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Autore: MerasaviaAnderson    31/08/2016    1 recensioni
•{Breve One-Shot ~ Terribilmente No-sense ~ 675 parole}
"È stato in uno di quei momenti che ho accettato d’amarti, quand’ho compreso che di quella risata cristallina non ne potevo fare più a meno … è lì, con la testa tra le mani e le lacrime sul viso mi sono chiesta come fosse possibile amare una cosa così bella ed astratta come te.
Un dipinto perfetto, ecco ciò che eri. Ciò che sei. Un dipinto perfetto su quel palcoscenico.
Esisti."
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ESISTI
 
 
La prima volta che ti sentii crescere dentro il mio animo non avevo che quattro anni, e lo ricordo bene, benissimo. Forse fin troppo.
Eri una strana sensazione di benessere, mai provata prima. Nascevi nel profondo del mio piccolo cuore e ti propagavi in tutto il mio corpo, mi donavi tanta di quella felicità che nessuno avrebbe mai immaginato.
Esisti.
Da sempre t’ho immaginato come una bellissima donna, di media altezza, snella, con i lunghi capelli scuri intrecciati sulla nuca e una maschera a coprirti parte del volto. Bellissimo. Ho immaginato il tuo vestito, rosso come i drappi del sipario del palco su cui stavi in piedi, fiera di ciò che eri, dell’arte che rappresentavi. E mi sono innamorata di te, non appena t’ho visto nella mia testa, a quattro anni.
Esisti.
Eri così bella con il tuo carisma, con quella capacità di esser chiunque che infondevi anche dentro di me. Come una fata madrina appena nacqui mi facesti un dono e, giuro, è stato il regalo più bello che mi sia mai stato fatto. Ti ringrazio per questo e ti chiedo anche scusa.
Esisti.
T’ho rinnegato per anni, t’ho tenuta prigioniera dentro la mia anima, t’ho camuffato con mille altre cose, ho cercato di scordarti, di farti uscire dalla mia testa, come se fossi il primo grande amore della mia vita. Lo sei.
E per tutti gli anni a seguire ho continuato a sentire quella sensazione: partiva dallo stomaco, saliva fino al cuore (che perdeva sempre un battito, lo ricordo) e si bloccava lì: nel mio cervello malato.
Ti chiedo scusa per questo, hai urlato per anni dentro di me, mi hai distrutto pur di farmi capire che eri qui con me.
Non ti biasimo. L’avrei fatto anch’io.
Lo sto facendo, tuttora, anche io.
Ma tu esisti.
Ti ho visto ogni giorno, porgermi la mano per portarmi con te, per farmi parte del tuo mondo, della bellezza che ti circondava. Ed io ti ho ignorato per ogni singolo giorno.
Ero convinta che saresti andata via, prima o poi, ero convinta che un sentimento così forte fosse impossibile da provare. Ma tu non sei andata via, non l’hai fatto mai.
M’hai perseguitato con le tue parole perfette, con la tua aura di magia ed emozione.
Ti chiedo scusa anche per questo.
Ma tu esisti.
Un giorno ti sei stancata, e lo comprendo, non mi ha più porto la mano, ma sicura delle tue azioni e dei tuoi passi m’hai preso per un braccio e m’hai trascinato con te. In quel vortice che mi faceva stare così bene, in quel soffio di vita che ho voluto da sempre ignorare, certa che non fosse la cosa giusta per me.
Ed eri così bella quando ridevi, nei pochi momenti in cui ti liberavo.
È stato in uno di quei momenti che ho accettato d’amarti, quand’ho compreso che di quella risata cristallina non ne potevo fare più a meno … è lì, con la testa tra le mani e le lacrime sul viso mi sono chiesta come fosse possibile amare una cosa così bella ed astratta come te.
Un dipinto perfetto, ecco ciò che eri. Ciò che sei. Un dipinto perfetto su quel palcoscenico.
Esisti.
Non è stato facile accettarlo, lo sai, non lo è stato per niente, ma tu ti eri stancata di aspettare ed io avevo un terrore che mi divorava. Ti ringrazio, se non fossi venuta a prendermi con la forza, a strapparmi da quel baratro, non ce l’avrei mai fatta.
Ma tu ora esisti, ci sei sempre stata e giuro che non ho idea di come abbia mai potuto pensare di vivere una vita lontana da te, lontana da quel palco, da quel teatro, da quel sipario, da quel pubblico, da quelle luci che abbagliano i miei occhi, da quei vestiti fatti proprio per me, per la persona che diventerò non appena salirò sul palcoscenico. Perché lo sai, non sarò più io in quel momento. In fondo, me l’hai insegnato tu.
Tu.
Tu che esisti.
E sei la cosa più bella che ho.



 
FINE
   
 
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