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Autore: _Sherazade_    28/08/2016    1 recensioni
La breve storia che segue è un esercizio tratto da un libro sulla scrittura creativa, la cui consegna era quella di osservare dal vivo un gruppo di persone e immaginare la scena: cosa stanno facendo, quali sono le loro interazioni, come interagiscono, che rapporto hanno instaurato tra di loro...
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Cinque ragazze si ritrovano per mangiare. Tra di esse c'è Elisa, una ragazza timida e insicura. Le sue "amiche" sono alle prese con una questione "grave" e "complessa", e la ragazza fatica ad avere voce nelle loro conversazioni. Si sente esclusa e un po' emarginata... ma è solo l'inizio.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pesce fuor d'acqua



Le cinque amiche entrarono nel locale ridendo sguaiatamente.
Dopo aver passato il pomeriggio insieme, avevano deciso di entrare nel primo bar per farsi un buon aperitivo.
Fresche di diploma, le ragazze si stavano godendo gli ultimi giorni di vacanza, prima di immergersi nel mondo universitario.
Karina, la leader del gruppetto, era una ragazza dai capelli biondi e mossi, non molto alta, con gli occhi di un verde brillante. Si capiva che fra le cinque, era lei a prendere le decisioni, si vedeva che era molto sicura di sé per come parlava, per come si muoveva e per come si poneva nei confronti delle sue amiche.
«... e poi gli ho detto che non poteva davvero credere che avrei accettato un così misero regalo. Ma ci pensate? Cioè... quello credeva davvero che mi sarei sciolta per un fottutissimo peluche. Era pure una cinesata da quattro soldi!» la povera Karina era disperata, da sempre al centro delle attenzioni dei più svariati ragazzi, anche se in pochi avevano suscitato il suo vero interesse.
«'Madò, che nervi! Certi ragazzi proprio non capiscono un cazzo! Cioè, per loro basta darti una cazzata che subito pensano di poterci entrare nelle mutande. Come se fossimo delle puttanelle in cerca di un cazzo qualunque.» disse Marika scuotendo la testa riccioluta. La ragazza aveva un fisico asciutto, che stonava incredibilmente con la capigliatura gonfia che faceva sembrare la sua testa ancora più enorme su quel corpo esile. La ragazza doveva essere la seconda nella lista gerarchica del gruppetto.
«Povera Karina, certo che capitano proprio tutte a te!» disse Alberta, con una leggera nota di ironia. «Filippo doveva capirlo che non avrebbe mai potuto conquistarti con un semplice regalino. Poteva almeno regalarti un bracciale, o una collanina. Ci sono tante gioiellerie carine in città... poteva impegnarsi di più!» Parlò così mossa dall'invidia, o forse mossa dalla profonda conoscenza del carattere superficiale dell'amica, che si permise di fare un tale commento. A un occhio esterno, dato anche il tono usato, era chiara l'ironia nella rimostranza, ma le sue amiche, forse perché concentrate nel dare supporto emotivo all'amica scossa, non colsero la sottile critica di Alberta.
Con un bel caschetto nero, abiti che delineavano le curve generose e il trucco vistoso, Alberta era l'unica a spiccare nel gruppo, oltre a Karina, ovviamente.
«Consolati, Karina, almeno hai qualcuno che ti pensa, anche se è evidente che non è all'altezza.» lo sguardo di Nives si posò sulla gentile scollatura dell'amica. «Ci son tanti ragazzi in giro, e ragazze, di sicuro, un giorno, troverai qualcuno che ti meriti, che capisca che tu meriti di più di qualche schifezzuola comprata a una bancarella del mercato o in un negozietto per squattrinati.» Le parole di Nives verso la capo gruppo erano un misto fra una sviolinata di prim'ordine e un patetico tentativo di abbordaggio. Dallo sguardo della bella bionda, si capiva che tali attenzioni non erano gradite, ma tollerava comunque quelle attenzioni eccessive.
Vestita di colori sgargianti, come se avesse spremuto degli evidenziatori e vi avesse buttato sopra gli abiti, Nives era certamente la più eccentrica della compagnia. A rimarcare la sua "unicità", i capelli parzialmente rasati, li aveva fatti tingere con più colori: aveva un arcobaleno vero e proprio.
Restava infine quella che si poteva definire un "pesce fuor d'acqua". La classica ragazza un po' insicura che veste abiti di qualche taglia più grande per mascherare i chili di troppo e per nascondere anche le proprie incertezze. Era evidente che non apprezzava i commenti che le amiche stavano facendo su quel ragazzo che si era dichiarato alla persona che gli piaceva. Karina non era tenuta a contraccambiare i suoi sentimenti, ma schernirlo così duramente come aveva fatto, rifiutandolo davanti a tutti e umiliandolo, non era un comportamento corretto secondo lei. «Però... lui ha comunque ha cercato di dichiararsi. Potevi rifiutarlo senza farlo sentire una merda, mica è colpa sua se a te non piace.» Le altre quattro la squadrarono da capo a piedi, ed Elisa si strinse con le spalle, come se avesse voluto sparire.
La frangia scura le ricoprì gli occhi lucidi, mentre le sue amiche la stavano additando come sciocca.
«Cara Elisa, lo so che agli occhi di una come te, che non ha mai avuto un ragazzo e che è sempre stata ignorata, anche le attenzioni del più misero dei ragazzi potrebbero sembrare una cosa carina... ma io sono diversa. Non vuoi forse che la tua cara amica Karina abbia il meglio dalla vita?» le chiese la bionda squadrandola.
«Ma certo!» balbettò lei. «Scusami, non ho pensato a questo.» si scusò la moretta, intimidita dagli sguardi torvi delle altre ragazze.
A volte, Elisa si chiedeva cosa ci facesse in mezzo a quelle ragazze cattive e superficiali. La sua fortuna-sfortuna, era stata quella di aver, involontariamente, aiutato Karina in prima superiore, quando delle ragazze di quinta l'avevano presa di mira. Nonostante la sua timidezza, vedere delle ragazze grandi e grosse prendersela con una ragazza indifesa, aveva scatenato in lei la voglia di reagire.
Da allora Karina l'aveva presa in simpatia, anche se a volte, Elisa pensava che la bionda l'avesse presa più come porta-borse e come aiutante che per reale simpatia.
La ragazza ascoltò con distaccò le soliti stupidaggini che le sue “amiche” stavano dicendo, aspettando con ansia che anche quella giornata finisse.




 
L'angolo di Shera♥


Salve a tutti ed eccomi di nuovo qui, tornata unicamente per ammorbarvi con i miei scritti XD.
Scherzi a parte, prima ancora dell'ultima stangata, in fatto di contest e critiche, avevo già in mente di comprare dei libri che mi aiutassero a migliorarmi come aspirante scrittrice, e per questo sono giunti in soccorso i miei suoceri, che mi hanno regalato un bel buono da spendere alla Feltrinelli.
Una prepagata da sfruttare a mio piacimento, cosa che ho fatto con gran piacere.
Tra i miei acquisti vi voglio segnalare: Elementi di stile della scrittura di William jr Strunk, e Esercizi di scrittura narrativa di Josip Novakovich; grazie ad entrambi credo di aver capito alcuni degli errori che ho spesso commesso. Spero, pian piano, di riuscire a migliorarmi.
Ed è grazie all'ultimo dei libri da me citati, se ho ora lo spunto per un centinaio di storie.
Sì, avete capito bene. Si tratterà perlopiù di one shot, dai temi più disparati.
In questo caso dovevo osservare un gruppo di persone - al bar, in un negozio, al parco ecc. - e descrivere la scena di una storia, facendo interagire i personaggi, provando a immaginare cosa potessero dirsi, o importando eventi da altre situazioni. Dovevo riuscire a sentirle parlare, le persone che mi hanno dato lo spunto, o trovare un modo di fare che si addicesse ad almeno una di loro.
Riuscire a tirar fuori qualcosa da poco, questo era l'obiettivo, il limite era di una pagina, almeno. Io l'ho rispettato e ammetto che mi stava venendo voglia di continuare ancora, di approfondire la storia dietro ad Elisa e alle sue compagne, e di vedere come la cosa si sarebbe evoluta.

Lo spunto l'ho avuto mercoledì sera, andando a cena col mio ragazzo. Eravamo seduti al tavolo e un gruppetto di ragazzine, fra i sedici e i diciott'anni, ci è passato accanto. Non sono riuscita a captare moltissimo, ma la parlata è quella... non parlo di argomenti superficiali, ma il modo di porsi: un po' sboccato, volgarotto, ho il mondo mano, nessuno mi capisce, tutte le sfighe del mondo si sono accalcate su di me ecc.
Non vuole essere una critica, tutti ci siamo passati (e anche alcuni dei miei coetanei vivono ancora questa situazione), quindi non prendetela come un rimprovero o un modo per schernire, ma solo l'occhio di chi vede da fuori e prova a dargli voce, magari esagerando anche un po'... ma non così tanto.

Detto questo, la storia vuole anche essere un esperimento. Arriveranno altre storie, più o meno complesse, devo solo capire se posso fare una raccolta o meno (di sicuro con il prossimo - dato che avrà a che fare coi ricordi d'infanzia - potrei sfruttare questa storia, e farne una raccolta).
Alcuni degli esercizi del primo capitolo sono parecchio intriganti: due hanno a che fare coi sogni (e io faccio molti sogni strani), uno ha a che fare con le rivisitazioni di storie bibliche (pensavo di trattare di Giuda, ma sono aperta anche a consigli), e uno con un personaggio storico di cui dovrò parlare di un fatto realmente accaduto, e poi inventare una storia partendo da ciò che si sa di lui o lei. La scelta è ardua: io ero partita da Maria Antonietta, il mio fidanzato mi ha suggerito Ivan il terribile, mio padre Rasputin e mio fratello Federico II. In realtà sono volati anche altri nomi, ma questi sono quelli che mi ispirano di più.
Farò un sacchetto coi nomi, e chi estrarrò verrà studiato e affrontato, ma... se voleste suggerire un nome, sarò ben lieta di accogliere le vostre proposte e di aggiungerle al sacchetto ^^

Che pappardella che vi ho scritto!
Per oggi la chiudo qui, ho due storie su taccuino che devo trascrivere ancora, e ogni volta succede qualcosa che me lo impedisce XD.
Mannaggia!!!
Ora stacco davvero, grazie per avermi letta e a presto

Shera♥
  
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