Grazie a quegli occhi Katara aveva incontrato occhi dorati, occhi che le facevano battere il cuore più forte, perché non erano i soliti occhi gialli che incutevano terrore, occhi del nemico, occhi della nazione del fuoco. Quegli occhi erano oro, come se lo avessero colato dentro di lui per dimostrare la nobiltà di quel ragazzo. Ma non era solo quello, quegli occhi le parlavano di cose di cui lui non avrebbe mai fatto parola. Come la cicatrice sul suo occhio sinistro. Katara a volte si chiedeva quanto male avesse potuto sentire, male non solo fisico. E poi gli ultimi, ma non ultimi. Occhi che avrebbero dovuto essere verdi, di un verde smeraldo. Occhi che però non lo erano. Occhi che si muovevano ma non vedevano. Occhi che non vedevano, ma nonostante tutto Toph non ne aveva mai avuto bisogno. Katara chiuse per un secondo i suoiocchi facendo un enorme respiro, ripensando a come di colpo la sua vita pastello si fosse riempita di colori, colori che amava e che nonostante lei si ostinasse a non ammetterlo erano dipinti nel suo corpo come tatuaggi indelebili.