutta.- Rispose calmo lui.
Cana
spalancò la bocca.
-C-come?
Quando?-.
-Qualche
mese fa. La nostra città era sul confine, ha resistito
più di
quanto potesse.-.
Si
strinse la mano destra sulla spalla sinistra.
-Come
ho detto prima, quella schifezza nera ha ucciso molti miei amici;
degli altri sopravvissuti ho perso le tracce.-.
Cana
non seppe cosa dire.
-...Perché
non ne ho saputo niente?-.
-Beh,
dopotutto, l'unico elemento che rendeva importante la mia
città era
la mia gilda, perciò...- L'uomo alzò le spalle.
-Ma
è orribile!- Esclamò Cana.
-Tutto
è orribile, Cana.- Replicò Bacchus.
-E
ancora non riesco a credere che sia successo tutto così in
fretta, o
che il responsabile sia...-.
-Non
è Natsu.- Lo fermò Cana.
Bacchus
alzò uno sguardo stupito sulla ragazza.
-Non
è Natsu.- Ripeté.
-Non
è il mio amico.-.
-Capisco
quello che provi, ma...-.
-No,
tu non capisci.-.
Aggrottò
la fronte, sudando.
-Non
puoi capire quello che ho provato quel giorno. Non puoi...-.
Cana
abbassò lo sguardo.
La
missione, Zeref, Natsu,
Lucy... un'infinità di immagini si sovrapposero nella sua
mente.
Bacchus
la scrollò per il
braccio per riscuoterla.
-Ehi!-.
Cana
rabbrividì.
-Scusami,
io... mi sono
lasciata trasportare dai ricordi.-.
“Ultimamente
mi succede spesso.” Evitò di dire.
-Fa
niente. Vado a vedere come se la cavano là fuori. E a
sputare
qualche dente.- E se ne andò.
Cana
lo seguì con lo sguardo, poi si avvicinò alla
porta dov'era entrata
Lisanna.
Fece
per
bussare e chiederle se stava bene, ma poi sentì dei
singhiozzi e dei
pianti provenire dall'interno.
La
bruna chiuse gli occhi.
“Brava,
piangi, Lisanna. Sfogati, non tenerti tutto dentro come ho fatto
io.”.
Si
appoggiò
alla porta e, scivolando, si sedette per terra, nascondendo la testa
tra le gambe.
Era
tarda notte.
Il
cielo era nero, nero e senza stelle, nero e con una sola fioca luna
ad illuminarlo.
Tirava
ancora il secco vento di desolazione.
Le
due guardie erano sedute su un paio di sgabelli e fissavano il buio.
La
barriera si illuminò un
poco e poi tornò invisibile.
Entrambi
sapevano cosa significasse, i maghi l'avevano rinnovata.
Sarebbe
stata una notte
noiosa come le altre.
CIACK
CIACK
CIACK
Una
figura incappucciata
coperta da un mantello blu scuro percorse il rigagnolo, avvicinandosi
alla barriera.
Si
muoveva molto lentamente, a passi brevi ma scanditi che smuovevano
l'acqua del rivolo, e a ogni passo oscillava a destra e a sinistra, a
destra e a sinistra, a destra e a sinistra...
Le
due guardie storsero la testa.
Un
demone coraggioso, pensavano.
Non
era la prima volta che ne vedevano uno, in ogni caso non valeva la
pena di suonare l'allarme per un singolo demone, che tra l'altro non
poteva raggiungerli.
L'essere
incappucciato si fermò davanti alla barriera.
Alzò
un braccio e allungò una pallida mano artigliata verso le
due
guardie.
SWOM
La
barriera intorno al dito brillò di nuovo e si espanse in un
cerchio
azzurrino, come l'acqua di uno stagno increspata da un sasso.
Il
demone si ritrovò senza
l'artiglio medio; si esaminò la mano, rigirandosela davanti
al volto
incappucciato.
Le
due guardie sghignazzarono.
Più
stupido che coraggioso, pensavano.
Il
demone se ne accorse e mosse il capo verso la loro direzione,
inclinandolo di lato.
Il
sorriso dei due si spense.
-Anf...-.
Il
demone soffiò un alito
gelido, talmente freddo che condensò una parte della
barriera
davanti a lui.
Una
brezza ghiacciata, diversa dal vento secco che soffiava prima,
graffiò le loro guance.
Il
respiro del demone era penetrato? Non era possibile! Doveva essere
solo un caso!
La
barriera tornò totalmente trasparente e il demone si
girò.
Il
mantello fece una rapida
piroetta e la figura scomparve nel buio.
Le
due guardie si scambiarono un'occhiata terrorizzata.
La
mattina dopo, Lisanna si risvegliò di pessimo umore.
Si
rialzò da letto, si infilò le ciabatte che le
avevano dato e si
stropicciò gli occhi, ancora rossi e gonfi per le lacrime
che aveva
versato la sera precedente.
Con
aria cupa si avviò verso il bagno attiguo alla sua camera,
in un
vecchio hotel di lusso che ora fungeva da ricovero per i feriti e per
molte altre persone.
Anzitutto,
trovava ingiusto che a lei toccasse una camera personale mentre molti
altri ne avevano più bisogno di lei, ma Cana era stata
intransigente: aveva corso un grande pericolo nel venire lì
e si
meritava un buon riposo.
Ma
come poteva pensare che potesse dormire tranquillamente dopo tutto
quello che le era successo?
Si
sciacquò la faccia e se la asciugò con un bianco
asciugamano di
cotone.
Quanto
spreco...
Uscì
dal
bagno e poi dalla stanza, ritrovandosi in un lungo corridoio di legno
con molte porte ai lati.
Da
ogni stanza udiva lamenti, grida soffocate, brontolii...
Lisanna
abbassò gli occhi; se
prima si sentiva triste,
ora era proprio depressa.
Raggiunse le scale e le scese,
ritrovandosi nella hall.
Hall? No. Un ricovero improvvisato. Un
ospedale di guerra.
Tendine, lettini, brande...
Persone,
persone, persone...
Bendate, malate, mutilate, moribonde, morte.
Com'era possibile un simile spettacolo?
Com'era possibile che
il responsabile fosse Natsu?
Il suo Natsu?
Basta, non
ne poteva più di quell'orrida visione!
A grandi passi arrivò
alla porta e uscì all'aperto, subito sentì un
vento caldo soffiarle
in faccia.
Era da un anno che non sentiva altro che quel vento,
ormai si era quasi dimenticata cosa si provasse a percepire un fresco
venticello sulla pelle.
Guardò il cielo rosso fuoco e l'arida
terra marroncina; le zone di confine erano tutte uguali,
sembravano...
Deglutì.
I Cancelli dell'Inferno.
-Ehi,
Lisanna!-.
L'albina si girò e vide Cana venirle incontro.
-Buongiorno, Cana.- La salutò mogia.
-Come stai?- Le chiese
premurosamente l'altra.
Lisanna si mise una mano sulla fronte.
-Come vuoi che stia? Mi sento a pezzi...-.
Decise di cambiare
argomento: -Senti, c'è qualcun'altro della gilda qui?-.
Cana
sgranò gli occhi.
-Uh? Ehm... ecco...- Abbassò il viso e
indietreggiò istintivamente, come per eludere la domanda.
Lisanna
la guardò di traverso.
-Cana?- Domandò.
-Lisanna...
qualcuno ci sarebbe, ma... meglio se tu...-.
La maga del Take
Over incrociò le braccia, alzando un sopracciglio.
Cana si
grattò la testa.
-Ne sei... ne sei sicura?-.
-Sì.-.
Cana
sospirò.
-Va bene.-.
Cana condusse Lisanna attraverso il
campo, fin dentro a una piccola baracca di legno.
All'interno
presentava un'unica stanza, spoglia di qualsiasi arredo; c'era
però
una botola in un angolino, che la bruna sollevò, facendole
cenno di
scendere dopo di lei.
Lisanna la seguì e scese per una scala a
pioli, ritrovandosi in una vasta stanza, sempre di legno, piena di
strumenti di tortura: gogne, vergini di Norimberga, culle di giuda...
Si sentiva a dir poco intimorita, chi poteva mai aver portato
lì
dentro tutti quegli aggeggi?
Cana arrivò fino a una piccola
cupola di legno in fondo alla stanza.
Bussò un paio di volte.
TOC TOC
Per qualche secondo non successe niente, poi la
cupola si aprì in quattro.
Lisanna sussultò.
-Ma... ma
che?-.
Vide una ragazza dai capelli color lavanda, un po' mossi e
racchiusi in una coda di cavallo,
vestita
di un mantello rosso chiaro tenuto chiuso da un anello sul collo e di
un abito scuro, senza spalline e dalla grossa scollatura; era in
piedi, con le braccia sui fianchi e uno sguardo imbronciato, davanti
ad una piattaforma rettangolare di legno, con due tubi cilindrici
alle estremità su cui erano arrotolate un paio di corde.
Un argano della strega.
Ma
quello che più colpì la ragazza era la persona
legata all'argano,
anche se non poteva chiamarla “persona”.
Si
trattava di una giovane ragazza, dalla pelle pallida e dai capelli un
insolito colore tra il viola e il rosa; era vestita di una tuta
aderente di colore nero, senza scollatura, che le copriva anche le
gambe e le braccia ma che si apriva all'altezza della pancia,
lasciandogliela scoperta; alle mani portava un paio di guanti neri e
ai piedi due stivali dello stesso colore, le uniche parti colorate
erano le coppe del seno, la destra rosso fuoco e la sinistra blu
ghiaccio, le punte delle dita e gli orli dei guanti e degli stivali,
anch'essi rossi o blu a seconda del lato.
Tra
i capelli più in alto c'erano due zone laterali che
sfumavano nel
nero e da cui spuntavano due orecchie di gatto della medesima tinta;
nere erano anche le labbra e le palpebre che teneva chiuse,
probabilmente stava dormendo, oppure era morta.
“Una Cambiata.”
Pensò Lisanna.
“Un essere umano
trasformato in un
demone.”.
Spostò lo sguardo
sull'altra ragazza.
“Mentre lei
è...”.
-Laki!- Esclamò Cana.
-Cana,
ti ho già detto che dispregio
l'interruzione
del mio diletto che voialtri chiamate brutalmente
“tortura”.-
Sbottò l'altra, sistemandosi gli occhiali.
Come
ebbe detto questo, la ragazza sdraiata sbarrò gli occhi e la
guardò
infuriata con due occhi bicromi; spalancò la bocca,
rivelando un
paio di canini appuntiti, e urlò: -LIBERAMI,
UMANA!!! LIBERAMI-DECHI!!! COME OSI LEGARMI QUI??? COME OSI ANCHE
SOLO GUARDARMI??? TI DISTRUGGO, TI GELO, TI BRUCIO!!! IO SONO LA
REGINA DEL GHIACCIO E DEL FUOCO!!!
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
Lisanna sussultò.
“La
regina del...”.
La Cambiata piegò
bruscamente la testa di lato, come in preda ad un ripensamento.
-No...
demone... sono il demone
del
ghiaccio e del fuoco...
demone...
demone...-.
Poi scoppiò in una risata
isterica e
sgranò gli occhi.
-UCCIDIMI-DECHI!!!
VOGLIO MORIRE!!! UCCIDIMI!!!-
E lanciò un grido sovrumano.
-Oh,
e stai zitta!- Laki fece fare un giro intero alla manopola
dell'argano.
CRACK
Lisanna
si coprì la bocca con le mani.
-KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
-VI
FARÒ A PEZZI!!! VI GELO!!! VI BRUCIO!!! SONO IL DEMONE DEL
GHIACCIO
E DEL FUOCO-DECHI!!! NON SIETE NIENTE IN CONFRONTO A ME!!!-.
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
-Ora mi hai aridito la pazienza!-
Laki
estrasse un pugnale ligneo dal mantello e le tagliò la gola.
-Ugh!-
Il demone sputò un po' di sangue, alzò le pupille
e chiuse le
palpebre.
-L'ha
uccisa!- Fece incredula Lisanna.
-Tsch!
Un taglietto del genere la occuperà per un lasso
minaturiale!-
Replicò Laki: infatti il taglio si stava già
rimarginando.
Dopodiché, la ragazza
ghignò compiaciuta.
-È passato un po' di
tempo da quando ci
siamo occhiate l'ultima volta, eh, Lisa-chan?-.
Lisanna
ricambiò con un sorriso forzato.
-Ecco...
è bello rivederti, Laki-chan.-.
Laki,
che aveva iniziato a far roteare il pugnale tra le mani,
sgozzò
nuovamente la Cambiata con naturale disinvoltura.
ZAK
Lisanna aggrottò la
fronte.
-Questa ragazza... vorrei
sbagliarmi, ma
penso di averla già incontrata...-.
Laki
guardò il demone incuriosita.
-Ah,
sì?-.
-Il suo aspetto e il suo modo
di parlare...- L'albina chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro
per concentrarsi, quindi risollevò le palpebre.
-Ora
ricordo! Il suo nome è Mattan Ginger, membro dei Twilight
Ogre!-.
Laki e Cana sobbalzarono.
-Twilight
Ogre?- Ripeté la maga del legno.
Un
ghigno malefico si stampò sul suo volto.
-Allora
è anche una cosa personale!-.
ZAK
ZAK
Con il secondo colpo le
infilzò
l'occhio.
Lisanna abbassò lo
sguardo, inghiottendo la bile in gola.
Laki
era una delle maghe che erano rimaste alla gilda dopo gli eventi
dell'Isola Tenrou, per sette anni Twilight Ogre li aveva vessati e
tormentati, ed era normale che lei li odiasse, tuttavia...
ZAK
ZAK ZAK ZAK ZAK
Schizzi
di sangue nero sporcarono il mantello rosso di Laki.
-Eheheh!
La cosa mi compiace molto!!!- Ridacchiò lei.
-Smettila!- Urlò Lisanna.
Laki
la fissò, Lisanna poteva vedere un sinistro luccichio nei
suoi
occhi.
-Eh?-.
-È
troppo crudele!-.
-Crudele?- Laki si
leccò le labbra, pulendosi con la punta della lingua il
sangue che
le era schizzato anche in viso.
-Quello
che i demoni fanno ai nostri compagni è crudele.
Questa è solo giustizia.-.
Laki
accarezzò i capelli di Ginger con aria quasi
compassionevole, ma era
solo finzione.
-Questa
stronza si è venduta ai demoni pur di non crepare, ed
è diventata
uno di loro.- Disse con una finta aria dolce.
Strinse tra le mani una ciocca dei
suoi
capelli.
-Il solo pensarlo mi
sconquassa lo stomaco, vorrei tanto tagliuzzarla in tanti piccoli
pezzettini...-.
La lasciò e si
sistemò nuovamente gli occhiali.
-...però
preferisco tagliuzzare le ore indifese torturandola piano piano...-.
Si leccò le labbra con la
punta della
lingua.
-...piano piano...-.
-O ANCHE VELOCE!!!-.
ZAK
ZAK ZAK ZAK ZAK
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
Lisanna era a dir poco sconvolta.
-Ma cosa...-.
Cana
le mise una mano sulla spalla.
Lisanna
la guardò sconcertata.
La bruna si
limitò a scuotere la testa e le fece cenno di andarsene con
lei.
Lisanna
la seguì fino alle scale, lì si girò
un'ultima volta verso Laki e
la vide intenta a sventrare Ginger, mentre rideva sguaiatamente e si
bagnava con il suo sangue.
-Tsch!-
Risalì le scale e tornò nella stanza di prima.
Lì
guardò interrogativa Cana.
-Ma che
diavolo le è preso?-.
Cana assunse
un'aria triste.
-Cerca di capirla,
Lisanna. Da quando tutto questo è iniziato... lei
è sempre stata un
tipo strano, ma vedere così tante persone morire sotto i
suoi occhi
l'ha resa praticamente pazza.-.
Si
mise una mano sulle tempie.
-Si
dedica completamente alla tortura dei prigionieri: ufficialmente lo
fa per estrarre informazioni, ma in realtà...-.
Strinse
i pugni.
-...in realtà lo fa
perché
ci prova piacere! Se si fermasse anche solo per un momento, potrebbe
impazzire sul serio!-.
Lisanna si
mise a riflettere.
Se le cose
stavano davvero così...
Dalla
stanza sotto di loro si levarono le urla di Ginger.
Cana
sospirò, ormai abituata a quei suoni immondi.
Lisanna
invece prese una decisione.
-No!-
Esclamò.
-Nonostante tutto, penso
che Ginger sia ancora un'umana! Io... io la voglio salvare!-.
-Lisanna...- Borbottò
Cana.
Allungò la mano per
convincerla a
desistere, ma poi Lisanna la fissò negli occhi, cercando di
assumere
lo sguardo più deciso che poteva, ed evidentemente ci
riuscì,
perché la bruna abbassò le spalle in segno di
resa.
-Capisco, allora vai.-.
I
suoi occhi si incupirono.
-Però mi
dispiace, non ce la faccio a tornare laggiù.-.
Lisanna
annuì.
-Va bene.- Detto questo,
scese di nuovo.
Laki stava ancora
colpendo Ginger, che urlava in preda al dolore.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!
SMETTILA!!! FATTI UCCIDERE!!! VOGLIO UCCIDERTI!!! FAMMI MORIRE!!!
VOGLIO MORIRE!!! TI AMMAZZO!!! TI BRUCIO!!! TI GELO-DECHI!!!-.
-BENE, CONTINUA A URLARE!!!-
Rispondeva
l'altra.
-RENDERÀ LE COSE MOLTO,
MOLTO PIÙ DIVERTENTI!!!-.
-Basta!-
Lisanna si gettò su Laki che, colta di sorpresa, cadde a
terra.
-Urgh! Ma che stai facendo,
Lisanna???-
Sbraitò.
Lisanna
la bloccò per le gambe e le braccia, abbassandosi fino a
trovarsi
faccia a faccia con lei.
Nei
suoi occhi, Lisanna lesse la follia.
“Laki,
come ti sei ridotta?”.
-Lasciami!
Lasciami!- Urlò lei.
-No! Non ti
lascerò continuare con questa pazzia!- Ribatté
Lisanna.
-Non è una pazzia!
È giustizia!-.
Lisanna digrignò i denti.
-No!
È crudeltà, ma tu la puoi fermare!-.
Laki
strinse gli occhi, dibattendosi per liberarsi, ma Lisanna non voleva
fermarsi più di quanto non lo volesse Laki.
-Lasciami!
Tu non puoi capire!-.
A Lisanna
sembrò quasi una supplica, ma non poteva fermarsi adesso.
-No!-.
-Lasciami!-.
-NO!!!-.
-Lasciami!
Lisanna, lasciami!-.
Lisanna
trasalì.
Laki
stava iniziando a piangere.
-Lasciami!
Non puoi capire! Io devo! IO DEVO! IO DEVO CONTINUARE!!!-.
Lisanna strinse la presa.
-Guardami, Laki!-.
-No!-.
-Laki!-.
Laki
riaprì gli occhi, già gonfi dal pianto.
Lisanna
cercò una voce più rassicurante, poi disse:
-Laki, io sono tua
amica. Sono qui. Concentrati su di me.-.
Laki
smise di dimenarsi.
-La tortura...-
Balbettò.
-La tortura mi calma...
Gli altri soffrono, così non soffro io!-.
L'albina
batté un pugno sul pavimento.
-Quello
che fai tu non è giustizia! Stai solo affogando il tuo
dolore, ma è
sbagliato!-.
-Ed è normale che tu
soffra!- Anche Lisanna cominciò a piangere.
-Visitor,
Max e Warren sono morti davanti ai miei occhi!-.
Laki
ammutolì.
-C...come?-.
Lisanna abbassò lo
sguardo.
-Fa
male... fa tanto male... tu dici che non posso capire, ma in
realtà
capisco benissimo...-.
Poi rialzò
il viso, con il viso tirato in una smorfia di decisione.
-...ma non posso tenermi tutto
dentro! Non
posso e non voglio! E sai perché?-.
Lasciò
scorrere alcune lacrime che lavarono via il sangue dal volto di Laki
e si mischiarono alle sue.
-Perché
io ho voi! Ho i miei compagni! Ho Cana, Elfman, e ho anche te!-.
-Condividere gioie, dolori,
felicità e
tristezza, è questo che vuol dire far parte di una gilda! Di
Fairy
Tail!-.
-Fairy Tail è morta!-
Ribatté Laki con un filo di voce.
Lisanna
scosse più volte la testa.
-Fairy
Tail non è morta! Non morirà finché
l'umanità non cesserà di
esistere! Finché ci sarà qualcuno che si ribella,
Fairy Tail non
morirà!-.
-Perché se uno si
ribella, un altro si aggiungerà a lui, e poi un terzo, e un
quarto,
e poi saranno un esercito! E saranno tutti uniti!-.
Laki
boccheggiò, non sapendo cosa dire, dopodiché
contrasse il volto,
liberò le gambe e sferrò a Lisanna due calci allo
stomaco,
facendola volare via.
-Urr!- Mugugnò
lei battendo la nuca sul pavimento.
CLOMPCLOMPCLOMP
Sentì
dei rapidi passi e poi la botola che si apriva; quando si rimise in
piedi, vide che Laki se n'era andata.
Non
sarebbe riuscita a raggiungerla, quel colpo l'aveva stordita, e poi
c'era un'altra persona a cui doveva pensare, perciò si
avvicinò
barcollando all'argano.
Ginger
la guardava incredula, tremante, con gli occhi spalancati,
probabilmente confusa da quella scena e, perché no,
spaventata.
-Ehi!-
Esclamò: -Umana,
stammi lontana-dechi! Non azzardarti ad avvicinarti!-.
Lisanna le si fermò
accanto, guardandola
da sotto la frangia albina.
Gli
occhi della Cambiata si accesero di una furia demoniaca.
-Come
osi starmi così vicina??? MUORI!!! GELA!!! BRUCIA!!!-.
Lisanna allungò una mano
verso il suo
collo.
Ginger sussultò,
iniziando a
sudare.
-Basta
avvicinarti-dechi!!! Vuoi forse morire, misera umana???-.
Lisanna non si fermò, la
sua mano quasi la
sfiorava.
Ginger tentò di morderla,
ma era fuori dalla sua portata.
-Stai
lontana! Io sono... sono...-.
Il
demone strinse i pugni.
-SONO
IL DEMONE DEL GHIACCIO E DEL F...-.
Lisanna
le accarezzò la guancia e Ginger si bloccò.
-Devi soffrire molto, Ginger.-
Sussurrò.
-Mi dispiace.-.
Prima
che l'altra potesse opporsi, Lisanna la slegò, la prese in
braccio e
la strinse a sé; ma Ginger non reagì neanche
quando la ragazza le
chiuse gli occhi e, usando un po' di magia, la fece addormentare.
Quando Lisanna risalì,
non trovò né Laki
ne Cana; così, dopo aver sigillato la botola,
uscì dalla capanna e
vagò per il campo fino a tarda sera, aiutando dove e come
poteva,
cercando sempre di sorridere per confortare chi ne aveva bisogno; ma
forse chi aveva davvero bisogno di essere confortata era proprio lei.
Infine, esausta, tornò
nella camera
d'albergo, dove si addormentò quasi subito.
Le
due guardie erano di nuovo di turno quella notte.
E,
come la notte precedente, videro una figura mantellata avvicinarsi
lentamente alla barriera.
Le due
guardie aggrottarono la fronte.
Ci
avrebbe provato di nuovo? In tal caso, forse sarebbe stato meglio
avvertire Cana-sama il giorno successivo!
Se
solo avessero saputo che non ce ne sarebbe stato uno...
E
rieccolo ad allungare il braccio verso la barriera, e riecco la
barriera illuminarsi attorno all'artiglio medio.
Solo
che questa volta, l'artiglio non si disintegrò e
oltrepassò la
barriera.
-Impossibile!- Esclamarono
i due.
-Anf...-
La figura alitò di nuovo un vapore freddo che
addensò la barriera
intorno all'artiglio.
Una crepa si formò sopra il foro
dell'unghia, poi un'altra e un'altra ancora.
Le
due guardie, lentamente, forzatamente, si alzarono dagli sgabelli e
imbracciarono le armi.
Il ghiaccio
iniziò ad espandersi, e con lui le fessure.
Dopo
meno di un minuto le due guardie si ritrovarono a fissare una lastra
di ghiaccio incurvata verso l'alto alta dieci metri, piena di
fenditure, che minacciava di collassare da un momento all'altro.
La figura incappucciata
ritirò l'artiglio.
Per un attimo non successe nulla, le
due
guardie rimasero col fiato sospeso.
Il
demone piegò la testa di lato, come aveva fatto la volta
prima, e
soffiò di nuovo.
-Anf...-.
CRASH
La
barriera cadde a pezzi.
Angolo
dell'autore
E rieccomi qua!
Un'idea che mi si scervellava da tempo finalmente su carta, anzi, su
pagina di testo! Il mio cervellino diabolico si è messo in
testa di
fare una storia triste, ma poi si è detto: ehi, e se la
trasformassi
in una guerra?
Mi raccomando,
recensite e ditemi che ne pensate!