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Autore: Bloodred Ridin Hood    28/08/2016    1 recensioni
Commedia sperimentale sulle vicende di vita quotidiana della famiglia più disfunzionale della saga.
Immaginate la vita di tutti i giorni della famiglia Mishima in un universo parallelo in cui i suoi membri, pur non andando esattamente d’accordo, non cerchino di mandarsi all'altro mondo gli uni con gli altri.
[AU in contesto realistico] [POV alternato]
[Slow-burn XiaoJin, LarsxAlisa] [KazuyaxJun] [Accenni di altre ship]
[COMPLETA]
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Asuka Kazama, Jin Kazama, Jun Kazama, Lars Alexandersson
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rendez-vous at the Flaming Dragon

(Jin)


Concludo infine ribadendo che conoscere una nuova cultura è un’occasione per vedere il mondo da un nuovo punto di vista, aprire gli orizzonti, arricchirsi. Farei tesoro di una simile esperienza che potrà contribuire a farmi crescere sia come individuo, che come cittadino membro produttivo di una società che si proietta verso il futuro.

Era con questa frase che si concludeva quella stupida pagliacciata della mia lettera motivazionale per la richiesta della borsa di studio per studiare all’estero. Paradossalmente, nonostante odi con tutto me stesso scrivere questo genere di cose, che il più delle volte sono soltanto stronzate e luoghi comuni l’uno dopo l’altro, credevo di aver fatto pure un lavoro anche decente. 
Peccato che dopo la scenata di ieri sera le mie possibilità di poter partire si siano praticamente annullate e adesso questa lettera mi è utile come carta straccia.
Osservo la mia mano destra. Ho le nocche un po’ sbucciate per aver tirato quel pugno contro la porta ieri sera. Sono abituato a fare a pugni, ma di solito non lo faccio senza guanti e soprattutto non contro travi di legno. 
Chiudo e riapro la mano, sentendo un po’ di dolore per la pelle che tira. 
Faccio una piccola smorfia, più per il disappunto che per il dolore. Mi sento un vero idiota. Non so cosa mi sia preso. Non è da me perdere le staffe e prendermela contro il primo oggetto che mi capita sotto tiro. È una cosa da malato mentale, imbarazzante e totalmente insensata. 
Sospiro e scuoto lievemente la testa come per allontanare il ricordo di ieri. Sto facendo del mio meglio per non pensarci e per mantenere la calma, almeno finché sono a scuola, ma è veramente una sfida difficile.
Torno a guardare la lettera sul mio banco. 
Che cosa dovrei farne? Consegnarla lo stesso o darle fuoco direttamente?
Alla sola idea mi sento nervoso. Non è giusto! Non dopo tutto quello che ho fatto per arrivare fino a questo punto!
Sospiro di nuovo e cerco di calmarmi. Non devo perdere la calma, non è la fine.
Potrei comunque andarmene di casa, ci sono altri modi. 
Per esempio potrei raccogliere tutti i miei risparmi, salire in sella alla mia moto, andare al porto e comprare il biglietto per la tratta più lunga.
Mi calmo. Effettivamente questa potrebbe essere una soluzione. 
Certo, in questo modo non finirei gli studi, o per lo meno non subito, ma dopotutto non mi importa così tanto.
Potrei trovare comunque un lavoro. Un lavoro tranquillo, a contatto con la natura magari. Potrebbe essere un’interessante alternativa di vita, e soprattutto un’alternativa di vita che mi tenga lontano dalla mia maledetta famiglia.
“Hey Kazama!” Kamiya mi richiama alla realtà prendendo posto al banco a fianco al mio “Allora vuoi spiegarmi perché non puoi finire la tua parte per il progetto di storia nemmeno stasera?” 
Deve aver letto il mio messaggio. Sembra particolarmente arrabbiato e non posso dire che non me lo aspettassi.
“Avremo già dovuto finire entro questa settimana!” continua a lamentarsi “Dobbiamo anche rivedere tutta la presentazione prima di consegnarla!”
“Hai perfettamente ragione.” lo interrompo “Ti assicuro che entro il fine settimana avrò finito la mia parte, ma oggi ho preso un altro impegno e non posso proprio.”
Purtroppo ancora prima di organizzare il mio progetto di fuga devo rispondere alle mie responsabilità, e ho ancora qualche problema di cui devo occuparmi, oltre ovviamente a finire la mia parte per il progetto di storia.
Mi scruta con la fronte corrugata.
“Che cosa vuol dire che proprio non puoi?!” insiste “È per colpa di quella gara di matematica con Julia, vero? Lasciatevelo dire, questa storia vi sta sfuggendo un tantino di mano, soprattutto a lei.”
Giusto, c’è pure quell’altro problema!
Non posso scappare di casa prima della gara di matematica. Julia sarebbe capace di attraversare mari e monti pur di trovarmi e uccidermi.
“Julia non c’entra niente.” taglio corto “Si tratta di altro.”
Rimane in silenzio per qualche secondo, guardandomi dubbioso.
“E… sarebbe un segreto o cosa?”
“Non sono affari tuoi.” rispondo in automatico.
So che probabilmente risulto insopportabile in questi momenti e so che un giorno o l’altro mi manderà definitivamente a quel paese, ma non posso certo dirgli la verità! Non posso dirgli che ho deciso di partecipare all’operazione di salvataggio di un panda che è stato rapito.
Esatto, perché come se non avessi già abbastanza problemi di mio, ho anche la brutta abitudine di lasciarmi coinvolgere in quelli degli altri.
Kamiya mi guarda furente di rabbia per qualche secondo, ma poi sceglie di ricercare la calma.
“Certo, è ovvio. Non sono affari miei.” borbotta, poi distoglie lo sguardo e inizia a prendere il quaderno per la lezione della prima ora “Non so che dirti però, Kazama. Spero di non dover arrivare a dovermi occupare io anche dei tuoi compiti.”
“Non dovrai fare niente in più del dovuto.” ripeto con decisione “Ti ho detto che finirò entro il fine settimana e così sarà!” 
“Me lo auguro!” continua con tono critico “Se avessi voluto fare il doppio del lavoro tanto valeva che scegliessi un altro compagno qualsiasi. Stai diventando parecchio inaffidabile ultimamente. Un tempo avresti messo lo studio sopra ogni altra cosa, forse a parte gli allenamenti.”
Sospiro a fondo.
Sto per rispondere qualcos’altro per cercare di tranquillizzarlo, che caschi pure il mondo,  finirò il mio lavoro entro il tempo stabilito, quando Lee entra in aula e richiude la porta alle sue spalle sbattendola di colpo.
“Buongiorno.” ci saluta con un tono decisamente più freddo del solito.
Lo guardo attentamente. C’è qualcosa di insolito in lui stamattina. È stranamente cupo in volto, non ha il suo caratteristico sorriso beffardo e la sua fronte è corrugata, si nota addirittura qualche rughetta attorno agli occhi. Oggi potrebbe quasi dimostrare la sua vera età. 
No, non è vero. Solo qualche anno in più del solito.
Che gli sarà successo?
Non è semplicemente di cattivo umore, è letteralmente su tutte le furie.
Guardo la mia lettera motivazionale sul banco.
Se anche decidessi di consegnarla, probabilmente non è il caso di dargliela in questo momento. Gliela lascerò nella cassetta dei messaggi fuori dal suo ufficio, così potrà vederla quando si sarà calmato.
“E comunque, cosa diamine è successo ieri nell’ufficio di Chaolan?” mi sussurra ancora Kamiya sempre con un tono un po’ seccato “Ho incrociato Julia poco fa e mi è sembrata ancora più su di giri dei giorni scorsi!”
“Non me ne parlare!” rispondo con una smorfia “Abbiamo finalmente incontrato Steve Fox e le cose sono andate piuttosto male.” 
“Perché?”
“Perché Fox è un fottuto genio.” rispondo schietto “E a Julia la cosa non va giù.”
“Bene ragazzi, fate silenzio per favore!” ci richiama all’attenzione Lee schioccando due dita “Ho dato uno sguardo ai vostri compiti e credo che abbiate ancora qualche dubbio su alcuni punti.” 
Cala il silenzio sulla classe. Una nuova strage di voti?
È per quello che è così di malumore?
No, a lui non potrebbe importare meno del nostro rendimento scolastico. Ciò che gli interessa è essenzialmente essere ammirato e ben pagato.
“Uno degli esercizi che avete sbagliato quasi tutti è quello sullo studio della traiettoria del razzo.” riprende a parlare.
“Sono sicuro di averlo fatto giusto.” dico a Kamiya con un sussurro nervoso “L’ho ricontrollato un sacco di volte! Se mi trova un errore anche stavolta io…”
In realtà non so cosa farei e lascio in sospeso la frase, ma la prenderei male, questo è certo.
Ma dopotutto chi se ne importa? Tanto ho deciso che questa vita non mi riguarda più. Probabilmente non prenderò più neanche il diploma.
“Il problema chiedeva di studiare la variazione della massa, dovuta alla progressiva combustione del carburante, e la deviazione della sua traiettoria.” riprende a spiegare Lee appoggiandosi ad un angolo della cattedra “Specialmente per quanto riguarda la parte sulla traiettoria avete fatto un casino terribile.”
Si alza dalla classe un coro di delusione e disappunto.
“Sono certo di non aver sbagliato la parte sulla traiettoria!” dico ancora a Kamiya.
Così, giusto per puntualizzarlo. Perché anche se non mi importa più del mio rendimento scolastico, io la fisica la capisco e ci tengo a farlo presente.
Lee alza le mani e ci intima di fare silenzio.
“Aspettate a disperarvi!” continua “È chiaro che abbiate bisogno di un po’ di rivedere ancora questo argomento e dato che sono il professore di fisica più figo di sempre” fa una pausa e ci rivolge un sorriso ammiccante “Ho deciso di preparare per voi una lezione speciale.”
Si alza, cammina verso le finestre e tira verso un lato le tende.
“Vi inviterei a munirvi di un quaderno per gli appunti e a prendere posto qui davanti alla finestra.” dice facendo scorrere un’anta “Lo spettacolo sta per cominciare.”
Ok, che diavolo ha in mente oggi questo esaurito?
Ci scambiamo tutti qualche occhiata perplessa e facciamo come ci dice, spostandoci in massa di fronte alle finestre.
Fuori dalla scuola, in mezzo al prato un bidello ha portato un carrello di metallo, tipo quelli dei supermercati, con dentro un marchingegno che in cima ha proprio quello che sembra un piccolo…
“Un razzo?!” chiede una mia compagna di classe a voce alta.
“Hai perfettamente ragione Hayashi!” risponde Lee guardando la scena sul prato con un sorriso pieno di soddisfazione “È un mini-razzo artigianale costruito appositamente dal sottoscritto per questa esercitazione. Le sue caratteristiche sono esattamente pari a un centesimo di quelle descritte nel vostro problema, quindi avete già a disposizione tutti i dati che vi servono.” 
Incredibile. È veramente incredibile.
“Diamo inizio all’esperimento allora!” batte le mani due volte fuori dalla finestra.
Il bidello risponde con un pollice sollevato e preme un grosso pulsante rosso sul marchingegno dentro al carrello, poi si allontana velocemente.
Il razzo inizia a tremare, si comincia a sentire un rumore di combustione e del fumo gli si solleva progressivamente intorno.
Richiamati da quell’insolito fracasso, anche altri studenti di altre classi sono corsi alle finestre per vedere cosa sta succedendo in giardino.
“Guardate bene adesso!” urla Lee per farsi sentire sopra il rumore dell’esperimento.
Il razzo decolla e inizia il suo tragitto in aria. Accade tutto molto velocemente e ancor più velocemente va a schiantarsi esattamente nella testa dell’enorme, orripilante statua dorata di Heihachi nel giardino della scuola.
Si alza un coro di risate, applausi, fischi ed esclamazioni di ogni tipo. La classe è in subbuglio totale. Ammetto che persino a me sia scappato un accenno di risata. Quella terribile statua ha avuto la fine migliore che avessi mai potuto immaginare!
“D’accordo, d’accordo!” ci richiama Lee invitandoci al silenzio qualche minuto più tardi “Tornate a posto.”
Lui sembra tranquillissimo, come se non fosse per niente sorpreso dal piccolo incidente, anzi sorride. O meglio, sembra che si stia sforzando di non scoppiare a ridere assieme a tutti gli altri. Il malumore di poco fa sembra totalmente svanito.
Riprendiamo i nostri posti e la confusione in classe si attenua appena da permettere a Lee di poter parlare.
“Che disdetta!” commenta con un tono che più falso non si può “Eppure ero convinto di aver calcolato tutto nei minimi dettagli!”
Si alza di nuovo qualche risata dalla classe.
“Adesso capite perché è importante che i calcoli siano precisi al cento per cento?” continua “Avete capito perché è di fondamentale importanza studiare la traiettoria con la maggiore precisione possibile?”
Ancora risate, ma lui non sembra affatto preoccupato e meno che mai dispiaciuto.
“Bene, se avete capito questo concetto posso ritenermi soddisfatto della lezione di oggi.” riprende Lee incrociando le braccia sul petto con uno sguardo soddisfatto “È stato… eccellente!”
“Non ha sbagliato!” sussurro a Kamiya “L’ha fatto apposta.” 
“Dici?” mi chiede. 
È ancora estasiato dell’epicità della scena che ha appena visto. 
Annuisco.
“Il razzo è andato esattamente dove lui voleva che andasse a finire!” asserisco “Non avrebbe mai sbagliato qualcosa di così semplice!” 
Ne sono più che convinto.
“Dici che è nei guai adesso?” chiede ancora Kamiya.
Mi stringo nelle spalle. 
È appena entrata la vice preside in aula che osserva Lee con occhi fuori dalle orbite. 
“Un piccolo errore di calcolo.” dice Lee con naturalezza rivolgendo alla donna un sorriso smagliante.


All’ora della pausa pranzo la notizia del razzo di Lee ha fatto il giro completo della scuola e per i corridoi non si sente parlare di altro. Decine e decine di studenti ancora elettrizzati parlano dell’esperimento, e soprattutto lo raccontano, imbastito di coloriti dettagli fantascientifici decisamente esagerati, a chi si è perso lo spettacolo in diretta. Qualcuno va direttamente in giardino a cercare di vedere più da vicino il luogo dell’incidente. 
Subito dopo l’accaduto sono stati tempestivamente chiamati i vigili del fuoco che hanno provveduto a recintare l’area sottostante la statua per ragioni di sicurezza. Quel che resta della testa d’oro del vecchiaccio infatti potrebbe a quanto pare cedere e cadere a terra.
Osservo la statua da uno dei finestroni del secondo piano con un ghigno malvagio stampato in faccia. È una goduria.
Bentornato a casa, vecchiaccio merdoso.
La cosa più bella e appagante in tutto questo è pensare a quanto questa storia turberà Heihachi. Ha una vera e propria malata ossessione narcisistica e so che teneva tantissimo a quella sua orribile scultura. Pagherei fino al mio ultimo centesimo per poter vedere la sua reazione alla notizia. 
Devo ammetterlo. Se Lee stava cercando, per qualche motivo, di far infuriare Heihachi, credo che ci sia riuscito in pieno. 
È stato davvero un ottimo regalo di bentornato.
Mi infilo le mani in tasca e mi dirigo verso le scale per scendere al piano di sotto.
Tra le altre cose, ovviamente si parla anche di ciò che potrà succedere a Lee dopo questo evento.
Quello di oggi è stato un esperimento non autorizzato, potenzialmente pericoloso, che ha infranto non so quanti protocolli di sicurezza della scuola e non solo.
Le conseguenze potrebbero essere svariate e più o meno gravi, dal semplice ammonimento, alla perdita della cattedra, fino ad arrivare a provvedimenti legali più seri.
Non so che cosa avesse in testa o cosa stesse pensando e neanche mi interessa se verrà licenziato, ma per quanto mi riguarda, dopo le azioni di oggi, ha guadagnato qualche punto in suo favore.
Arrivo al pian terreno e mi fermo davanti ad un distributore automatico per prendere una bottiglietta d’acqua. 
Ho appena infilato la moneta nella fessura della macchinetta, quando mi raggiunge da dietro una voce spiacevolmente familiare.
“Hey! Eccoti finalmente! Ti ho cercato dappertutto!” 
Peccato! Fino ad adesso la giornata era stata, non dico piacevole, ma quanto meno interessante.
C’era una pioggerellina piacevole, non c’era né troppo caldo né troppo freddo e un razzo artigianale si era appena conficcato nella testa della statua di Heihachi.
Sì, era una giornata decente, prima che Asuka decidesse di fare la sua comparsa.
Stringo i denti e ce la metto tutta per ignorarla, mentre digito il codice nel tastierino numerico del distributore automatico.
“Sei uscito all’alba stamattina, vero?” mi chiede “Avrei voluto parlarti.”
Non esiste. Devo convincermi che Asuka non esiste, non è qui e non mi sta parlando.
Se i miei sensi potessero avere un filtro anti-Asuka sono sicuro che la mia vita farebbe un po’ meno schifo.
“Senti, non so come dirtelo.” le trema un po’ la voce e sembra visibilmente imbarazzata “Mi dispiace un sacco per ieri, ok? Ci sto malissimo. Ne possiamo parlare per favore?”
Il braccio meccanico preleva la mia bottiglietta d’acqua e la fa cadere verso l’apertura inferiore, ma siccome l’universo mi odia, la bottiglietta rimbalza e si incastra tra il vetro e la struttura di dietro che mantiene le varie vivande.
Fantastico. 
Chiudo gli occhi e inspiro cercando di contare almeno fino a cinque.
Perché succede tutto a me? E soprattutto perché devo essere bloccato qui con Asuka che mi obbliga a dover sentire la sua irritante voce?
“Aspetta, ci penso io!” sento dire ad Asuka. 
Arrivo a cinque.
Espiro e riapro gli occhi.
Asuka si scaraventa contro la macchinetta riempendola di botte come se non ci fosse un domani.
“Asuka, ma che diamine fai?!” la rimprovero parlando a denti stretti. 
A volte sa essere incredibilmente imbarazzante.
“Non ti sembra di esagerare?” continuo “Ti stanno guardando tutti!” 
Asuka dà un ultimo pugno e convince la macchinetta a restituirmi la bottiglietta.
Lei si china a raccoglierla e me la porge con un grande sorriso, sistemandosi i capelli dietro le orecchie come se niente fosse.
Scuoto la testa e mi prendo la bottiglietta strappandogliela più o meno dalle mani.
È completamente fuori, siamo su due linee parallele che non si incontrano mai, non potremo mai intenderci. 
Faccio per allontanarmi e ovviamente lei mi viene appresso.
“Allora? Ne possiamo parlare?”
“Non c’è niente di cui dobbiamo parlare.” rispondo schietto.
Che non pensi di poter sistemare tutto solo perché ha messo a KO un distributore automatico al posto mio!
“Mi dispiace un sacco.” ripete abbassando la testa “Hai tutte le ragioni per avercela con me. Non avrei dovuto parlare della moto.”
Fa sempre così. Prima fa le stronzate, poi si pente, viene da me a chiedere scusa facendo gli occhioni dolci e spera di rimettere tutto a posto.
“No, non avresti dovuto.” dico con tono velenoso.
Asuka mi segue su per le scale.
“Accetti le mie scuse quindi?” chiede speranzosa.
“No.”
“Perché?” chiede preoccupata.
“Perché quello che hai fatto è imperdonabile.” rispondo grave “Per me non esisti più.”
Quella moto era una parte importante della mia dannata vita. Niente potrà farmi cambiare idea.
Asuka mi supera e si ferma davanti a me.
“Ti supplico!” insiste, congiungendo le mani davanti alla bocca a mo’ di preghiera “Ti prego perdonami, non lo farò mai più!”
Non lo farà mai più? Dubito che anche volendo possa infossarmi nella merda più di così.
Non credo sia umanamente possibile.
Mi guarda come se stesse per mettersi a piangere. Ha gli occhi lucidi e sembra effettivamente molto dispiaciuta.
Sospiro e alzo lo sguardo.
“Asuka…”
“Hm?” fa un minuscolo sorriso.
“Vattene e non rompermi i coglioni!” sbotto alzando la voce e cercando di assumere il tono più cattivo possibile.
La supero e continuo ad andare per la mia strada.
Lei aspetta qualche secondo prima di riprendere a seguirmi.
Sbuffo ancora.
Sarà una giornata lunga e difficile.
“Io non so perché le cose tra noi debbano andare così male.” riprende a parlare con la voce tremolante “In tutti questi anni ho sempre cercato di esserti amica. So che spesso non mi sono comportata bene, ma…” 
Fa una pausa.
E ora che succede? La guardo con la coda dell’occhio.
Non si metterà a piangere, voglio sperare!
Si mordicchia il labbro inferiore, con un espressione triste e colma di risentimento.
“…se solo tu fossi un po’ meno arrogante e orgoglioso forse sarebbe più semplice provare ad andare d’accordo, non pensi?” 
Non ho intenzione di rispondere. Non può far passare la cosa come se fosse sempre colpa mia.
Quello che ha fatto ieri è stata una vera e propria pugnalata alle spalle. Non è assolutamente colpa mia. 
Mi ha rovinato la vita. Non ha assolutamente il diritto di parlarmi così.
“Comunque, spero che ti passerà prima o poi. Sappi che in ogni caso voglio veramente cercare di comportarmi meglio con te.” dice con un sorriso triste “C’è già abbastanza gente da cui devo guardarmi le spalle, vorrei poter stare in pace almeno con le persone a cui voglio bene.”
Detto questo, si volta e se ne va per un’altra strada.
Non mi volto, non le darò questa soddisfazione. Tanto meno ho intenzione di chiederle di che diavolo stesse parlando con quella frase.
Probabilmente non intendeva niente di particolare, come minimo è tutta una strategia per cercare di far tornare le cose come prima.
Non mi interessa più. Per quanto mi riguarda, io con Asuka ho chiuso definitivamente.
Però… che diavolo intendeva dire con quella frase seriamente?
La mia mente ritorna inevitabilmente a ieri sera, quando in cucina ha chiesto a mia madre riguardo a Lei Wulong.
Che non si sia messa di nuovo in guai seri con qualcuno?
Sbuffo a questo pensiero. 
Conoscendola non posso escludere del tutto la possibilità.
Spero non diventi un altro dei motivi per cui rimandare il mio piano di fuga.
Sto ancora ragionando sulle parole di Asuka e sul suo possibile coinvolgimento in qualche casino quando, mentre percorro il corridoio dell’ultimo piano che conduce al tetto, mi si affianca un’altra persona.
Non so perché, ma oggi la scuola mi sembra più affollata del solito.
“Ehm… ciao!” mi saluta Xiaoyu con un’aria vagamente imbarazzata.
“Ciao.” ricambio il saluto cercando di capire la sua espressione.
Si ferma e si guarda intorno. Mi fermo anche io e continuo a studiarla, dubbioso. 
Lei si avvicina ad una delle finestre e guarda verso il giardino.
“Hai visto che roba?” ridacchia facendo un cenno verso la statua di Heihachi.
“Certo, che ho visto.” rispondo “Chaolan stava facendo lezione da noi quando ha fatto l’esperimento.” 
“Oh, capisco.” annuisce e torna a guardare dalla finestra. 
Passano alcuni secondi di silenzio. 
“Ehm, senti… non per metterti fretta, ma io non ho ancora pranzato.” cerco di spiegare facendo un piccolo cenno verso l’uscita che dà alla terrazza “Mi volevi dire qualcosa oppure...”
Xiaoyu mi guarda e aggrotta le sopracciglia.
“Oh… beh, sì… in effetti sì.”
Non capisco perché sia così titubante.
“Dettagli riguardo a stasera?” provo a darle un suggerimento.
Mi guarda intensamente.
“Non ci hai ripensato quindi?” mi chiede a mezza voce come se fosse un po’ sorpresa “Sei… sei ancora deciso a volermi aiutare?” 
“Che c’è? Avevi paura di chiedermelo?” le rivolgo uno sguardo interrogatorio.
Scuote la testa con decisione.
“No, ma potevi averci ripensato e… beh, insomma, non voglio che ti senta in dovere di accompagnarmi se nel mentre ti sei reso che non è il caso di…” farfuglia “Intendo dire, dopotutto tu non c’entri niente e non vorrei che ti sentissi in dovere di dovermi difendere solo perché ieri a bruciapelo mi hai detto così, perché posso farcela benissimo da sola e…”
“Senti, va tutto bene.” la interrompo “Non ho cambiato idea, se questo è quello che ti stavi chiedendo.”
Mi ascolta in silenzio e poi annuisce.
“È che ci ho pensato a lungo e… tu non sembri assolutamente il tipo che vuole mettersi nei guai per qualcosa che non lo riguarda e… tutto questo mi confonde.”
“È esattamente così infatti.” sospiro “Non ho la minima intenzione di mettermi nei guai. Ma è molto più probabile che i tuoi amici ci pensino due volte prima di provare a fare eventuali cazzate se ci presentiamo in due.” 
Xiaoyu aggrotta le sopracciglia e apre la bocca per ribattere qualcosa, ma l’anticipo.
“Oppure potresti ripensarci tu.”
Xiaoyu chiude la bocca e assottiglia le labbra, con un’espressione un po’ offesa.
“Beh, non ti facevo così paladino della giustizia.” borbotta.
“Non è questione di essere un paladino della giustizia.” mi lamento sentendomi un po’ toccato nell’orgoglio “È comune buon senso! Mi hai fatto capire bene cosa avresti avuto intenzione di fare, non posso starmene con le mani in mano. E devi ringraziare che non abbia optato per avvisare direttamente la polizia, cosa che avrebbe risparmiato a tutti un sacco di scocciature.” 
“Sì, va bene! Ho capito… come vuoi.” risponde imbronciata “Conosci il Flaming Dragon?”
“Intendi il locale qui all’angolo?” chiedo facendo un piccolo cenno verso la direzione della strada.
Annuisce.
“Proprio quello. Ci incontriamo lì alle sette e mezza, discutiamo il piano e poi via!” dice con un sorrisetto “Ora devo andare! A stasera!”
Mi fa un cenno di saluto con la mano e inizia a camminare all’indietro. 
“Sii puntale!” si raccomanda.
“Attenta!” bofonchio.
Senza accorgersene infatti, ha raggiunto le scale e per poco non precipita giù. Si aggrappa goffamente alla ringhiera e riacquista l’equilibrio.
Continuo a pensare a quanto sia incredibile che un impiastro del genere possa essere capace delle cose che fa.
“Ops.” dice guardandomi con un sorriso imbarazzato, prima di scappare via.
“Hey aspetta!” cerco di richiamarla “Ma perché dobbiamo incontrarci proprio lì?”
Conosco quel locale, anche se non ci ho mai messo piede. Piace un sacco ad Asuka e alle sue amiche sceme. Adora alla follia un certo milkshake alla fragola che fanno lì. Io non l’ho mai assaggiato, ma ha un odore dolcissimo super nauseante. 
È frequentato da molti studenti della nostra scuola, ma per quanto mi riguarda mi è sempre sembrato un posto per niente invitante e tamarro almeno tanto quanto l’orribile insegna con un drago dorato dagli occhi luminosi che cambiano colore. 
Non so se Xiaoyu non mi abbia sentito o se abbia volontariamente ignorato la mia domanda, ma ormai si è già dileguata giù per le scale. 
Sospiro e mi volto, pronto per uscire sul tetto e poter finalmente mangiare il mio pranzo. O meglio, quello di Julia, sempre che non si sia stancata di aspettare.
Rimango alquanto sorpreso nel vedere chi mi sta aspettando a braccia conserte appoggiato contro una parete.
“Seriamente Kazama?!” mi chiede Kamiya a mo’ di rimprovero “Trascuri lo studio e rimandi i tuoi compiti per uscire con una?”
Alzo gli occhi al soffitto.
Ci mancava solo questa.
“Sei veramente tu o ti hanno rapito gli alieni?” riprende indignato “Perché onestamente non ti riconosco più.”
Sbuffo e lo supero.
“Immagino che tu abbia origliato solo la parte finale della conversazione!” commento sprezzante mentre lui mi segue “Perché come al solito sei arrivato alla conclusione sbagliata.”
“Senti, non mi interessa quello che fai e la gente che frequenti.” risponde lui “Basta che rispetti le scadenze dei progetti che abbiamo in comune, come io ho sempre fatto!”
“E infatti ti ho già detto mille volte che le rispetterò!” sbotto aprendo la porta del tetto con una manata.
Sono vicino al limite, la mia pazienza si sta pericolosamente, lentamente esaurendo.
Mi dirigo verso Julia, che è seduta al solito muretto ed è intenta, ovviamente, a risolvere degli esercizi di matematica.
“Però non accetto questo atteggiamento.” continua Kamiya “Non puoi prendere sotto gamba dei lavori in cui sono coinvolte altre persone. La mia media dipenderà anche da questo voto, porca miseria!”
“Che cosa succede?” chiede Julia distrattamente.
Probabilmente l’accenno all’argomento media di voti deve averla risvegliata dai suoi ragionamenti.
Mi siedo a fianco a lei e bevo finalmente un lungo sorso d’acqua.
Guardo il cielo, le coreografie di nuvole grigie che sovrastano Tokyo questa mattina. Invidio la loro tranquillità e non pensavo che avrei mai pensato qualcosa di così stupido. Si può veramente arrivare ad invidiare le nuvole?
“Succede che non farò più progetti scolastici con lui.” risponde Kamiya.
Gli lancio un’occhiataccia.
Esagerato, non mi sembra il caso di arrivare a questo.
“Oh, e come mai?” Julia alza lo sguardo confusa.
Le porgo il mio pranzo e lei, come ogni giorno, mi offre il suo.
“Perché è in ritardo con la sua parte di un progetto di storia che stiamo facendo insieme e invece di pensare allo studio pensa a vedersi con ragazze.”
Julia strabuzza gli occhi.
“Cosa?!” esclama ridacchiando e mi indica con il tappo della penna “Stiamo sempre parlando di lui?”
“Ti ho detto e ti ripeto, Kamiya, che non hai capito un accidenti.” rispondo con la massima diligenza mentre assaggio un cucchiaino di riso al curry con pollo e verdure super piccante.
Adoro la cucina di Michelle Chang, che saprebbe salvare anche le più improbabili giornate.
“Come no, allora cosa devi fare stasera?” mi domanda Kamiya.
Non rispondo. Non lo riguarda.
Il mio silenzio però viene interpretato da lui come una mia conferma di sconfitta e da Julia come un’ammissione.
Julia sgrana gli occhi e mi osserva a bocca aperta.
“Cioè, aspetta… è vero?” mi chiede allarmata “Ma avevi detto che oggi non potevi studiare matematica con me perché dovevi fare il progetto di storia! Che è questa storia?” 
“Infatti era la verità, ma poi ieri ho dovuto prendere un altro impegno!”
Julia continua a guardarmi mezzo-impanicata e poco convinta.
Sospiro. Non riesco a crederci che siamo arrivati a questo punto.
“Sentite, non è come pensate! È che mi sono lasciato coinvolgere in un mezzo casino, ok?!” sbotto seccato, cercando di controllare il volume della voce.
Giuro che se non la piantano immediatamente li mando a quel paese una volta per tutte.
“Se hai intenzione di abbandonarmi per la gara di matematica dimmelo subito!” dice Julia scattando in piedi.
“Oh Chang, per favore, anche tu dovresti darci un taglio con questa storia!” si lamenta Kamiya “E comunque dopo parleremo anche di quello!”
Julia lo ignora e continua a guardare me aspettando una risposta.
Assurdo. Ora inizia con le paranoie.
“Sentite, per l’ultima volta, non ho intenzione di abbandonare la squadra, né di prendere un brutto voto per il progetto di storia!” li rassicuro guardando prima una poi l’altro.
Queste sono le conseguenze quando ti siedi a pranzo con il gruppo dei secchioni.
“In che tipo di casino ti sei infilato allora? Sentiamo!” vuole sapere a quel punto Kamiya “Vediamo se hai una scusa anche per questo.”
Sospiro e non rispondo, tornando a concentrarmi sul mio cibo.
In realtà mi si è chiuso lo stomaco e non credo che finirò di mangiare. Questo nervoso mi ha rovinato persino l’appetito.
Non ricevendo una mia risposta, Kamiya alza le spalle con una smorfia, come se intendesse dire che se lo stava aspettando.
“Aiuto una ragazza in difficoltà.” rispondo allora in tutta sincerità.
“Aiuti una ragazza in difficoltà.” ripete lui diffidente dopo qualche secondo “In che modo dovresti aiutarla scusa? Vi ho sentito! Vi siete dati appuntamento al locale qui in fondo alla via! Un locale che non ti è mai piaciuto per niente, tra l’altro!”
“Ci incontriamo lì e poi andiamo a…” faccio una pausa, poi espiro “A riprendere qualcosa che l’è stato rubato.”
“Cosa?!” Julia alza un sopracciglio “Sei impazzito? Tutto questo è sempre nei limiti del legale, voglio sperare! Non puoi mica rischiare di finire in galera prima di… beh, non è il caso di finire in galera, punto!”
Kamiya scoppia a ridere, rivolgendomi sempre uno sguardo pieno di diffidenza.
“Cosa è? La trama di un film?!”
“Vorrei tanto che lo fosse, fidati.” borbotto.
Kamiya torna lentamente serio e mi guarda alzando un sopracciglio.
“Cioè, sei serio?” riprende “Non stai scherzando?”
In risposta gli rivolgo uno sguardo serissimo.
“Da quando uno come lui sa come si scherza?” gli risponde Julia con una domanda retorica.
Non so se dovrei sentirmi un po’ offeso da questa affermazione. Questa convinzione generale che io non abbia un senso dell’umorismo inizia a darmi fastidio. Ma poi senti da che pulpito parte la predica!
“Quindi oggi non puoi studiare…” ricapitola Kamiya “perché alla tua amica hanno rubato qualcosa e tu devi aiutarla a recuperarlo.”
Accenno un sì con la testa.
“È… strano.” commenta con una smorfia confusa.
“Ora mi lascerete finalmente in pace?”
“Tu non me la racconti giusta.” continua lui poco convinto “Credi veramente che possa abboccare così?”
Scrollo le spalle.
“Non è un problema mio sinceramente.” rispondo in tutta onestà “È la verità.”
“Quindi…” riprende Kamiya sfidandomi con lo sguardo mettendosi a braccia conserte “Non avresti niente in contrario se ci unissimo anche noi.”
Fa un cenno con la testa come per indicare lui e Julia.
“Hey, non credo proprio!” interviene subito lei per mettere le cose in chiaro “Devo studiare! Con tutto il rispetto, non ho tempo per andare in giro a giocare a guardie e ladri.”
“Bene, allora verrò solo io.” mi sfida ancora Kamiya.
La campana suona, indicando la fine della pausa.
“Ottimo.” rispondo sarcastico lanciandogli un’occhiataccia “Buon divertimento!”



Apro la porta del Flaming Dragon e vengo assalito da un forte odore di fritto e cucina. 
Scendo le scalette all’ingresso del locale. Kamiya mi segue e si ferma affianco a me.
Alla fine non ha ceduto come avevo pensato all’inizio. Non ha cambiato idea, mi ha seguito davvero.
“Benvenuti!” sorride un ragazzo che avrà qualche anno in più di noi da dietro al bancone.
Faccio un piccolo cenno di saluto come risposta.
“Non è ancora arrivata?” chiede Kamiya guardandosi intorno.
“No.” rispondo dopo una rapida occhiata alla sala.
Non c’è ancora molta gente. C’è un quartetto di uomini d’affari, probabilmente colleghi di lavoro, che parlano a bassa voce seduti ad un tavolo vicino all’ingresso, uno strano uomo occidentale con dei capelli assurdi e un abbigliamento da biker che chiacchiera in inglese con il ragazzo dietro al bancone e un gruppo di studenti della nostra scuola che parlano animatamente attorno ad un tavolo sull’altro lato della stanza.
Una ragazza del gruppo di studenti in fondo alla stanza ci vede e noto che dà un colpetto con il gomito all’amica che le siede affianco. In pochi secondi l’intero gruppo è si gira verso di noi e ci guarda con sorpresa.
Alzo gli occhi al soffitto e inspiro a fondo.
“Andiamo a sederci da qualche parte.” borbotto.
Perché proprio io, che odio questo tipo di attenzioni, dovevo nascere in una famiglia come la mia?
Nessuno si ricorderebbe del mio volto, nessuno mi guarderebbe come un alieno quando metto piede in un locale dove non sono abituati a vedermi, nessuno mi farebbe dichiarazioni d’amore senza avermi mai parlato, nessuno mi conoscerebbe come il misterioso nipote del padrone della metà della ricchezza nazionale. Sarei una persona normale, un ordinario studente come tanti altri.
Mi dirigo verso il tavolo che sta contro un angolo della stanza e prendo posto in uno dei divanetti, da quella posizione ho una chiara visuale dell’intero locale.
Kamiya mi segue e si siede davanti a me.
“Spiegami meglio questa storia del panda.” mi chiede all’improvviso.
“Abbassa la voce!” lo intimo guardandomi intorno. 
I ragazzi della nostra scuola sono ad almeno qualche metro di distanza da noi e fortunatamente non ci prestano più attenzione. Sento che parlano riguardo ad una lista di firme per opporsi all’eventuale licenziamento di Lee dopo gli eventi di stamattina. 
Onestamente non so se firmerei quella lista. 
Torno a guardare Kamiya.
“Non avrei neanche dovuto parlartene.” ammetto “E comunque ti ho già detto tutto!”
Lui ridacchia fra sé e sé. Credo che sia stato quello a convincerlo definitivamente a venire. A quanto sembra, l’idea di un panda domestico lo diverte e incuriosisce particolarmente.
“Chi si terrebbe mai un panda in casa?” si chiede a voce alta.
Sollevo le spalle.
“Non so cosa dirti. Io non prenderei mai niente di più ingombrante di un pesce rosso.” borbotto.
Evidentemente persone come Heihachi o Xiaoyu però, non sono della stessa opinione.
Controllo l’orologio a polso.
Sbuffo.
È in ritardo e mi auguro che non ci faccia aspettare a lungo. 
Meno male che ha detto a me di non fare tardi!
Per ingannare il tempo do un’occhiata all’arredamento del locale. 
Sollevo lo sguardo, proprio nella parete a fianco a noi c’è un’illustrazione con delle scritte in cinese. Se non ho capito male i proprietari siano americani d’origine cinese.
La Cina potrebbe essere la prima tappa del mio viaggio-fuga. 
Perché no? Potrei comprare un biglietto nave per Shangai e poi iniziare un viaggio in moto via terra. Potrei passare in Russia, per poi arrivare fino all’Europa. Forse potrei fermarmi a vivere lì. 
Non deve essere male vivere in Europa. È un posto ricco di storia, con una cultura e un’architettura interessante e soprattutto… è lontana dalla mia terribile famiglia.
“Cosa vi porto?” chiede il cameriere parlando con un forte accento inglese disturbando il flusso dei miei pensieri.
L’inglese. È una cosa che dovrò sforzarmi di imparare meglio se davvero voglio fuggire in Europa. 
Prendo uno dei menù sul nostro tavolo e faccio scorrere lo sguardo sulle voci.
In realtà non ho nessuna voglia di bere o mangiare niente di particolare, ma bisogna per forza ordinare qualcosa dal momento che siamo seduti qui.
“Io prendo un doppio cheeseburger e una coca, grazie.” dice Kamiya chiudendo il suo menù.
“Hey, guarda che non siamo venuti qui per andare fuori a cena.” gli ricordo con un sussurro.
“Che problema c’è? La tua amica ancora non si vede.” risponde lui a tono.
Sospiro.
“Un caffè.” mi rivolgo al ragazzo in attesa delle ordinazioni.
Il ragazzo annuisce, si riprende i menù e si allontana di nuovo verso il bancone.
Guardo verso la porta. Nel mentre è arrivata una giovane coppia e un altro gruppo di liceali, ma di Xiaoyu ancora non c’è l’ombra.
“Che mi dicevi del robot che fa le pulizie?” rompe nuovo il silenzio Kamiya.
“Hm?” chiedo distratto.
“Il robot di Chaolan.” ripete Kamiya “Che aspetto aveva?”
Giusto! Ho solo fatto in tempo ad accennargli qualcosa prima della nostra disputa di stamattina.
“Hmm, immaginati una specie di C3PO di Star Wars.” spiego “Un po’ meno rifinito e senza la corazza dorata.”
Kamiya annuisce, ascoltando con interesse.
“Con delle specie di pinze come mani e come testa una specie di secchio rovesciato con occhi di vetro.” proseguo la mia descrizione.
“È anche in grado di parlare?” vuole sapere.
“No.” rispondo dopo averci riflettuto qualche secondo “O almeno, non credo. Ma in ogni caso era davvero incredibile.”
Torna il cameriere e ci lascia le bevande che abbiamo ordinato sul tavolo.
Proprio in quel momento la porta del locale si riapre ed ecco che vedo entrare la persona che meno di tutte oggi avrei voglia di incontrare.
“Cazz…” 
Cerco di spingermi contro il muro per essere meno visibile, dato che c’è un largo pilastro proprio al centro della sala che potrebbe coprirmi, ma non sono abbastanza veloce. Asuka fa in tempo a vedermi e sgrana gli occhi per la sorpresa.
“Ma che diavolo è questo schifo dietetico?” sento Kamiya lamentarsi rigirando fra le mani la sua lattina di coca “Perché mi ha portato una Diet-coke? Ne avevo chiesta una normale!”
Asuka distoglie lo sguardo da me e fa qualche passo verso il bancone, dove probabilmente ordina qualcosa parlando al cameriere che sta tornando in quel momento dopo essere stato al nostro tavolo.
“No!” mi lamento a bassa voce.
Sono riuscito ad evitarla per tutto il giorno. Non ho voglia di sentirla, non ho voglia di vederla. Spero con tutto me stesso che non si avvicini.
“Vado a farmela cambiare!” continua Kamiya parlando della sua bibita.
Si alza e fa per andare verso il bancone.
“No, cazzo! Aspetta!” cerco di richiamarlo.
Asuka si volta di nuovo, dà uno sguardo veloce a Kamiya che cammina attraverso la stanza e poi decide di alzarsi. Gli va incontro, vedo che si salutano e noto che Asuka gli dice qualche altra cosa. Lui alza le spalle e annuisce, ed ecco che Asuka decide finalmente di dirigersi verso di me. 
Ecco, lo sapevo che sarebbe andata a finire così!
Tutto colpa di Xiaoyu che non è capace di arrivare puntuale agli appuntamenti che lei stessa fissa!
“Hey! Come mai anche tu qui?” esordisce con un sorriso, come se non fosse mai successo niente. 
È incredibile. Una faccia tosta incredibile.
“Non ti avevo già detto di starmi alla larga?” ringhio evitando di doverla guardare.
“Sì, ma non credo di averti mai visto in questo locale e l’ho trovato strano!” continua genuinamente sorpresa, ignorando totalmente il mio cattivo umore “È per caso una strategia per… beh, insomma… per evitare di ritornare subito a casa?”
Continuo a non rispondere, lei sospira.
“Non credo che dovresti fare così. Dovresti parlare con zia Jun! Ero con lei poco fa e sembrava piuttosto dispiaciuta. Sono sicura che anche lei ci sta male per il vostro litigio!”
Mi viene quasi da ridere. Mi copro gli occhi con una mano sulla fronte.
Ha veramente una bella faccia da culo per osare a farmi questo discorso.
“O forse… stai cercando di evitare me?”
Su questo non è del tutto fuori strada. La eviterei volentieri se solo ci riuscissi.
Il solo suono della sua voce mi dà sui nervi.
“Asuka, non ne ho voglia veramente.” sussurro “Ti consiglio di lasciarmi in pace, una volta per tutte.” 
Lei rimane in silenzio per un po’. Nel mentre vedo Kamiya, che si è fatto cambiare la bevanda, che guarda la scena da lontano con curiosità.
Idiota di un Kamiya! Asuka deve avergli chiesto di lasciarci soli per un po’.
“Cosa devo fare per farmi perdonare?” insiste.
“Non puoi.” sbotto sgarbato.
Lei sospira e annuisce, il sorriso le svanisce dalle labbra.
“Sì, d’accordo, ho capito. Non sei ancora pronto a perdonarmi.”
Alzo gli occhi al soffitto. Non si è ancora rassegnata.
Forse dovrei veramente evitare di rientrare a casa stasera, se questo dovesse l’unico modo di non doverla rincontrare un’altra volta. Perché sono certo che tenterà un approccio ancora una volta.
Mi fa un cenno di saluto e finalmente gira i tacchi e si allontana, andando in direzione del bancone.
Sospiro per l’ennesima volta.
Quanta pazienza ci vuole ad essere me!
Kamiya torna al nostro tavolo, con la bibita adeguatamente zuccherata, e si risiede al suo posto.
“Tu sei uno stronzo!” gli rinfaccio puntandogli un dito contro.
“Che c’è?” risponde lui con una risatina, facendo finta di niente “Solo perché ho lasciato che avessi un dialogo privato con tua cugina?”
Arriva finalmente il cameriere che gli porta il suo super hamburger finalmente pronto.
“Ah, ottimo!” commenta Kamiya guardando il doppio strato di carne grondante di formaggio.
Non volendo assistere allo spettacolo di Kamiya nell’atto di divorare quel panino, che per la cronaca ha un ottimo aspetto e mi sta facendo ricordare quanto poco abbia mangiato io a pranzo, torno a guardare verso il bancone, con l’intenzione di provare ad incenerire Asuka con lo sguardo. Magari ho sviluppato dei super-poteri senza accorgermene. 
Mi accorgo però di non vederla più.
Aggrotto le sopracciglia.
Dove cavolo è finita? Se n’è andata?
Faccio scorrere velocemente lo sguardo in lungo e in largo per il locale. Non sembra essere da nessuna parte.
Se ne sarà andata davvero?
Guardo verso la porta del locale ed ecco in quel momento che Xiaoyu fa la sua entrata.
“Oh, alla buon ora!” commento.
Scende le scale e si guarda intorno distrattamente, ma sembra non notarci subito. Poi viene distratta dal ragazzo del locale che la saluta calorosamente. Lei si avvicina al bancone e inizia a conversare amichevolmente con il cameriere e lo strano biker dai capelli assurdi.
“Non è possibile.” commento scoraggiato guardando l’orologio “Di questo passo ci vorrà tutta la notte.”
“Oh, è arrivata?” chiede Kamiya voltandosi per cercarla con lo sguardo.
Xiaoyu continua a chiacchierare con quei due, poi le viene preparato un bicchiere di quello che sembra un succo o una spremuta. A quel punto torna a guardarsi intorno facendo scorrere lo sguardo fra i vari tavoli. Le faccio un piccolo cenno con la mano e finalmente mi vede. 
Saluta i suoi interlocutori con un sorriso e, col suo bicchiere tra le mani, viene finalmente verso di noi.
“Hai idea di che ore siano?” le chiedo non appena ci raggiunge.
Si guarda intorno e incrocia lo sguardo di Kamiya, che la saluta con un goffo cenno della mano. Lei sorride, appoggia la sua bevanda sul tavolo e prende posto accanto a me.
“Sì, so di essere un po’ in ritardo. Sono dovuta passare a casa perché non avevo considerato una cosa.” risponde
“E sarebbe?” chiedo diffidente.
“Il mio abbigliamento.” risponde bevendo un sorso della sua bevanda “Ci potrebbe essere bisogno di combattere e non hai idea di quanto scomodo sia doverlo fare con la divisa scolastica.”
In effetti si è cambiata con abiti più comodi.
“Abbiamo già stabilito che non ci sarà bisogno di combattere.” dico mentre lei mi si siede accanto “Risolveremo tutto in altri modi.”
“Ho detto che potrebbe esserci il bisogno.” ribatte “La prudenza non è mai troppa.”
Decido di lasciar cadere il discorso e intanto lei si volta a guardare Kamiya.
“Ehm…  e il tuo amico sarebbe?” chiede abbozzando un sorrisetto confuso.
“Un impiccione.” borbotto a braccia conserte “Ecco cos’è.”
Kamiya ignora il mio commento e le rivolge il suo sorriso migliore.
“Piacere di conoscerti! Sono Shin Kamiya e sono disposto a darti una mano in questa delicata operazione.” dice, poi fa una pausa e mi indica con un cenno del capo “Sono in classe con lui.”
“Ah capisco!” risponde Xiaoyu un po’ confusa. 
Poi mi guarda con un sorrisetto sarcastico. 
“A quanto pare sei più chiacchierone di quanto avessi immaginato, eh?”
Ovviamente dovevo passare io dalla parte del torto.
“Non è colpa mia! Ci ha origliati mentre parlavamo stamattina alla pausa pranzo.” mi affretto a farle sapere.
Kamiya ridacchia.
“È semplicemente che ultimamente non è molto puntuale con i suoi doveri scolastici!” spiega “E volevo capire cosa ci fosse sotto. Cosa fosse a portargli via tutto questo tempo.”
“Oh capisco.” annuisce Xiaoyu “E quindi ti ha spiegato tutto.”
“Sì, beh… se c’è una cosa che ho imparato su di lui in tutti questi anni, è che è pessimo a inventare bugie.” spiega Kamiya “Era costretto a dirmi la verità.”
“Vi ricordo che io sono presente.” li interrompo. 
“Perché vorresti venire?” cambia allora discorso Xiaoyu, rivolgendosi a Kamiya.
“Perché mi sembra interessante.” risponde come se niente fosse “E non ho mai visto un panda domestico.”
Xiaoyu lo guarda pensierosa per qualche secondo.
“Anche se sembra un perfetto idiota, non credo che creerà problemi.” intervengo a bassa voce guardando Xiaoyu “E avresti un numero in più dalla tua parte.”
“Già.” ragiona lei a voce alta “Va bene, allora verrai anche tu.”
Si guarda l’orologio.
“Allora, facciamo così. Alle venti ci presentiamo lì da Ishikawa e…”
“Ishikawa?!” interviene una voce alle mie spalle “Che ha fatto stavolta quell’idiota?”
Spalanco la bocca e mi volto di scatto. Non posso crederci! Non voglio crederci!
“Vengo anche io!”
Non ci posso credere! Ecco dove cavolo era finita! Si era nascosta nel tavolo dietro di noi, completamente coperta dallo schienale dei divanetti.
“Asuka, che diavolo stai facendo?!” chiedo vicino a una crisi di nervi.
Oggi ne ho abbastanza della gente che origlia! Soprattutto se si parla di Asuka.
Lei mi sorride, prende il suo bicchiere con quell’inconfondibile milkshake rosa e viene a sedersi al nostro tavolo, prendendo posto accanto a Kamiya.
“Asuka-san!” esclama Xiaoyu irrigidendosi “Stavi… ascoltando?”
“Premetto che mi dispiace un sacco, e normalmente non avrei mai fatto qualcosa del genere. Io ero venuta qui solo per prendere il mio milkshake preferito. Ne avevo proprio bisogno dopo la giornataccia che ho passato e poi ho visto che c’era anche lui!” fa un cenno verso di me “Andiamo! Jin che viene al Dragon! Dai, è davvero qualcosa di troppo insolito! Ho capito subito che c’era qualcosa di strano sotto e volevo capire che cosa fosse.” 
“Io non ci voglio credere! Questo è stalking! Ti rendi conto di quanto sei pazza?!” esplodo.
Xiaoyu e Kamiya mi guardano stupefatti.
Asuka mi ignora e guarda Xiaoyu.
“Cosa è successo?” riprende “Ho capito bene? Quello scarafaggio di Ishikawa ha fatto qualcosa al tuo panda?”
“Asuka, non ignorarmi! Vattene subito di qui!” le ordino. 
Xiaoyu guarda prima me, poi Asuka, dopodiché annuisce.
“Sì.” risponde, seppure con uno sguardo un po’ confuso.
Non avendo ormai molte alternative, le riassume brevemente la storia.
“Xiaoyu, alzati! Fammi passare che la faccio andare via, a costo di trascinarla fuori!”
Purtroppo dalla mia posizione sono bloccato contro il muro e posso fare ben poco. Non ho intenzione di scavalcare il tavolo, ma dovendo arrivare a mali estremi, non credo che mi fermerei.
Xiaoyu mi guarda con aria severa.
“Hey, vedi di calmarti un po’!” mi apostrofa “Adesso ne parliamo e cerchiamo una soluzione tutti assieme.”
Certo, ovviamente ci passo io per essere matto da legare.
Asuka beve un po’ del suo milkshake dalla cannuccia e mi guarda con un mezzo sorriso.
“Stai attirando l’attenzione di tutti!” aggiunge con una smorfia beffarda.
È insopportabile quando fa così! 
“Vorrei dare una mano anche io.” continua spostando l’attenzione su Xiaoyu.
“No. Se c’è lei, io sono fuori.” dichiaro.
Xiaoyu mi guarda incerta, poi si volta da Asuka.
“Ma che diavolo è successo fra voi due?” borbotta confusa.
Io e Asuka ci scambiamo un’occhiata, ma nessuno dei due risponde.
Ha almeno avuto il buon senso di risparmiarsi la patetica scenata di scuse e piagnisteo davanti agli altri.
“Una persona in più a fare numero potrebbe solo fare comodo.” nota a voce alta Kamiya guardandomi.
Ancora una volta parla a sproposito e non ha capito un accidenti.
“Si vede che non la conosci abbastanza.” rispondo acido “Una persona come lei in questa situazione è l’ultima cosa che ci serve se vogliamo evitare che succedano casini.”
Asuka storce il naso e ridacchia.
“Esagerato. Eppure pensi di conoscermi! Hai una visione completamente distorta di me!”
“Chi è che si è messa a fare a botte nel cortile della scuola l’altro giorno?! Per futili motivi, tra l’altro.”
“Chi è che è finito in punizione non molto tempo fa per aver fatto esattamente la stessa cosa sul tetto?” mi sfida lei.
“Sai benissimo che non era la stessa cosa e non dipendeva da me.” rispondo con un sibilo.
“Per favore, adesso calmatevi tutti e due!” interviene Xiaoyu.
Poi mi osserva in silenzio con espressione incerta. Sembra indecisa sul da farsi. 
Sbuffo e distolgo lo sguardo da tutti. 
“Asuka-san, per me non ci sarebbe alcun problema se ti unissi a noi.” continua poco dopo Xiaoyu “Sono anche io dell’avviso che più siamo, più possibilità abbiamo di riportare a casa Panda il prima possibile.”
La guardo di sbieco.
Sapevo sarebbe finita così.
“Il mio interesse principale è riprendermi Panda.” va avanti “Avrei fatto anche a meno di coinvolgere tutti voi, ma apprezzo il vostro sostegno. Ma se davvero volete darmi una mano, cosa di cui sono felice, per favore facciamo in modo di mettere da parte i rancori personali e concentriamoci sull’obiettivo.” fa una pausa, poi ci guarda un po’ a mo’ di rimprovero “Altrimenti vado da sola come avevo pensato di fare fin dall’inizio e voi potete stare qui a scannarvi come vi pare e piace!”
“Hai assolutamente ragione, Xiao-san.” risponde Asuka “Non è il caso di mettere in mezzo adesso le nostre dispute personali. Dobbiamo salvare Panda, e così faremo!”
Asuka mi guarda come se intendesse rimproverarmi.
Assurdo. Vuole forse farmi passare per il ragazzino immaturo che vuole rompere la serenità del gruppo di lavoro.
Sospiro.
Se riuscirò ad espatriare sarà possibilmente una delle ultime situazioni che dovrò affrontare al fianco di Asuka. Devo solo resistere un altro po’.
“Allora non perdiamo altro tempo.” sussurro stizzito evitando lo sguardo di tutti “Andiamo.” 





 
  
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