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Autore: Elykei    30/08/2016    0 recensioni
[Ci sono stati dei piccoli combiamenti per quanto riguarda il lato formale della storia, questi non modificano in alcun modo la trama, ma solo l'estetica dei capitoli. Ho deciso di fare ciò per rendere la storia più ordinata e magari anche un po' più scorrevole. ]
Alina ed Altea non si sopportano ma sono costrette dalle circostanze a passare molto tempo assieme, per fortuna ci sono Mattia, Paola, Acrisio e Fulvio a distrarle. Eleonora è la nuova arrivata che si ritroverà a far parte di questo strano gruppetto, il suo arrivo come cambierà le cose?
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La vita e la famiglia non sempre sono ciò che sembrano. A volte si è convinti di conoscere tutte le carte in tavola ma quando poi arriva un nuovo giocatore tutti i piani vengono sconvolti.
Tre giovani donne, e ancor più giovani streghe molto diverse tra loro si troveranno riunite da qualcosa di inaspettato.
Il cambiamento è proprio ciò che dovranno affrontare queste ragazze assieme a pericoli inattesi e una vita quotidiana movimentata.
Questa è la mia prima storia in ambito sovrannaturale, fatemi sapere cosa ne pensate!
Gli aggiornamenti sono un po' più lenti rispetto all'inizio ma la storia NON è sospesa, continuerò ad aggiungere nuovi capitoli prima possibile!
Genere: Romantico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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16

Le ragazze si erano riunite nuovamente nel Maniero Sforza, era mezzanotte passata, ma non avevano ancora finito.

Il corpo del testo era scritto, mancavano però le rifiniture, le immagini ed una conclusione adeguata.

Altea sbadigliò e Alina la seguì a ruota, l’unica ad avere ancora energie pareva Eleonora.

La riccia guardò le sue due amiche, una era seduta per terra su un cuscino, con la testa poggiata al letto, pareva sul punto di addormentarsi, l’altra, a gambe incrociate sulla sedia, aveva il volto poggiato su una mano, l’unica cosa che le impediva di chiudere gli occhi era la lampada accesa sulla scrivania.

- Ho un’idea: perché voi non andate a dormire e io finisco il compito? O per lo meno inserisco le foto e cose così, magari la conclusione possiamo comunque farla tutte insieme nei prossimi giorni -.

Altea non era troppo contraria, infondo quello era un lavoro formale, nulla di troppo faticoso, quindi non sarebbe stato poi così ingiusto cedere il compito ad una sola di loro.

Alina al contrario scatto in piedi, subito sveglia, non appena registrò le parole di Eleonora – Macché! Non è necessario che tu faccia tutto da sola, questo progetto lo finiremo insieme -.

- Ali, ma se non siete abbastanza coerenti da mantenere gli occhi aperti! -.

- Probabilmente è così, ma mi dispiacerebbe farti essere l’unica che lavora -.

- Sopravvivrò -.

- Perfetto io vado a casa allora -. Interloquì Altea alzandosi dal pavimento.

Fece un cenno alla giovane Sforza – Conosco la strada per uscire – poi si avvicinò ad Eleonora per salutarla e dopo averle dato un bacio disse – Scusa se accetto tanto in fretta la tua offerta, è che sono veramente stanca morta -.

- Lo vedo tranquilla -.

Alina avrebbe voluto fare qualche battuta pungente su quanto sbagliato fosse il comportamento della bionda, ma un altro sbadiglio glielo impedì.

- Vado anch’io, ci vediamo a scuola -.

- Ti accompagno -.

- Penso di poter arrivare alla porta – assicurò Eleonora con una risata – Tu vai pure a dormire -.

La rossa alzò le sopracciglia - Intendevo a casa, sciocca -.

- A piedi? Per poi tornare da sola? -.

- Io so come proteggermi -.

- Se alludi alla magia, e so che è così, allora mi pare che non siate molto fedeli al voto di segretezza, voi streghe -.

Eleonora lo disse scherzosa, ma Alina ci tenne a replicare immediatamente – Certo che lo siamo! Ma se si tratta di sicurezza personale.. e poi la maggior parte della persone tende a razionalizzare tutto ciò che non comprende -.

- Come me quando mi avete detto di avere dei poteri e io ho pensato fosse uno scherzo -.

- Esattamente -.

La riccia annuì, la cosa aveva senso, tuttavia l’idea di lasciare l’amica sola in giro per le strade della città a quell’ora di notte non la rassicurava, poteri o non poteri.

- Ad ogni modo la mia posizione non cambia, fare avanti e dietro per te sarebbe insensato, sono solo pochi isolati, ed io al momento sono la più lucida tra le due -.

Forse Eleonora non aveva torto, tenere gli occhi aperti era un’impresa, quel giorno tra i libri non era stato poi così stancante, ma forse la noia di quel pomeriggio aveva dato una stangata alla sua capacità di concentrazione.

Prima che potesse acconsentire a ciò che aveva detto l’amica però, un pensiero le sfiorò la mente – Potresti restare qui a dormire questa notte, abbiamo una camera degli ospiti, è quella di fronte alla mia -.

- Non vorrei causarti fastidi, sarebbe una cosa così improvvisa -.

- Nessun fastidio, tuo padre piuttosto? Sarà d’accordo? -.

- Credo di poterlo convincere, purché sia ancora sveglio -.

- Chiamalo prima che sia troppo tardi allora -.

Eleonora compose il numero del padre, dopo qualche minuto e un buon lavoro di persuasione, Luigi acconsentì.

Ottenuto il permesso la riccia si voltò nuovamente verso la scrivania, Alina aveva le braccia incrociate poggiate sulla scrivania e le testa appoggiata a quelle.

Alina si sentì scuotere leggermente, aprì un occhio, poi entrambi – Dobbiamo finire con Van Gogh, giusto -.

- Lascia stare, posso finire io nell’altra camera – La rossa si alzò e si stese sul letto, indossava il pantalone di una tuta ed una magliettina, cose che usava solo in casa, quindi per lei non era necessario cambiarsi in un pigiama.

- Devi dirmi dove posso trovare il caricabatterie del PC però, perché si sta per scaricare -.

Stropicciandosi un occhio Alina rispose – È nel primo cassetto della scrivania -.

Eleonora trovò ciò che cercava proprio dove le aveva indicato l’amica, sotto al cavo, dietro una marmaglia di penne, vide una collana.

Era una catenina fatta d’argento che aveva per ciondolo un cristallo viola, la raccolse.

- Ti piace? -. Chiese Alina dal letto.

- È molto carina, che pietra è? -.

- Ametista, è una pietra calmante che incrementa autostima, memoria, lucidità mentale e dona coraggio -.

- Una cosa così piccola può fare tutto ciò? -.

Alina annuì – Per me ha sempre funzionato -.

- Dove l’hai presa? -.

- C’è l’ho da una vita, credo me l’abbia regalata mia madre -.

- Forse ne servirebbe una anche a me -.

- Posso provare a procurarti qualcosa di simile, c’è un negozio poco fuori città che vende cristalli e cose così, sono sicura che abbiano anche qualche ciondolo di ametista -.

- Mi piacerebbe vederlo -.

- Possiamo andarci giovedì, dopo la prova per vedere se hai dei poteri -.

- E se risultasse che non sono una strega? -.

- Il negozio è aperto anche per la gente normale -. Sorrise la rossa – Te lo mostrerei in ogni caso -.

- Perfetto allora, buonanotte -.

- Notte -.

Eleonora rimase sveglia fino all’una e un quarto, ma il risultato finale fu estremamente soddisfacente.

La mattina successiva Alina bussò alla porta della camera degli ospiti per svegliare l’amica, quella rispose dopo cinque minuti, la forma del cuscino stampata sul viso – Per favore dimmi che non è ancora ora di andare a scuola -.

Alina sorrise, negli occhi un pizzico di indulgenza – Se può consolarti in soggiorno c’è caffè a sufficienza da tenerci tutte e due sveglie per una settimana -.

- Quello può decisamente essere d’aiuto  -.

Eleonora indossava uno dei pigiami di Alina, un pantalone rosso non molto pesante ed una maglia a righe rosse e bianche, propose di cambiarsi prima di raggiungere il resto della famiglia Sforza, ma Alina le disse che non era necessario, una buona colazione veniva prima della pudicizia fintanto che restavano al terzo piano del Maniero.

Seduti al tavolo della colazione c’erano Valentina, anche lei ancora in pigiama, e Niccolò che invece era già pronto per il lavoro.

I genitori della piccola Sforza erano stati avvisati presto quella mattina della presenza di Eleonora.

Niccolò non si era pronunciato, Valentina era apparsa stranita, in quel momento però entrambi avevano un sorriso cordiale ad adornare il viso, lo sguardo della donna era dolce.

Eleonora diede il buongiorno a tutti non appena entrò nella camera, il tavolo era imbandito con caffè, tè, latte e cornetti.

Le due ragazze si sedettero.

Alina vide sua madre porgerle una tazza di caffè e l’accettò di buon grado, stava per riempirne una anche ad Eleonora ma Valentina la precedette con un bicchierone pieno di tè.

- Vorresti un po’ di questo Eleonora? È tè verde -.

- Oh, si certo, in realtà questo è il mio tè preferito!  -.

- Davvero? -.

- Sì, sì -.

Eleonora trovò un cornetto alla marmellata e prese anche quello.

Era marmellata di arance, anche quella la sua preferita.

La colazione fu piacevole, Alina non si aspettava niente di meno di un comportamento simpatico ed ospitale da parte dei suoi genitori e loro l’accontentarono. Alina credette addirittura di vedere la madre quasi dispiaciuta di perdere un’opportunità di conversazione con Eleonora quando fu il momento per le due giovani di andare a prepararsi per la scuola.

Eleonora prese in prestito dall’amica una maglia con maniche a tre quarti blu, il jeans che indossava era invece lo stesso del giorno prima.

Arrivarono a scuola a piedi, Alina aveva stranamente fame, la colazione forse non era stata abbastanza abbondante.

Si fermò alle macchinette mentre Eleonora continuò fino alla classe, doveva chiedere qualcosa riguardo un libro a Martina, una delle loro compagne.

Alina era combattuta tra un Twix, del quale non apprezzava il caramello ma adorava il biscotto, ed una ciambellina, che già perché era imballata in una orrenda plastica arancione era meno invitante.

- Si sa già che alla fine prenderai il Twix, quindi perché temporeggiare? -.

Si voltò per trovare alle sue spalle Fulvio.

Essere in orario per il suo amico era strano, non era un caso perso come Altea, ma anche nei suoi ritardi c’era un qualcosa di cronico.

- Chi ti dice che non prenderò una ciambella? -.

- Ti lamenti ogni mattina di quanto terribile sia la qualità del cibo di questi aggeggi, e ogni mattina prendi ad esempio quella ciambella, sarà pure una delle uniche due cose che mangi di questa roba, ma di certo non è mai la tua prima scelta -.

Alina era davvero così abitudinaria? Le venne voglia di prendere il dolcetto nel brutto involucro arancione solo per spirito di contraddizione. A casa forse non poteva seguire questi suoi desideri meschini, ma i suoi amici le avrebbero perdonato qualche scelta sciocca.

La rossa selezionò la merendina e una volta raccolta quella dal cassetto si girò trionfante verso il castano, lui sorrise divertito.

Alina diede un morso al concentrato di zuccheri, poi un altro e un altro ancora, a metà ciambella il sapore l’aveva quasi nauseata. Ora ricordava perché preferiva il Twix, la troppa dolcezza non era il suo genere, dopo tre morsi dovette rinunciare al gusto stucchevole della merendina.

Perché le macchinette nelle scuole avevano così poca scelta?

Porse la ciambella all’amico che l’accettò di buon grado ed in quel momento ebbe un’epifania.

Fulvio aveva fatto quel suo discorsetto di proposito per indurla a scegliere la ciambella, riflettendoci ogni volta che prendeva quella, a metà le veniva voglia di abbandonarla e quindi la cedeva al maggiore dei Bellini.

Iniziava a pensare che il giovane avesse un’ossessione insana per quella merenda.

- Sapevi che l’avrei fatta finire a te vero? -.

- Avevo fame -. Rispose lui innocentemente.

- Approfittatore.. Comunque, come mai sei arrivato tanto presto stamattina? -.

- Ho chiesto ad Acrisio di svegliarmi, ho un compito alla prima ora -.

- Di che? -.

- Filosofia -.

- La filosofia andrebbe discussa, non imprigionata su delle pagine -.

- Sono del tuo stesso parere, purtroppo però la Di Lonardo dissente -.

Si avviarono verso una finestra, dava su un terrazzino al quale tristemente non avevano il permesso di accedere.

- Dovresti chiedere a tuo fratello di farti da sveglia ogni giorno, il tuo rendimento potrebbe rischiare persino di migliorare se lo facessi, sai? -.

- I miei voti non sono poi così brutti, molti li invidierebbero Ali -.

- Mai detto il contrario -.

Fulvio sorrise, il viso dolce – Se non ti conoscessi prenderei tutto ciò come un insulto, per tua fortuna però so che sproni la gente a dare il massimo solo se a quelle persone ci tieni -.

- Perché dovresti sentirti offeso? -.

- Forse non te ne rendi conto , ma qualcuno potrebbe pensare che vuoi circondarti solo di gente con voti eccellenti, come se li giudicassi in base a questi -.

- Che assurdità -. Rise la rossa, poi notando l’espressione dell’amico aggiunse - Sembra davvero questa la mia motivazione? -.

- Ad un occhio esterno potrebbe -.

- Tu lo sai che non è così giusto? Io lo faccio solo perché avere dei buoni voti è soddisfacente e rende la vita più semplice sia a scuola sia a casa. Voglio vedervi felici.. non mi piace quando siete stressati perché un professore vi ha fatto una ramanzina -.

Alina si sentì tirare verso Fulvio, che dopo averla abbracciata disse – Tranquilla, come ho già detto poco fa, lo so che mi vuoi bene -.

Sospirò distesa, in quell’istante suonò la campanella e Fulvio dovette salutarla, il compito stava per iniziare.

Anche Alina doveva entrare in classe, odiava fare tardi.

 Altea quella mattina entrò alla seconda ora per miracolo.

Il miracolo aveva il nome di Piermarco Montecatini. Suo cugino l’aveva trovata ancora nel letto che erano le otto e trentasette, subito l’aveva svegliata e per evitare di farle saltare anche l’ingresso alle nove l’aveva accompagnata in auto fino al liceo.

Prima di farsi vedere in classe però Altea era comunque andata in bagno, voleva usare nuovamente l’incantesimo dell’energia.

Era sul punto di farlo quando le tornarono in mente le parole di Mattia, rischiava veramente la salute per un incantesimo tanto semplice?

Altea non metteva in dubbio ciò che l’amico, nonché parente, le aveva detto, tuttavia quello slancio energetico le era necessario se voleva seguire qualcosa delle lezioni.

Sbuffò, ormai le era diventato indispensabile per fare qualsiasi cosa.

Forse era proprio questo uno degli effetti collaterali? La dipendenza? Era possibile che l’incantesimo non fosse più cura della stanchezza, ma causa di quella?

In quel caso continuare ad usarlo poteva essere solo deleterio.

Doveva smettere di sfruttarlo, non c’era altra soluzione, così decise che avrebbe iniziato a farlo dalla mattina successiva.

 

 

 

xxElykei

   
 
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