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Autore: FreeDreamer24    30/08/2016    0 recensioni
In questo testo si può capire che a volte le persone sbagliano nel giudicare un'altra persona, proprio com'è successo a me.
Dovremmo scacciare via i pregiudizi e conosce prima la persona e poi farci un'idea.
Buona lettura per chi di voi lo leggerà.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa sera è successo qualcosa di inaspettato. 
Come quasi d’abitudine, esco fuori al balcone a fumare una sigaretta. La cosa strana è che, uscendo, mi sono guardata intorno ed il mio sguardo si è soffermato su di un vicino che ha comprato casa nel mio vicolo, è di Milano e scende quasi ogni estate; fin qui non c’è nulla di strano, tranne per il fatto che a differenza negli anni scorsi, se ne stava da solo seduto sulle scale con lo sguardo fisso. 
D’istinto mi viene voglia di scendere e di avvicinarmi a lui per chiedergli se sta bene, ma un ricordo si è fatto strana nei miei pensieri. 
Quando ero piccola sgridava sempre me e i miei amici, odiavo il suo accento milanese era arrogante e senza tatto. Per alcuni minuti mi sono limitata a guardarlo, ma poi sono scesa. 
Mi sono avvicinata alle sue scale ed è iniziato così la nostra conversazione: 
<< Si sente bene?>> gli dico con un filo di voce. Era preso da altro perché gli ho dovuto ripetere la domanda 
<<Cosa? Ah sì, grazie>> mi risponde con voce incerta e quasi in modo meccanico. 
Non so se andarmene, ma qualcosa dentro di me mi avvisa che devo restare. 
Lo guardo e con quel poco di coraggio gli chiedo << L’ho vista sul balcone da solo, con lo sguardo perso, c’è qualcosa che non va..?>> 
Rimane sorpreso, ma poi stranamente mi dice << Come mai stavi fuori al balcone? Non dovresti stare in giro a divertirti con i tuoi amici?>> - Bella domanda signore, peccato che ormai di amici non ne ho più- mi verrebbe da dirgli 
<< Ogni tanto c’è bisogno di starsene  per conto proprio a fumare una sigaretta>> unica risposta che mi viene in mente in quei pochi secondi; << Lei invece, non mi ha risposto…>> noto che, con gli anni andare ho ancora paura di lui, era un uomo così cattivo. 
<< Non credo che siano affari tuoi>> ed eccolo di nuovo come un tempo, non ho nessuna intenzione di andarmene senza sapere qualcosa, cazzo sono scesa apposta. Ok forse sono troppo esagerata, ma qualcosa deve pure avere, non è il tipo che se ne sta così. 
<< Come mai gli anni scorsi non è sceso?>> Azzardo con questa domanda 
Sembrava essersi perso di nuovo  << Non ci andava di scendere>> 
<< Capisco. Sua moglie come sta?>> So che tra poco scoppierà, non è un tipo molto loquace 
<< Ma cos’è un interrogatorio?>> Come  volevasi  dimostrare 
<< No affatto, era per conversare. Scusi il disturbo>> Sto per andarmene con la coda tra le gambe quando gli sento dire 
<<Mia moglie stava male dovevo occuparmi di lei… Ora che è morta non riesco a stare in quella casa dove ogni cosa me la fa ricordare.>> Non mi aspettavo questa risposta, sono senza parole ma un condoglianze o un mi dispiace è troppo scontato… Dio che cosa brutta. 
<<Mi… dispiace davvero, non volevo farle ricordare…>> non so neanche come continuare questa frase. 
<< Non lo sapevi, non preoccuparti>> Non mi azzardo a chiedergli che male avesse, penso che dopo la morte di una persona così cara non è buono far rivivere quei momenti, la causa, ne tanto meno i momenti felici. 
Ma con mia sorpresa aggiunge << Tu invece, come mai non sei uscita?>> ed io << Meglio starsene da soli quando la compagnia non è buona, tanto ci pensano le sigarette a tirarmi su>>  E’ cambiato, già l’avermi rivelato quella perdita non era affatto da lui. 
<< Da quanto tempo fumi?>> 
<< Tre anni direi, ma poi ho smesso per 2 mesi>> 
<< Come mai hai ripreso?>> Sembra che si sia concentrando su di me per non pensare ad altro, e l’argomento è proprio il mio fumare, chi l’avrebbe mai detto. 
<< Ho fatto la cazzata di mentire ad una persona… Non dovevo, mi sono scusata ma ora se n’è andata per pensare cosa fare>>  magari con lui posso sfogarmi, ormai le sigarette non danno più l’effetto di una volta. 
<< Perché hai mentito?>> 
<< Mh in passato ero molto insicura, confusa. Avevo dei pregiudizi su questa ragazza a causa della sua religione, cioè, l’ho giudicata troppo in fretta, ma con il passare degli anni  è stata l’unica nel restarmi accanto, nel sentirmi blaterare le solite frasi, soliti argomenti… Quando mi sono decisa a dirle la verità, beh come biasimarla, dopo sei anni di amicizia è stato un colpo per lei scoprirlo…>> Lascio la risposta a metà già sapendo che dopo questa non avrà capito un accidenti però si lascia scappare un mh pensieroso, so benissimo che non ha capito di quale fosse la bugia, quindi mi anticipo dicendogli << Da poco ho detto di essere bisex. La prima persona al quale l’ho detto è stata la mia ex ragazza, appunto ormai ex, dopodiché l’ho detto a questa amica che si è presa del tempo>> 
<< Ed è una bugia perché tu le hai detto che eri etero..?>> riesce a dirmi avendo sul suo volto un’espressione quasi come uno psicologo che prende appunti mentalmente. 
<< Beh se fosse stato  così non si sarebbe presa del tempo, la menzogna è che, conoscendola tramite un sito su internet, ed essendo io a quei tempi insicura, mi sono finta un’altra persona.>> Ok ora è sorpreso per questa notizia <<Già, è stata una cazzata enorme, le ho mostrato un ragazzo facendole credere che fossi io e lei ci ha creduto>> Ora che ha capito meglio vedo che mi guarda un po’ con disgusto ed amarezza. 
<< Cos’è quello sguardo?>> Gli dico con voce decisa 
<< Purtroppo ai miei tempi non si sentiva di frequente l’essere bisex, come hai detto tu. Essendo vecchio non riesco neanche a capire la gioventù di oggi e di questi nuovi mezzi di comunicazione, però posso dirti che hai sbagliato e lo sai anche tu, dovresti darle solo tempo.>> 
<< Lo so, ho mentito a persone che non se lo meritavano, proprio come lei. Spero che mi lascerà rimediare>> Guardiamo in un punto sperduto poi però vorrei farlo parlare 
<< Posso chiederle che malattia aveva sua moglie?>> Rimane un per un po’ in silenzio ma poi mi risponde: 
<< Aveva un tumore al seno ormai avanzato, se n’è resa conto troppo tardi…>> compaiono le prime lacrime 
<< Era davvero una bellissima donna…>> ed era così. Bionda, occhi chiari, fisico asciutto e sempre curata. Quando ero piccola pensavo come mai si fosse sposato con lui, lei era così dolce e gentile. D’un tratto la sua risposta mi lascia senza parole 
<< Già.Ti posso garantire che fumare non ti aiuterà a niente. Non ti tirerà su come dici, ma ti farà venire solo male. Se devo essere sincero, mi fa rabbia pensare che oggi giorno alle prime difficoltà subito ricorrete alle droghe, canne ed altro; ai miei tempi non c’erano tutte queste schifezze, si affrontava il problema, se ne parlava.>> 
<< Ha ragione, ma sa i tempi sono cambiati, le persone sono cambiate.>> 
<< Cosa vorresti dire che non c’è più tempo per dialogare?>> mi scruta con i suoi grandi occhi con ormai i segni dell’età avanzata. 
<<Non dico questo, ma quando un adolescente si confida con un genitore vorrebbe l’appoggio anche se ha sbagliato, invece i genitori ascoltano quel suo problema come se fosse futile, magari lo è, ma è un problema serio per quel figlio. I grandi sono troppo presi da altro e trascurano così i loro figli “fragili”>> A queste parole si gratta la fronte pensando a cosa replicare, mi fa sorridere vederlo così concentrato. 
<<Questo non giustifica il fatto che per un problema uno deve drogarsi. Forse hai detto bene tu, siete una generazione di persone fragili, non combattete, cedete subito a temporanei sollievi perché di questo si tratta, sono solo ed esclusivamente dei sollievi che non dureranno molto.>> Cavolo ha perfettamente ragione… 
<<E’ così… Ma quando il dolore è troppo da sopportare sembra che sia davvero l’unico rimedio che hai per sopravvivere>> 
<< Io allora cosa dovrei fare? Ho perso l’amore della mia vita eppure combatto ogni giorno questo dolore lancinante che mi porto dentro; dovrei drogarmi? No, sono troppo vecchio, ma non ti nascondo che molte volte mi passa per la mente un pensiero che mi dice ‘Perché continui a vivere? Non hai più niente, non hai una moglie, non hai dei figli che ti ospitano né dei nipoti da vedere’ combatto anche questo pensiero.>> Resto di nuovo senza parole. Anche gli uomini perdono il controllo, ed io non riconosco più quest’uomo 
<<Posso immaginare il motivo, il dolore che le corrode all’interno… Ha ragione a scacciare via quel pensiero, so che saranno le solite frasi fatte ma le servirà molto tempo e dovrebbe svagarsi. Sa, anche mio nonno ha perso sua moglie, sempre a causa di una malattia…>>   Mi guarda e vorrei tanto abbracciarlo, ma non posso lasciarmi trasportare così. 
<< Cos’aveva?>> 
<<Beh aveva l’Azheimer ed anche il Parkinson… Si notava di più l’ultima, mentre per la prima dopo due anni iniziava ad avere difficoltà nell’esprimersi, si era ridotto di molto il suo vocabolario linguistico… E’ stato brutto vederla andare via così..>> 
Decido di congedarmi perché sto sull’orlo di piangere a dirotto e non voglio che succeda e la situazione è diventata un po’ imbarazzante. Non gli do il tempo di rispondere che mentre mi asciugo agli angoli degli occhi gli dico << Mi ha fatto davvero piacere parlare con voi. Alla prossima>> 
<< Anche a me ha fatto piacere. Mi dispiace per tua nonna… Fammi sapere come andrà a finire con la tua amica, e mi raccomando non fumare! Vedrai che si sistemerà tutto. Abbi pazienza.>> mi dice sorridendomi. 
Ricambio il sorriso. Torno a casa pensando che, se non fossi mai scesa l’avrei sempre visto come un tempo, buzzurro e con l’odio nel sentire il suo accento. 
Dopo un paio di giorni, decido di chiedere a mio nonno di farci amicizia, magari quando rincasa se lo incontra gli potrebbe parlare. Lui accetta dopo aver voluto sapere come mai doveva conoscerlo. 
Beh ora sono amici e quando li ho visti uscire l’ultima volta, il signore mi ha fermata per ringraziarmi e per dirmi che si sente meglio.
   
 
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