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Autore: SamTeller    28/08/2016    0 recensioni
Samanta.
Una ragazza con un sogno, ostacolato dai suoi genitori.
Decise di trasferirsi ad Hoboken.
Volle iniziare tutto dal principio, una nuova vita dove era libera di decidere il suo futuro: avere una band.
Fece nuove esperienze, vide nuovi posti, provò nuove emozioni.
Conobbe nuove persone, ma anche l'amore.
Genere: Avventura, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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Chapter One

Tutti i bambini sognano di diventare grandi, avere un lavoro, una famiglia...
Principalmente, si sente il desiderio di stare lontano dai propri genitori e dalle proprie regole, infatti quando si è adolescenti, si dice spesso "Non vedo l'ora di vivere da solo/a".
Ma quando poi si è adulti, si sente una particolare mancanza dei genitori e una nostalgia di tutte le litigate, le punizioni, le loro preoccupazioni...
Ma per me non fu così.

Volli cambiare tutto, trasferendomi e iniziando una nuova vita. Non andavo d'accordo con i miei, a quasi 21 anni, mi trattavano ancora da bambina e per di più definivano l'idea di una band, "non formativa" e "senza futuro". Avevo questo sogno dall'età di 13 anni e non lo mesi mai da parte, rimanendo un obbiettivo importante e lo fu finché non riuscì a realizzarlo. Se avessi continuato a vivere con loro, avrei lavorato ancora in quella fottuta pizzeria ogni sera guadagnando soldi per "il mio futuro"; ma se lo ostacolano, quale futuro?
Quindi raccolsi i soldi per due anni per viaggio e affitto, facendo talvolta doppi torni e cercando di essere gentili con i clienti per avere una buona mancia. I miei volevano sapere quando portassi a casa, per questo mettevo il 50% dei soldi da parte e dicevo che non mi pagavano abbastanza, ma che non lo lasciavo perché mi ero ormai abituata ai turni.
Inoltre, raccontai a mia nonna del desiderio di questa "fuga", e nonostante non ne fosse felice, mi diede qualcosa e si portò il segreto nella tomba. Morì un anno prima, e ne fui distrutta.
Rinunciai inoltre allo shopping sfrenato, comprando solo lo stretto necessario.

Perché l'America?
E sempre stato il mio sogno da quando ero piccola, amo tutto di essa, anche se alcuni sono contrari ma ognuno ha una sua opinione.
Chiamatelo scappare, perché sì, stavo scappando da chi mi ostacola da qualcosa che amo.

Il paese in cui vivevo era un buco di culo, poco abitato e senza qualcuno di "interessante" e fu sempre così. Avevo sempre voluto trasferirmi, e l'unica persona importante che lasciavo era mio fratello. Lui studiava fisica ad un università fuori città ed era l'unico, oltre mia nonna, che sapeva tutto. Mi sono sempre fidata di lui e siamo sempre andati d'accordo, superando sempre qualche stupido litigio.
No, non ebbi mai amici; erano tutti uguali, i tipici ragazzi cafoni fumatori e alcolizzati, o le tipiche ragazze cafone che pensano di essere le migliori che cambiano ragazzo ogni settimana. Mi presero sempre in giro per come ero, a loro opinione strana e diversa, ma nonostante tutto, riuscì a sopravvivere a quella merda.

Appena trovai un appartamento, presi i biglietti aerei; il volo era disponibile per il 20 luglio alle 11:35. Quel giorno i miei non ci sarebbero stati tutto il giorno, quindi la mattina preparai la valigia mettendoci tutti i miei vestiti dentro e una borsa con altre mie cose, più un altra borsa da portare in mano con cellulare, cuffie, biglietti, passaporto e portafoglio.

Lasciai un biglietto sul tavolo per i miei genitori.

"Mentre voi starete leggendo questo, io sarò già partita.Vi prego di non cercarmi, voglio vivere per conto mio. Sappiate che starò bene.
Samanta"


Non mi feci accompagnare da mio fratello, perché so quanto avrei pianto, ma la sera prima avevamo passato una serata tra videogiochi e pizza, il modo giusto per un "addio".
Quindi presi un taxi per l'aeroporto.

Quando arrivai, mancavano 10 minuti.
Feci il check-in e aspettai nell'area d'imbarco.

Se ve lo stesse chiedendo, no, non ci ripensai minimamente.
Ero convinta di quel che stavo facendo ed ero sicura che le cose sarebbero migliorate.
Sentì la chiamata per il mio volo e proseguì.
Era la prima volta che prendevo l'aereo,ed essendo ansiosa,cercai di stare calma.

Appena decollati guardai fuori dal finestrino e pensai:

"Altra vita,e tutto cambia."
   
 
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