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Autore: Crilu_98    30/08/2016    1 recensioni
François Marchand, appartenente ad una famiglia della media nobiltà francese, è alla disperata ricerca di sua sorella Amélie, sparita senza lasciare traccia; ancora non sa di essere diventato il bersaglio di un manipolo di congiurati e che per venire a capo dell'enigma dovrà ricorrere all'aiuto di una giovane ladra, Claire, dal passato misterioso. Amélie, invece, nel tentativo di riconquistare la propria libertà incrocia la strada di James MacMallon, un bandito scozzese in esilio perennemente diviso tra il profitto materiale e la propria coscienza.
Nel frattempo, a Parigi, il Cardinale Richelieu indaga sulle voci che girano a palazzo, avendo tra le mani un unico indizio: il simbolo del Giglio Scarlatto.
Tra briganti onesti, affascinanti contesse, spie, sicari e pedine si dipana la storia di una congiura che potrebbe mettere fine al regno di Francia...
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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-No, no, non ci siamo!- esclamò Amélie scuotendo la testa. Claire alzò gli occhi al cielo, convinta che la sarta avrebbe fatto lo stesso, se non glielo avesse impedito l'etichetta.
Stavano esaminando i vestiti da comprare per la festa della regina, perché Amélie si era rifiutata di presentarsi davanti alla nobiltà dopo la prigionia "vestita di uno straccetto qualunque".
Claire aveva poca pazienza e scarso interesse per il vestiario in genere, ma era rimasta affascinata dal lavoro che c'era dietro ogni abito. Accarezzò con riverenza il broccato spiegato sul tavolo davanti a lei quasi con riverenza, abituata alla dura consistenza della lana e del cuoio.
"Adesso anch'io posso permettermi queste cose..." pensò, turbata e con gli occhi accesi di desiderio. Non le era mai capitato di desiderare qualcosa di così inutile prima: aveva pregato il Signore che Gaspare morisse, che i suoi furtarelli riuscissero, che François non scoprisse il suo segreto, che François l'amasse... Ma non si era mai, mai entusiasmata così per un pugno di fili intrecciati.
Era anche stupefatta ed esasperata dall'infantilità e dai capricci di Amélie, che non sembrava soddisfatta di nulla: la ragazza avrebbe voluto un vestito fatto su misura, ma il tempo scarseggiava e si sarebbero dovute accontentare. Decise così di prendere in mano la situazione, uscendo dalla passività in cui la vista di tanto lusso l'aveva gettata. Rivolse alla sarta uno dei suoi sorrisi migliori:
-Diteci, madame, cosa ci consigliate?-
La sarta, una donna dalla carnagione pallidissima e gli occhi perennemente socchiusi, rispose timidamente al sorriso:
-Se le signorie vostre non vogliono sfigurare, io vi consiglierei i toni del blu. E' il colore che indossano anche le dame inglesi e come vedete la maggior parte degli abiti che vi ho proposto sono celesti, turchesi... C'è ampia varietà di scelta.-
Incoraggiata dall'interessamento di Claire e dal broncio meno accentuato di Amélie, la donna acquistò energia e brio:
-Sono morbidi e leggeri, perfetti per la costituzione delle signorie vostre! Con i gioielli giusti e un'acconciatura alla hurluberlu sarete splendide!-
-Una cosa?- chiese Claire, aggrottando la fronte.
-Un'acconciatura all'ultima moda!- esclamò Amélie, tornando allegra alla prospettiva.
-Moda?-
-Significa un'acconciatura che portano tutte, madamoiselle.- intervenne pacata la sarta. -Ora, perché non date un'occhiata ai vestiti?-
Le ragazze non se lo fecero ripetere due volte:
-Ma sono davvero... Scollati.- mormorò Claire, sorpresa, puntando lo sguardo su un vestito di broccato celeste con lo scollo a barca.
-E' così che vanno portati adesso mademoiselle! Provatelo, su!-
Claire obbedì, poi si specchiò e rimase qualche istante attonita a fissare la sua immagine riflessa.
"Non è possibile!"
Già con gli abiti femminili dei primi giorni si era vista diversa, si trovava impacciata e a disagio. Ma in quel momento, per la prima volta, si sentiva bella. Ignorando il tubare estasiato della sarta che volteggiava estasiata attorno a lei e ad Amélie, che aveva scelto invece un abito bianco decorato con un motivo floreale turchese, Claire si avvicinò allo specchio, osservandosi realmente come non aveva mai fatto. Studiò il profilo che assomigliava molto a quello di sua madre, il leggero velo di lentiggini sulla punta del naso, le labbra rosse e gli occhi blu, in cui scorgeva il riflesso dell'astuzia di suo padre.
"E' così che mi vede François?"
A quel pensiero arrossì e si tirò indietro di scatto: solo un accenno al moschettiere e sentiva piacevoli scariche di calore invaderle lo sterno ed il ventre. Fece una giravolta su sé stessa, sorridendo ed immaginando quale sarebbe stata l'espressione di François nel vederla vestita così.
"Gli piacerò, così diversa? Lui stesso ha ammesso di essersi innamorato di Claire la ladra... Ora sono una nobildonna."
Il respiro le si fermò in gola quando immaginò François che lentamente le percorreva con le dita la curva delle spalle quasi del tutto scoperte, scendendo ad aprire i lacci del corsetto, sussurrandole quanto l'amava nel suo orecchio...
"Dobbiamo vincere. Dobbiamo. Non posso rinunciare a lui, o a qualsiasi altro di loro."
Lo strillo scandalizzato di Amélie la riportò alla realtà.
-Mai!- stava urlando la ragazza, mentre la sarta, costernata, balbettava:
-Ma... Ma anche la regina...-
-Anche la regina cosa?- chiese Claire, curiosa.
-Stavo dicendo che per far risaltare il suo incarnato bianco mademoiselle avrebbe potuto tingersi i ricci di nero, come ha fatto anche la regina Anna...-
Amélie la fissò in cagnesco:
-I miei capelli sono perfetti così! Adesso aiutatemi a scegliete la parure da abbinare a questo vestito! Devo essere perfetta la sera del compleanno della nostra Sovrana!-
"Sperando che questo catalizzi l'attenzione di tutti il più a lungo possibile..." pensò Claire. Un discreto colpo di tosse la fece voltare: suo padre l'aspettava quasi nascosto su una delle porte che portavano alla stanza. Claire gli si avvicinò, inchinandosi leggermente:
-Padre...-
Richelieu la guardò ammirato, facendole spazio nel corridoio in penombra:
-Ho sempre desiderato vedere tua madre con addosso un vestito del genere. E quegli orecchini... Glieli regalai quando seppi della mia nomina a Cardinale. Ancora non sapevo che sarebbero stati il mio regalo d'addio.-
Claire sbatté le palpebre per ricacciare indietro le lacrime: ogni volta che quell'uomo parlava di sua madre le si formava un groppo alla gola. Richelieu abbozzò un sorriso:
-Non sono qui per farti piangere, figlia mia. Ho un regalo per te.-
-Davvero?-
Spalancò gli occhi: mai nessuno le aveva fatto un regalo, e come per gli abiti quello strano miscuglio di attesa e felicità le era del tutto estraneo. Richelieu tirò fuori un involto dalle pieghe dell'abito cardinalizio: Claire osservò ammirata uno stiletto di squisita fattura, così piccolo e maneggevole da poter facilmente essere nascosto nelle ampie maniche del vestito. Richelieu si schiarì la voce:
-Non è certamente il genere di regalo che un padre fa alla propria figlia, ma...-
Claire gli poggiò una mano sul braccio:
-E' esattamente il tipo di regalo che mi aspettavo da voi. Grazie.- mormorò -So che non sarete mai mio padre nel vero senso della parola. Ormai non credo neanche di averne bisogno: ho imparato ad essere forte da sola, senza insegnamenti. Ma sono felice di avervi finalmente incontrato e conosciuto.-
-Anche io, Claire.-
La ragazza fece per allontanarsi, ma il padre la fermò:
-Mi chiedevo... Il giovane Marchand...-
-Ogni cosa a suo tempo, padre. Prima la congiura!-
E si dileguò lasciando dietro di sé l'eco di una risata spensierata.
 
Balthazar Faure stava rientrando a casa e quando il suo sguardo sfiorò il blasone scolorito dipinto sopra l'entrata di quell'anonimo e vecchio palazzo, i suoi occhi brillarono di un malcelato trionfo: presto le ristrettezze economiche e l'anonimato dei Faure sarebbero stati solo un lontano ricordo.
Fu fermato sull'uscio da qualcuno che gli afferrò la manica rossa della sua divisa con forza e poco riguardo.
-Con quale ardire osate fermarmi in maniera tanto brusca, Monsieur?- sbraitò Faure, voltandosi a fronteggiare lo sconosciuto. Spalancò gli occhi, non potendo reprimere un sottile brivido di paura nell'incrociare un freddo sguardo azzurro. Gelido come la lama che pendeva al fianco dello strano individuo. La mano guantata lasciò il suo braccio con malagrazia e Balthazar fece istintivamente un passo indietro; lo sconosciuto stirò le labbra in un'inquietante e poco convincente imitazione di un sorriso.
-Balthazar Faure!- mormorò poi, con voce roca. Il suo nome, su quelle labbra, sembrava quello di un condannato prossimo all'esecuzione. L'uomo scosse piano la testa, irritato dal timore che si era impadronito di lui.
"Calma, Balthazar, e pazienta: il grande giorno si avvicina e tu stai diventando nervoso. Non hai nulla da temere. Nessuno sospetta di te, perché tu sei invisibile..."
Lo sconosciuto fece schioccare la lingua: sembrava scocciato dalla sua distrazione.
-Faure, smettetela di guardarvi intorno come una lepre in trappola. Non dovete guardarvi da me, so chi siete e cosa siete stato incaricato di fare!-
A quelle parole la mano di Faure scivolò velocemente sull'elsa della spada, ma l'altro uomo lo fermò con un gesto annoiato:
-Mein Gott, siete davvero poco adatto per questo mestiere! Frenate i vostri impulsi bellicosi, io sono al soldo di... Beh, delle stesse persone per cui lavorate voi.-
-Io non lavoro proprio per nessuno!- sbottò Faure, confuso e umiliato dalla piega che stava prendendo la situazione -La casata dei Faure...-
Fu interrotto dal suono gracchiante e spezzato della risata dello sconosciuto:
-Il nome della vostra casata oggi vale quanto la punta dei miei stivali e voi lo sapete meglio di me! Altrimenti non sareste caduto così in basso da dover lavorare per il Cardinale e addirittura arrivare a tradirlo... Per che cosa? Denaro, sicuramente. Poi una certa notorietà, magari anche quel figlio che desiderate così disperatamente... So molte cose su di voi, Faure. Del resto, mi hanno incaricato di sorvegliarvi, quindi... Sì...- Ridacchiò di nuovo, come se il doverlo spiare fosse un lavoro particolarmente divertente -Sì... Sarò la vostra ombra.-
Di colpo la sua espressione mutò, diventando fosca e quasi minacciosa:
-Badate bene di non commettere idiozie per la vostra fama di gloria: ho già dovuto misurarmi con un piccolo nobile francese che mi ha dato non pochi grattacapi. Tengo al mio compenso non meno di voi, Faure... Ci siamo capiti?-
Balthazar lo fissò sbattendo le palpebre, come instupidito, e quello iniziò ad allontanarsi con un sonoro sbuffò. Il nobile si appoggiò con una mano al muro del palazzo per sorreggersi: le parole di quell'individuo l'avevano colpito nel profondo. L'aveva messo in ridicolo, aveva sminuito i suoi obiettivi e centrato le sue debolezze più nascoste e dolorose... La cosa che lo faceva andare su tutte le furie, però, era che era stato posto sullo stesso piano di quel mercenario, che si ostinava a chiamarlo semplicemente Faure, come se fosse uno dei suoi rozzi sottoposti.
-Aspettate, Monsieur!- esclamò con un rantolo, la gola ancora chiusa da un moto di bile. Quello si voltò, un lampo di curiosità nelle iridi azzurre.
-Qual è il nome della mia ombra?-
-Per voi, come per tutti gli altri, sono il Capitano Schmitt.-
"Schmitt." pensò, varcando finalmente la porta di casa. Se ne sarebbe ricordato, quando fosse giunto il momento.
 
 
 
Angolo Autrice:
Prima di tutto, un po' di ordine riguardo agli accenni storici presenti in questo capitolo.
Il modo di vestire subì un vero e proprio scossone nei primi decenni del '600, riflettendo anche i cambiamenti politici in atto sui territori europei: tramontava l'egemonia spagnola, con i suoi abiti accollati, severi e rigidi (nel senso letterale: i corsetti e le gonne erano sostenuti da stecche soffocanti), si preparava l'epoca d'oro francese, quella dello sfarzo e dell'esibizionismo di Luigi XIV.
Gli abiti francesi di quegli anni erano appunto molto più scollati dei precedenti, più morbidi grazie all'eliminazione delle stecche, e i colori che andavano più di moda (termine italiano coniato proprio in questo periodo) erano i toni del blu, oppure il bianco ricamato con motivi sfarzosi e colorati. L'acconciatura alla hurluberlu (l'equivalente dell'inglese hurly berly, "boccoli pazzi") prevedeva uno chignon posto sulla nuca e un gran numero di ciocche arricciate e lasciate sciolte: un ulteriore schiaffo alle composte acconciature spagnole. Andava di moda la pelle chiara e le dame facevano di tutto per schiarirla e valorizzarla: si tingevano anche i capelli di nero, come fece, appunto, la regina Anna.
 
Avevo sbagliato capitolo, questo è quello giusto xD
 
Crilu
   
 
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