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Autore: Roxar    29/08/2016    1 recensioni
John Locke è stato un uomo di fede.
Fino alla fine.
[Raccolta di drabble cronologicamente ordinate sui momenti chiave della vita di John | Locke!centric]
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Locke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Personaggi: John Locke
Warnings: Slice of life, Introspezione, Angst, Cronologia
Note: in fondo.



«I’ve been worried all my life,
A nervous wreck most of the time.»
- Sleeping at last,
Pluto



 

 




#1.

Gli hanno inciso il dolore nel corpo e lo sente come la risacca arrogante di una marea che sale, sale. Fa un po' di resistenza per il tempo che gli occorre a capire cosa è rimasto, qual è il piano adesso. Camici bianchi inamidati sfilano ad ogni ora del giorno e della notte, portandosi dietro il fruscio del cotone e quello di parole troppo tecniche che sente, ma non sa ascoltare. Portandogli, infine, la diagnosi che ha la forma di una sedia scomoda e ruote di metallo che ammiccano dalla loro pozza di luce.
Allora cede alla marea, perché le braccia sono stanche, le gambe inerti.
Seduto nel mezzo della stanza, calato a forza in un camice sottile, piange le ultime lacrime di un uomo che non ha più uno scopo, né fede.

 



#2.

Il fuoco sta avvampando.
Gli brucia il naso, la pelle del viso, consuma ossigeno e gli spinge la sabbia addosso. Ma, sopra ogni altra cosa, lo strina sottopelle quando, facendo leva per la prima volta dopo molto tempo, si rimette in piedi e calibra il peso sulle ginocchia che un po' esitano, poi vacillano e infine reggono.
C'è del calore bianco nei muscoli che non ha più usato, ai quali sta chiedendo sforzi disimparati, ma non per questo impossibili.
Oltre il fumo e le fiamme, oceano e vegetazione. Un'isola e la promessa di una rinascita.
Come riemergendo da un lungo torpore, ricomincia a credere.

 



#3.

Ha la certezza che qualsiasi cosa abbia fatto, qualsiasi scelta abbia preso, sia stata fatta e presa per portarlo su quel ciglio di metallo impolverato.
E poco importa tutta la strada che ha percorso, poco importa l'ingente sacrificio che l'isola ha preteso, poco importano le prime ossa giovani calate in una fossa: è solo un enorme nonsense. Ha la sgradevole sensazione di essere stato truffato, ancora e ancora, di non essere andato molto più lontano di una vecchia ingenuità.
Picchia i pugni prono su una porta sprangata - piange lacrime che pensava di aver terminato e sciacquano l'illusione di aver avuto una meta.
« Ho fatto tutto quello che volevi! Perché mi hai fatto questo? »
L'urlo esplode e la luce gli fa eco; illumina la fede che ha vacillato, ridandole equilibrio.

 



#4.


Instancabilmente, l'isola lo mette alla prova.
Ci credi o non ci credi?
Torna pungolante la vecchia, infantile sensazione di aver rincorso mille farfalle e non averne acchiappata neanche una, che tutta quella strada non l'ha portato più lontano di un vicolo cieco.
Ha ridotto il suo mondo ad un pulsante da premere ogni centootto minuti, la sua vita, la sua fede; ogni cosa. E non sapeva che altri, da un altro tempo, si stavano prendendo gioco di lui. Il giovane Desmond ha torto e allo scadere dei secondi il mondo sarà esattamente dov'è, e lui su un'isola che è come un'amante capricciosa che sfugge, torna e scappa di nuovo.
Il buon dottore ha sempre visto più lontano della sua cieca, fiduciosa ostinazione - qualcosa che ha confuso con la fede.
Ma il tempo scade e la terra vacilla.
Ci credi o non ci credi?
Il mondo, nello spazio di qualche minuto, si ridurrà ad un rumoroso, metallico nulla.
« Mi sbagliavo ».

 



#5.

Sente di non aver mai avuto tanta fede in qualcosa mentre stringe i denti di dolore e zoppica verso l'enorme ruota profondamente conficcata nel muro - come nelle viscere stesse dell'isola.
Ha l'impressione di aver raggiunto uno snodo fondamentale, da cui si dipanerà la strada per adempiere al suo scopo, per scoprire l'unico, vero motivo per cui l'isola l'ha reclamato; si sforza di ignorare il ronzio di fondo che gli rammenta che dovrà morire per riportarli tutti indietro. Non è che non ci creda, ma neppure si fida dell'uomo che, premuto al muro con aria soddisfatta, lo osserva in silenzio.
Al contrario, tuttavia, si fida dell'isola. Non l'ha portato alla rinascita per permettergli di morire lontano da lei; non è questo che ha in mente.
Faticando e gemendo di dolore, inizia a spingere la ruota.

 

 

#6.

La rivalsa ha la forma sorprendente di Benjamin Linus.
I suoi occhi gli sembrano sinceri mentre lo informa che morire è vietato, tornare indietro d'obbligo.
« Hai ancora molto lavoro da fare ».
E ha bisogno di crederci, di sapere che il fallimento non è irreversibile, che l'isola non ha ancora finito con lui - perché può stare certa che lui non ha finito con lei. Non è questo che il destino ha scritto per lui; non si fermerà sul filo di un cavo elettrico. E allora accetta la mano tesa di Linus, si lascia sfuggire un nome, la chiave di ogni cosa.
Di colpo, gli manca il respiro. Di colpo, la voce di Ben soffia nel suo orecchio e le sue mani si prendono la sua vita.
Non capisco.
Ma che importa? Sta già morendo.


 

#7.

Ha consacrato la vita all'isola e solo adesso, guardando negli occhi dell'uomo che l'ha redento, capisce che è stata l'isola a consacrare la sua vita.
L'ha sempre pensata in termini di tributi e sacrifici, ma adesso la vede, la reciprocità. Il bisogno che avevano l'uno dell'altra, la protezione e il perdono, legati a doppio filo, imprescindibili.
Perdonando Benjamin Linus e stringendo la mano al dottore, capisce che l'isola non ha voluto qualcosa da lui.
L'isola aveva qualcosa per lui.
Lascia andare, John.
Seduto in prima fila, John Locke apre i pugni e rivede gli occhi dell'isola e quello che ricorda non è mai stato così bello.
Lascia andare, John. Adesso sai farlo.

 


 

Note: ho terminato l'intera serie di Lost ieri, dopo due mesi binge watching con due puntate al giorno, ed è stato come salutare qualcuno a cui ho voluto bene. L'unico modo che mi ha sempre aiutata a colmare lo stacco è stato scrivere. Mi rendo conto di aver scelto uno dei personaggi più complessi della serie e probabilmente non gli ho reso onore neanche un po', ma John è il mio preferito e mi manca già tanto che non poteva che essere lui. La sette drabble assolutamente impure sono legate dal filo conduttore della fede di John e ricalcano quei momenti in cui la sua fede (e fiducia) nell'isola era totale e quelli in cui, al contrario, ha vacillato. Trattandosi di drabble, non ho che scalfito la superficie di quello che avrei voluto veramente dire, ma suppongo vada bene così. Non sono neanche sicura di poterle gestire, certe tematiche!
Giusto per fare della chiarezza finale, le drabble hanno seguito questi momenti: la prima è da collocarsi immediatamente dopo il suo risveglio in ospedale, dopo essere stato scaraventato per otto piani; la seconda nela prima puntata, quando riacquista l'uso delle gambe; la terza dopo la morte di Boone; la quarta quando si rifiuta di premere il pulsante; la quinta riprende il momento della morte; l'ultima è da collocarsi nella chiesa, negli ultimi minuti del finale di serie.
Ultimo, ma non meno importante: grazie per essere arrivati sin quaggiù, mitici. ♥




 

   
 
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