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Autore: Testechevolano    27/08/2016    4 recensioni
Una bambina viene abbandonata misteriosamente sulla porta di un monastero con una croce che sembra portare il peso di quell'azione. Viene chiamata Suryan, come il sole che sembra portare dentro.
Sembrava che quella croce le volesse cadere addosso ma era solo un'incisione, non poteva. Ma la donna sapeva che se avesse potuto l'avrebbe già schiacciata[...]Se lo meritava.
Ella viene allevata dalle suore del convento e segue le loro orme insieme alla sua inseparabile amica Judit.
Judit, nonostante fosse contro le regole, aiutò Suryan a sistemarsi. Sapevano che la vera arma per mantenere un segreto era quella di non farne parola nemmeno fra di loro.
Il passato di Suryan però non ha niente di più lontano dalla chiesa, anzi. Il suo passato parla di perseguitazioni, di superstizione, mistero ma soprattutto di una profezia.
Beatrix fece volare il bicchiere con un solo gesto e lo face finire in grembo al cugino, che sorridendo lo fece fluttuare alzando semplicemente lo sguardo. Il contenuto del bicchiere tremò. I due cugini si guardarono negli occhi.
Bombe. Spari. Urla.
-Benvenuto all'inferno, cugino.

Coppie principali femslash ed het.
Genere: Guerra, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
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Suryan
l’occhio della Strega



Era una notte d'inverno, quelle che senti proprio dentro le ossa, quelle che portano il freddo anche dentro le case, nonostante i camini e le stufe accese. Quelle che se ti sporgi dalla finestra con una tazza fumante, ti penti di averlo fatto, perché non senti quella magia, perché c'è troppo freddo e il freddo ti è entrato dentro.
Mentre nevicava una donna era fuori dalla finestra e tra le braccia aveva una bimba avvolta in una coperta rosa; quando camminava lasciava profonde impronte sulla neve, alta e morbida.
A tentoni si appoggiò ad una porta grande e scura, era una chiesa.
Una croce era disegnata e levigata su tutte e due le ante.
Sembrava che un angelo fosse sceso in picchiata e con uno scalpello avesse fatto una linea lunga verticale, e successivamente un artista avesse completato l'opera, in modo più pulito, ma non magico.
Fu allora che le venne l'idea di darle una possibilità, di non ucciderla; la sua piccola e bella bambina.
Non la lasciò davanti al portone come si fa solitamente nei film o nei casi di abbandono, ma la donna bussò freneticamente sul grosso portone.
Sembrava che quella croce le volesse cadere addosso, ma era solo un'incisione, non poteva. Ma la donna sentiva che se avesse potuto, l'avrebbe già schiacciata, sarebbe stata la sua giusta punizione. Se lo meritava.
Una suora aprì, e vide la donna che a stento si reggeva in piedi con un fagotto tra le braccia.
Era minuta e giovane; si intravedeva qualche capello biondo fuori dal velo; gli occhi blu e sgranati, come quando vedi qualcosa che non avresti mai voluto vedere ma che ce l'hai davanti e non puoi scappare, perché vuoi anche rimanere lì ad ammirare.
Una scena che non dimenticherà mai. Gli occhi castani della donna sembravano specchi incolori, abissi trasparenti di disperazione e terrore, terrore puro.
- Prenda la mia bambina, gliene prego, la prenda.
La donna sgomenta da quella visione non fiatò e lentamente sporse le braccia per prendere la bambina troppo silenziosa; non aveva sentito nemmeno un grugnito.
Ebbe la paura di prendere un neonato già morto tra le braccia, ma quando la soppesò sentì il calore e il respiro profondo. Fece un sospiro di sollievo e tornò a guardare la donna.
- La uccideranno se sapranno mai che vive ancora. - La donna tremava e i lunghi capelli neri le scesero sul viso, come ad accarezzarglielo, a rassicurarla.
- Perché non l'ha semplicemente lasciata dietro la porta? - fu la prima volta che la suora parlò, mentre aveva iniziato a dondolare la bambina.
- Perché.. voglio sapere cosa ne farete. Vi prego, ditemelo.
La suora rimase un po' in silenzio, poi si pronunciò in tono solenne: - Probabilmente diventerà una suora, o la adotteranno. Ma l'ultima è poco probabile. Sa, di questi tempi... come si chiama?
La donna iniziò a tremare più forte; trascinando stancamente le vesti, si avvicinò alla suora e la sua bocca sfiorò il suo orecchio pronunciando un bellissimo nome che si perse nel gelo della notte.- Addio, mia piccola bimba. Ti prego di perdonarmi. Non la chiami così, mai.
La suora la guardò disorientata e chiese spiegazioni cullando il caldo fagotto.
-È il nome di mia madre. Sapere che sarà per sempre il suo renderebbe il mio dolore solo più grande.
Fece un ultimo cenno alla suora e scappò velocemente, come se la neve e il freddo non fossero più un problema, come se di problema ne avesse solo uno, e quel problema era tra le braccia di quella suora.
La donna chiuse le grandi porte e con la bimba tra le braccia sentì il mondo pesarle addosso.
Non era la prima volta che qualcuno abbandonasse il proprio figlio in quella chiesa, che comunque in cento anni si era ampliata e diventata un monastero, ma quella volta era diversa.
Non riusciva a dimenticare gli occhi della madre, di quella donna magra, forse pure denutrita, di quella paura. E di quell'atto di incoscienza: perché non l'aveva semplicemente lasciata dietro la porta?
Tutti sapevano che fine facevano i bimbi lì, non poteva essere quella la vera motivazione.
E poi chi la cercava? Il padre non la voleva? Era un uomo sposato che aveva avuto una relazione extraconiugale e aveva minacciato la donna di uccidere la bambina?
- Piccola, buongiorno, hai fatto una bella dormita.
Il fagottino si mosse e puntò i grandi occhi chiari sulla suora e inclinò la testa, come se capisse le sue parole.
Ma non poteva, non aveva più di due o tre mesi.
Aprì la bocca e uscì un gridolino; si rabbuiò e urlacchiò ancora, al quinto urletto rise, rise piena di gioia.
La suora se ne innamorò all'istante e decise che il suo nome sarebbe stato Suryan, nome del Malaya che significa sole.


   
 
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