Film > Alice nel paese delle meraviglie
Ricorda la storia  |       
Autore: Fiore del deserto    29/08/2016    4 recensioni
“La vita ogni tanto è una favola che merita un lieto fine.” Alice vive a Londra, confinata da tempo in un’esistenza grigia che non sembra essere nemmeno vita. Tutto questo fino a che non incontra un giovane uomo di origini scozzesi di nome Tarrant Hightopp, una persona dalle caratteristiche particolari che stuzzica la curiosità di Alice. Da quel momento tutto cambia: la presenza di Tarrant fa riaffiorare nella mente di Alice molti ricordi che parevano ormai perduti. L’esistenza di un mondo fatto di meraviglie, la spensieratezza e l’innocenza non più permessa agli adulti, la sete di fantasia e la convinzione di poter credere a sei cose impossibili prima di fare colazione. Grazie a Tarrant, Alice ritrova la voglia di vivere che il Sopramondo le aveva fatto quasi dimenticare. Ma dovrà difendersi dai soprusi di chi non sopporta, chi per indifferenza o chi per malevolenza, la sua felicità.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Rullo di tamburi! Sissignori, sono di nuovo qua con una follia tutta nuova!
Tutta per voi! Tutta particolare!
Questa storia, è bene che lo sappiate, è dedicata ad ognuno di voi. Per la vostra generosità, per il supporto che mi avete sempre dato e, soprattutto, per qualcosa di molto particolare che vi appartiene fortemente: il vostro cuore.  Sì, esatto. Mi avete donato il vostro affetto ed io, giorno per giorno, mi sono sentita veramente apprezzata. E senza di voi, creature speciali, non sarei mai riuscita a credere in me. Grazie a voi non provo alcuna vergogna per mostrare apertamente chi sono in realtà, una giovane adulta ( all’anagrafe ) con una gran voglia di scrivere follie.
Ma basta chiacchierare, passiamo dritti a questa nuova folle avventura.
Come già detto, questa storia sarà molto diversa rispetto a tutte le altre. Quindi, in questa prima parte, per non confondervi, vi darò degli schemi che potranno servirvi.
 
UNO
 
Questa storia non è un AU. Per quanto possa sembrarvi strano, vi assicuro che non lo è per niente. Abbiate solo un po’ di pazienza e capirete.
 
DUE
 
Il Cappellaio avrà un aspetto del tutto identico a come lo abbiamo visto nel film “ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIO”, durante la sua prima ( seriosa ) apparizione: un uomo con un abito grigio scuro, capelli rossi ben pettinati, sopracciglia un po’ sfoltite. Insomma, se vi state chiedendo “E’ lui o non è lui?”, io vi rispondo: CERTO CHE E’ LUI. Lo so, sembrerà un austero banchiere di Londra, ma state sereni che è lui. Perché l’ho ritratto in questo modo? Lo vedrete più in là.
 
TRE
 
Per chi ha letto il libro di Lewis Carroll o il nuovo libro di “ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIO” , partirà già avvantaggiato, poiché lo noterà dal mio modo di esporre la storia. Per chi non lo ha ancora fatto, vi informo che in questa storia mi attengo fortemente ai dettagli di essi, più che per il film ( ma mi riferisco, per lo più, al sequel ).
 
 
QUATTRO
 
Non date nulla per scontato e aspettatevi qualsiasi sorpresa di ogni genere. Le sorprese sono tutte ben nascoste, alcune a pochi centimetri dal vostro nasino.
 
 
CINQUE
 
La storia è ambientata in una Londra simile a quella del film di Sweeney Todd. Ho pensato di farlo per un motivo preciso: il Sopramondo rappresenta la staticità, la costrizione che gli adulti impongono per essere accettati, al contrario del colorito Sottomondo dove tutto è permesso e dove ognuno può sentirsi libero.
 
SEI
 
Quando arriverà il momento, se vi interesserà, naturalmente, vi da dove ho preso l’ispirazione per la creazione di questa nuova follia.
Si parte verso una nuova avventura!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Avvolta nel grigiore delle nubi, Londra era stata inghiottita nuovamente da un violento acquazzone.
Il freddo pungente e i continui sbalzi di temperatura, con un tempo così ballerino e capriccioso, avevano fatto ammalare non poche persone.
La maggior parte erano bambini. Gran parte di loro si erano visti costretti a letto per via di una brutta influenza.
Ma le condizioni meteorologiche non avevano risparmiato nemmeno gli adulti.
I tuoni si alternavano, echeggiando tra la pioggia scrosciante.
Una giovane signorina che aveva contratto l’influenza se ne stava sdraiata tra le calde coperte.
Non era tornata a Londra da nemmeno un giorno e già si era ammalata. Prima di addormentarsi, Alice ricordava come il vento piacevole le scompigliasse dolcemente i capelli, sotto il sole dell’Oceano Indiano durante il suo viaggio di ritorno verso casa.
Il ticchettio della lancetta dei secondi dell’orologio aveva continuato a fare eco per tanto, tanto tempo.
Con il sostegno della stimata compagnia di navigazione Kingsleigh&Kingsleigh per i suoi progetti commerciali, il capitano Alice Kingsleigh e sua madre, il commodoro Helen Kingsleigh, erano riuscite a permettersi una vita più decorosa.
Purtroppo, non tutto era ancora permesso. Nessuno al mondo aveva il diritto di possedere tutto quello che desiderasse.
Ogni cosa, purtroppo, aveva il suo prezzo.
Alice, se voleva andare avanti nella vita, sotto il consiglio della madre, se voleva realmente dare modo di farsi rispettare come donna capitano ( cosa ancora alquanto rara nel luogo in cui lei proveniva ), doveva assolutamente cambiare modo di pensare.
Viaggiare per mari stranieri comportava anche pericoli e, palmo a palmo, Alice doveva ricredersi sul fatto che la sua sete di avventura non era sempre scoperte sensazionali.
Pirati e delinquenti, per mari e per terra, erano tutti dietro l’angolo. Una signorina era una preda facile, soprattutto se non in grado di difendersi.
E i suoi uomini non potevano di certo ritenersi motivati se a comandarli era una signorina che avesse la testa piena di fantasia.
In più, ora Alice si era vista dovere proteggere anche sua madre dai pericoli sempre nascosti dietro l’angolo.
Non è difficile immaginare come, gradualmente, Alice avesse sempre meno tempo per fantasticare e rimanere fedele ai suoi sogni di fanciulla, per fare spazio alle responsabilità e e ai pensieri degli adulti.
Con i soldi ricavati, erano riuscite ad acquistare una casa più grande e più comoda.
Calda e accogliente.
Con il tempo, probabilmente, avrebbero potuto permettersi il lusso di poter assumere uno
o più domestici per poter curare la casa durante la loro assenza dovuta ai viaggi per affari.
Dopo due giorni di influenza, lo stato di salute di Alice aveva avuto un calo vertiginoso.
L’influenza, infatti, si trasformò in febbre alta e questo la costrinse al riposo assoluto.
Il medico assunto da Helen, dopo averla visitata accuratamente, era stato chiarissimo.
Alice doveva stare a casa, niente lavoro, niente mare, niente fatica.
Solo assoluto riposo.
A malincuore, Alice dovette obbedire.
La madre, per cercare di rincuorarla, le aveva fatto vedere il lato positivo della situazione: dopo tanto lavoro, avrebbero dedicato più tempo a loro stesse.
Alice si convinse quasi subito, ma per lo più lo aveva fatto per sua madre: non più nel fiore degli anni, aveva tutto il diritto di un po’ di meritato riposo.
 
Il suo sonno era stato tormentato, forse a causa della stanchezza, forse a causa della febbre.
Pertanto, Alice ebbe l’impressione di avere udito una voce.
« Perché non giochi con me? »
La ragazza riaprì gli occhi. Non c’era nessuno nella sua stanza.
Si passò una mano sulla fronte sudata e, riassunta una posizione più comoda, cercò di riaddormentarsi.
Ma un sogno molto strano le aveva fatto visita.
C’era un uomo davanti a lei. Un uomo dalla stranissima chioma rossa, con folte sopracciglia che gli incorniciavano un paio di spiritati occhi di un verde innaturale, vestito in maniera bizzarra e con un grande e alto cilindro sulla testa.
L’uomo aveva un’espressione basita, quasi rattristita. Le stava parlando.
« Non ti ricordi più niente? » le domandava, ma Alice non gli rispondeva « Avevamo promesso che ci saremmo incontrati nel palazzo dei sogni. »
Alice aveva fatto un passo indietro
«... e laggiù avremmo  continuato a ridere e giocare per tutta la vita. » continuava quello strano uomo.
Alice, colta dallo spavento, si svegliò di soprassalto. Il suo respiro si era fatto pesante e prese a lamentarsi.
Helen, richiamata dai versi della figlia, si precipitò a soccorrerla.
- Va tutto bene, Alice. – le disse poggiandole una mano in fronte per sentirle la temperatura – E’ stato solo un brutto sogno. –
Alice tirò un sospiro di sollievo.
Era stato solo un sogno, niente avrebbe potuto mai farle del male.
 
La sua fantasia si era arrugginita e indebolita drasticamente, ma il suo corpo era abbastanza forte da potersi riprendere in pochi giorni.
Per inaugurare il miglioramento della salute della figlia, Helen le aveva proposto di fare una passeggiata per le vie di Londra.
- Ottima idea. – si entusiasmò Alice.
Fuori c’era il sole e una passeggiata le avrebbe fatto bene. Si mise un cappotto pesante e una sciarpa calda per non avere una ricaduta e, quando fu pronta, uscì a braccetto con la madre.
La grigia Londra non aveva molti paragoni con le colorate città orientali che lei e sua madre avevano visitato.
Era vergognoso dovere ammettere di abitare in una zona compromessa dalla pesante aria di carbone bruciato che fuoriusciva dagli sporchi camini delle case, dal linguaggio scurrile e volgare delle persone, per lo più appartenenti alle classi sociali di rango inferiore al loro e, purtroppo, anche i bambini possedevano un vocabolario piuttosto ricco di oscenità.
Nel loro cammino, Helen e Alice avevano avuto modo di sentire un commento spiacevole nei loro riguardi da parte di un paio di monelli di suppergiù dieci anni.
- Che indecenza! – bisbigliò Helen seccata – Mi chiedo se il mondo potrà mai andare avanti se vi sono bambini che non sappiano cosa sia l’educazione. –
- Sono solo dei bambini. – disse Alice per non fare alterare la madre.
- Ed è questo il punto. Se non imparano sin da subito le buone maniere, finiranno col cadere nell’ignoranza totale. –
Alice sapeva perfettamente che il discorso della madre non facesse una piega.
Davanti a loro, infatti, non vi erano solo persone ben vestite che occupavano un elevato ruolo nella società: in alcuni angoli bui, ma anche alla luce del sole, potevano vedersi mendicanti e straccioni, uomini e donne e anche bambini, dai volti grotteschi che non ispirassero la minima fiducia.
Sembrava che il mondo stesse andando sempre più indietro.
Mentre camminavano, ad un certo punto, madre e figlia intravidero una piccola folla intenta a guardare qualcosa.
Incuriosite, Alice ed Helen si unirono a quella gente che si spintonava per poter vedere meglio. Fendendo la folla, le due donne riuscirono a passare sempre più avanti.
Davanti a loro vi era una bancarella stracolma di cappelli che nessuno, nemmeno Alice e sua madre, avevano mai visto.
C’era una sola parola per poterli descrivere: meravigliosi.
A gestire quella deliziosa bancarella era un giovane uomo dai folti e riccissimi capelli rossi come il fuoco, dalla pelle molto chiara, gli occhi incredibilmente verdi e le labbra un po’ violacee.
Alice ebbe un sussulto quando lo vide: era identico all’uomo che aveva sognato quando era a letto con la febbre.
L’uomo stava servendo un coloratissimo cappello a cloche ad una signorina dall’alto rango sociale. A giudicare dalla R marcata, tutti dedussero che l’uomo fosse di origini scozzesi.
Ad un tratto, qualcosa sbucò fuori dalla bancarella e alcune signore cacciarono un gridolino, attirando l’attenzione del cappellaio ambulante.
Alice si alzò sulle punte per capire cosa stesse accadendo e, in pochi secondi, vide un animale dalla pelliccia grigio bruna, il corpo un po’ tozzo e ricurvo e delle lunghe orecchie.
La lepre si fece strada passando sotto le gambe dei signori e sotto le gonne delle signore e, infine, si fermò proprio davanti ad Alice.
Quest’ultima guardò l’animale incuriosita. La lepre prese a graffiare con le unghiette l’orlo della gonna di Alice, ma senza stracciargliela.
- Scusate. – l’uomo si avvicinò imbarazzato facendosi strada tra la folla.
Si chinò e raccolse la lepre da terra.
- Non dategli retta, signorina. Il mio amico Leprotto è un po’... matto. –
Alice guardò l’uomo negli occhi per un minuto intero.
Il suo cuore ebbe un sussulto. Non era solo per via del sogno precedente, Alice sentiva di avere già visto quell’uomo.
- Thackery, chiedi scusa alla signorina. – ridacchiava l’uomo agitando la lepre in modo scherzoso, ottenendo qualche risata generale.
- Non fa niente. – disse Alice.
L’uomo avvicinò la lepre vicino al proprio orecchio.
- Come dici? Per farci perdonare offriamo un cappello alla signorina? Oh, hai avuto una bella idea. – l’uomo fece cenno ad Alice di avvicinarsi e di seguirlo fino alla bancarella.
Alice, sotto lo sguardo indagatore della madre, accettò. Dopotutto, non era cosa di tutti i giorni farsi offrire un cappello.
L’uomo, una volta poggiato la lepre sotto la bancarella, iniziò il suo lavoro. Le sue mani armeggiavano con un nastro colorato, dei fiori di stoffa e una polvere di porporina uscita dalla tasca sotto il panciotto. Estrasse delle forbici da una fondina che portava su un fianco e tagliò un pezzetto del nastro. Diede un ultimo tocco e porse ad Alice un delizioso cappello beige con due rose color zaffiro tempestate di polvere bianca brillante.
Prese uno specchio dalla bancarella in modo che Alice potesse ammirarsi.
L’uomo ottenne un caloroso applauso sia da Alice sia dalla folla.
Erano rimasti tutti quanti stupefatti.
- Hai visto Thackery com’è graziosa la signorina? – sorrideva l’uomo mettendo in mostra il  diastema un po’ largo che gli estendeva il sorriso.
Alice sentiva che ci fosse qualcosa in quell’uomo e in quella lepre.
In quel modo di lavorare i cappelli così armoniosamente, il suo sorriso.
Alice scavava nella sua memoria per cercare di ricordare.
Ma niente. Non trovò niente.
 
 
 
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Alice nel paese delle meraviglie / Vai alla pagina dell'autore: Fiore del deserto