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Autore: Ashley Osbourne    28/08/2016    6 recensioni
Vengo svegliata da delle piccole manine che dolcemente mi accarezzano il viso e mi scuotono.
“Dai mami svegliati, ho fame!” lentamente apro gli occhi e vengo subito accecata dal sole. Dalle mie labbra esce un mugolio infastidito che viene presto coperto da un sonoro sbuffo. Richiudo gli occhi e mi copro il viso con un braccio.
“Dai mami alzati, non fare la pigrona!” il tono scocciato di mia figlia mi costringe ad aprire gli occhi e ad alzarmi. Una volta messo a fuoco ciò che mi circonda mi ritrovo davanti due meravigliosi occhi verde smeraldo, che amo tanto.
“Finalmente ti sei svegliata!” esclama la mia principessa dandomi un tenero bacio sulla guancia. L'abbraccio stratta coccolandomela un po'.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Una vita quasi perfetta
Ciao a tutti!
La storia è già stata pubblicata, ma per mancanza di recensioni ho deciso di cancellarla e corregerla. 

Spero che questa volta abbia maggior sucesso

In ogni modo, ho deciso che se la storia non raggiungerà almeno tre recensioni la ri-cancellero.   

Detto questo, ringrazio tutti coloro che la leggeranno e magari recensiranno.

Grazie in anticipo!

Ashley       

                    
Una vita quasi perfetta

 

 

 Vengo svegliata da delle piccole manine che dolcemente mi accarezzano il viso e mi scuotono.

“Dai mami svegliati, ho fame!” lentamente apro gli occhi e vengo subito accecata dal sole. Dalle mie labbra esce un mugolio infastidito che viene presto coperto da un sonoro sbuffo. Richiudo gli occhi e mi copro il viso con un braccio.

“Dai mami alzati, non fare la pigrona!” il tono scocciato di mia figlia mi costringe ad aprire gli occhi e ad alzarmi. Una volta messo a fuoco ciò che mi circonda mi ritrovo davanti due meravigliosi occhi verde smeraldo, che amo tanto.

“Finalmente ti sei svegliata!” esclama la mia principessa dandomi un tenero bacio sulla guancia. L'abbraccio stratta coccolandomela un po'.
Poco dopo sentiamo il suo pancino brontolare per la fame. Ci guardiamo in faccia per poi scoppiare a ridere in contemporanea. Noto le sue guance diventare rosse come due pomodori maturi e m’intenerisco riempiendola di baci su tutta la faccia.

“Amore mio, che ne dici di andare a fare colazione?” le chiedo. Annuisce facendo scuotere i suoi meravigliosi e indomabili boccoli color biondo rame, proprio come quelli del suo papà.

Immediatamente mi rattristo pensando a lui, ma il splendido sorriso birichino che si forma sul faccino di ma figlia mi fa subito scacciare quel brutto pensiero, facendomi così ritornare il buon umore. Insieme ci alziamo dal letto e andiamo in cucina a preparare la colazione.

Dopo una lunga discussione optiamo per dei pancake con dello sciroppo al cioccolato, dolce che adoriamo entrambe.

Un'ora e mezzo dopo siamo in macchina dirette a casa di mio fratello Emmett. Come al solito, il viaggio lo passiamo a cantare a squarciagola le canzoni della Disney.
Una volta arrivate in giardino vediamo Emmett aprire la porta d'ingresso con suo figlio Kevin in braccio, entrambi con lo stesso sorriso furbo, famigliare e dolce.
Kevin si dimena per farsi poggiare a terra e una volta stabilizzatosi  in piedi mi corre incontro, mentre lo stesso fa Elionour con lo zio Orso (nomignolo che ha scelto lei stessa per l’enorme stazza dello zio). Prendo Kevin tra le braccia e me lo spupazzo tutto, anche perché le volte che si fa coccolare da qualcuno che non siano i suoi genitori o i nonni sono più uniche che rare.

“Come stai tesoro?” chiedo al piccolo ometto che ho in braccio.                 
“Bene” risponde semplicemente scendendo dalle mie braccia, probabilmente già stufo delle mie attenzioni.
Kevin ha solo 2 anni ma è molto intelligente per la sua età, tanto da parlare perfettamente, senza balbuzie o errori. Caratterialmente assomiglia molto a sua madre, freddo e schivo con gli estranei ma molto dolce con chi gli sta a cuore, ma non tanto da farsi coccolare per più di due minuti di fila. Fisicamente invece assomiglia a Emmett: grande, castano e con occhi azzurro cielo. È il bambino più invidiato dell’asilo, sia per la bellezza, che per la bontà che lo caratterizza. Vado incontro a mio fratello, che ha ancora Elionour in braccio. Sentendo i miei passi che si avvicinano si voltano entrambi sorridendomi. Emmett poggia a terra la bambina e mi abbraccia forte, stritolandomi quasi.
 
La nostra ancora.

Questo è diventato da quando siamo rimaste sole.

“Come stai Bellina? Ti vedo in forma!” mi dice una volta sciolto l'abbraccio.

“Smettila di prendermi in giro, lo sappiamo entrambi che non è vero, sono troppo magra e stressata, per non parlare delle occhiaie violacee che fanno invidia a un morto!  Nonostante ciò, non posso lamentarmi, grazie” gli rispondo per poi dirigermi in casa alla ricerca di mia cognata. La trovo in cucina intenta a cucinare il pranzo.

 
“Ehi, Rose!” la chiamo facendola sobbalzare dallo spavento. Si volta portandosi una mano al petto. “Vuoi per caso uccidermi?! Guarda che non ho più 16 anni!” mi sgrida scherzosamente, io di risposta le scoppio a ridere in faccia, seguita poco dopo da lei. Una volta calmate ci abbracciamo forte.

“Allora, ti è mancata la tua cognatina preferita?” le chiedo mentre siamo ancora strette nel nostro abbraccio.

 
“Molto, sarà un mese che non ci vediamo, se non di più.” annuisco piano mentre sciolgo l’abbraccio.

“Allora, cosa hai cucinato per pranzo?” scuote la testa sorridendo             
“Voi Swan siete tutti uguali, pensate sempre al cibo!” sto per risponderle quando un vocione ci interrompe.

“Cibo? Qualcuno ha parlato di cibo? A proposito Rosellina mia, cosa pranziamo?” come a voler confermare la sua teoria Rose mi sorride.
 

“Scoprirete tutto a tempo debito”. La sua risposta spiazza entrambi. Guardo Emm e scrollo le spalle come a volergli dire di lasciar perdere, ma lui ovviamente, idiota com’è, non capisce il messaggio e mettendo su il broncio si avvicina alla moglie. Esco dalla cucina per evitare di dover ascoltare uno dei loro soliti battibecchi. In soggiorno trovo Ellie e Kevin che giocano alle bambole, ovvero Ellie ha vestito Kevin da bambola e lo ha messo nel passeggino.

Vedendo quella scena scoppio a ridere e corro a prendere il cellulare per immortalare quel momento così dolce. Penso sia la cosa più tenera che abbia mai visto.

Rose e Em attirati dalle mie risa corrono a vedere cosa sta succedendo e una volta vista la scena si uniscono alle mie risa. Ellie e Kevin continuano a giocare incuranti delle nostre risa, anche se a dir la verità, a Kevin non sembra affatto piacere il loro gioco.

Decido così di aiutarlo interrompendoli.

 
“Ehi, che ne dite di guardare un po' di tv?” Kevin annuisce subito, probabilmente felice di non dover più fare da bambola. Velocemente si alza dal passeggino, si toglie il vestitino rosa e si siede sul divano. Ellie lo guarda storto, ma decide di lasciar perdere e di prendere posto vicino a lui sul divano. Prendo il telecomando e mi siedo vicino a loro accendendo la TV.

Guardiamo i cartoni per più di mezz'ora prima che Rose ci annunci che è pronto il pranzo. Chiudo la tv e assieme ai bambini mi dirigo in sala da pranzo dove troviamo tutto già pronto. Ci sediamo e iniziamo a pranzare chiacchierando, ridendo e scherzando.

Era da tanto che nessuno cucinava per noi, solitamente andavamo a pranzo dai nonni ma ultimamente i pranzi in famiglia si sono ridotti parecchio.

Una gomitata nello stomaco mi fa rimanere senza fiato. Mi volto verso mio fratello e lo fulmino con lo sguardo.

 
“Inutile che mi guardi così Bella, sappiamo entrambi a cosa stavi pensando, quindi ho deciso di distrarti un po’, facendoti concentrare su altro” continuo a guardarlo male, ma alla fine decido di lasciar perdere dandogli ragione.

Finito il pranzo, sparecchiamo tutto e ci sediamo sul divano tutti assieme.

“Che ne dite di andare al parco? Giusto per smaltire il pranzo” propone Rose smorzando il silenzio che si era creato nella stanza.

“La trovo un'idea splendida!” le rispondo mentre mi volto verso mi fratello che vedo annuire.

Il parco in autunno è splendido, ci sono foglie di mille colori diversi che volano dappertutto donando al parco un aspetto magico. Ellie e Kevin giocano a rincorrersi tra le varie giostre del parco e le loro risate sono una delle cose più gioiose che abbia mai sentito, peccato solo che lui non sia qui per assistere a tutto questo.
Emm, immaginando i miei pensieri mi si avvicina e mi appoggia un braccio sulle spalle per poi stringermi forte al suo petto. “Vedrai che tornerà presto! Non preoccuparti piccola!” mi lascia un dolce bacio sul capo e continua a stringermi. Tra me e lui è così da sempre. Entrambi riusciamo a percepire lo stato d’animo dell’altro e riusciamo sempre a confortarci, in un modo o nell’altro. Due tornadi in miniatura ci corrono incontro e si buttano su di noi pregandoci di giocare con loro, così, la seguente ora la passiamo a correre da una parte all’altra del parco, proprio come dei bambini. Quanto vediamo il tramonto sedersi sul sole spingendolo giù, lasciando spazio al buio, decidiamo che è il caso di tornare a casa. Ci salutiamo abbracciandoci, per prendere poi ognuno la propria strada verso il proprio posto sicuro: la propria casa.

A casa decido che per cena avremmo ordinato la pizza, infondo sia io che Ellie l'adoriamo e visto che è da molto che non la mangiamo penso sia un'ottima idea. Subito chiamo la pizzeria dove mi comunicano che sarebbero arrivati in meno di mezz'ora. Nel frattempo porto Ellie a fare il bagno nella vasca. Come al solito fa i capricci ma riesco a convincerla minacciandola di non farle mangiare la pizza. Appena entrata in acqua, dopo una lunga lotta, suonano alla porta. Guardo l'ora sul cellulare e noto che la pizza è in anticipo. Lascio Ellie in vasca da bagno, facendole però promettere che non sarebbe uscita, e vado ad aprire la porta. Guardo l'ora sul cellulare e noto che la pizza è in anticipo. Lascio Ellie in vasca da bagno, facendole però promettere che non sarebbe uscita, e vado ad aprire la porta. Stupita guardo la persona che mi sta davanti, ovvero Mark, il postino. Preoccupata gli chiedo subito: 
“Buonasera Mark cosa ci fa qui a quest'ora? Le serve aiuto?” scuote subito la testa sorridendomi rassicurante.

“No signora Cullen, sono passato in tarda mattinata per consegnarle una lettera, ma visto che non c'era ho pensato di portargliela ora. Visto che è da parte di suo marito pensavo le facesse piacere averla il prima possibile.” A quelle parole mi sento mancare.      
“Mi…mi è arrivata una sua lettera?” balbetto ancora sotto shock.    
“Si, signora” mi risponde porgendomi la lettera subito dopo.       
“Ora me ne vado. Buona serata signora Cullen” mi augura lasciandomi sull'uscio di casa ancora paralizzata. Deglutisco a vuoto e rientro in casa.

Poggio la lettera sul mobile d'entrata e corro da Ellie, che per fortuna, trovo ancora intenta a giocare nell'acqua. Mi avvicino a lei e le lascio una carezza sul capo.

“Tesoro che ne dici di uscire? Tra un po' arriva la pizza!” le dico, mentre lei ubbidiente esce dall'acqua asciugandosi.

Proprio mentre ha finito di vestirsi suonano alla porta. Scendiamo assieme e mentre io vado a aprire la porta lei apparecchia il tavolino del soggiorno.

È sempre stata una nostra abitudine mangiare la pizza sul divano e non ho certo intenzione di cambiarla. Molti dicono che non è educato, ma non m’importa, infondo non potrà mai farle del male un’ eccezione alla regola ogni tanto. Mangiamo la pizza guardando Rapunzel e ridendo delle battute un po' sceme. Subito dopo cena metto Ellie a dormire nel lettone. Non dorme sempre con me, ma in alcuni giorni ho proprio bisogno di averla accanto a me e oggi, è uno di quei giorni. Me la coccolo tutta fino a quando non si addormenta, e solo allora mi alzo e mi dirigo verso il salotto dove mi siedo sul divano, non prima di aver preso la lettera. La apro cercando di farmi coraggio, in fondo se mi ha scritto significa che sta bene.
Il mio cuore accelera i battiti quando vedo la sua calligrafia ordinata, tanto da darmi la sensazione che mi stia per uscire dal petto.Cercando di scacciare le lacrime inizio a leggere.

Mia cara Bella,

In questo momento sono in Iraq, ma non spaventarti, perché sto bene. Lo so che dovrei essere in Afghanistan ma qui avevano bisogno di noi, quindi ci hanno trasferiti. Volevo solo farti sapere che sto bene, sperando di alleviare in parte la tua angoscia e il tuo dolore per la mia mancanza. Volevo pure ringraziarti per la bellissima foto di te e Ellie, sappi che la porto sempre con me. So che è stupido, ma ho come la sensazione che così facendo possiate sentirmi accanto a voi e che possiate proteggermi dal male che mi circonda.

In ogni caso volevo dirti che vi amo e che presto tornerò a casa per potervi finalmente riavere tra le mie braccia, ma fino ad allora ricordatevi di ciò che vi ho detto prima della mia partenza. Guardate le stelle e la luna e ricordate che saremo sempre sotto lo stesso cielo. Io lo faccio ogni giorno prima di andare a letto. Guardo la luna e penso a voi.

Vi amo vite mie e presto sarò da voi.
Sempre vostro,
Edward

P.S. Abbraccia forte la mia principessa e ricordale che le voglio un mondo di bene.


Le lacrime scorrono libere sulle mie guance e non riesco a fermarle. Sono da mesi che non piango più, ma le sue lettere sono così sincere e piene d’amore che sono riuscite a far cadere la maschera di serenità che indossavo da oramai mesi. Ogni giorno devo convivere con l’idea che lui possa non tornare e ciò mi uccide lentamente e non posso fare nient’altro che aspettare e pregare. Una volta che le lacrime hanno smesso di scendere dai miei occhi me ne torno a letto dove trovo Ellie tutta rannicchiata che dorme serena. Mi distendo e l’abbraccio forte fino a quando Morfeo non mi accoglie tra le sue braccia.

Il suono fastidioso della sveglia mi avverte che sono già le 6.30 e che è ora di alzarsi. Mi avvicino a Ellie e la sveglio riempiendole il viso di baci, ma come al solito non vuole saperne di alzarsi.    “Dai tesoro, sono le 6.30 e se non vuoi arrivare tardi a scuola è il caso che tu ti alzi” la osservo attentamente ma sembra non abbia la minima voglia di fare ciò che le dico. “Non costringermi a usare l’arma segreta!” l’avverto severa e come da copione non si muove, ma il sorriso birichino che le spunta sulle labbra mi da la prova del fatto che sia sveglia. Lentamente mi avvicino a lei sussurrandole  “ E va bene, sappi che mi hai costretta tu!” Mi scaglio su di lei e le faccio il solletico mentre lei scoppia a ridere e a dimenarsi. Succede spesso che finga di non sentirmi solo per farsi fare il solletico, ovvero la così detta “arma segreta”. A dire il vero era un metodo che Edward usava con me, ma dopo la nascita di nostra figlia io non ho più potuto fare la pigra, ma è arrivata Ellie che mi ha sostituita più che bene. Quindi abbiamo deciso di usare lo stesso metodo pure con lei e devo dire che le piace parecchio essere svegliata in questo modo. In fondo una risata di prima mattina migliora la giornata.
“Allora che ne dici di alzarti ora? Anche perché tra un po’ dobbiamo uscire!” annuisce lasciandomi un bacio sulla guancia per poi allontanarsi, sarà sicuramente andata a cambiarsi. Decido di imitarla e mi alzo, faccio una doccia veloce; giusto per rilassarmi un po’, mi vesto e vado a preparare la colazione.  Cucino dei pancake e vi aggiungo del cioccolato.  Ellie entra in cucina con il suo zainetto nel esatto momento in cui poggio i pancake sul tavolo. Appena li vede vi si fionda sopra mangiandone tre. Mi stupisco spesso del fatto che mangia tantissimo, poi ricordo che Edward e io siamo pure peggio.

Partiamo da casa che ovviamente siamo in ritardo e sono costretta a superare tutti i limiti di velocità, cosa, che da figlia dello sceriffo non sono abituata a fare e se mai capitasse mi riconoscevano facendomela passare liscia, ma non siamo a Forks, bensì a New York e se mi fermano non sarà il mio cognome a salvarmi dalla multa. Arriviamo davanti alla scuola, di Ellie che sono le 7.45. L’accompagno davanti alla scuola facendomi promettere che avrebbe fatto la brava, poi corro verso la mia di scuola. Da 5 anni insegno letteratura inglese al liceo. Prima insegnavo al collage, ma c’era troppo lavoro per poter crescere pure una bambina, quindi una volta scoperta la gravidanza ho lasciato il lavoro, per poterlo riprendere una volta nata la bambina, ma al liceo.
Fuori da scuola incontro Esme; mia suocera, che dolcemente mi abbraccia.

“Ciao tesoro, come stai?” mi chiede una volta sciolto l’abbraccio. “Bene…sai, ieri sera mi è arrivata una lettera di Edward in cui mi ha scritto che sta bene e che presto sarà a casa.” Le comunico tutto d’un fiato non avendo in coraggio di guardarla in faccia. Se c’era una persona che sentiva la sua mancanza tanto quanto me, quella persona era Esme.
Facendomi coraggio alzo lo sguardo puntandolo nel suo in cui vi leggo dolore, ma allo stesso tempo pure gioia, probabilmente causata dal fatto di avere notizie dal figlio.

“Grazie Bella, questo si che mi ha rallegrato la giornata” mi sorride dolcemente mentre assieme entriamo a scuola. Esme lavora come infermiera nella stessa scuola in cui insegno. A metà strada ci dividiamo salutandoci, non prima di averle promesso che la sera Ellie e io saremmo andate a cena a casa sua. 

Entro in classe annunciando il mio arrivo con un sonoro
“Buongiorno ragazzi!” il che fa sedere tutti gli alunni al proprio posto. Le ore scorrono lentamente e il giorno sembra non finire mai, inoltre ho una strana sensazione, come se qualcosa stesse per cambiare, ma non riesco a capire cosa.
Una volta suonata l’ultima ora saluto i miei alunni e stanca esco da scuola con l’intento di andare a casa per riposarmi un po’ prima di andare a prendere Ellie a scuola.
Il parcheggio della scuola è pieno di studenti ma ciò che vedo mi fa battere il cuore a mille.
Appoggiato alla mia macchina c’è lui, che mi sorride dolcemente. Rimaniamo a fissarci per un tempo interminabile quando improvvisamente lascio cadere le borse a terra e corro da lui, più precisamente tra le sue braccia, che prontamente mi accolgono e stringono a se.
Mi è mancato immensamente. Poggio il naso sul suo collo e annuso il suo meraviglioso odore di muschio fresco e lillà, leggermente coperto da quel orribile odore di morte e dolore che impregna i suoi vestiti. Mi stacco da lui e noto che è ancora in divisa (il che spiega quel terribile odore), segno che è appena arrivato. Gli occhi mi si riempiono di lacrime e improvvisamente inizio a singhiozzare. Mi abbraccia di nuovo e se possibile mi stringe a se ancora più forte di prima.

“Non piangere amore mio, sono qui e non vado più via” mi sussurra dolcemente lasciandomi un bacio sul capo. Dopo un po' smetto finalmente di singhiozzare e non posso fare a meno di alzarmi sulle punte e baciarlo. Dio solo sa quanto lui mi sia mancato. Edward mi sorride malizioso e mi chiedendomi:

“Che ne dici di smetterla di dare spettacolo? Guarda cuore, ci stanno guardando tutti!” arrossisco e mi volto per guardarmi intorno e noto che effettivamente ciò che ha detto è vero. Nascondo il volto nel petto di Edward sperando che sotto di noi si apra una voragine pronta a risucchiarci, ma ovviamente ciò non accade così vado a nascondermi in macchina facendo così scoppiare l’iralità di Edward. Ridendo va a raccogliere le mie borse di cui mi ero completamente scordata.
Una volta salito in auto ci dirigiamo verso casa e solo allora mi ricordo di una cosa:
“Ma tu, come ci sei arrivato a scuola?” gli chiedo e lui mi guarda accigliato.
“Scherzi vero? Non ci vediamo da 4 anni la prima cosa che mi chiedi è ‘come ci sei arrivato a scuola?’” scoppio a ridere per come ha imitato la mia voce e gli do un leggero pugno sul braccio. “Guarda che io non parlo così!!” lo rimprovero e metto su il broncio. Mi accarezza la coscia con un braccio mentre con l’altro tiene il volante
“Smettila di tenermi il broncio. E comunque mi ci ha portato Emmett” Sgrano gli occhi a quel affermazione. “Mi stai dicendo che Emmett sapeva del tuo arrivo e non mi ha detto nulla?! Brutto traditore, appena lo vedo mi sente!!” Edward scuote il capo divertito.
“Gliel’ho chiesto io di non dirtelo, altrimenti non sarebbe stata una sorpresa” annuisco scocciata per il fatto che sono costretta ad ammettere che ha ragione.
“Bene, per questa volta gli è andata bene” esclamo e lui tira un sospiro di sollievo.
“Eccoci arrivati” esclama una volta parcheggiata la macchina nel vialetto per poi continuare “A che ora finisce Ellie?” guardo l’orologio e gli rispondo.
“Finisce alle 15.30 il che significa che abbiamo ancora un’ora prima di andare a prenderla. Abbiamo giusto il tempo per pranzare e per farci una doccia veloce!”. Esco dalla macchina e entro in casa seguita da lui. Si blocca all’entrata e allarmata gli chiedo subito “Cosa c’è Edward ti senti poco bene?” scuote il capo negando “No, ma…dio quanto mi è mancata questa casa. Mi è mancato tutto questo; il disordine, i giocattoli ovunque, l’odore di casa, il senso di protezione che essa ti dona e infine, la cosa più importante mi è mancata la vostra presenza; la tua cucina, le vostre risate, mi sono mancati perfino i nostri litigi” vedo il suo sguardo perdersi nei ricordi. Si volta verso di me e mi sorride.
“Vado a farmi una doccia o ti serve aiuto in cucina?” mi chiede gentilmente. Poggio la borsa, mi tolgo la giacca e dandogli una pacca sul sedere li rispondo “Vai, io faccio da sola” e me ne vado in cucina. Accendo la Tv sincronizzandola su MTV e mi metto a cucinare a ritmo di musica; decido di cucinare il piatto preferito di Edward ovvero il pollo al cherry con della insalata di pollo come contorno.
Mezz’ora dopo stiamo mangiando, chiacchierando allegramente del più e del meno. Lui mi racconta a grandi linee, ciò che è successo in Afghanistan e poi in Iraq, ma solo quello che è successo al campo, evita di parlare di tutto ciò che riguarda armi, morte e distruzione. Conoscendo il suo astio nel parlare di guerra cambio discorso raccontandogli tutto quello che è successo durante la sua assenza.
“Questa sera siamo invitati a cena dai tuoi genitori, sono poche le volte in cui ho il tempo di portare Ellie da loro” gli comunico mentre sparecchiamo. Annuisce.
“Amore, dobbiamo muoverci altrimenti arriveremo in ritardo” guardo l’ora e noto che effettivamente ha ragione. Prendo la borsa, mi metto le scarpe e usciamo di casa.
Arriviamo davanti la scuola che mancano cinque minuti alla fine delle lezioni. Scendiamo dalla macchina così che una volta uscita da scuola, Ellie ci vede subito, ma non abbiamo calcolato l’indiscretezza delle altre madri che non fanno altro che fissarci, infondo è la prima volta che vedono Edward. La signora Lewis inizia a dirigersi verso di noi probabilmente per chiederci qualcosa, quando suona la campanella e i bambini iniziano a uscire da scuola e quindi è costretta a fermarsi.  La signora Lewis è la donna più pettegola che abbia mai conosciuto, deve sempre sapere tutto di tutti e se non sa qualcosa si inventa cavolate. Ellie corre allegramente verso di me, ma quando nota Edward sgrana gli occhi e corre a perdifiato verso di lui urlando “Papàààààààààà!!!”. Ed si china aprendo le braccia per accoglierla. Quando lei gli si getta addosso la stringe forte a se lasciandole dei baci sui capelli. Gli occhi mi si riempiono di lacrime e il cuore mi si stringe in una morsa quasi dolorosa. Piccole lacrime le scendono sulle guance il che mi fa preoccupare, ma subito dopo le si forma uno splendido sorriso che le illumina il volto. Edward si affretta a asciugarle il volto con delle dolcissime carezze. Si alza tenendo Ellie stretta tra le braccia e si avvicina a me sussurrandole qualcosa all’ orecchio. Una volta davanti a me apre le braccia avvolgendomi nell’abbraccio. Mi guardo attorno e noto che tutti i genitori ci stanno osservando perciò decido di sciogliere l’abbraccio. “Che ne dite di andare a Central Park a mangiare un gelato?” propongo e Ellie subito esclama un sonoro “SI!”. Mentre Ed scoppia a ridere per la risposta più che sicura.
“La mia solita golosona” la scherna dolcemente poggiandola a terra. Tutti assieme, come non succedeva da tempo, ci dirigiamo verso la macchina. Edward fa guidare me potendo così rivolgere tutta la sua attenzione a nostra figlia che non fa altro che chiacchierare.
Una volta al parco prendiamo un gelato gustandocelo tutti e tre seduti sulla panchina, come ai vecchi tempi. Una volta finita la merenda lasciamo che Ellie giochi un po’ sulle giostre mentre noi rimaniamo abbracciati a goderci il calore che questa giornata soleggiata ci dona.
“Mi racconterai mai cosa hai passato in questi anni?” gli chiedo sperando in una risposta affermativa, ma la sua risposta è titubante e insicura.
“Forse un giorno, ma per il momento preferisco di no” so che è sincero, così come so che tutto questo lo fa soffrire. Lascio cadere il discorso cambiando argomento “E Tom come sta? È tornato pure lui?” annuisce e sorride divertito.
“Non ci crederai mai, ma ha messo la testa apposto!” lui e Tom sono migliori amici dal liceo, non si sono separati mai, sono pure andati in guerra assieme, ma Tom a differenza di Edward non si è ancora fidanzato e sembrava non volesse farlo, ma visto le sue parole ho come la sensazione che sia successo qualcosa  “Centra forse una donna?” lui sorride scuotendo la testa “A volte mi chiedo che ci vengo a raccontarti le cose se le sai meglio di me!”
“Non è vero che so le cose meglio di te! Questo è intuito femminile” gli dico mettendo il broncio e incrociando le braccia sotto il seno.
“Lo so amore, me lo ripeti ogni volta” esclama per poi lasciarmi un dolce bacio sul capo. Rimaniamo ancora un po’ a goderci il sole fino a quando non vediamo Ellie trotterellare verso di noi e decidiamo che è ora di tornare a casa, anche perché la sera ci aspettano Esme e Carlisle a cena. Loro non sanno del suo ritorno, sono a conoscenza solo del fatto, che ci sarà una persona in più a cena, e dal loro tono contrariato quando gliel’ho comunicato penso si aspettino che porti a cena un altro uomo.
Mi sento male solo al pensiero, come possono pensare che sarei capace di amare un uomo che non sia Edward?
 

Scuoto la testa per togliermi questo pensiero dalla mente e ritorno alla realtà. Senza rendermene conto siamo già arrivati a casa e Ellie è fuggita in camera sua, sapendo che è il momento della doccia. Mi chiedo perché i bambini la odino tanto, fosse per me starei ore intere sotto il getto d’acqua calda, soprattutto se ci sarebbe Edward a farmi compagnia…
“Bella?....Bella amore che hai?” mi chiede Edward scuotendomi. Gli sorrido per rassicuralo. “Niente, mi stavo solo chiedendo perché i bambini odiano fare la doccia!”

“Vedrai quando scopriranno quanto è bello fare la doccia in due…e…beh allora non vorranno più uscire” ammicca Edward, sorridendomi sghembo subito dopo. Gli sorrido, ben sapendo che quello che gli dirò lo irriterà a morte.
“Beh…pensi possa valere pure per Ellie? Insomma i ragazzini ora sono molto precoci e non ci vorranno più di 10-11 anni prima che possa scoprire questo piacere pure lei” Lo vedo sbiancare per poi diventare rosso. 
“Assolutamente no! La mia bambina rimarrà vergine fino ai 25 anni come minimo!” scoppio a ridere per la sua gelosia e in parte per la scemenza appena detta, ma per la sua sanità mentale decido di dargli semplicemente ragione.
“Intanto perché non vai a cercare di convincere tua figlia a farsi la doccia?” Senza dire più nulla si volta e sale al piano di sopra. Ridacchio tra me e me mentre prendo la giacca che Elionour ha gentilmente lasciato per terra.

Un’ ora e mezza dopo siamo davanti la porta di villa Cullen che attendiamo qualcuno che ci venga ad aprire la porta. Edward accanto a me è leggermente nervoso, anche se sinceramente, non ne capisco il motivo. Ellie invece non riesce a stare ferma vista l’impazienza di rivedere i suoi nonni. Due minuti dopo sua sorella Alice ci apre la porta sorridente, sorriso che si allarga ancora di più quando vede la persona al mio fianco.
“ODDIO! NON CI POSSO CREDERE!” l’urlo che lancia è così forte da farmi venire male alle orecchie. Nel giro di un secondo si lancia su Edward e lo fa vacillare all’indietro. Rimangono abbracciati per un bel po’, poi Ed scioglie l’abbraccio e entra in casa seguito da noi. Quello che succede dopo mi strazia l’anima; Esme appena vede suo figlio gli si lancia addosso e scoppia in lacrime, ma quello che mi stupisce più di tutti è suo padre Carlisle, che si mette a piangere. Non l’ho mai visto versare una lacrima, e questa scena, mi fa emozionare come non è mai successo.
Mezz’ora dopo, dopo un infinità di tempo passato tra lacrime, abbracci e chiacchiere, ci sediamo a tavola per poter finalmente mangiare. Ellie non si stacca un attimo da Edward, e lui ne è più che felice, mentre Esme non fa altro che tempestarlo di domande, facendolo esasperare. Era da tanto tempo che non mi sentivo così felice, l’allegria che alleggia in casa po’, è indescrivibile. Passammo una serata meravigliosa, anche se al momento di tornare a casa mi sento immensamente felice perché potremmo stare finalmente un po’ da soli. Salutiamo la famiglia Cullen promettendogli che domenica saremmo stati presenti alla grigliata organizzata da Alice per il ‘Bentornato’ di Edward.

Elionour crolla sfinita in macchina, probabilmente stanca delle tante emozioni provate durante la giornata, così Ed si trova costretto a portarla in braccio fino alla camera da letto, dove io le metto il pigiama e le rimbocco le coperte. Subito dopo raggiungo Edward in camera.

Quando entro lo trovo già sotto le coperte che mi aspetta. Velocemente mi cambio e mi stendo sul letto accoccolandomi tra le sue braccia muscolose che mi fanno sentire subito protetta.
“Amore…devo dirti una cosa importante” dice interrompendo il silenzio. Io mi alzo di scatto spaventa, immaginandomi di già cosa mi avrebbe detto, quindi lo precedo:
“Riguarda l’esercito vero? Quando devi ripartire?” gli occhi mi si riempiono di lacrime al solo pensiero di lui che parte di nuovo. “NO! Cioè si amore, riguarda l’esercito, ma non devo ripartire, anzi, ho chiesto il congedo”. A quel inaspettata notizia rimango senza parole per un tempo che mi sembra infinito. Edward inizia a preoccuparsi, quando inaspettatamente mi getto su di lui riempiendolo di baci su tutto il viso e ripetendogli continuamente “Ti amo”. Lui mi stringe forte a se rispondendo a ogni mio “Ti amo” con un “Anch’io”.
Rimaniamo abbracciati a lungo fino a quando preoccupata gli chiedo:
“Sei sicuro della tua scelta? Non vorrei mai che un giorno mi rinfacci tutto” il suo sguardo è sincero e per nulla preoccupato.  Con due dita mi solleva il viso, costringendomi a guardarlo negli occhi. “Tu e Elionour siete la mia vita, e non potrei mai perdonarmi se dovessi perdermi altri anni di vita assieme, e poi sono stufo di far soffrire te e la mia famiglia, solo per un lavoro. Bella, io ti amo, e voglio passare il resto della mia vita al tuo fianco con Ellie e i nostri futuri bambini, e non in un posto pieno di odio e massacro, quindi no, non ti rinfaccerò  mai questa mia scelta” e dopo queste parole, non posso fare altro che rispondergli le uniche tre parole che il mio cuore mi detta.
“Ti amo, Edward” E per suggellare la promessa mi bacia, facendomi sentire tutto l’amore che prova per me.

Abbiamo passato giorni, mesi e anni lontani, ma tutto ciò non ci ha fatto dividere, anzi, ci ha uniti ancora di più, preparandoci per ciò che sarebbe stata la nostra vita d’ora in poi. Una vita piena di gioia e felicità, ma soprattutto piena di quell’amore, che ci avrebbe uniti tutta la vita, e forse anche dopo.

             

                                  FINE

                                                                

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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