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Autore: Walpurgisnacht    30/08/2016    2 recensioni
Allora ragazzi, vi capita mai di avere idee folli su cui vi sale un hype incontrollabile e che DOVETE mettere per iscritto? Ecco, se vi è successo sapete cosa è passato per la testa mia e della mia socia. Spiegazioni sul crossover e altri tecnicismi nel primo capitolo.
Aggiornamenti settimanali, due a botta. Numero finale di capitoli: ventuno.
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Un aereo cade. Nove ragazzi ammaccati si leccano le (piccole) ferite e cercano di capire come andarsene da quel posto dimenticato da chiunque.
Sul serio, non c'è nessun tizio psicopatico che vuole farli giocare alla sua personalissima versione de La Ruota della Fortuna.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“E quindi è finita così…”.

Makoto si voltò verso Byakuya dopo averlo sentito pronunciare quelle parole. Accanto a lui Kyouko sembrava osservare l’andirivieni delle altre persone con estrema tranquillità, indugiando in particolar modo sulla figura di suo padre.

Beh, non è difficile capire il perché.

“Purtroppo sì, Scion di ‘Staceppa. È andata male”.

“Eh, che ci volete fare. È la vita” pontificò Asahina alle loro spalle. Strano, di solito non era così filosofica. Men che meno quando si trattava di cose così grandi come… come…

Gli risultava ancora tremendamente difficile pensarlo, figurati dirlo a voce alta.

La commemorazione proseguiva lenta, con loro otto che tenevano le teste basse come si confà all’occasione.

Che occasione, vi starete chiedendo? Oh, nulla di che.

Makoto Naegi, Kyouko Kirigiri, Mondo Oowada, Touko Fukawa, Aoi Asahina, Sakura Oogami, Byakuya Togami e Kiyotaka Ishimaru stavano partecipando al loro funerale.

Erano morti tutti per mano di Mukuro Ikusaba durante la folle avventura a cui quest’ultima li aveva sottoposti su Jabberwock Island.

Aoi e Sakura erano rimaste vittime dei braccialetti che Zero (l’alias assunto da Ikusaba) aveva fatto indossare loro quando li aveva fatti svenire con del gas soporifero. La Nuotatrice si era rifiutata di rivelare il suo più sporco segreto ed entrambe ne avevano pagato le conseguenze.

Byakuya non era riuscito a superare l’orgoglio e, durante la sua prova, aveva fatto di tutto per strappare dalle mani di Touko il cryptex senza neanche tentare di essere un po’ più diplomatico nella sua richiesta. Il risultato erano stati tre cadaveri (il suo, quello della stessa Fukawa e quello di Kirigiri) sul pavimento della stanza 7.

Per quanto riguardava Ishimaru, Oowada e Naegi… beh, era successa la cosa da una parte più ovvia: Ikusaba li aveva riempiti di piombo. Il Super Fortunello, che per non venir meno al proprio titolo era rimasto agonizzante per parecchio tempo prima di spirare, aveva avuto almeno la soddisfazione di vederla mettersi la canna della pistola in bocca e farsi esplodere le cervella.

E quindi eccoli lì, di nuovo riuniti.

Naturalmente è stato un momento tragico quando, una volta ritrovatisi nel giardino principale della Kibougamine (i fantasmi non hanno bisogno di pagare il biglietto del tram, ragazzi privilegiati), si erano resi conto del destino che era toccato loro. A parte Kirigiri, che continuava a chiedersi insistentemente come fosse possibile e che lei agli spiriti non credeva perché non erano logici.

In quel momento giuro che poteva sembrare Hagakure durante uno dei suoi momenti di notoria lucidità mentale. Sei morta, come cacchio fai a dire che non ci credi?

Però anche lui, nonostante cercasse di mantenersi attento e vigile, si faceva parecchie domande sul loro persistere nel mondo dei vivi. Si usa dire che i fantasmi restino dal lato sbagliato perché hanno dei conti in sospeso, e forse per alcuni di loro poteva anche essere vero… ma lui? Che conti in sospeso aveva?

Oh beh, poco importava. La loro nuova realtà era quella e qualcuno o qualcosa aveva deciso che a loro toccava essere presenti lì, nello spiazzo più grande della scuola, a seguire la propria cerimonia funebre. I più temerari, come quella testa calda di Oowada, avevano anche tentato di andarsene per non soccombere alla noia ma non c’era stato verso, erano bloccati in quel luogo.

C’era un sacco di gente, anche alcune facce che Makoto non aveva mai visto prima. Ovviamente il preside Kirigiri, che sembrava fare parecchia fatica per non accasciarsi sulla bara della figlia e scoppiare a piangere; ovviamente l’altra metà della loro classe; c’erano anche alcuni alunni della 77 con cui aveva in passato scambiato quattro chiacchiere in allegria. A parte quel tipo strano coi capelli bianchi, l’ahoge e un gusto estetico troppo simile al suo. Gli stava antipatico a pelle.

Quel… quel… calmati Makoto, calmati. Non essere volgare. Certo che la giacca dello stesso colore della mia… cerchi forse di fregarmi il posto?

“Ragazzi, io mi scazzo!” scoppiò a un tratto il solito Mondo. Neanche da morto manteneva un minimo controllo sul volume della propria voce, ricevendo l’ormai scontato rimprovero dal suo kyoudai.

“Che ci vuoi fare, Oowada? Siamo morti, non abbiamo molte alternative”.

“Ma non potremmo… chessò, andare a fare gli scherzi notturni a qualcuno? Dare fuoco allo shinai di Pekoyama? Ribaltare il tavolo da gioco di Ludenberg proprio mentre sta spennando l’ennesimo sfigato?”.

“Ma ti senti parlare, Oowada-san?” ribatté Sakura, contrariata “Quelli non sono scherzi, sono atti vandalici belli e buoni”.

“Ecchissenefrega! Potremo prenderci delle libertà almeno da fantasmi, no?”.

“È comunque un atto di grande maleducazione, non adatto a un ambiente scolastico sano” lo rimproverò Ishimaru. Beccandosi in tutta risposta un vaffanculo.

“Guardala, guardala…” fu quanto Naegi si sentì sussurrare da una furente Aoi: “Uh? Asahina-san, con chi ce l’hai?”.

“Con quella… quella stronza di Celes! Guardala! Ti prego Naegi-kun, guardala!”.

Fece come gli era stato suggerito e lo spettacolo che lo accolse non fu di certo dei più carini: Celestia Ludenberg era al funerale di otto suoi compagni di classe morti in circostanze a dir poco drammatiche e non faceva neanche lo sforzo di trattenere lo sbadiglio che la stava possedendo in quel momento.

“Ma… ma…”
“Non ci credo! Sbadiglia al nostro funerale?” ringhiò Oowada, ancora innervosito dal suo non poter fare niente di niente.
“Ah, ma dovevo immaginarmelo” continuò a borbottare Aoi, “cosa ci si può aspettare dalla Super Giocatrice d’Azzardo?”
“Magari non…”
“Sai che è stata lei a mettere in giro le voci sulla mia cotta per Sakura? Vuoi ancora cercare di giustificarla?”
“...ma brutta stronza” si lasciò sfuggire Naegi scatenando l’ilarità nel resto del gruppo, Mondo in particolare: “Epperò Naegi-kun! Che linguaggio scurrile! Ti ci voleva la morte per lasciarti andare?” rise, mentre Ishimaru continuava imperterrito a snocciolare il regolamento scolastico (e tutti a ricordargli che ormai per loro non valeva più).

“Beh, è onestamente noioso.”

“...è un FUNERALE, Togami-san.”

“Per una volta la diva bionda ha ragione! Ho sempre detto ai membri della mia gang di darsi alla pazza gioia e annaffiarsi di birra se mi fosse successo qualcosa! Oh, ooooh eccoli là!” piagnucolò Mondo, indicando un gruppo di motociclisti che da oltre la recinzione della scuola osservava la cerimonia e piangeva disperatamente urlando il nome del loro defunto capo.

“Non mi sembra si stiano esattamente dando alla pazza gioia...” osò Makoto, quando notò che Oowada era nelle loro stesse condizioni: “NON IMPORTA! STANNO PIANGENDO IL LORO CAPO, LI PERDONO! SI UBRIACHERANNO POI!” strillò, tirando su col naso. Ishimaru si prese la briga di consolarlo.

Makoto sospirò e decise di lasciar perdere, preferendo concentrarsi sul resto del gruppo: Aoi e Sakura indicarono le rispettive famiglie (e lui notò quanto Yuta Asahina somigliasse alla sorella), mentre Kyouko era ancora concentrata sul padre. Posò gli occhi sulla sua famiglia e gli si strinse il cuore nel vedere Komaru sforzarsi di rimanere stoica e non piangere.

La mia piccola Komaru sorrise, sono sicuro che te la caverai anche senza di me.

Preferì distogliere lo sguardo ed evitare di dar spettacolo insieme a Oowada (anche se in fondo gli faceva tenerezza vedere come un duro e puro come lui avesse un lato sensibile), e si voltò verso Togami e Fukawa, gli unici che non sembravano toccati dall’evento.

“Tutto ok, ragazzi?” chiese, e Byakuya si limitò a fare spallucce; Touko provò ad articolare una risposta: “No, è che… i-immaginavo che i miei non sarebbero venuti.”

Naegi diede una rapida occhiata tra la folla, e in effetti non gli parve di vedere nessuno che corrispondesse alla descrizione dei genitori di Touko (due madri e un padre).

“È orribile” sussurrò lui, ma lei gli rispose con un mezzo sorriso: “Non fa niente. Quelli che contano ci sono… anche se sono morti.”

Makoto ricambiò il sorriso, poi entrambi si voltarono verso Togami: “Hai visto tuo padre, Togami-san?” chiese, guardando nella stessa direzione in cui guardava l’ex Scion.

“Mio padre non c’è, com’era prevedibile. Non gli importava poi tanto dei figli” disse, sforzandosi di mostrarsi disinteressato “in fondo parliamo di uno che ne ha generati quindici con altrettante donne diverse.”

“Però stavi osservando un uomo prima, e… c’è una ragazza con lui.”
“Quello è Aloysius, il mio maggiordomo personale. Mi ha cresciuto lui” rispose, e Makoto avvertì una nota di tristezza nella voce di Togami. “E la ragazza è Shinobu… mia sorella” concluse, voltandosi a guardare altrove.

Makoto non insistette oltre, ma doveva ammettere di apprezzare questo momento di apertura di Togami. Forse da morti si è più onesti con se stessi, pensò. Oltre a questo pareva che il trapasso comportasse anche una forma d’onniscenza perché nessuno si stupì dell’uscita di Byakuya, come se ne fossero consapevoli da sempre. Lo stesso era valso con la rivelazione di Aoi su Sakura e con la composizione della famiglia di Touko.

È una roba strana forte, questa.

“Ma quindi come farà ora Togami senior?” chiese Mondo, che a quanto pareva si era appena ripreso dalla crisi di pianto. “Visto che il suo erede è passato a miglior vita dovrà riorganizzare i Giochi senza Frontiere Togami?”

Makoto vide chiaramente Byakuya sgranare gli occhi e inorridire.

 

*

 

Scoprirono ben presto che la vita da fantasmi era piuttosto monotona e noiosa. Soprattutto monotona.

Quando riuscirono finalmente a lasciare il cortile della scuola capirono di poter andare dove volevano, e alcuni di loro decisero di visitare le proprie famiglie, di quando in quando. L’idea si rivelò infelice in quanto lo spettacolo a cui assistevano quasi sempre era un membro della famiglia (se non tutta) intento a piangerli.

Appurato che era meglio lasciar passare altro tempo prima di far di nuovo visita ai parenti, finirono per rimanere molto tempo a scuola: all’inizio vedere metà classe vuota fece male e Mondo e Ishimaru non riuscirono a rimanere composti di fronte alla tristezza di Chihiro, che sentiva terribilmente la loro mancanza.

Altri invece trovarono subito un passatempo che li tirasse su.

“Aoi…”

“Bwahahahah!”

“Aoi, per favore…”

“Ancora una volta, Sakura-chan!”

“È la terza volta che dici ancora una volta.”

“Ma è divertente!”

“Tu dici?”

“Io dico” si intromise Mondo, osservando divertito la crisi isterica di Celes, la quale era diventata vittima inconsapevole di Aoi: quest’ultima voleva vendicarsi delle voci messe in giro dalla gothic lolita e aveva scoperto di divertirsi nello staccarle i codini posticci e farli cadere per terra.

“Guardala, è dovuta andare in infermeria!” la rimproverò Sakura. “Sei contenta?”

Aoi mise il broncio: “Se devo essere onesta, sì. Non fosse stato per lei Mukuro non avrebbe scoperto niente di me, niente!”

“A proposito, dove pensate sia finita Ikusaba? All’inferno, o qualunque roba sia?” chiese Kyouko, che ancora non riusciva ad accettare di essere diventata qualcosa a cui non credeva (ovvero un fantasma).

“Ti prego, non evocarla” ringhiò Togami, “vorrei evitare di dover passare l’eternità con lei a rompere le palle.”

Mondo sorrise: “Confermo, ci voleva la morte per far diventare te e Naegi più coloriti negli insulti.”

Makoto stava osservando la scena con il sorriso stampato in faccia, quando venne distratto da qualcosa.

“Qualcosa non va, Naegi-kun?” gli si avvicinò Kyouko, e lui annuì brevemente: “No no, solo che…”

“Solo che?”

“Ho un’idea che mi ronza in testa” disse, e le fece cenno di seguirlo. Quando si piazzò davanti ad Hagakure (che era intento ad interrogare la sua sfera di cristallo pagata cento milioni di yen) lei inarcò un sopracciglio: “Non vorrai mica credere che lui ci veda?”
“No, ma magari potremmo provare a comunicare… lasciare messaggi ai nostri cari tramite lui!”

“A parte che non so chi dovrebbe credergli” lo corresse lei, “vorrei ricordarti che i fantasmi non esistono.”
“Ah no?”

“...’fanculo” borbottò lei, confermando la teoria di Oowada sulla correlazione tra morte e linguaggio scurrile.

Makoto rise: “Oh dai, è un tentativo! E poi mi annoio.”

“Anche io” ammise lei. “Oh, e va bene. Facciamo una prova” acconsentì, e fece cenno agli altri di avvicinarsi.

Makoto si piazzò davanti al banco di Hagakure e lo guardò dritto negli negli occhi, ma non successe nulla.

“Adesso sappiamo per certo che non ci vede” chiosò Kirigiri.

“Nel caso ci fossero mai stati dubbi” sottolineò Togami.

Makoto però non si arrese e si concentrò per spostare le matite sul banco. Dapprima non successe nulla, poi riuscì a farne rotolare una che andò a sbattere contro la sfera. Hagakure sgranò gli occhi e borbottò: “Eppure non ho ancora fumato niente…”

Tutti rotearono gli occhi.

Decise di fare un ultimo tentativo. Si concentrò al massimo e poi disse: “Hagakure-kun, riesci a sentirmi?”

Il Super Veggente (che al momento di Super aveva ben poco) sgranò gli occhi e si guardò attorno: “C-Chi è? C’è qualcuno? Sento uno strano freddo…” sussurrò. Freddo che era stato causato da Mondo, il quale si stava divertendo ad attraversargli la testa con le mani.

“Oowada-kun, piantala!” borbottò Makoto, che ritentò: “Hagakure-kun, puoi sentirmi?”

“OOOOMMIODDDIOOOOONAEGICCHISEIQUIIIIII?????”

L’urlo di Hagakure fu seguito dal lancio del banco e della sfera, che andò a colpire Kuwata. Il Super Giocatore di Baseball non ne fu contento e la rilanciò al mittente, mettendolo KO e mandandolo in infermeria.

“Allora, Naegi-kun? Sei soddisfatto?”

Lui sorrise a Kyouko: “Sì, direi di sì.”

“Insomma, che cazzo sta succedendo qua?” proruppe Kuzuryuu alzandosi dal suo banco e sbattendoci una mano sopra “Prima i codini di Ludenberg che prendono vita propria. Poi Hagakure che va bene, sarà un imbecille patentato… ma prima d’ora non aveva mai avuto uno scatto del genere. Ci saranno mica dei fantasmi? Fatevi avanti, figli di puttana, che vi apro la testa come un melone!”.

“Signorino! Lei non deve esporsi, potrebbe essere pericoloso. Lasci fare a me!” fu l’urlo di guerra di Peko, che come un fulmine si alzò a sua volta e sguainò la propria spada di bambù. Spada che attraversò per metà Togami, lasciandolo diviso in due parti. Lui non apprezzò poi così tanto, il resto del gruppo decisamente sì.

“Mi chiedo cosa aspettino quei due a mettersi assieme e a scoprire le gioie del sesso. È evidente che si muoiono dietro da quando eravamo alti così” disse Mondo facendo il segno dell’altezza parallelo al suo ginocchio. Ricevette parecchi cenni d’assenso. Tutti loro erano d’accordo con quanto diceva e lo stesso valeva di sicuro anche per la metà della classe ancora viva, diretti interessati esclusi.

“KUZURYUUUUUUUUUUUUUUUUUUU! PEKOYAMAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!” urlò il docente, esasperato dai continui disturbi alla lezione.

“Ma professore, mi dica che non ho ragione! C’è qualcosa che non va qui!”.

“In effetti…”.

“Hai parlato di fantasmi, Kuzuryuu-kun? Non ti riferirai mica a… Naegi-kun e agli altri?” azzardò timida Sayaka, attirandosi in tempo zero tutti gli sguardi dei presenti.

“Ma non lo so, Maizono! Dicevo per dire”.

“Però Hagakure ha strillato Naegicchi nel suo delirio…”.

Ci vollero pochi minuti per trasformare la classe 78 della Kibougamine nel peggior pollaio di periferia, pieno di contadinotti sbronzi che cercavano di farsi la pelle con i forconi.

I fantasmi, perché chiaramente il Super Yakuza aveva ragione, erano tutti intenti a ridere a crepapelle di fronte al casino da loro stessi provocato.

Quando si è morti ci si diverte con poco.

Poi, a crisi ridanciana conclusa, Makoto colse in maniera limpida l’incupirsi di Kyouko. Le si avvicinò e le chiese: “Kirigiri-san, tutto bene? Eravamo così contenti e ora…”.

Lei sembrò quasi restia a volergli rispondere, ma cedette presto: “Sì, non preoccuparti. È solo che…”.

“Solo che?”.

“Non mi è piaciuto il modo in cui Maizono ha pronunciato il tuo nome”.

Ehscusagraziepregohofattotreettilascio?

“Perché mai?” le chiese ancora, stupefatto. La risposta lo spiazzò definitivamente: “Come ho sempre sospettato… ha una cotta per te”.

Sul serio? SUL SERIO?

Non si era mai accorto di nulla del genere. Cioè, Maizono-san era sempre stata carina e gentile con lui e quello non lo negava… ma lo era con tutti. Deformazione professionale, si era detto. Era il modo standard di comportarsi delle idol, no?

Ma ad averlo affermato era stata Kyouko Kirigiri, una che non è proprio il tipo da lanciare accuse (accuse? Questa la devo considerare un’accusa?) simili senza elementi a sostenerle. Pertanto… era facile che avesse ragione.

“Ma siamo morti. Dov’è il problema?” fu la sua innocente domanda.

“È che io sono…” iniziò lei, salvo venire interrotta da Oowada che da dietro di lui si lasciò andare a una breve risata e poi disse: “Oh Naegi, con le donne sei proprio senza speranza. Tu e Togami siete allo stesso disastroso livello. Lasciate che lo zio Mondo vi dia un paio di lezioncine sull’argomento”.

“Sì, mi sembra furbo da parte loro. Così impareranno a farsi scaricare alla velocità della luce, potendo persino scegliere se lo schiaffo lo vogliono sulla guancia sinistra o sulla destra” commentò ironico Ishimaru, facendo un palese riferimento al camion di due di picche che Mondo teneva parcheggiato nel garage vicino alla Kawasaki.

E di nuovo tutti giù a ridere come delle iene. Sì, persino Togami.

Guarda, devo dire che in realtà questo passaggio da “vivi” a “un po’ meno vivi” non lo stiamo vivendo… porca miseria, che gioco di parole squallido… dicevo, non sta andando poi così male.

“Ma… ma quindi… Mondo-kun, Kiyotaka-kun e gli altri sono… sono davvero qui?” chiese Chihiro riuscendo, per non si sa quale prodigio, a sovrastare quelli che una volta erano i suoi compagni di classe e in quel momento sembravano più un branco di galli da combattimento.

Tutti, vivi o morti che fossero, si zittirono.

 

*

 

La scoperta di poter in qualche modo comunicare con Hagakure diede loro una piccola, infinitesimale speranza di poter lasciare dei messaggi ai propri cari. Qualcosa come cercare di farsi forza e non lasciarsi andare, che loro stavano bene e cose del genere.

E soprattutto aveva dato loro un passatempo.

Scoprirono inoltre che il suo titolo di Super Veggente non era poi così campato per aria: le sue predizioni avevano la stessa accuratezza di una freccia scoccata da un arciere cieco, ma in compenso possedeva un sesto senso molto sviluppato. Da quell’exploit avuto in classe aveva deciso (nonostante la fifa) di provare a mettersi in contatto con quelli che credeva essere gli spiriti dei suoi defunti compagni. E Makoto era abbastanza educato da voler rispondere.

L’unico inconveniente era che… beh, non avevano ancora trovato il mezzo di comunicazione migliore.

“Naegicchi! Naegicchi, se ci sei, bussa dentro la mia sfera!”

“Continuo a chiedermi perché sia lui ad avere il titolo di Super Veggente. Persino io so che una seduta spiritica non funziona così.”
“Non sapevo fossi così ferrato sull’argomento, Byakuya-kun.”
“Anche io ho visto qualche film horror quand’ero vivo, Touko. Li ho trovati noiosi.”
“Vorrei ricordarti che da morto non puoi più mentire.”
“...se ridi ti uccido. Di nuovo.”

Ovviamente Touko rise, e Makoto la seguì a ruota mentre cercava un modo per far capire ad Hagakure che la sfera non funzionava coi fantasmi.

“Andiamo Naegi, lascia perdere. Dubito che improvvisamente la nebbia di marijuana che gli affumica il cervello si diradi.”
“Voglio continuare a tentare, è l’unica possibilità che abbiamo per parlare coi nostri cari! Non vuoi lasciare un messaggio ad Aloysius e Shinobu, Togami-san?”

Quel rimarco sembrò colpire nel profondo l’ex Erede, che finalmente cedette: “E va bene, vediamo di metterci in comunicazione col nulla sotto quei rasta” borbottò, guardandosi attorno alla ricerca di qualcosa nella camera di Hagakure che potesse tornar loro utile. L’unica cosa che trovò fu un quaderno ancora nuovo e una penna, che indicò agli altri: “Potremmo usare questi.”
“Uhm… io però sono solo riuscito a spostarli, finora” sospirò Makoto. “Credo mi ci vorrà un po’ di allenamento prima di usare degli oggetti.”

“P-Potremmo farli usare a lui.”

Si voltarono verso Fukawa, a cui chiesero spiegazioni: “Esiste una pratica, tra i sedicenti medium, chiamata scrittura automatica. In pratica il medium viene posseduto dallo spirito, che tramite lui scrive dei messaggi. O almeno, d-dovrebbe funzionare così.”

“Non male come idea” commentò Togami. “Il problema è fargli avere quest’epifania. Dubito ci arrivi da solo.”

“Oh, a quello posso pensarci io” sorrise Makoto, e con un po’ di concentrazione riuscì a spostare la penna in direzione di Hagakure.

“E questa?” domandò il (non proprio) Super Veggente. “Stai cercando di dirmi qualcosa, Naegicchi?!”

Makoto rispose muovendo per quanto poteva le pagine del quaderno. Hagakure sembrò capire: “Ooooh, vuoi scrivere?” disse, e raccolse quaderno e penna, li piazzo sul suo tavolino e rimase in attesa.

“...non voglio crederci” piagnucolò Makoto. Togami roteò gli occhi: “Che ti aspettavi da lui? Piuttosto prova a parlargli di nuovo, in classe ti aveva sentito.”

“Sì, ricordo la sua pacata reazione” rise Makoto, per poi concentrarsi e fare quanto suggerito: “Hagakure-kun, mi senti?”
“N-N-NAEGICCHI! SEI TU?!”

“Sono io. Lascia che usi la tua mano.”

“C-C-Che vuoi fare con la mia mano? I fantasmi non possono fare zozzerie!” pigolò. “...vero?”

Tutti e tre scossero la testa, sconvolti da tanta idiozia. Makoto non rispose, preferendo passare all’azione: si piazzò accanto a lui con l’idea di provare a possederlo, ma come scoprì era una cosa difficile e probabilmente non alla portata di un fantasma novellino come lui. Tuttavia…

“OMMIODIOLAMIAMANOCHESUCCEDE?!”

“A-Ah, ce l’ho fatta!” sorrise verso gli altri due, mentre muoveva la mano di Hagakure e afferrava la penna. Scrivere si rivelò più difficoltoso (il Veggente opponeva parecchia resistenza, probabilmente perché atterrito dalla paura) ma ci riuscì lo stesso.

Sul foglio comparve la scritta:

 

Ciao Hagakure-kun.

 

“N-Naegicchi, sei… sei davvero tu?”

 

Sì.

 

“Oh, Naegicchi!” piagnucolò con un’espressione talmente commossa che prese tutti e tre in contropiede, in particolare Togami. Probabilmente nessuno se l’aspettava da uno come Hagakure. A quanto pare ci teneva davvero a noi pensò amaramente Makoto.

“Naegicchi, sei solo?” chiese l’altro, tirando su col naso. “Posso fare qualcosa per te?”

 

No, non sono solo. Potresti portare dei messaggi alle nostre famiglie?

 

L’altro lesse e sorrise: “Certo! Tutto quello che vuoi, Naegicchi!”

Makoto sorrise a sua volta.

 

Grazie, Hagakure-kun.

 

Mentre cercava di comunicare con il Super Veggente notò che nel frattempo erano tornati anche Kirigiri, Asahina, Oogami, Oowada e Ishimaru.

“Dove vi eravate cacciati?” chiese Togami, “Siete stati via tutta la notte!” e Kyouko fece spallucce: “Volevamo assistere alla mirabolante idea di Oowada e Ishimaru.”
“Ovvero?”

“Volevano provare a mettersi in contatto con Fujisaki.”

L’ex Erede inarcò un sopracciglio: “E com’è andata?”

Makoto non commentò, impegnato com’era a guidare Hagakure, ma vide chiaramente l’ex Prefetto e l’ex Biker scambiarsi uno sguardo rassegnato.

“Beh, ecco…”

“Sì, insomma…”

“Insomma cosa?” insistette Togami, e fu  Aoi a rispondere per loro: “Diciamo che l’idea di comunicare attraverso il suo pc non era male. Se solo non l’avessero fatto di notte. Al buio. Terrorizzandolo.”

“No, ma bravi imbecilli. Vi sembra un’idea sensata? Con Fujisaki poi, che adesso farà fatica a prendere sonno per i prossimi trent’anni. Ma io non lo so” strepitò Byakuya, lasciando gli altri sette di stucco.

“Togami-san, sicuro di stare bene?”.

“Che cazzo di domanda è, Oogami? Sono morto. E la pancia mi fa ancora prurito dove Pekoyama mi ha diviso a metà. Ma a parte quello sto una meraviglia”.

“Va bene, va bene. Non hai bisogno di farti venire un attacco di colite” lo rimproverò Kyouko “Anche perché dubito che il tuo colon possa risentirne. Piuttosto, perché non ci dici cosa sta combinando Naegi-kun? A vederlo da qui sembra stia insegnando ad Hagakure… non lo so, a scolpire un vaso di creta. Eh? Perché ho appena detto ‘sta cagata?”.

“Oh! Oh! Oh! Oh! Oh! Anche tu hai visto Ghost, Kirigiri?” le chiese tutta giuliva Touko, cominciando a saltellare come una bimba.

“...non commenterò. Ho scoperto che la mia nuova lingua lunga non mi piace”.

Makoto soppresse un risolino nel sentirla così disinibita e, sempre badando a muovere nel giusto modo il suo pupazzo di carne (sì, è una definizione agghiacciante e me ne rendo conto), cominciò a spiegare: “Vedi Kirigiri-san, a quanto pare Hagakure-kun è piuttosto sensibile ai fenomeni paranormali. Ti ricordi in classe, quando mi ha sentito?”. Al suo cenno affermativo riprese: “Ecco. Siamo giunti alla conclusione che forse, attraverso di lui, possiamo lasciare dei messaggi a genitori e parenti vari. O a chi si voglia”.

L’ultimo appunto era indirizzato a Togami e Fukawa. Lui sembrò accorgersene ma non disse nulla, mentre lei continuava a fangirlare squittendo sul fascino dell’attore di quel film. A quanto pareva manco l’aveva sentito.

“Naegicchi! Allora, cosa vuoi dirmi? Io sto aspettando”.

Oh, giusto. Si rivolse ai suoi compagni e chiese cosa volevano dire e a chi: “Cominciamo da te, Oowada-kun?”.

“Perché proprio io? Che ho fatto di male?”.

“Niente. Cosa te lo fa pensare?”.

“Di solito, quando mi si chiama in quel modo per primo, è perché devo scontare qualche pena strana. Vero Ishimaru?”.

“Non è colpa mia se sei il peggiore dei teppisti, kyoudai! Hai una fedina penale lunga come la costituzione!”.

“Fedina penale? Non starai esagerando un po’, cazzo?”.

“No che non sto esagerando, cazzo!”.

Makoto si sarebbe aspettato un po’ di più stupore di fronte all’ex Super Prefetto che rompeva il primo dei suoi tabù e scadeva nel turpiloquio, ma a quanto pareva la cosa sembrava ormai accettata senza bisogno di reazioni particolari.

“Beh Oowada-kun, il tuo messaggio?”.

“Oh… oh sì, hai ragione. Dunque…”.

 

Oowada-kun vuole dire ai Crazy Diamonds che per nulla al mondo devono lasciarsi andare per quanto gli è successo. È loro compito rimanere forti e uniti di fronte alle avversità e portare avanti l’eredità sua e di suo fratello Daiya. Loro capiranno.

 

“Va bene, ma non rischierò di farmi riempire di botte da dei motociclisti incazzosi?”.

L’uscita di Hagakure venne accolta da uno sbuffo collettivo. In che mani erano stati costretti a mettersi?

Il secondo fu Byakuya, che si impose con il suo solito charme quando Naegi chiese a chi toccasse.

“Fuori dai coglioni, plebei”. Evviva la finezza. E santo cielo se mi fa senso sentire gente come lui o Kirigiri-san parlare come degli scaricatori di porto.

Procedette, ignorando Mondo che lo malediceva fino alla terza o quarta generazione.

 

Togami-san vuole dire una cosa a due persone: al suo maggiordomo Aloysius che non deve preoccuparsi di lui, perché teme che possa passare le sue notti a piangere per la perdita. E a sua sorella Shinobu che, se potesse, lascerebbe volentieri a lei il ruolo di erede della Zaibatsu. Se lo merita.

 

“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaw!” esclamarono all’unisono Hagakure, Asahina e Fukawa. Togami non sembrò curarsene più di tanto, ma il sorriso triste che gli nacque sul volto diceva a Makoto un sacco di cose su quanto, tutto considerato, non gli aveva poi fatto così male passare a miglior vita.

Anzi, se proprio devo dirla tutta sembra avergli fatto solo bene. Linguaggio a parte, ma alla fine è un problema comune a tutti noi. Sarebbe stato meglio pensarci prima, Togami-san.

Toccò a Kyouko.

 

Kirigiri-san vuole dire una cosa a suo padre, il preside. Due sole parole: ti voglio bene.

 

Il momento di emozione collettiva venne disturbato da Mondo: “Aspetta: ti. Voglio. Bene. Ma sono tre! Kirigiri, tirare le cuoia ti ha portata al mio livello in matematica?” esplose, a quanto pareva estremamente divertito dal banale errore.

Se avesse avuto ancora dei testicoli il calcio di Kyouko glieli avrebbe disintegrati. E no, non è un’esagerazione.

“Fai. Silenzio. Non. Rovinarmi. La. Poesia”.

“Continuano a non essere due. E gnè gnè gnè, ecco un vantaggio dell’essere incorporei. Vorrei far presente a voi signorine che avete perso la vostra principale arma contro noi poveri maschietti. Le palle sono salve, parapappero”.

“Il modo di frantumarti i coglioni lo trovo, prima o poi. È una promessa” sibilò lei. Suonava mortalmente seria.

Ah ah ah ah ah, mortalmente. Mi sto odiando in questo momento.

Venne il turno di Aoi.

 

Asahina-san vuole dire ai suoi genitori che le mancano da matti, così come suo fratello Yuta. Al quale però vuole anche ricordare di non smettere di allenarsi per il solo fatto che lei è morta. Se perdi una sorella non ti invitano alle Olimpiadi per pietà, lavativo. No, non sbuffare. Ti vedo, lo so come stai reagendo. Non ti ci azzardare e fila in piscina.

 

Il tono leggero del messaggio di Asahina per i suoi familiari contribuì a sciogliere un po’ della tensione che si era creata con la debacle fra Kirigiri e Oowada. Perché lui l’aveva come al suo solito buttata sul ridere, ma lei si era offesa come mai prima. Evidentemente ci teneva molto a dare al tutto un’aura di solennità, puntualmente rovinata dall’intervento a gambe unite dell’ex Motociclista.

Touko si fece avanti.

 

Fukawa-san vuole dire una cosa alla gente tutta: fate schifo. Sente di non aver lasciato indietro niente che le faccia rimpiangere la vita, a parte la sua cimice da compagnia Kameko… e anzi, se te ne potessi occupare tu le faresti un piacere. Ha anche un appunto in particolare per i suoi genitori: spero che in qualche modo le royalties dei miei libri smettano di farvi sopravvivere e che possiate morire di fame come meritate, stronzi.

 

“Yuck! Mi spiace Fukawa-chi, non credevo avessi tutto questo disprezzo per gli altri. Scusami se in passato ti ho trattata male” commentò Hagakure, sinceramente dispiaciuto nel leggere un messaggio così nichilista e pieno d’astio. Lei si intenerì e, via Makoto, gli fece sapere che non ce l’aveva particolarmente con lui.

“Un attimo, Naegi”.

“Togami-san?”.

“Posso aggiungere una postilla?”.

 

Togami-san ha un’altra cosa per il suo maggiordomo: sguinzaglia gli avvocati. Fai in modo che la famiglia di Fukawa non veda più neanche una moneta da due yen.

 

“Cuore d’oro Togamicchi! Sei diventato un pasticcino da morto, eh?”.

“Tenetemi o lo sventro!” sbavò Byakuya, fuori dalla grazia di ogni kami.

“Buona fortuna, visto che al massimo puoi passargli attraverso” chiosò Mondo, attirandosi le ire dell’ex Erede (bellamente ignorate).

Venne il turno di Sakura.

 

Oogami-san vuole dire alla sua famiglia che le dispiace non aver potuto mandare avanti la tradizione del dojo, e che le mancano tutti immensamente. Ma è serena adesso e non devono più preoccuparsi.

 

Si fece poi avanti Ishimaru.

 

Ishimaru-kun vuole far sapere alla sua famiglia che sta bene e loro non devono lasciarsi andare al dolore. E… e da parte sua e di Mondo, fa sapere a Fujisaki-san che le vogliono bene e non deve rimanere chiusa in camera. Deve continuare a vivere, e soprattutto… farsi coraggio. Prima o poi avrà la forza di parlarne, lei sa a cosa si riferiscono. Loro veglieranno sempre su di lei.

Oh, e si scusano per averla spaventata accendendo il suo pc in piena notte. Non volevano terrorizzarla, stavano solo provando a salutarla.

 

L’ex Prefetto e l’ex Biker apprezzarono la delicatezza di Makoto nell’usare il femminile nei confronti di Chihiro, e nessuno fece battutine quando li videro con gli occhi lucidi.

 

“Ok, sono un bel po’ di messaggi” disse Hagakure, rileggendo gli appunti. “Però manchi tu, Naegicchi. Non hai niente da dire a nessuno?”

Makoto ci pensò un po’ su, poi mosse la mano del Veggente.

 

Di’ alla mia famiglia che li amo, e non voglio vederli abbattersi per il dolore. E di’ a mia sorella Komaru… che non c’è bisogno di fare quella forte a tutti i costi. L’ho vista al funerale che cercava di trattenere le lacrime e non va bene. Sfogati, Komaru. Sei forte. Ce la farai anche senza di me, ne sono sicuro.

 

Si commosse un po’ nello scrivere quel messaggio, ma nessuno lo prese in giro. Trovò solo sorrisi di comprensione da parte dei suoi compagni, Super Veggente compreso: “Bene, direi che ci siete tutti. Domani mi metterò al lavoro.”

Makoto sorrise e lasciò la mano di Hagakure, tornando dagli altri.

“Oh, ragazzi… se siete ancora qui…” disse quest’ultimo, casualmente guardando in direzione del gruppo, “mi mancate un sacco.”

 

*

 

Le giornate diventarono settimane, poi mesi.

Makoto scoprì quanto l’esistenza di un fantasma potesse essere monotona: la famiglia e gli amici che riprendono a vivere, il dolore della perdita che si attenua e la vita continua. Ma a un fantasma non rimane altro che osservare quello spettacolo, senza poter fare nulla. Certo, qualcuno non era proprio d’accordo, e non di rado Oowada e Asahina erano tornati alla Kibougamine con la ferma idea di terrorizzare qualcuno solo per passatempo.

Anche quello comunque era solo un ricordo, ormai.

Poco a poco alcuni di loro… passarono oltre, per così dire. Forse avevano portato a termine qualunque loro affare rimasto in sospeso, si disse Makoto, ed erano finalmente in un posto migliore. Solo, tutto ora era un po’ più grigio e noioso.

Il primo fu Mondo.

Stava chiacchierando con loro di come aveva fatto prendere un colpo a Kuzuryuu e Pekoyama apparendo all’improvviso mentre erano nascosti in uno sgabuzzino, quando tutto ad un tratto il suo sguardo si spostò oltre il gruppo. Lo videro sorridere e sussurrare: “Daiya!”

Corse verso l’orizzonte, svanendo poco a poco.

Lo stesso successe a Ishimaru, qualche giorno dopo. Sembrava avesse visto il suo kyoudai in lontananza, e in pochi istanti era svanito anche lui.

Le ultime a passare oltre erano state Asahina e Oogami: quest’ultima aveva visto Kenichiro (e mai, mai l’avevano vista così felice in vita), e Aoi… beh, inutile dire che quando toccò a lei era stata Sakura a chiamarla.

Rimasero solo Makoto, Kyouko, Byakuya e Touko.

“Quindi come funziona? Non abbiamo ancora risolto i nostri affari, qualunque essi siano?” sbuffò Byakuya, visibilmente scocciato.

Touko fece spallucce: “Sembrerebbe… eppure non ho idea di cosa possa tenermi ancora legata qui.”
“Nemmeno io” replicò l’ex Erede, ma Kyouko provò a rispondere al suo quesito: “Magari vuoi assicurarti che Shinobu diventi erede della Zaibatsu. E che i tuoi avvocati lascino in mutande i genitori di Touko. Allora probabilmente passerete oltre entrambi” spiegò lei, che per essere una che in vita non aveva creduto ai fantasmi aveva imparato presto i trucchi del mestiere.

Togami e Touko si scambiarono un’occhiata, e lui si lasciò scappare una risatina: “Allora sarà una cosa lunga. Sai come vanno le beghe legali.”

“Tu piuttosto, come mai sei ancora qui?” chiese l’ex Scrittrice all’altra. Kyouko si incupì: “In realtà ho visto la… luce” ammise. “C’era mia madre ad aspettarmi.”

Makoto ci rimase di sasso: “E perché non sei passata oltre?”

“Perché ho… ho un po’ paura. E poi sono preoccupata per mio padre, non sta affrontando per niente il lutto.”

Gli altri non risposero, perché ricordavano bene la faccia del preside Kirigiri ogni volta che accompagnavano la ex Detective a visitarlo. E decisamente non era quella di qualcuno che voleva rimettere insieme la sua vita.

“Beh… io non ho rimpianti e so di poter passare oltre” annunciò Makoto, “ma penso di poter rimanere a farti compagnia ancora un po’.”

Kyouko arrossì ma sorrise, come mai si era concessa da viva. Touko e Togami non dissero nulla, ma annuirono come se sapessero cose precluse agli altri due.

“Bene, che ne dite di andare da Hagakure?” propose Togami. “Senza di noi a dargli suggerimenti il suo business da medium fallirebbe in due giorni. Mi chiedo come farà quando passeremo oltre…” borbottò, incamminandosi con gli altri al seguito.

Kyouko rimase qualche passo indietro: “Naegi-kun?”

“Uh? Dimmi, Kirigiri-san.”

“C’è un altro motivo se non sono ancora passata oltre.”

“E sarebbe?”

“...tu.”

Lui non avvampò né urlò, ma si limitò a sorridere: “Lo so” ammise. L’onniscenza dei fantasmi non era una brutta cosa, a volte.

Lei ricambiò il sorriso e insieme raggiunsero gli altri due.

Erano a pochi passi dal cancello della Kibougamine quando qualcosa, o meglio qualcuno, li fermò di nuovo.

“Makoto-kun!”

Lui e gli altri si voltarono.

Alle loro spalle c’era il fantasma di una bambina dai voluminosi codini, un fermaglio con un orso bianco e nero e un’espressione furbetta in viso.

“Ciao Makoto-kun.”

Naegi sorrise: “Quanto tempo, Junko-chan."

   
 
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