Una vita quasi perfetta
Ciao a tutti!
La storia è già stata pubblicata, ma per mancanza di recensioni ho deciso di cancellarla e corregerla.
Spero che questa volta abbia maggior sucesso.
In ogni modo, ho deciso che se la storia non raggiungerà almeno tre recensioni la ri-cancellero.
Detto questo, ringrazio tutti coloro che la leggeranno e magari recensiranno.
Grazie in anticipo!
Ashley
Una
vita quasi perfetta
Vengo svegliata da delle piccole manine che dolcemente
mi accarezzano il viso e mi scuotono.
“Dai mami
svegliati, ho fame!” lentamente apro gli occhi e vengo subito accecata dal
sole. Dalle mie labbra esce un mugolio infastidito che viene presto coperto da
un sonoro sbuffo. Richiudo gli occhi e mi copro il viso con un braccio.
“Dai mami
alzati, non fare la pigrona!” il tono scocciato di mia figlia mi costringe ad
aprire gli occhi e ad alzarmi. Una volta messo a fuoco ciò che mi circonda mi
ritrovo davanti due meravigliosi occhi verde smeraldo, che amo tanto.
“Finalmente ti
sei svegliata!” esclama la mia principessa dandomi un tenero bacio sulla
guancia. L'abbraccio stratta coccolandomela un po'.
Poco dopo sentiamo il suo pancino brontolare per la
fame. Ci guardiamo in faccia per poi scoppiare a ridere in contemporanea. Noto
le sue guance diventare rosse come due pomodori maturi e m’intenerisco
riempiendola di baci su tutta la faccia.
“Amore mio, che
ne dici di andare a fare colazione?” le chiedo. Annuisce facendo scuotere i
suoi meravigliosi e indomabili boccoli color biondo rame, proprio come quelli
del suo papà.
Immediatamente mi rattristo pensando a lui, ma il
splendido sorriso birichino che si forma sul faccino di ma figlia mi fa subito
scacciare quel brutto pensiero, facendomi così ritornare il buon umore. Insieme
ci alziamo dal letto e andiamo in cucina a preparare la colazione.
Dopo una lunga
discussione optiamo per dei pancake con dello sciroppo al cioccolato, dolce che
adoriamo entrambe.
Un'ora e mezzo
dopo siamo in macchina dirette a casa di mio fratello Emmett. Come al solito,
il viaggio lo passiamo a cantare a squarciagola le canzoni della Disney.
Una volta
arrivate in giardino vediamo Emmett aprire la porta d'ingresso con suo figlio
Kevin in braccio, entrambi con lo stesso sorriso furbo, famigliare e dolce. Kevin si dimena per farsi poggiare a terra e una volta
stabilizzatosi in piedi mi corre
incontro, mentre lo stesso fa Elionour con lo zio Orso (nomignolo che ha scelto
lei stessa per l’enorme stazza dello zio). Prendo Kevin tra le braccia e me lo
spupazzo tutto, anche perché le volte che si fa coccolare da qualcuno che non
siano i suoi genitori o i nonni sono più uniche che rare.
“Come stai
tesoro?” chiedo al piccolo ometto che ho in braccio.
“Bene” risponde
semplicemente scendendo dalle mie braccia, probabilmente già stufo delle mie
attenzioni. Kevin ha solo 2 anni ma è molto intelligente per la
sua età, tanto da parlare perfettamente, senza balbuzie o errori.
Caratterialmente assomiglia molto a sua madre, freddo e schivo con gli estranei
ma molto dolce con chi gli sta a cuore, ma non tanto da farsi coccolare per più
di due minuti di fila. Fisicamente invece assomiglia a Emmett: grande,
castano e con occhi azzurro cielo. È il bambino più invidiato dell’asilo, sia
per la bellezza, che per la bontà che lo caratterizza. Vado incontro a mio fratello, che ha ancora Elionour
in braccio. Sentendo i miei passi che si avvicinano si voltano entrambi sorridendomi.
Emmett poggia a terra la bambina e mi abbraccia forte,
stritolandomi quasi.
La nostra ancora.
Questo è diventato da quando siamo rimaste sole.
“Come stai
Bellina? Ti vedo in forma!” mi dice una volta sciolto l'abbraccio.
“Smettila di
prendermi in giro, lo sappiamo entrambi che non è vero, sono troppo magra e
stressata, per non parlare delle occhiaie violacee che fanno invidia a un
morto! Nonostante ciò, non posso
lamentarmi, grazie” gli rispondo per poi dirigermi in casa alla ricerca di mia
cognata. La trovo in cucina intenta a cucinare il pranzo.
“Ehi, Rose!” la
chiamo facendola sobbalzare dallo spavento. Si volta portandosi una mano al
petto. “Vuoi per caso uccidermi?! Guarda che non ho più 16 anni!” mi sgrida
scherzosamente, io di risposta le scoppio a ridere in faccia, seguita poco dopo
da lei. Una volta calmate ci abbracciamo forte.
“Allora, ti è mancata la tua cognatina preferita?” le
chiedo mentre siamo ancora strette nel nostro abbraccio.
“Molto, sarà un
mese che non ci vediamo, se non di più.” annuisco piano mentre sciolgo
l’abbraccio.
“Allora, cosa
hai cucinato per pranzo?” scuote la testa sorridendo
“Voi Swan siete tutti uguali, pensate
sempre al cibo!” sto per risponderle quando un vocione ci interrompe.
“Cibo? Qualcuno
ha parlato di cibo? A proposito Rosellina mia, cosa pranziamo?” come a voler
confermare la sua teoria Rose mi sorride.
“Scoprirete
tutto a tempo debito”. La sua risposta spiazza entrambi. Guardo Emm e scrollo
le spalle come a volergli dire di lasciar perdere, ma lui ovviamente, idiota
com’è, non capisce il messaggio e mettendo su il broncio si avvicina alla
moglie. Esco dalla cucina per evitare di dover ascoltare uno dei loro soliti
battibecchi. In soggiorno trovo Ellie e Kevin che giocano alle bambole, ovvero
Ellie ha vestito Kevin da bambola e lo ha messo nel passeggino.
Vedendo quella
scena scoppio a ridere e corro a prendere il cellulare per immortalare quel
momento così dolce. Penso sia la cosa più tenera che abbia mai visto.
Rose e Em
attirati dalle mie risa corrono a vedere cosa sta succedendo e una volta vista
la scena si uniscono alle mie risa. Ellie e Kevin continuano a giocare
incuranti delle nostre risa, anche se a dir la verità, a Kevin non sembra
affatto piacere il loro gioco.
Decido così di aiutarlo interrompendoli.
“Ehi, che ne
dite di guardare un po' di tv?” Kevin annuisce subito, probabilmente felice di
non dover più fare da bambola. Velocemente si alza dal passeggino, si toglie il
vestitino rosa e si siede sul divano. Ellie lo guarda storto, ma decide di
lasciar perdere e di prendere posto vicino a lui sul divano. Prendo il
telecomando e mi siedo vicino a loro accendendo la TV.
Guardiamo i cartoni per più di mezz'ora prima che Rose
ci annunci che è pronto il pranzo. Chiudo la tv e assieme ai bambini mi dirigo
in sala da pranzo dove troviamo tutto già pronto. Ci sediamo e iniziamo a
pranzare chiacchierando, ridendo e scherzando.
Era da tanto che nessuno cucinava per noi, solitamente
andavamo a pranzo dai nonni ma ultimamente i pranzi in famiglia si sono ridotti
parecchio.
Una gomitata nello stomaco mi fa rimanere senza fiato.
Mi volto verso mio fratello e lo fulmino con lo sguardo.
“Inutile che mi
guardi così Bella, sappiamo entrambi a cosa stavi pensando, quindi ho deciso di
distrarti un po’, facendoti concentrare su altro” continuo a guardarlo male, ma
alla fine decido di lasciar perdere dandogli ragione.
Finito il pranzo, sparecchiamo tutto e ci sediamo sul
divano tutti assieme.
“Che ne dite di
andare al parco? Giusto per smaltire il pranzo” propone Rose smorzando il
silenzio che si era creato nella stanza.
“La trovo
un'idea splendida!” le rispondo mentre mi volto verso mi fratello che vedo
annuire.
Il parco in autunno è splendido, ci sono foglie di
mille colori diversi che volano dappertutto donando al parco un aspetto magico.
Ellie e Kevin giocano a rincorrersi tra le varie giostre del parco e le loro
risate sono una delle cose più gioiose che abbia mai sentito, peccato solo che
lui non sia qui per assistere a tutto questo. Emm,
immaginando i miei pensieri mi si avvicina e mi appoggia un braccio sulle spalle
per poi stringermi forte al suo petto. “Vedrai che tornerà presto! Non
preoccuparti piccola!” mi lascia un dolce bacio sul capo e continua a
stringermi. Tra me e lui è così da sempre. Entrambi riusciamo a
percepire lo stato d’animo dell’altro e riusciamo sempre a confortarci, in un
modo o nell’altro. Due tornadi in miniatura ci corrono incontro e si buttano
su di noi pregandoci di giocare con loro, così, la seguente ora la passiamo a
correre da una parte all’altra del parco, proprio come dei bambini. Quanto vediamo il tramonto sedersi sul sole
spingendolo giù, lasciando spazio al buio, decidiamo che è il caso di tornare a
casa. Ci salutiamo abbracciandoci, per prendere poi ognuno la propria strada
verso il proprio posto sicuro: la propria casa.
A casa decido che per cena avremmo ordinato la pizza,
infondo sia io che Ellie l'adoriamo e visto che è da molto che non la mangiamo
penso sia un'ottima idea. Subito chiamo la pizzeria dove mi comunicano che
sarebbero arrivati in meno di mezz'ora. Nel frattempo
porto Ellie a fare il bagno nella vasca. Come al solito fa i capricci ma riesco
a convincerla minacciandola di non farle mangiare la pizza. Appena entrata in
acqua, dopo una lunga lotta, suonano alla porta. Guardo l'ora sul cellulare e noto che la pizza è in
anticipo. Lascio Ellie in vasca da bagno, facendole però promettere che non
sarebbe uscita, e vado ad aprire la porta. Guardo l'ora sul cellulare e noto che la pizza è in
anticipo. Lascio Ellie in vasca da bagno, facendole però promettere che non
sarebbe uscita, e vado ad aprire la porta. Stupita guardo la persona che mi sta davanti, ovvero
Mark, il postino. Preoccupata gli chiedo subito:
“Buonasera Mark
cosa ci fa qui a quest'ora? Le serve aiuto?” scuote subito la testa
sorridendomi rassicurante.
“No signora
Cullen, sono passato in tarda mattinata per consegnarle una lettera, ma visto
che non c'era ho pensato di portargliela ora. Visto che è da parte di suo
marito pensavo le facesse piacere averla il prima possibile.” A quelle parole
mi sento mancare.
“Mi…mi è arrivata
una sua lettera?” balbetto ancora sotto shock.
“Si, signora” mi risponde porgendomi la
lettera subito dopo.
“Ora me ne
vado. Buona serata signora Cullen” mi augura lasciandomi sull'uscio di casa
ancora paralizzata. Deglutisco a vuoto e rientro in casa.
Poggio la lettera sul mobile d'entrata e corro da
Ellie, che per fortuna, trovo ancora intenta a giocare nell'acqua. Mi avvicino
a lei e le lascio una carezza sul capo.
“Tesoro che ne
dici di uscire? Tra un po' arriva la pizza!” le dico, mentre lei ubbidiente
esce dall'acqua asciugandosi.
Proprio mentre ha finito di vestirsi suonano alla
porta. Scendiamo assieme e mentre io vado a aprire la porta lei apparecchia il
tavolino del soggiorno.
È sempre stata una nostra abitudine mangiare la pizza
sul divano e non ho certo intenzione di cambiarla. Molti dicono che non è educato,
ma non m’importa, infondo non potrà mai farle del male un’ eccezione alla
regola ogni tanto. Mangiamo la pizza guardando Rapunzel e ridendo delle
battute un po' sceme. Subito dopo
cena metto Ellie a dormire nel lettone. Non dorme sempre con me, ma in alcuni
giorni ho proprio bisogno di averla accanto a me e oggi, è uno di quei giorni.
Me la coccolo tutta fino a quando non si addormenta, e solo allora mi alzo e mi
dirigo verso il salotto dove mi siedo sul divano, non prima di aver preso la
lettera. La apro cercando di farmi coraggio, in fondo se mi ha
scritto significa che sta bene. Il mio cuore accelera i battiti quando vedo la sua
calligrafia ordinata, tanto da darmi la sensazione che mi stia per uscire dal
petto.Cercando di scacciare le lacrime inizio a leggere.
Mia cara
Bella,
In questo
momento sono in Iraq, ma non spaventarti, perché sto bene. Lo so che dovrei
essere in Afghanistan ma qui avevano bisogno di noi, quindi ci hanno
trasferiti. Volevo solo farti sapere che sto bene, sperando di alleviare in
parte la tua angoscia e il tuo dolore per la mia mancanza. Volevo pure ringraziarti
per la bellissima foto di te e Ellie, sappi che la porto sempre con me. So che
è stupido, ma ho come la sensazione che così facendo possiate sentirmi accanto
a voi e che possiate proteggermi dal male che mi circonda.
In ogni caso
volevo dirti che vi amo e che presto tornerò a casa per potervi finalmente
riavere tra le mie braccia, ma fino ad allora ricordatevi di ciò che vi ho
detto prima della mia partenza. Guardate le stelle e la luna e ricordate che saremo
sempre sotto lo stesso cielo. Io lo faccio ogni giorno prima di andare a letto.
Guardo la luna e penso a voi.
Vi amo vite
mie e presto sarò da voi.
Sempre vostro,
Edward
P.S. Abbraccia
forte la mia principessa e ricordale che le voglio un mondo di bene.
Le lacrime
scorrono libere sulle mie guance e non riesco a fermarle. Sono da mesi che non
piango più, ma le sue lettere sono così sincere e piene d’amore che sono
riuscite a far cadere la maschera di serenità che indossavo da oramai mesi.
Ogni giorno devo convivere con l’idea che lui possa non tornare e ciò mi uccide
lentamente e non posso fare nient’altro che aspettare e pregare. Una volta che
le lacrime hanno smesso di scendere dai miei occhi me ne torno a letto dove
trovo Ellie tutta rannicchiata che dorme serena. Mi distendo e l’abbraccio forte
fino a quando Morfeo non mi accoglie tra le sue braccia.
Il suono
fastidioso della sveglia mi avverte che sono già le 6.30 e che è ora di
alzarsi. Mi avvicino a Ellie e la sveglio riempiendole il viso di baci, ma come
al solito non vuole saperne di alzarsi. “Dai tesoro, sono le 6.30 e se non vuoi
arrivare tardi a scuola è il caso che tu ti alzi” la osservo attentamente ma
sembra non abbia la minima voglia di fare ciò che le dico. “Non costringermi a
usare l’arma segreta!” l’avverto severa e come da copione non si muove, ma il
sorriso birichino che le spunta sulle labbra mi da la prova del fatto che sia
sveglia. Lentamente mi avvicino a lei sussurrandole “ E va bene, sappi che mi hai costretta tu!”
Mi scaglio su di lei e le faccio il solletico mentre lei scoppia a ridere e a
dimenarsi. Succede spesso che finga di non sentirmi solo per farsi fare il
solletico, ovvero la così detta “arma segreta”. A dire il vero era un metodo
che Edward usava con me, ma dopo la nascita di nostra figlia io non ho più potuto
fare la pigra, ma è arrivata Ellie che mi ha sostituita più che bene. Quindi
abbiamo deciso di usare lo stesso metodo pure con lei e devo dire che le piace
parecchio essere svegliata in questo modo. In fondo una risata di prima mattina
migliora la giornata.
“Allora che ne
dici di alzarti ora? Anche perché tra un po’ dobbiamo uscire!” annuisce
lasciandomi un bacio sulla guancia per poi allontanarsi, sarà sicuramente
andata a cambiarsi. Decido di imitarla e mi alzo, faccio una doccia veloce;
giusto per rilassarmi un po’, mi vesto e vado a preparare la colazione. Cucino dei pancake e vi aggiungo del
cioccolato. Ellie entra in cucina con il
suo zainetto nel esatto momento in cui poggio i pancake sul tavolo. Appena li
vede vi si fionda sopra mangiandone tre. Mi stupisco spesso del fatto che
mangia tantissimo, poi ricordo che Edward e io siamo pure peggio.
Partiamo da
casa che ovviamente siamo in ritardo e sono costretta a superare tutti i limiti
di velocità, cosa, che da figlia dello sceriffo non sono abituata a fare e se
mai capitasse mi riconoscevano facendomela passare liscia, ma non siamo a
Forks, bensì a New York e se mi fermano non sarà il mio cognome a salvarmi
dalla multa. Arriviamo davanti alla scuola, di Ellie che sono le 7.45. L’accompagno
davanti alla scuola facendomi promettere che avrebbe fatto la brava, poi corro
verso la mia di scuola. Da 5 anni insegno letteratura inglese al liceo. Prima
insegnavo al collage, ma c’era troppo lavoro per poter crescere pure una
bambina, quindi una volta scoperta la gravidanza ho lasciato il lavoro, per
poterlo riprendere una volta nata la bambina, ma al liceo.
Fuori da scuola
incontro Esme; mia suocera, che dolcemente mi abbraccia.
“Ciao tesoro,
come stai?” mi chiede una volta sciolto l’abbraccio. “Bene…sai, ieri sera mi è
arrivata una lettera di Edward in cui mi ha scritto che sta bene e che presto
sarà a casa.” Le comunico tutto d’un fiato non avendo in coraggio di guardarla
in faccia. Se c’era una persona che sentiva la sua mancanza tanto quanto me,
quella persona era Esme.
Facendomi
coraggio alzo lo sguardo puntandolo nel suo in cui vi leggo dolore, ma allo
stesso tempo pure gioia, probabilmente causata dal fatto di avere notizie dal
figlio.
“Grazie Bella,
questo si che mi ha rallegrato la giornata” mi sorride dolcemente mentre
assieme entriamo a scuola. Esme lavora come infermiera nella stessa scuola in
cui insegno. A metà strada ci dividiamo salutandoci, non prima di averle
promesso che la sera Ellie e io saremmo andate a cena a casa sua.
Entro in classe
annunciando il mio arrivo con un sonoro
“Buongiorno
ragazzi!” il che fa sedere tutti gli alunni al proprio posto. Le ore scorrono
lentamente e il giorno sembra non finire mai, inoltre ho una strana sensazione,
come se qualcosa stesse per cambiare, ma non riesco a capire cosa.
Una volta
suonata l’ultima ora saluto i miei alunni e stanca esco da scuola con l’intento
di andare a casa per riposarmi un po’ prima di andare a prendere Ellie a
scuola.
Il parcheggio della scuola è pieno di studenti ma ciò che vedo mi fa
battere il cuore a mille.
Appoggiato alla
mia macchina c’è lui, che mi sorride dolcemente. Rimaniamo a fissarci per un
tempo interminabile quando improvvisamente lascio cadere le borse a terra e
corro da lui, più precisamente tra le sue braccia, che prontamente mi accolgono
e stringono a se.
Mi è mancato
immensamente. Poggio il naso sul suo collo e annuso il suo meraviglioso odore
di muschio fresco e lillà, leggermente coperto da quel orribile odore di morte
e dolore che impregna i suoi vestiti. Mi stacco da lui e noto che è ancora in
divisa (il che spiega quel terribile odore), segno che è appena arrivato. Gli
occhi mi si riempiono di lacrime e improvvisamente inizio a singhiozzare. Mi
abbraccia di nuovo e se possibile mi stringe a se ancora più forte di prima.
“Non piangere
amore mio, sono qui e non vado più via” mi sussurra dolcemente lasciandomi un
bacio sul capo. Dopo un po' smetto finalmente di singhiozzare e non posso fare
a meno di alzarmi sulle punte e baciarlo. Dio solo sa quanto lui mi sia mancato.
Edward mi sorride malizioso e mi chiedendomi:
“Che ne dici di smetterla di dare spettacolo?
Guarda cuore, ci stanno guardando tutti!” arrossisco e mi volto per guardarmi intorno
e noto che effettivamente ciò che ha detto è vero. Nascondo il volto nel petto
di Edward sperando che sotto di noi si apra una voragine pronta a risucchiarci,
ma ovviamente ciò non accade così vado a nascondermi in macchina facendo così
scoppiare l’iralità di Edward. Ridendo va a raccogliere le mie borse di cui mi
ero completamente scordata.
Una volta
salito in auto ci dirigiamo verso casa e solo allora mi ricordo di una
cosa:
“Ma tu, come ci sei arrivato a scuola?” gli
chiedo e lui mi guarda accigliato.
“Scherzi vero? Non ci vediamo da 4 anni la
prima cosa che mi chiedi è ‘come ci sei arrivato a scuola?’” scoppio a ridere
per come ha imitato la mia voce e gli do un leggero pugno sul braccio. “Guarda
che io non parlo così!!” lo rimprovero e metto su il broncio. Mi accarezza la
coscia con un braccio mentre con l’altro tiene il volante
“Smettila di
tenermi il broncio. E comunque mi ci ha portato Emmett” Sgrano gli occhi a quel
affermazione. “Mi stai
dicendo che Emmett sapeva del tuo arrivo e non mi ha detto nulla?! Brutto
traditore, appena lo vedo mi sente!!” Edward scuote il capo divertito.
“Gliel’ho
chiesto io di non dirtelo, altrimenti non sarebbe stata una sorpresa” annuisco
scocciata per il fatto che sono costretta ad ammettere che ha ragione.
“Bene, per questa volta gli è andata bene”
esclamo e lui tira un sospiro di sollievo.
“Eccoci
arrivati” esclama una volta parcheggiata la macchina nel vialetto per poi
continuare “A che ora finisce Ellie?” guardo l’orologio e gli rispondo.
“Finisce alle 15.30 il che significa che
abbiamo ancora un’ora prima di andare a prenderla. Abbiamo giusto il tempo per
pranzare e per farci una doccia veloce!”. Esco dalla macchina e entro in casa
seguita da lui. Si blocca all’entrata e allarmata gli chiedo subito “Cosa c’è
Edward ti senti poco bene?” scuote il capo negando “No, ma…dio quanto mi è
mancata questa casa. Mi è mancato tutto questo; il disordine, i giocattoli
ovunque, l’odore di casa, il senso di protezione che essa ti dona e infine, la
cosa più importante mi è mancata la vostra presenza; la tua cucina, le vostre
risate, mi sono mancati perfino i nostri litigi” vedo il suo sguardo perdersi
nei ricordi. Si volta verso di me e mi sorride.
“Vado a farmi
una doccia o ti serve aiuto in cucina?” mi chiede gentilmente. Poggio la borsa,
mi tolgo la giacca e dandogli una pacca sul sedere li rispondo “Vai, io faccio
da sola” e me ne vado in cucina. Accendo la Tv sincronizzandola su MTV e mi
metto a cucinare a ritmo di musica; decido di cucinare il piatto preferito di
Edward ovvero il pollo al cherry con della insalata di pollo come contorno.
Mezz’ora dopo stiamo mangiando, chiacchierando allegramente
del più e del meno. Lui mi racconta a grandi linee, ciò che è successo
in Afghanistan e poi in Iraq, ma solo quello che è successo al campo, evita di
parlare di tutto ciò che riguarda armi, morte e distruzione. Conoscendo il suo
astio nel parlare di guerra cambio discorso raccontandogli tutto quello che è
successo durante la sua assenza.
“Questa sera siamo
invitati a cena dai tuoi genitori, sono poche le volte in cui ho il tempo di
portare Ellie da loro” gli comunico mentre sparecchiamo. Annuisce.
“Amore, dobbiamo
muoverci altrimenti arriveremo in ritardo” guardo l’ora e noto che
effettivamente ha ragione. Prendo la borsa, mi metto le scarpe e usciamo di
casa.
Arriviamo davanti
la scuola che mancano cinque minuti alla fine delle lezioni. Scendiamo dalla
macchina così che una volta uscita da scuola, Ellie ci vede subito, ma non
abbiamo calcolato l’indiscretezza delle altre madri che non fanno altro che
fissarci, infondo è la prima volta che vedono Edward. La signora Lewis inizia a
dirigersi verso di noi probabilmente per chiederci qualcosa, quando suona la
campanella e i bambini iniziano a uscire da scuola e quindi è costretta a
fermarsi. La
signora Lewis è la donna
più pettegola che abbia mai conosciuto, deve sempre sapere tutto
di tutti e se
non sa qualcosa si inventa cavolate. Ellie corre allegramente verso di
me, ma
quando nota Edward sgrana gli occhi e corre a perdifiato verso di lui
urlando
“Papàààààààààà!!!”.
Ed si china aprendo le braccia per accoglierla. Quando lei
gli si getta addosso la stringe forte a se lasciandole dei baci sui
capelli.
Gli occhi mi si riempiono di lacrime e il cuore mi si stringe in una
morsa
quasi dolorosa. Piccole lacrime le scendono sulle guance il che mi fa
preoccupare, ma subito dopo le si forma uno splendido sorriso che le
illumina
il volto. Edward si affretta a asciugarle il volto con delle dolcissime
carezze. Si alza tenendo Ellie stretta tra le braccia e si avvicina a
me
sussurrandole qualcosa all’ orecchio. Una volta davanti a me apre
le braccia
avvolgendomi nell’abbraccio. Mi guardo attorno e noto che tutti i
genitori ci
stanno osservando perciò decido di sciogliere l’abbraccio.
“Che ne dite di
andare a Central Park a mangiare un gelato?” propongo e Ellie
subito esclama un
sonoro “SI!”. Mentre Ed scoppia a ridere per la risposta
più che sicura.
“La mia solita
golosona” la scherna dolcemente poggiandola a terra. Tutti assieme, come non
succedeva da tempo, ci dirigiamo verso la macchina. Edward fa guidare me
potendo così rivolgere tutta la sua attenzione a nostra figlia che non fa altro
che chiacchierare.
Una volta al
parco prendiamo un gelato gustandocelo tutti e tre seduti sulla panchina, come
ai vecchi tempi. Una volta finita la merenda lasciamo che Ellie giochi un po’
sulle giostre mentre noi rimaniamo abbracciati a goderci il calore che questa
giornata soleggiata ci dona.
“Mi racconterai mai cosa hai passato in questi
anni?” gli chiedo sperando in una risposta affermativa, ma la sua risposta è
titubante e insicura.
“Forse un giorno, ma per il momento preferisco
di no” so che è sincero, così come so che tutto questo lo fa soffrire. Lascio
cadere il discorso cambiando argomento “E Tom come sta? È tornato pure lui?”
annuisce e sorride divertito.
“Non ci crederai mai, ma ha messo la testa
apposto!” lui e Tom sono migliori amici dal liceo, non si sono separati mai,
sono pure andati in guerra assieme, ma Tom a differenza di Edward non si è
ancora fidanzato e sembrava non volesse farlo, ma visto le sue parole ho come
la sensazione che sia successo qualcosa
“Centra forse una donna?” lui sorride scuotendo la testa “A volte mi
chiedo che ci vengo a raccontarti le cose se le sai meglio di me!”
“Non è vero che
so le cose meglio di te! Questo è intuito femminile” gli dico mettendo il
broncio e incrociando le braccia sotto il seno.
“Lo so amore,
me lo ripeti ogni volta” esclama per poi lasciarmi un dolce bacio sul capo.
Rimaniamo ancora un po’ a goderci il sole fino a quando non vediamo Ellie
trotterellare verso di noi e decidiamo che è ora di tornare a casa, anche
perché la sera ci aspettano Esme e Carlisle a cena. Loro non sanno del suo
ritorno, sono a conoscenza solo del fatto, che ci sarà una persona in più a
cena, e dal loro tono contrariato quando gliel’ho comunicato penso si aspettino
che porti a cena un altro uomo.
Mi sento male solo al pensiero, come possono
pensare che sarei capace di amare un uomo che non sia Edward?
Scuoto la testa
per togliermi questo pensiero dalla mente e ritorno alla realtà. Senza
rendermene conto siamo già arrivati a casa e Ellie è fuggita in camera sua,
sapendo che è il momento della doccia. Mi chiedo perché i bambini la odino
tanto, fosse per me starei ore intere sotto il getto d’acqua calda, soprattutto
se ci sarebbe Edward a farmi compagnia…
“Bella?....Bella
amore che hai?” mi chiede Edward scuotendomi. Gli sorrido per rassicuralo.
“Niente, mi stavo solo chiedendo perché i bambini odiano fare la doccia!”
“Vedrai quando
scopriranno quanto è bello fare la doccia in due…e…beh allora non vorranno più
uscire” ammicca Edward, sorridendomi sghembo subito dopo. Gli sorrido, ben
sapendo che quello che gli dirò lo irriterà a morte.
“Beh…pensi possa valere pure per Ellie?
Insomma i ragazzini ora sono molto precoci e non ci vorranno più di 10-11 anni
prima che possa scoprire questo piacere pure lei” Lo vedo sbiancare per poi
diventare rosso.
“Assolutamente no! La mia bambina rimarrà
vergine fino ai 25 anni come minimo!” scoppio a ridere per la sua gelosia e in
parte per la scemenza appena detta, ma per la sua sanità mentale decido di
dargli semplicemente ragione.
“Intanto perché non vai a cercare di
convincere tua figlia a farsi la doccia?” Senza dire più nulla si volta e sale
al piano di sopra. Ridacchio tra me e me mentre prendo la giacca che Elionour
ha gentilmente lasciato per terra.
Un’ ora e mezza
dopo siamo davanti la porta di villa Cullen che attendiamo qualcuno che ci
venga ad aprire la porta. Edward accanto a me è leggermente nervoso, anche se
sinceramente, non ne capisco il motivo. Ellie invece non riesce a stare ferma
vista l’impazienza di rivedere i suoi nonni. Due minuti dopo sua sorella Alice
ci apre la porta sorridente, sorriso che si allarga ancora di più quando vede
la persona al mio fianco.
“ODDIO! NON CI
POSSO CREDERE!” l’urlo che lancia è così forte da farmi venire male alle
orecchie. Nel giro di un secondo si lancia su Edward e lo fa vacillare
all’indietro. Rimangono abbracciati per un bel po’, poi Ed scioglie l’abbraccio
e entra in casa seguito da noi. Quello che succede dopo mi strazia l’anima;
Esme appena vede suo figlio gli si lancia addosso e scoppia in lacrime, ma
quello che mi stupisce più di tutti è suo padre Carlisle, che si mette a
piangere. Non l’ho mai visto versare una lacrima, e questa scena, mi fa
emozionare come non è mai successo.
Mezz’ora dopo,
dopo un infinità di tempo passato tra lacrime, abbracci e chiacchiere, ci
sediamo a tavola per poter finalmente mangiare. Ellie non si stacca un attimo
da Edward, e lui ne è più che felice, mentre Esme non fa altro che tempestarlo
di domande, facendolo esasperare. Era da tanto tempo che non mi sentivo così felice,
l’allegria che alleggia in casa po’, è indescrivibile. Passammo una serata
meravigliosa, anche se al momento di tornare a casa mi sento immensamente
felice perché potremmo stare finalmente un po’ da soli. Salutiamo la famiglia
Cullen promettendogli che domenica saremmo stati presenti alla grigliata
organizzata da Alice per il ‘Bentornato’ di Edward.
Elionour crolla
sfinita in macchina, probabilmente stanca delle tante emozioni provate durante
la giornata, così Ed si trova costretto a portarla in braccio fino alla camera
da letto, dove io le metto il pigiama e le rimbocco le coperte. Subito dopo
raggiungo Edward in camera.
Quando entro lo
trovo già sotto le coperte che mi aspetta. Velocemente mi cambio e mi stendo
sul letto accoccolandomi tra le sue braccia muscolose che mi fanno sentire
subito protetta.
“Amore…devo
dirti una cosa importante” dice interrompendo il silenzio. Io mi alzo di scatto
spaventa, immaginandomi di già cosa mi avrebbe detto, quindi lo precedo:
“Riguarda l’esercito vero? Quando devi
ripartire?” gli occhi mi si riempiono di lacrime al solo pensiero di lui che
parte di nuovo. “NO! Cioè si amore, riguarda l’esercito, ma non devo ripartire,
anzi, ho chiesto il congedo”. A quel inaspettata notizia rimango senza parole
per un tempo che mi sembra infinito. Edward inizia a preoccuparsi, quando
inaspettatamente mi getto su di lui riempiendolo di baci su tutto il viso e
ripetendogli continuamente “Ti amo”. Lui mi stringe forte a se rispondendo a
ogni mio “Ti amo” con un “Anch’io”.
Rimaniamo
abbracciati a lungo fino a quando preoccupata gli chiedo:
“Sei sicuro
della tua scelta? Non vorrei mai che un giorno mi rinfacci tutto” il suo
sguardo è sincero e per nulla preoccupato.
Con due dita mi solleva il viso, costringendomi a guardarlo negli occhi.
“Tu e Elionour siete la mia vita, e non potrei mai perdonarmi se dovessi
perdermi altri anni di vita assieme, e poi sono stufo di far soffrire te e la
mia famiglia, solo per un lavoro. Bella, io ti amo, e voglio passare il resto
della mia vita al tuo fianco con Ellie e i nostri futuri bambini, e non in un
posto pieno di odio e massacro, quindi no, non ti rinfaccerò mai questa mia scelta” e dopo queste parole,
non posso fare altro che rispondergli le uniche tre parole che il mio cuore mi
detta.
“Ti amo,
Edward” E per suggellare la promessa mi bacia, facendomi sentire tutto
l’amore che prova per me.
Abbiamo passato
giorni, mesi e anni lontani, ma tutto ciò non ci ha fatto dividere, anzi, ci ha
uniti ancora di più, preparandoci per ciò che sarebbe stata la nostra vita
d’ora in poi. Una vita piena di gioia e felicità, ma soprattutto piena di
quell’amore, che ci avrebbe uniti tutta la vita, e forse anche dopo.
FINE