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Autore: heather16    29/08/2016    1 recensioni
"...i loro nasi si toccavano, le labbra dell’uno potevano percepire il respiro dell’altra. Le strinse il visino pallido fra le mani. –Non cercarmi più. Te l’ho sempre detto Harley, che non dovevi provare a capirmi. E tu lo hai appena fatto.-"
Genere: Thriller, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harley Quinn, Joker
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'The Joker'
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La Lamborghini viola1 sfrecciava nella notte di Gotham, schiacciando fogli, lattine e  qualuqnue altra cosa che, viva o morta che fosse, si trovava sulla strada. Al numero cinque di Fifth Avenue, al primo piano di una palazzina fatiscente, non c’erano finestre; solo una porta di ferro sul retro, che unicamente chi sapeva bene a cosa stava andando incontro poteva conoscere. Lui sorrise abbassando i finestrini neri e fissando il numero civico.
-Aspettami qui tu, non ti muovere.-
-Oh, Puddin, perché non mi lasci venire con te?- la donna bionda dalla pelle biancastra gli si avvicinò, cercando di avvinghiarcisi con le sue deliziose braccia ingioiellate. –Lo sai, in due io e te ci divertiamo di più.-
-Pasticcino, papà ha un lavoretto veloce da fare, non ti piacerebbe. Ti ricordi il trafficante di armi in quel locale? Ci eravamo tanto divertiti! Ma questa volta ci metterò solo un secondo, è così noioso. Aspetta qui.-
Sgusciò fuori dalla macchina. Era alto, con le spalle larghe che si incurvavano sotto il peso del lungo cappotto viola. I capelli sporchi e lunghi erano di un colore indefinito, tendente al verdastro, marci. Ricadevano sul collo. La sua pelle era bianca, ma aveva alcune chiazze sul viso che mantenevano un incarnato quasi… normale. Del suo viso, ancora più di una grande bocca sorridente dipinta con una strana sostanza rossa, due occhi scuri e cerchiati di nero mettevano i brividi. Aprì il bagagliaio, tirò fuori una MAC-11A1 e si diresse verso il retro. Picchiò una volta contro la porta di ferro, non gliene fregava un cazzo di quale fosse il codice per entrare, lui poteva e faceva ciò che voleva. Una fessura si aprì, e quando i due occhietti verdi che guardavano fuori videro chi stava bussando, subitò la serratura scattò.
-Mister J. Che ci fa qui, non sono ancora arrivate…-
-Chi è morto dice cosa!-
-Cosa?-
Il Joker gli scaricò una raffica di colpi nel cranio, che esplose come una noce di cocco, schizzando cervello sulle strette pareti del cunicolo di entrata. –Ci cascano sempre tutti, eh?- al rumore degli spari, l’intera compagnia si presentò armata. Lui, ridendo, lui , ballando in cerchio con la sua mitraglietta,lui, colpendo tutti, uno dopo l’altro, si stava davvero divertendo.
-Sono un campione di freccette io!- quando ormai intorno a lui si era formata una piccola tribù di morti, proseguì dritto, verso un altro corridoio. Aprì una botola, scese le scale. Un piccolo magazzino. Centinaia di casse.
-Allora, il piatto del giorno è... vediamo… Sì, cocaina! Ma ce n’è per tutti gusti! Oh, ma questa roba è più sintetica di un paio di pantaloni, volete provare la cucina biologica? Ho dei papaveri, ma non sembrano fiori … ma in fondo chi non ama le ricette un po’ più elaborate?- il Joker scoperchiava casse, senza un criterio logico. –Eppure quello che mi piace di più non c’è! Non sia mai che il nostro ristorante non serva i…-
All’ultima cassa, finalmente si zittì. –Forse davvero non era ancora arrivata la mia roba.-
Di colpo, una spina bollente gli si conficcò nel braccio con quel sibilo vellutato che solo un silenziatore può produrre. Poi un altro colpo, questa volta sordo, e infine un tonfo. Solo allora lui si girò.
-Harley? Harley che hai fatto?- non curante della ferita il Joker camminò in direzione della ragazza, che aveva appena sparato un colpo in testa al suo attentatore. Alzò il tono di voce, era arrabbiato.
-Ho sentito gli spari, ho pensato ci…-
-TU! Tu hai pensato? E che dovevi pensare? Gli uccellini cantano, le botti traboccano di vino, i bambini dormono felici nei loro lettini a forma di automobile, tutto va bene, la città è in festa, no? NO? E allora perché la tua testolina doveva mettersi a pensare, PERCHÉ Harley?!-
Con il braccio sano spinse la ragazza da un lato, contro il muro. Le si avvicinò tanto che i loro nasi si toccavano, le labbra dell’uno potevano percepire il respiro dell’altra. Le strinse il visino pallido fra le mani. –Te l’ho sempre detto Harley, che non dovevi provare a capirmi. E ora, Tu hai appena cercato di farlo.-
La voce di lei era un flebile gemito. –Io cercavo solo di aiutarti. Poteva essere divertente…-
-Harley, lo sai anche tu. Il guaio della comicità è che finisci per essere colpito… da chi non ha capito il tuo scherzo.2-
Con un altro spintone la fece cadere in mezzo alle casse. Poi sparò. Il rumore dei suoi passi fu l’ultima cosa che Harley sentì prima che tutto… piombasse… nell’oscurità.
 
1: dalla canzone “Purple Lamborghini”
2: Joker pronuncia per la prima volta questa frase nel fumetto intitolato “Mad Love”, del 1990.
  
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