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Autore: happley    30/08/2016    0 recensioni
[Ensemble Stars]E, nel bel mezzo della stanza, con una scopa sotto un braccio e un attrezzo per fare le bolle nell’altra mano, c’era l’artefice di quel disastro.
“Oh,” disse Hinata. Aveva il volto leggermente arrossato. I suoi occhi verdi si posarono su Nagumo, per un attimo sorpresi, poi sulle sue labbra comparve un sorriso spontaneo.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hinata Aoi, Nagumo Tetora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ieri ho letto la traduzione del Beach Match e mi sono venuti tanti feels per Nagumo e Hinata... li shippo così tanto... Perciò ho deciso di scrivere una cosetta senza troppe pretese, con un'atmosfera un po' shoujo e qualche headcanon ♥
Per il titolo della storia mi ha ispirata questa canzone, che consiglio di ascoltare durante la lettura~


Aspettando l’estate

C’erano bolle di sapone ovunque.

Nagumo sbatté le palpebre una, due volte, ed osservò la scia di acqua e sapone che si estendeva davanti a lui, come una Via Lattea terrena. Appena muoveva un passo, le sue scarpe scalciavano mucchi di schiuma bianca e crespa, con un profumo di… biancospino? Non ne era sicuro, ma era un odore intenso, così forte da essersi sprigionato in tutto il cortile. E, nel bel mezzo della stanza, con una scopa sotto un braccio e un attrezzo per fare le bolle nell’altra mano, c’era l’artefice di quel disastro.

“Oh,” disse Hinata. Aveva il volto leggermente arrossato. I suoi occhi verdi si posarono su Nagumo, per un attimo sorpresi, poi sulle sue labbra comparve un sorriso spontaneo.

“Tetora-kun! Come mai da queste parti~? Hai già finito con il club~?”

L’ultima campanella, che sanciva la fine delle attività dei club, era suonata già da un quarto d’ora. Nagumo si era trattenuto per terminare i suoi esercizi di meditazione: aveva ancora molto da imparare da Kuryu-senpai e sentiva di dover approfittare il più possibile dei rari momenti di pace all’accademia. Quando fai parte di una unit come i Ryuseitai (o meglio: quando hai Morisawa Chiaki come senpai e leader), non sai mai quando la pace finirà.

Le bolle di sapone avevano cominciato a fluttuare fuori dal dojo qualche minuto dopo che il ragazzo aveva finito di cambiarsi. Il cielo era così limpido ed azzurro che le bolle sarebbero facilmente sfuggite ad un occhio distratto. Era una giornata calda, senza vento. Nagumo aveva deciso di scoprire la fonte del fenomeno, perché un vero uomo deve sempre andare fino in fondo (Kuryu-senpai lo avrebbe fatto). E comunque, le stranezze nell’accademia Yumenosaki erano all’ordine del giorno.

“Cosa stai facendo?” domandò, osservando lo spazio intorno a sé con stupore. Non sapeva neanche che a scuola ci fosse un posto del genere; sembrava una specie di piccola lavanderia. Era una casupola di legno delle dimensioni di una stanza sola.

Hinata rise allegramente, mise in tasca il soffietto per le bolle e si appoggiò alla ramazza che aveva tra le braccia. Aveva le maniche della camicia arrotolate fino al gomito, i pantaloni tirati su al ginocchio e i piedi nudi. Alle sue spalle, un lavandino di ceramica strabordava di acqua e schiuma, gocciolando sul pavimento e formando una pozza di discrete dimensioni.

“Avevo qualcosa da lavare e ho chiesto ad Anzu-san una mano~ Ma non potevo far restare una ragazza a scuola fino a tardi, no? E poi Anzu-san ha sempre così tanto lavoro… Mm, no, non sembrava giusto trattenerla qui troppo a lungo!” spiegò Hinata.

“Anzu-san è tornata a casa prima… Ed io mi sono distratto per un po’, e l’acqua scorreva e poi questo è accaduto~” Hinata fece spallucce. “Comunque, sto cercando di ripulire più in fretta che posso...! Non voglio che Kunugi-sensei mi scopra, è spaventoso!”

“E dov’è Yuta-kun?”

“Ah, Yuta-kun è tornato a casa con Shinobu-kun~  Li ho visti tenersi per mano ed erano rossi come peperoni, ahah, sono così carini~” Hinata fece girare la scopa che aveva tra le mani e le fece fare un casquè, come se fosse stata una persona, la sua personale partner di danza. La sua risata allegra e spensierata dava a Nagumo una strana sensazione, un calore che pareva raccogliersi nel suo petto e togliergli il respiro.

Negli ultimi due mesi, Hinata aveva messo tutto se stesso in una causa per lui importantissima: la felicità di Yuta. Nagumo non si era nemmeno accorto che Yuta e Shinobu si piacessero a vicenda, prima che Hinata cominciasse a cercare di farli mettere insieme. Tutto era andato per il verso giusto (anche se Shinobu era così timido che tutti temevano potesse implodere da un momento all’altro, sopraffatto dai propri sentimenti) e Hinata sembrava più felice che mai. Nagumo aveva pensato che Hinata fosse un po’ figo, e pericolosamente simile a Morisawa. Hinata, che metteva sempre la felicità di Yuta prima della propria, che sorrideva sempre, apparentemente spensierato.

Da un po' di tempo, per qualche motivo che non sapeva spiegarsi, 
Nagumo non poteva lasciarlo solo.

“Ti aiuto,” Nagumo parlò quasi prima di averci pensato. Facendo finta di non vedere lo sguardo sorpreso di Hinata, si sfilò la borsa a tracolla e la poggiò su una sedia. Si tolse le scarpe, le lasciò fuori dalla casa e arrotolò i bordi del pantalone fino a metà gamba. “Un vero uomo non abbandonerebbe un amico in difficoltà!” esclamò.

Dopo un attimo di esitazione, Hinata fece un largo sorriso.

“Ah, certo, sei così virile, Tetora-kun, così affidabile~” replicò, tendendogli la scopa.

Nagumo prese l’oggetto che gli era stato offerto e cominciò ad usarlo per buttare fuori un po’ di schiuma; dovevano liberarsene, pensò, o non avrebbero potuto asciugare nulla. Una volta fatto un po’ di spazio attorno a sé, si girò per chiedere a Hinata se c’erano stracci da poter utilizzare.

Il compagno aveva le mani immerse nel lavandino, sembrava che stesse cercando qualcosa.

“Ehi, qualcosa non va?” domandò, si avvicinò per vedere meglio cosa l’altro stesse facendo. Hinata sussultò e Nagumo notò una punta di tensione nella sua espressione.

“Mmm, avevo lasciato qui una cosa, ma…” mormorò Hinata, frugando sotto la schiuma con le mani.

“La cosa che volevi lavare?” indovinò Nagumo. Hinata annuì.

Nagumo si tirò le maniche della camicia e tuffò le braccia fino al gomito nel lavandino.

“Cos’era? Ti aiuto a cercarla.”

Hinata abbozzò un sorriso nervoso. “Era… uhm… un panno…”

“Non puoi essere più specifico?”

Hinata non rispose e fece un verso vago, incomprensibile. Nagumo si accigliò, ma continuò a frugare nell’acqua alla ricerca del misterioso panno. Doveva essere piuttosto importante se Hinata si stava accanendo tanto per ritrovarlo. Nagumo si sorprese a pensare di volerlo trovare per lui, di voler vedere il suo sorriso nel momento in cui glielo avrebbe dato. Prima che potesse dilungarsi su questi pensieri e comprendere cosa significassero, le sue dita trovarono quelle di Hinata sotto la superficie dell’acqua e la sua attenzione si spostò completamente su quel contatto. Hinata aveva le dita leggermente più lunghe delle sue, più affusolate, ed erano ruvide, probabilmente a causa di tutto quel sapone.

“Ooops,” soffiò Hinata, ritraendo la mano in fretta.

“Scusami,” disse Nagumo, ma Hinata scosse il capo e si voltò dall’altro lato. Oltre alle guance, ora anche le sue orecchie e la base del collo erano arrossate. Nagumo notò che attraverso la camicia bagnata, attaccata alla pelle, s’intravedeva la sua schiena. Attribuì al caldo la sensazione di bruciore sul proprio viso e, dopo un po’, anche lui ritrasse le mani.

“Forse è scivolato fuori dal lavandino insieme all’acqua… Puliamo prima tutta la stanza e salterà sicuramente fuori,” suggerì Hinata. Il suo tono era amichevole, caldo, ma mancava la solita nota di spensieratezza. Nagumo concordò con lui e pulirono il resto in silenzio, o quasi. Dopo appena cinque minuti, Hinata iniziò a canticchiare un motivetto inventato sul momento senza muovere le labbra, apparentemente incapace di stare zitto troppo a lungo. Nagumo sentì un sorriso farsi largo spontaneamente sul proprio viso. Una volta tolta tutta la schiuma, aprirono la porta e le finestre per far asciugare l’acqua.

“Ah!” esclamò d’un tratto Hinata, interrompendo la canzone. Nagumo si girò e lo vide a terra, seduto sui talloni, mentre attorcigliava e strizzava quello che sembrava un asciugamano. Si avvicinò e si chinò sopra Hinata per guardare meglio.

“Oh, ehi, quello non è…?” disse, si fermò. Sbatté un paio di volte le palpebre. Sì, era proprio il suo asciugamano. Si era quasi dimenticato di averlo prestato a Hinata, ma ora ricordava perfettamente: il giorno prima, durante un allenamento, i Ryūseitai e i 2wink avevano formato una unit temporanea e Hinata era finito nella fontana mentre cercava di mostrare a Shinkai-senpai un esercizio degno di un circense. O forse era stato proprio il senpai a trascinarlo nell’acqua, conoscendolo.

“Mm, mi dispiace se è in cattive condizioni, ho fatto un bel disastro…” Hinata rimase a fissare l’asciugamano che stringeva tra le dita per alcuni secondi, poi si alzò senza sforzo e Nagumo restò a guardarlo mentre stendeva con cura l’asciugamano sul davanzale della finestra, esposto ai raggi caldi del sole.

“Per fortuna oggi è una bella giornata~ È quasi estate, mh~?” commentò Hinata. Sorrise, e Nagumo sentì qualcosa sciogliersi dentro di sé. Era strano. Hinata gli faceva provare molte sensazioni strane, che non sapeva spiegarsi.

Per distrarsi, si voltò a guardare il lavandino e notò che, per quanto fossero riusciti a drenare la maggior parte dell’acqua, era rimasto un fondo di acqua e sapone. Il profumo del detergente era meno intenso, ma ancora presente. Hinata si avvicinò alla vasca, tirò fuori il soffietto e ve lo immerse. Ci soffiò dentro e fece una bolla grande, poi una miriade di bollicine che fluttuando andarono a scontrarsi sul petto di Nagumo, esplodendo.

“Ehi!” protestò Nagumo, ma non era veramente infastidito. Il sorriso di Hinata si allargò, mostrando i denti bianchissimi, poi il ragazzo immerse nuovamente lo strumento nel lavandino e soffiò altre tre bolle, una più grande dell’altra. Nagumo le osservò mentre volavano fuori dalla finestra.

“Tetora-kun, organizziamo qualcosa per l’estate! Il compleanno di Shinobu-kun è all’inizio di giugno, no? Stavo pensando di fare qualcosa per festeggiarlo, ovviamente con Yuta!” esclamò Hinata, si portò una mano al mento con aria pensierosa. “Ah, ma forse non è necessario che venga anche io… Dovrei lasciar andare Yuta e restare a casa…? Mmm…”

Nagumo arricciò lievemente le labbra in un broncio. “Huh? Che stai dicendo? Non c’è bisogno che tu resti a casa. Se organizziamo qualcosa con Yuta-kun, perché non dovresti venire anche tu?” replicò, ci pensò un momento, poi aggiunse: “No, anzi, vieni. È più divertente se ci sei anche tu. Se vuoi lasciare soli Yuta-kun e Shinobu-kun, tu puoi stare con me e Midori, e poi ci saranno sicuramente Morisawa-senpai e Shinkai-senpai…” Si fermò. Hinata lo stava fissando con un’espressione sorpresa.

“Ho capito,” disse e, sebbene alla sua voce mancasse la solita nota allegra, c’era qualcos’altro, qualcosa di più genuino e sincero. Hinata si sporse sul lavandino per immergere ancora una volta il soffietto, una ciocca di capelli sfuggì alle sue mollette e gli scivolò sulla fronte sudata.  Quando si raddrizzò, la sua espressione era calma, quasi sollevata.

“Tetora-kun, sei sempre così diretto e onesto. È per questo che mi piaci,” affermò con tutta la semplicità del mondo. Nagumo lo guardò. Hinata si passò le dita sulla fronte e si tirò indietro i capelli, soffiò una bolla.

“Avevo intenzione di dirtelo quando ti avrei ridato l’asciugamano, ma ho combinato un bel casino e poi proprio tu sei venuto ad aiutarmi… Non che non sia felice che tu sia venuto! Sono molto felice, ma sai, non sembrava fosse più il caso di dirtelo così,” disse Hinata. “Ma mi piaci.”

“Io,” disse Nagumo, si bloccò. Non sapeva assolutamente come continuare la frase. “Io non…”

“Sì, lo so,” lo anticipò Hinata. “Non devi darmi una risposta. So che non te n’eri nemmeno accorto. Non sei molto sveglio con i sentimenti, vero? Possiamo restare amici. Volevo solo fartelo sapere, tutto qui.” Rise e fece un’altra bolla, che scoppiò subito sul petto di Nagumo. Il ragazzo non ci fece caso; aveva piuttosto l’impressione di aver ricevuto un pugno.  No, non si era accorto di nulla. Aveva bisogno di tempo per tornare sui propri passi, per rivalutare, vedere le cose da un’altra prospettiva. Sembrava che Hinata se lo aspettasse e che fosse sereno al riguardo.

(Ma era pur sempre Hinata. Nagumo si rese conto che una reazione del genere da parte sua non era strana per niente. Hinata, che metteva il bene di Yuta davanti al proprio. Hinata, che metteva gli altri davanti a sé. Il passo era sempre stato molto breve.)

“Ci penserò,” si sforzò di dire Nagumo, stringendo i pugni lungo i fianchi. “Ci penserò e ti darò la mia risposta.” Per il momento sarebbe stato abbastanza, no?

Hinata annuì e rispose con un sorriso sincero. Riprese a canticchiare mentre apriva il rubinetto per far scivolare nello scarico gli ultimi residui di sapone, si mise a cantare a voce leggermente più alta mentre prendeva l’asciugamano e lo piegava in quattro parti, per poi restituirlo a Nagumo. Il panno non era del tutto asciutto, ma era caldo per il sole e profumato di biancospino, o quel che era. Lo mise con cura nella propria borsa, in una tasca dove non c’erano panni sudati.

Avrebbero dovuto rimettersi le scarpe  e tornare a casa, ma nessuno dei due aveva davvero voglia di muoversi. Per una volta, osservò Nagumo, avvertiva quasi una certa pigrizia a cui non era familiare. In quel momento, nonostante tutto, si sentiva a suo agio là, con Hinata che cantava, o soffiava bolle di sapone, sempre sorridendo, aspettando l’arrivo dell’estate.
  
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