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Autore: Lady I H V E Byron    30/08/2016    0 recensioni
La favola di Cappuccetto Rosso è la favola più conosciuta al mondo, prima grazie a Perrault, poi dai fratelli Grimm. Entrambi, sebbene con un finale differente, insegnano a diffidare SEMPRE degli sconosciuti ("La storia di Cappuccetto Rosso fa vedere ai giovinetti e alle giovinette, e segnatamente alle giovinette, che non bisogna mai fermarsi a discorrere per la strada con gente che non si conosce: perché dei lupi ce n'è dappertutto e di diverse specie, e i più pericolosi sono appunto quelli che hanno faccia di persone garbate e pieni di complimenti e di belle maniere" -Charles Perrault-). La vera domanda da porsi è: quale sarà stata l'origine di tale fiaba? Perché la figura del lupo è sempre vista di cattivo occhio, nelle storie?
Io vi propongo una mia versione, che non ha niente a che vedere con le favole che conosciamo...
Genere: Avventura, Comico, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Siegfried Schtauffen
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Il sole sorse nel Sacro Impero Romano, illuminando la fortezza in cui risiedevano gli Schwartzwind. Lucius, il cuciniere, come ogni mattina, si era svegliato prima del sorgere del sole per preparare la colazione per l’intero gruppo. Non sapeva il perché, ma quella mattina era particolarmente ispirato per delle ciambelle che piacevano molto sia a lui che alle sorelle maggiori Cassandra e Sophitia. Pensò a loro, mentre impastava, e sospirò, triste. Sentiva molto la loro mancanza, dei giorni in cui erano in Grecia, tutti insieme, prima di Soul Edge. Almeno, in quel momento, poteva far assaporare un momento di felicità alla sua nuova famiglia, per far loro dimenticare cosa li avrebbe attesi durante la giornata. L’odore dolce che proveniva dal forno sembrò svegliare i mercenari. Le sentinelle avevano già ritirato i secchi di latte appena munto provenienti dai contadini che lavoravano sotto la protezione degli Schwartzwind. Le ciambelle erano sempre gradite, soprattutto se accompagnate dal latte appena munto. "Stavolta Lucius si è superato, vero, Sieg?" notò Hilde, dopo aver dato un ultimo morso alla sua ciambella. Siegfried annuì, ma appariva pensieroso. "Sì, ma stavolta ne ha fatte davvero tante…” commentò, osservando, dalla propria finestra, l’uomo che stava ancora infornando e il resto dei mercenari che stava brindando a lui per la colazione “Penso che ne darò un po' a mia madre." "Già. E' da una vita che non ti vede..." commentò la donna, sorridendo compiaciuta "Quanto tempo è passato dalla tua ultima visita?" "Talmente tanto che mi sembra un'eternità. Sono davvero un pessimo figlio..." In quel momento, uno dei messaggeri raggiunse i due coniugi, correndo. "Capitano, mia signora, pessime notizie!" annunciò "I malfestati stanno attaccando di nuovo il villaggio qui accanto e gli uomini inviati là necessitano rinforzi!" Siegfried sospirò. "Dannati malfestati..." mormorò, scuotendo la testa "Dovete sempre rovinare tutto, vero?" Si rivolse al messaggero. "Estendi il messaggio anche agli altri. Chiedi loro se ci sono volontari, noi arriviamo subito." L'uomo fece un leggero inchino e si diresse nella piazza centrale della fortezza. Siegfried sospirò di nuovo. "Immagino dovrò inviare qualcun'altro al posto mio..." borbottò, mentre prendeva la sua armatura. "Manda Christine." propose la donna "E' sempre felice di andare da sua nonna, in fondo..." "Christine? Ma non sarà troppo pericoloso?" "Ha percorso quel bosco centinaia di volte. Vedrai che saprà cavarsela. In fondo è tua figlia, no?" Christine era nella sua stanza, intenta a legare i lunghi capelli rossi in due trecce. Indossava un abito semplice azzurro con stivali di pelle lunghi fino al ginocchio. Frederick, intanto, stava lucidando la sua spada. "Christine!" sentirono urlare. "Arrivo, mamma!" La bambina lisciò l'abito e corse dalla madre. Hilde aveva sistemato delle ciambelle e una bottiglia di vino in un piccolo cesto di vimini. "Mi hai chiamato, mamma?" "Sì, tesoro. Senti, ti va di andare da tua nonna per portarle queste ciambelle e questa bottiglia di vino? Le farà piacere, visto che è debole e malata." Christine sorrise: voleva bene a sua nonna. Era sempre felice di farle visita. "Certo che mi va! Allora vado subito." esclamò, prima di prendere il cestino. Hilde la fermò. "Ah! Prima mettiti la mantellina che ti ha fatto la nonna." aggiunse, prima di mettere alla figlia una mantellina rossa con il cappuccio "Potresti prendere freddo, lo sai. E vestita leggera così potresti prendere una bella polmonite, se poi sudi." A Christine piaceva molto quella mantellina rossa: era morbida e calda, come un abbraccio. Era un regalo di compleanno da parte di sua nonna Margaret, risalente a due anni prima. La bambina la trovò talmente graziosa che passò un periodo in cui non voleva togliersela per nessun motivo al mondo. Per tale motivo, veniva chiamata scherzosamente "Rotkäppchen" dai membri più giovani degli Schwartzwind. Ogni scusa era buona per indossare quella mantellina. Hilde fece le ultime raccomandazioni alla figlia. "Mi raccomando: resta nel sentiero, non parlare con gli sconosciuti, non saltellare per la via, altrimenti la bottiglia di vino cade per terra e si rompe, se vedi un bandito o un animale feroce torna subito indietro e quando entri in casa della nonna, ricordati di salutare, invece di curiosare dappertutto." "Farò tutto per bene." assicurò Christine, mettendosi il cappuccio. "Ce l'hai ancora il tuo pugnale?" "Lo porto sempre con me." "Brava la mia bambina. Ora vai, prima che si faccia troppo tardi."
   
 
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