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Autore: LaMusaCalliope    30/08/2016    0 recensioni
DAL TESTO: "Non appena era arrivata la sera, Chris era uscito dal suo nascondiglio, un appartamento abbandonato nella zona dell’East River, ed era andato a fare la spesa, così gli piaceva chiamare il suo rituale di cercare qualcosa da mettere sotto i denti, letteralmente. Aveva camminato per molto tempo, alla ricerca della vittima perfetta in mezzo alla folla che caratterizzava New York, senza essere notato, ma alla fine l’aveva trovata. "
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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BLOOD

Il sole era tramontato da un’ora, all’orizzonte il cielo era di un blu meno intenso rispetto a quello che sovrastava Central Park. Il vento, che fino a qualche attimo prima tirava forte tra le fronde degli alberi, si era calmato, lasciando spazio a un’umidità fastidiosa.
Non appena era arrivata la sera, Chris era uscito dal suo nascondiglio, un appartamento abbandonato nella zona dell’East River, ed era andato a fare la spesa, così gli piaceva chiamare il suo rituale di cercare qualcosa da mettere sotto i denti, letteralmente. Aveva camminato per molto tempo, alla ricerca della vittima perfetta in mezzo alla folla che caratterizzava New York, senza essere notato, ma alla fine l’aveva trovata. Era una ragazza sui vent’anni, aveva lunghi capelli biondi, che la facevano sembrare ancora più pallida di quanto già non fosse. Indossava un delizioso cappotto verde, di quelli costosi che le donne comprano sulla Quinta Strada, e le stava d’incanto. Era appena uscita da un bar, tra le mani guantate reggeva un bicchiere di quello che, dall’odore, sembrava caffè caldo. A causa della temperatura molto bassa, le guance le si erano tinte di rosa, donandole un aspetto infantile. Chris iniziò a seguirla lungo le strade affollate di New York, perdendola di vista diverse volte. Si stavano dirigendo verso una delle tante entrate di Central Park, riusciva a scorgere i rami spogli degli alberi che si innalzavano verso l’alto, in un grido di protesta contro tutto quel freddo; un freddo che Chris non poteva avvertire, neanche se l’avesse desiderato con tutto il cuore, e Dio solo sapeva quanto avrebbe voluto sentire il vento fargli formicolare la pelle, far rabbrividire i suoi muscoli per produrre calore e mantenerlo costante nel suo corpo. Ma non poteva, non più, non dopo che era stato trasformato, tanto tempo prima, in qualcosa di spregevole, in un mostro ormai incapace di provare sensazioni e emozioni che differissero dalla fame. 

La ragazza era entrata nel parco e ora seguirla, per Chris, sarebbe stato di sicuro più semplice. Si incamminarono per un sentiero sterrato, tutto intorno era un tappeto di foglie secche e alcune, a causa del vento forte che tirava da quel pomeriggio, si erano riversate sulla stradina; altre invece danzavano nell’aria, seguendo una melodia udibile solo a loro.
Erano arrivati in un punto in cui non c’era nessuno, coperti com’erano da alberi alti e da cespugli. Chris ne approfittò e, con la velocità e la grazia caratteristici dei vampiri, le fu dietro in un lampo. Le mise una mano sulla bocca, impedendole di urlare, sussurrandole all’orecchio parole di conforto per farla calmare. Era un trucchetto che aveva messo a punto nei lunghi secoli che aveva vissuto cacciando; le ragazze, come cullate dalla sua voce suadente, cadevano addormentate tra le sue braccia forti. Così fece anche la sconosciuta del bar. La fece sdraiare delicatamente sul tappeto di foglie che fiancheggiava il sentiero, il vestito verde che si sporcava di terra e di erba umida. Le spostò i capelli ramati dal collo pallido, mettendo in evidenza l’arteria che pulsava energicamente. Erano stati giorni duri e molto lunghi, senza avere nulla con cui dissetarsi. Ora, alla sola vista del vaso arterioso, i canini gli si allungarono, ferendolo al labbro inferiore. Si assicurò che nessuno fosse nei paraggi, in quell’angolo appartato, fra due alberi secolari; si avvicinò alla ragazza e ne sfiorò la pelle calda con i denti, prima di farli affondare nell’arteria. Il sangue di lei gli entrò nelle vene, scorrendo lento fino a quell’organo ormai tristemente immobile al centro del suo petto che si alzava e si riabbassava, inutilmente.
Il vampiro bevve e continuò anche dopo che la fame fu sparita, semplicemente goloso di quel liquido rosso che per lui aveva il sapore del dolce più buono. Ritirò i canini solo quando avvertì il battito della ragazza, sotto le sue dita fredde, farsi irregolare e accelerare pericolosamente. Non doveva ucciderla, era una regola che si era imposto da quando era diventato un vampiro. Gli lasciò un leggero bacio sulla guancia, sussurrandole un grazie e la lasciò.
Nonostante non soffrisse il freddo da anni ormai, si strinse nel cappotto scuro, allacciandosi la sciarpa di cashmere blu; il vento si era rialzato e gli sollevava i capelli rossi, mandandoglieli davanti agli occhi verdi. Si incamminò verso la zona dell’East River, dove c’era quella che chiamava casa, il sangue fresco che ancora gli scorreva nelle vene.

 
   
 
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