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Autore: Lunemy    30/08/2016    2 recensioni
«Inuyasha è colpa mia? Qualcuno avrà scoperto il collegamento tra i due mondi per colpa mia, e ora ci spia con i microchip! vi ho messo tutti in pericolo, ti ho messo in pericolo. Alla fine non appartengo a questo mondo... e la mia presenza fa solo danno a voi, a te... sempre problemi ti causo...» mormorò lei, sentendosi in colpa, non si era mai posta il dubbio che qualcuno potesse osservare i suoi movimenti e scoprire qualcosa…che stupida era stata!
«Non dire stupidaggini. Non è colpa tua... Io ringrazio il cielo sempre, perché ho te ogni giorno, al mio fianco. E sarei disposto a rifare la guerra contro Naraku, se fosse necessario, per rimanere insieme. Risolveremo anche questa situazione…» disse guardandola con gli occhi dorati pieni d'amore.
«Tu vali tutte le guerre della mia vita Kagome. Perché tu sei la mia pace.» concluse lui, stringendola forte a se.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14

La fidanzata di Hojo
 
 




Kagome digitava frenetica sulla tastiera. Dietro di lei Rin, Sesshomaru e Inuyasha la guardavano tesi.
Si erano recati in un internet point, in quanto Kagome diceva che tramite quella scatola magica, chiamato computer, potevano sapere dove Hojo abitasse… era tempo che frequentava quel mondo Inuyasha, ma ancora molto lo stupiva.
 
«Trovato!!» esclamò Kagome dopo pochi minuti «Abita nella zona ritenuta ricca… un condominio di lusso… non molto distante da qui!» esclamò vittoriosa spegnendo quell’aggeggio. Era davvero magico, era un contenitore infinito di informazioni, dedusse il mezzodemone incredulo.
 
«Bene. Ora lo facciamo fuori?» chiese freddo Sesshomaru pensando a come aveva trattato sua moglie, rapita e legata. L’avrebbe pagata quel bastardo.
 
Kagome negò con la testa.
 
«No. Non gli torceremo un capello. Non siamo assassini.» a queste parole il demone cane la guardò scettico come a voler dire “parla pe te”, ma Kagome continuò decisa:
«Lui nella sua follia mi ha spiegato che lui stesso ha chiuso il passaggio. È stato lui la causa del vortice che ci ha portati qui e dei demoni scimmia impazziti. Dobbiamo andare a casa sua e trovare la soluzione. Lui ha bloccato il passaggio con qualche tecnologia, sicuramente ci sarà il modo per sboccarlo.» spiegò. Aveva intenzione di usare ciò che li aveva intrappolati.
 
«Dobbiamo introdurci in casa sua?» chiese preoccupata Rin, sempre più pallida. Il pensiero di Sesshomaru sofferente la stava consumando, voleva andare via il prima possibile, salvarlo, ma tutto sembrava impossibile in quel mondo.
 
«Oppure prendiamolo mentre dorme minacciamo di ucciderlo e il gioco è fatto. Vedi come canta!» disse aggressivo Inuyasha. L’avrebbe ucciso volentieri quel folle. Nessuno tocca sua moglie e ne esce illeso.
 
«No. Sicuramente è controllata la casa con l’allarme. Non possiamo introdurci tutti. Andrò io. Voi non conoscete la tecnologia e non sapreste cosa fare. Rimanete di guardia fuori casa…» disse lei e Inuyasha sbuffò.
 
«E se lui sta all’interno? E ti rapisce di nuovo e riesce nel suo intento?» chiese arrabbiato. Non avrebbe lasciato sua moglie e il suo cucciolo da soli.
 
«No. Sono sicura che non è in casa… durante la mia trasformazione, gli ho fatto male… e non può essere stato dimesso in due ore. Non per le ferite che gli ho inferto. Ha sbattuto violentemente la testa sul muro e giurerei di aver sentito odore di sangue, ma ero presa a scappare e a cercare Rin e non mi sono accertata del danno… ma sicuro gli ho fatto male.» ammise Kagome non molto fiera di se, non amava la violenza fisica… ma l’avrebbe fatto altre mille volte per salvare il suo bambino!
 
Inuyasha annuì rassicurato.
«Va bene. Ti introdurrai tu in casa sua.» disse riluttante Inuyasha «Ma al minimo problema vengo!» aggiunse deciso. Kagome, nonostante la situazione, sorrise al suo premuroso mezzodemone.
 
«Kagome… hai detto che probabilmente ci sarà l’allarme... come farai a passare senza farlo scattare?» chiese Rin che era più informata dei due demoni riguardo i sistemi di sicurezza, grazie le serate passate a guardare film polizieschi con Sota.
 
«Ci stavo pensando… mi fingerò la sua fidanzata… dirò al guardino che voglio fagli una sorpresa e quindi di disinserire l’allarme…» rispose lei non molto sicura del suo piano. Ma era meglio di niente.
 
Tutti annuirono. Era l’unico piano fattibile. Più passava il tempo meno era attuabile, quindi uscirono velocemente dall’internet point -pagato grazie alle poche monetine che Kagome aveva in tasca, in quanto le avevano rubato la borsa nel rapimento- e seguirono Kagome che faceva strada verso casa di Hojo.
 
 
Dopo diversi minuti intravidero un lussuoso condominio. Si nascosero in una stradina laterale e Kagome iniziò a sistemarsi i capelli con le mani.
 
«Che fai?» le chiese sconcertato Inuyasha. Di certo non era il momento di farsi bella! Kagome lo guardò spazientita e alzò gli occhi al cielo.
 
«Devo essere credibile, non una sconosciuta che con i capelli a pazza cerca di entrare in casa di una persona facendosi aprire dal guardiano, ma devo sembrare la fidanzata di Hojo, un ingegnere di alti livelli. Tutto dipende da questa farsa.» disse lei secca, sistemandosi la gonna e la giacca nascondendo quel piccolo tondo ventre. Inuyasha la guardò male, mentre lei cercava di nascondere il suo cucciolo.
 
«Tu sei mia moglie, se non te ne sei dimenticata!» disse lui preso da una rabbia improvvisa. Sapeva che stava sparando una cavolata…sapeva che lei doveva essere credibile, ma già solo immaginala anche solo per una farsa “fidanzata di quell’essere” gli ribolliva il sangue demoniaco… ma Kagome invece di guardarlo male, come faceva solitamente a una sua cavolata, lo abbracciò forte.
 
«Sono tua!» disse al suo orecchio canino, tranquillizzandolo. Rin e Sesshomaru spostarono lo sguardo in imbarazzo e dopo un po’ di tempo Rin tossì per richiamarli alla realtà.
 
«Passa il tempo.» disse Sesshomaru spazientito, mentre la debolezza si faceva sempre più spazio nel suo corpo.
 
I due si allontanarono e Kagome prese un profondo respiro.
Guardò tutti prima di imboccare la strada principale che portava al condominio di Hojo. La porta era automatica e si aprì in sua presenza. Un tappeto lussuoso si estendeva per tutto l’atrio. Sembrava più un hotel che un condominio. Un uomo con indosso un abito elegante le si avvicinò uscendo da una porticina sulla destra. Doveva esserci qualche sensore che avvisava dell’entrata delle persone.
 
«Salve signorina, come posso aiutarla?» chiese l’uomo cordialmente. Poteva avere una sessantina d’anni e sembrava buono e gentile.
 
«S-salve sono Kagome Higurashi e sono la f-fidanzata di H-Hojo» mormorò balbettando Kagome, abbassando lo sguardo. Non sapeva proprio dirle le bugie. Stava già per continuare con la sua bugia inventata sula momento ossia “è il suo compleanno e vorrei fargli una sorpresa cucinandogli una cenetta a casa sua” ma fu bloccata dal signore che la guardò raggiante.
 
«Ma certo sei Kagome! finalmente la conosco signorina! Mi chiedevo quando sarebbe venuta a trovare il suo fidanzato! Ci parla spesso di voi! So che tra qualche mese vi sposerete! Hojo è davvero un ragazzo d’oro, siete fortunata! L’ha aspettata tutto questo tempo attendendo che lei finisse i suoi studi all’estero! Un ragazzo innamorato e fedele!» disse l’uomo con voce allegra. Kagome rimase di sasso.  Quante bugie aveva raccontato Hojo in giro?! lei la sua fidanzata? Si dovevano sposare? Che lei stava all’estero e lui l’aveva attesa? Assurdo… era un folle!
 
«Guardi il signor Hojo non c’è ora, mi dispiace…» aggiunse il signore mortificato. Come se fosse scontato che lei lo volesse ardentemente vedere. Eh bè, come dargli torto da quello che gli aveva raccontato Hojo, ai suoi occhi erano un coppietta innamorata e felice.
 
«Ecco… io volevo fagli una sorpresa» pigolò Kagome più fiduciosa della sua farsa.
 
Vide l’uomo preso alla sprovvista e la osservò. Era in dubbio se farla passare. Probabilmente si accedeva solo su permesso esplicito dei proprietari di casa. Si fermò al suo ventre notando il leggero rigonfiamento.
 
La giacca di Kagome si era spostata.
Cavolo non aveva coperto bene la pancia! Tutto sarebbe andato all’aria!
 
«Ma adesso si spiega tutto!» esclamò l’uomo con sospettoso, osservandola stringendo gli occhi… Kagome si sentì ghiacciare. L’aveva scoperto. Sicuramente nei racconti di Hojo non era incinta e questo aspetto stava facendo sospettare il guardiano…cavolo, cavolo, cavolo!
 
«Ecco perché il signor Hojo in questo periodo è sempre felice, non solo per il matrimonio! Aspettate un bambino! Ma che bella notizia! Ma allora se vuole entrare in casa, che ritengo a breve sarà anche sua, faccia pure! Le disattivo l’allarme!» disse l’uomo gentile dicendole quale era l’appartamento.
 
Kagome prese un profondo respiro, quando il guardiano le diede le spalle per disattivare, dal quadro elettrico dietro la porticina, l’allarme dell’appartamento di Hojo. Pericolo scampato.
Si diresse all’appartamento indicatogli. Si sentì in colpa per aver ingannato l’uomo, anche se in realtà era tutta colpa di Hojo stesso. Le aveva inconsapevolmente facilitato le cose.
 
Aprì la porta dell’appartamento e si trovò in una casa sfarzosa e arredata con le ultime tecnologie, tv grande e ultramoderno, aspirapolvere robotica che -in azione in quel momento- puliva da sola, frigo ultima generazione. Sembrava una casa del futuro. Kagome notò delle foto appese in tutta la casa. Tante foto. Si avvicinò per osservarle in quanto le sembravano scene familiari… e una profonda angoscia e paura la travolsero guadandole. Erano delle sue foto, in vari momenti della sua vita. Ovunque c’era lei. Era stata spiata seguita, per anni senza che se ne accorgesse. Oddio… In alcune foto Hojo aveva sicuramente apportato delle modifiche perché invece che stare abbracciata a delle amiche, come ricordava Kagome di aver passato certi momenti, era invece abbracciata a lui, cosa impossibile in quanto mai avvenuta… e questa foto Hojo l’aveva stampata a dimensione 60X80 e appesa nel salotto. Oddio.
 
Kagome si riscosse. Non aveva tempo. Trovò il pc di Hojo sulla scrivania e l’accese. Maledizione la password! Kagome provò due volte, con il nome di Hojo combinato con la sua data di nascita, ma non era quella corretta. Provò con il suo stesso nome, combinato con quello di lui “HojoKagome” se era un folle… e infatti la password era corretta. Kagome fece una smorfia disgustata.
 
Le venne l’idea di prendere il pc e potarlo via con se, per analizzarlo al sicuro, ma se l’avesse fatto Hojo avrebbe capito cosa aveva intenzione di fare e avrebbe trovato il modo di bloccarla. Cliccò sulla cronologia e osservò tutte le azioni che aveva compiuto. Una miriate di ricerche sui portali. Iniziò a leggere velocemente, come mai aveva fatto in vita sua.
 
E finalmente trovò la risposta dopo venti minuti di ricerca. Memorizzò ciò che serviva.
Prima di spegnere il computer notò una cartella sul desktop nominata “Demoni scimmia microchip”. L’apri è notò una cartella di collegamento a un server. Tra le diverse attività: “controllo vista” “comando impulsi elettrici” “disattiva” vi erano anche “autodistruzione chip comando a distanza e spia –totale o selettiva-”.
 
Kagome non ci pensò due volte. Cliccò su autodistruzione totale. Si aprì una cartella di avanzamento. Erano previsti dieci minuti per la cessazione dell’azione. Kagome attese ogni secondo augurandosi che tutto andasse a buon fine. Non si sentiva sicura. Aveva ipotizzato di aver fatto abbastanza male a Hojo durante lo scontro e che lui dovesse rimanere di conseguenza ricoverato in ospedale… ma Hojo poteva comunque mandare qualcuno per controllare la situazione a casa. Finalmente l’avanzamento terminò e Kagome eliminò tutte le sue tracce dal computer.  Stava per uscire quando la porta si spalancò e lei fece appena in tempo a nascondersi dietro la tenda di una finestra li vicino. Hojo insieme al guardiano entrarono nell’appartamento.
 
«Ha detto che la ragazza che si è presentata come mia fidanzata è entrata, ma non è uscita giusto?» disse Hojo aggressivo, il signore annuì mortificato.
 
«Non avevo capito che fosse una ladra di identità, mi perdoni… credevo fosse la sua fidanzata, così ben vestita e curata. Mi perdoni per non aver controllato meglio l’identità.» disse chinandosi in segno di scusa.
 
«Le avrei detto se la mia fidanzata fosse stata incinta non crede? Anzi, sarebbe stata già mia moglie!» disse lui aggressivo girando le stanze cercandola.
 
Kagome sentiva il suo cuore battere spaventato. E ora? L’avrebbe scoperta. Era in trappola!
 
«Dove sei delinquente! Ho chiamato già i soldati!» esclamò urlando Hojo come un folle in tutta la casa, mentre il portinaio lo seguiva a testa bassa.
 
Kagome improvvisamente sentì qualcuno prenderla di peso da dietro la finestra, coprendole la bocca per non farla urlare. E si ritrovò con un balzo fuori dalla finestra atterrando per strada. Inuyasha l’aveva salvata. La prese in braccio e silenziosamente scapparono verso la stradina secondaria in cui erano nascosti Rin e Sesshomau.
 
Kagome respirò a fatica. Aveva avuto molta paura. Abbraccio suo marito.
 
«Grazie...» disse lei felice, staccandosi. «So come tornare a casa. Ho eliminato sia i microchip dei demoni scimmia -adesso non sono più comandati- e sia i microchip spia , adesso non saremo più spiati... Ma dobbiamo sbrigarci. Lo strumento che ci permetterà il passaggio nel nostro mondo l’ho attivato, ma si disattiverà per sempre tra quindici minuti, ho messo un timer per evitare future intrusioni… Dopo che imploderà… non sarà più possibile passare tra le due epoche!» disse Kagome con tono allarmato e triste. Sapeva cosa significava.
 
«Andiamo allora che aspettiamo!» disse Sesshomaru che si sentiva sempre più mancare le forze.
 
Arrivarono correndo a casa di Kagome. Tutti si piazzarono nel tempio, dove prima vi era il pozzo mangia ossa.
 
Kagome prese una pietra appuntita da terra e la poggiò sulla vena di un braccio.
 
«Io ho attivato l’apertura del pozzo, ma vi è un sistema di accesso vocale e fisico per dare il via a tutto, dopo di che il pozzo si autodistruggerà dopo quindici minuti, neanche Hojo potrà più riaprirlo.» disse Kagome seria e preoccupata.
 
«Kagome quindi non vedrai mai più i tuoi parenti…» mormorò dispiaciuta Rin esternando i pensieri che Kagome tentava di ignorare. La sacerdotessa annuì triste, e una lacrima le solcò il viso. Inuyasha le strinse la mano per confortarla.
 
«Come si apre il portale?» le chiese dolcemente. «Serve del sangue? Prendi il mio!» disse notando come lei stava per ferirsi.
La sacerdotessa fece segno di diniego.
 
«No, serve il mio. Hojo stesso ha usato il mio perché sono l’unione dei due mondi. La reincarnazione del passato nel futuro. Il mio sangue è per così dire “magico”» disse lei tagliandosi e facendo scorrere diverse gocce sul terreno. Il punto esatto in cui una volta vi era il pozzo. «Vi aprirò il portale. Passate, non aspettatemi. Io voglio…voglio s-salutare mia m-madre. È l’ultima volta che la vedrò.» disse mentre alcune lacrime le solcavano il viso contro la sua volontà. Aveva amato il fatto di poter vivere in entrambi i mondi. Di non dover dire addio alla sua mamma, di poter vedere i suoi parenti saltando nel pozzo quando voleva. Ma non era più possibile. Doveva salutare la sua mamma. Doveva dirle addio.
 
Inuyasha le si avvicinò «Ti aspetto.» le disse dolcemente.
Kagome annuì. Era inutile insistere. L’avrebbe aspettata lo stesso. Se fosse stata la situazione inversa lei l’avrebbe aspettato, indipendentemente dalle sue insistenze.
 
Kagome prese fiato, aveva ripetuto il codice di sblocco per tutto il tragitto in braccio a Inuyasha per paura che lo dimenticasse. Iniziò nominando ogni singolo numero con tono alto e deciso:
« 0 9 6 4 6 2 3 1 5 7 7 5 3 9 8 6 4 1 1 5 2 1 7 0 0 0 »
 
Sembrava non stesse accadendo nulla, ma dieci secondi dopo un terremoto, circoscritto al sangue per terra di Kagome, si estese creando un buco e questo che si allargò fino a raggiungere le dimensioni del vecchio pozzo. Il terremoto terminò. Tutti e quattro guadarono all’interno del pozzo e il cielo azzurro dell’epoca Sengoku apparve. Gridolini di felicità sfuggirono a Rin.
 
«Sesshomaru andiamo!» disse lei felice, guardano Inuyasha e Kagome grata. Sesshomaru li guardò a sua volta, ma a fatica sempre più indebolito e fece cenno con la testa… come per ringraziarli. Prese per mano Rin e fecero un salto nel cielo antico.
 
Kagome guardò suo marito.
 
«Vado e torno!» disse lei.
Si fiondò a casa sua. Sua madre stava lavando i piatti e aveva l’angoscia dipinta in viso.
«Mamma!» la richiamò lei. Sua madre si bloccò di colpo, lasciò i piatti e abbracciò la figlia.
 
«Kagome! bambina mia, ma cosa è successo?! I militari avevano preso Inuyasha e Sesshomaru, tu non rispondevi al telefono, non sapevo come fare! Sota e il nonno sono usciti a cercarti» disse lei con voce spaventata.
 
«Mamma, io… io devo andare. Per sempre.» disse Kagome piangendo «Sta per chiudersi il pozzo mamma, per sempre e Sesshomaru e Inuysha sono stati scoperti, non possono stare qui… e io non posso vivere senza Inuyasha.» disse Kagome singhiozzando. Non aveva tempo per raccontare della cattiveria di Hojo. I minuti passavano.
 
«Capisco tesoro mio. Avevo sempre sospettato che un giorno avresti dovuto fare una scelta definitiva. Era troppo bello poterti avere anche qui! Bambina mia non piangere. Io ti amo profondamente e ti amerò anche se non ci vedremo più. Ho solo una cosa da darti.» disse sua madre che ormai piangeva insieme alla figlia. Prese da un cassetto una grossa scatola in cui di solito sua madre metteva i medicinali. «C’è un po’ di tutto, di al mio futuro nipotino quanto lo amo… e tieni anche una foto di famiglia, così saprà che faccia abbiamo» aggiunse la signora Higurashi, sorridendo tra le lacrime, prendendo la cornice d’argento, che si trovava sul tavolo, con una foto di famiglia e dandola alla figlia. Diede il tutto alla figlia.
 
Kagome abbracciò ancora la madre «Salutami Sota e il nonno. Digli che voglio loro tanto bene e che li penserò sempre. Mamma…. Ti amerò per sempre! Grazie per la meravigliosa vita che mi hai dato… sei una mamma stupenda, spero solo di assomigliarti quando toccherà a me far da mamma…» disse Kagome staccandosi da lei controvoglia, ma doveva andare.  
 
La guardò un ultima volta e si sorrisero, come a imprimere quell’ultima immagine e uscì di casa correndo verso il pozzo dove suo marito l’aspettava.
 
Inuyasha la vide tornare… tra le braccia aveva diversi oggetti.
 
«Pronta?» le disse angosciato. Kagome lo guardò stupita. Tutto si stava risolvendo perché era angosciato? Un passo e tutto sarebbe finito.
 
«Kagome, sei sicura? Sicura che vuoi vivere nella mia epoca? Sei mia moglie, ma non sei costretta lo sai. Se vuoi vivere qui…puoi farlo. E io me ne andrò per non darti problemi.» disse lui addolorato con occhi tristi. La amava da morire per dire questo.
 
«Inuyasha ho un cucciolo, come dici tu, nel mio grembo che probabilmente avrà le tue stesse fattezze e non vorrei mai farlo vivere in un mondo come il mio, dovrebbe vivere nascosto come un reietto. Preferisco dargli una vita antica di 500 anni, ma in cui possa correre felice e libero tra i prati. E anche se non fosse per nostro figlio, sceglierei sempre di vivere con te nell’epoca Sengoku. Come hai detto tu una volta durante una battaglia, io sono nata per incontrarti.» disse lei stringendogli la mano.
 
«E io per incontrare te» concluse lui rassicurato.
 
Un rumore assordante li travolse. Carrarmati.
 
«DEMONE ESCI FUORI!!! O BOMBADIAMO IL POZZO! NON AVETE MODO DI TORNARE INDIETRO! ORA SEI DI PROPRIETÀ DEL GOVERNO GIAPPONESE MOSTRO! HAI RAPITO KAGOME! SEI UN PERICOLO!» sentì la voce di Hojo, non tanto riconoscibile per via del megafono utilizzato.
 
Kagome e Inuyasha si sorrisero.
 
«Uno» disse Kagome.
 
«Due» aggiunse Inuyasha.
 
«Tre» dissero insieme saltando nel cielo Sengoku.
 
 
 
***
 
 
«Non ci posso credere i demoni scimmia sono morti tutti insieme improvvisamente, senza che nessuno li toccasse» esclamò Miroku di fronte a corpi di demone scimmia. Sango gli si avvicinò dubbiosa.
 
«Non so cosa sia successo, ma meglio così.» disse lei esausta. Non ce la faceva più. Kohaku e Shippo accanto a lei si accasciarono stanchi. Avevano lottato per tre ore consecutive per proteggere il villaggio, ma sarebbe bastato un altro quarto d’ora e avrebbero perso. Non riuscivano più ad alzarsi. Anche Kirara si era ritrasformata in un gattino. Non riusciva più a lottare.
 
Videro arrivare la signora Kaede dal villaggio doveva aver corso o tentato, visto che aveva il fiatone.
 
«S-sono……… sono…qui!» disse con il fiatone piegandosi sulle ginocchia per la fatica.
 
«Chi?» chiese Sango non capendo a ci si riferisse.
 
«S-Sesshomaru e Rin, e anche K-Kagome e Inuyasha.» esclamò la signora anziana a fatica.
 
 
Miroku, Sango, Shippo e Kohaku si guardarono stupiti e increduli e con forze ritrovate improvvisamente, corsero verso il pozzo verso i loro amici di sempre.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ebbene si, il prossimo capitolo è l’ultimo. Ditemi… cosa ne pensate di questo? Vi sembra realistico come si è risolto? Sempre parlando di ciò che è realistico in relazione al periodo Sengoku e company…
Vi mando un bacio e saluto di cuore tutte le ragazze che mi hanno scritto e recensito. Grazie, ogni vostro commento mi spingeva a scrivere e a credere nella mia storia. È la mia prima fanfiction, e terminarla mi provoca un sentimento strano, come se perdessi qualcuno. Sensazione che ho ogni volta che finisco un libro che amo particolarmente. J  Spero vi abbia fatto piacere leggere le mie righe.
 
Ringrazio anche le lettrici silenziose, che sono tante. Ora mi commuovo… ma no dai c’è un altro capitolo che vi aspetta… e ci sarà anche un altro colpo di scena…forse! Alla prossima,
vostra
Lunemy
   
 
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