Fanfic su artisti musicali > Pentatonix
Segui la storia  |       
Autore: rosatornavolja    31/08/2016    0 recensioni
Una guerra che dura ormai da secoli miete vittime e versa sangue innocente.
Dal cielo, oscurato dalla cenere, non nascono più fenici.
Due regni contrapposti: il Regno delle Fenici ed il Regno di Nessuno.
Una regina, destinata a trovare l'Arma segreta e a porre fine alla guerra.
Cinque Guerrieri, i cui nomi sono stati scelti dal destino...
Un avvincente fantasy, colmo di intrecci, sorprese, creature fantastiche, mitologiche, classici del genere fantasy... ma anche esseri mai visti, completamente nuovi. Un romanzo per chi ama volare oltre i confini della realtà e rompere le pareti dei sogni, ma anche per chi ama l'avventura, le battaglie epiche e le storie d'amore, d'amicizia e di passione.
Infine, una storia per chi ama i Pentatonix, protagonisti di questa vicenda, ma anche per chi non li ha mai nemmeno sentiti nominare.
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

C'era un solo dato di fatto: i draghi erano sopra di loro e avrebbero attaccato. Non avevano un piano di difesa, né una via di salvezza. Come potevano combattere delle bestie del genere? A terra avrebbero potuto sfruttare le catapulte, ma a bordo di una nave era impossibile. 
Dovevano scappare, e in fretta.
Arthem avrebbe preferito combattere ed abbattere i draghi ma capiva comprendeva di non avere speranze e il dovere di un comandate era anche quello di saper distinguere il coraggio dalle azioni sconsiderate. 
Dunque non rimaneva che scappare. Ma come?
Se fossero scappati con la nave, i draghi avrebbero impiegato pochi secondi a sputare una fiammata e a far bruciare il vascello. E se fossero scappati dalla nave sarebbero stati il bersaglio perfetto per gli arcieri di Nessuno. 
"Che cosa facciamo, Arthem? Pensavamo avessero mandato a morire tutti i draghi nell'ultima battaglia"
Arthem passò una mano sui capelli cortissimi e tentò di non perdere la concentrazione. Aveva un corpo robusto e controllato, un viso deciso e segnato dalle battaglie ma in realtà il suo cuore era quello di un giovane non del tutto cresciuto. Non era pronto per una cosa del genere e stava sull'orlo di una crisi di nervi. 
L'unica soluzione era scappare.
Senza perdere il controllo e cercando di sfruttare al meglio tutto il tempo che aveva, Arthem ordinò di spegnere le lanterne che illuminavano la nave.
Ordinò ai suoi soldati di radunare tutta la ciurma sottocoperta e nella stiva... aveva un'idea: folle, ma pur sempre un'idea.

La Residenza del Re di Nessuno era un luogo su cui si era fantasticato molto. Alcuni dicevano fosse il luogo dove venivano nascosti tutti quelli che si ribellavano o non rispettavano le leggi ed erano costretti a lavorare come schiavi per il Re. Altri invece pensavano fosse vuoto e che il re fosse un'invenzione di un gruppo di persone per indirizzare tutto il malcontento verso qualcuno che in realtà non esisteva. Le fonti più esagerate e meno accreditate ritenevano addirittura che il Re di Nessuno fosse una creatura mostruosa, non umana, che stava nascosta da mille anni per celare la sua vera natura e fingere di essere un uomo.
La realtà era che nessuno era mai entrato in quella residenza se non pochi eletti, e nessuno sapeva alcunché. L'uomo incappucciato era uno di quei pochi privilegiati che avevano avuto accesso alla residenza, ma nemmeno lui aveva mai visto il volto del suo Re. Eseguiva gli ordini con un atteggiamento determinato e disciplinato perché sperava di acquisire, assieme alle grazie del Re, un po' quel potere che dentro di sé non riusciva a trovare. 
Ed era potente, infatti: dalle sue parole dipendevano molte vite. Gli era capitato più di qualche volta di distruggere intere famiglie. Il suo unico ordine era mantenere l'ordine ed il giusto livello di terrore nella gente, in modo da scoraggiarli se avessero voluto ribellarsi. Allo stesso tempo, la paura non doveva raggiungere livelli troppo elevati altrimenti sarebbe e entrato in gioco l'istinto di sopravvivenza e lì i guai sarebbero stati grossi. 
L'uomo camminava ripetendo ciò che doveva dire nei corridoi loschi e bui, mentre si avvicinava alle stanze private del Re. Il silenzio era terrificante: nessuno osava avvicinarsi a quel lato del palazzo.
Il Re poi sembrava detestare la luce, tanto che teneva tutte le luci spente. Nemmeno quando parlava con lui le accendeva: l'uomo non aveva mai visto nemmeno la sua faccia. 
Bussò, forse più forte di quanto avesse pensato, e attese che la porta si aprisse.
Sulla soglia della stanza buia, prese una boccata d'aria e si tuffò nella più completa oscurità. 
"Mio Re, mi inchino"
Vi fu un attimo di silenzio. Questi erano i momenti peggiori per l'uomo: temeva sempre che il Re sguainasse una sciabola e gli staccasse, con un colpo veloce e ben assestato, la testa dal collo. La solita fitta di panico lo travolse. 
Ma non fu ucciso. Si alzò in piedi di nuovo e spiegò a voce bassa quello che era successo.
"Abbiamo liberato i draghi. Volevamo riservarli per lo scontro finale, ma è stato necessario ricorrere ad ogni nostra risorsa per dare una svolta decisiva alla battaglia. La prima nave è stata abbattuta con successo."
Attese. Desiderava sentire il pensiero del Re prima di continuare con le notizie. Almeno poteva prepararsi alla sua reazione e modulare il tono di voce per limitare i danni.
La voce sottile e suadente del Re lo spinse a continuare il suo racconto. Parlava sempre sottovoce e l'uomo incappucciato si sentiva estremamente a disagio per questo.
"Mio Re... il vascello ha preso fuoco, le sue vele sono state incendiate e presumibilmente pure coloro che vi erano a bordo."
Di nuovo silenzio. Stava diventando insopportabile. In quell'oscurità la mancanza di una risposta pesava ancora di più. Il suo giudizio era un grosso macigno sospeso sopra la sua testa, pronto a cadere da un istante all'altro.
Il Re aveva notato l'uso della parola "presumibilmente" nel racconto dell' accaduto... E non gli era piaciuto.
"Mi stai dicendo che non sapete se i soldati a bordo sono morti o no?", sussurrò e lasciò trapelare una certa irritazione.
"Mio Re... abbiamo attaccato la nave di punta, la più grossa, quella con i guerrieri migliori. Mentre i nostri draghi la facevano a pezzi, l'intera flotta del Regno delle Fenici si è ritirata."
"Non hai risposto alla domanda". Il tono del Re era diventato insistente.
"In realtà... in realtà la faccenda non è chiara. I cadaveri non sono emersi. È come se fossero sprofondati negli abissi. O peggio, come se non fossero morti sulla nave. Non possiamo essere sicuri perché non abbiamo avuto la possibilità di assistere alla battaglia, dal momento che quei bastardi avevano spento tutte le lanterne."
Il Re tacque. L'uomo incappucciato mai aveva visto il suo viso, ma dentro di sé sapeva che in quel momento il sovrano stava ribollendo di ira. Odiava quando gli ordini non erano eseguiti alla perfezione ed ancora di più detestava gli imprevisti. L'uomo lo aveva imparato a sue spese.
"Voi...", cominciò il Re, per poi fermarsi un attimo e arginare il moto di violenza che lo stava rivoltando dall'interno.
"Voi siete un branco di incompetenti. Avete attaccato una nave sola, imbecilli! Avete affondato una sola maledetta nave, che era addirittura vuota".
Pronunciava le parole sottovoce, inserendo e pesando ogni parola in modo tale da ferire sempre più in profondità. Urlare non era mai servito a nessuno. Frustrare sottovoce invece provocava delle profonde ferite all'orgoglio che erano difficili da curare, e questo il Re lo sapeva fin troppo bene.
L'uomo si sentiva talmente stupido e colpevole da non riuscire più a sopportare quel colloquio. Tuttavia, non riuscì a reprimere un movimento di autodifesa.
"Ma mio Re... Eutalassa ora è nostra..."
"Allora proprio non capisci, razza di minorato mentale"
L'uomo con il cappuccio abbassò il capo e subì il violento colpo senza aggiungere altro.
"Pensi che ti lasceranno la colonia? Pensi che, una volta scappati con tutte le navi e quasi nessun ferito non torneranno mai più a riprendersi la città? Ora smettila di essere così stupido e recati immediatamente sul campo. Prepara una truppa di controllo e disponi che controllino la colonia. Prima o poi toneranno a prendersela... ma poco importa, sarà un diversivo. Anche se dovessero riconquistarla, poco importerebbe. Perché ho in mente qualcosa di più grande. Ordina che i draghi siano incattiviti: togliete loro il cibo per due giorni. Poi prepara cento - anzi, mille bombe incendiare. Trova i fanti migliori, i più esperti domatori di draghi e i più abili marinai. Faremo l'attacco più violento che sia mai stato compiuto... E vinceremo questa maledetta Guerra una volta per tutte."

Il giorno era spuntato da poco ma i cinque ragazzi erano già fuori dal letto. Si erano rinfrescati e lavati con una doccia fredda nei bagni Reali (un complesso di docce e vasche da bagno dall'acqua colorata e profumata dai sali) e in quel momento attendevano nervosi l'arrivo di Fiamma. Era un giorno importante, quello: l'addestramento prometteva grandi cose. Nessuno di loro, tuttavia, era in grado di indovinare in cosa consiste se questo... tranne Kirstie, naturalmente. La divisa da soldato le stava larga, pur essendo della taglia giusta. Era molto raffinata come portamento e non aveva mai indossato degli abiti del genere... Tuttavia riusciva a sentirsi a suo agio in ogni caso. A maggior ragione, dopo aver capito che cosa avrebbe dovuto aspettarsi, era ancora più tranquilla. Forse l'unica, tra i presenti nella splendida Sala delle Rose. 
"A cosa pensi?", le chiese Kevin. Ormai aveva imparato a riconoscere le sue espressioni; quella piega sulla fronte era sintomo di un veloce e dinamico pensiero.
"Mah, niente... o meglio, sto cercando di capire cosa ci aspetti. Probabilmente dovranno portare al massimo una delle nostre più grandi abilità, che è sicuramente emersa tra le difficoltà laggiù nel Labirinto. Sto semplicemente cercando di capire quale sia la mia."
Kevin si fermò a riflettere carezzandosi il mento scuro.
"Non saprei. Ognuno è stato utile per qualcosa di diverso, senza dubbio."
Kirstie li esamino ad uno ad uno, riportando alla memoria gli avvenimenti della giornata precedente. Guardò Mitch parlare affabilmente con Scott e sfregarsi le mani. Scott teneva le mani dietro la schiena in posizione elegante e disciplinata. Avi sedeva a terra, in disparte, in compagnia di chissà quali pensieri.
Prima che potesse cominciare la frase, il familiare senso di freddo li pervase e, emergendo dalla potente luce, Fiamma apparve.
"Non potresti usare un modo più convenzionale di irrompere in una stanza? Che ne so, usare la porta?", disse Avi strofinandosi gli occhi.
"Non mi piace fare quello che fanno tutti."
Fiamma indossava una sorta di divisa, braghe e maglia cucite insieme, maniche lunghe rimboccate fino abito gomito, interamente nero. I capelli rossi erano la fiamma di quel carbone e gli occhi verdi rilucevano di una speranzosa energia.
Senza perdere tempo, cominciò ad impartire ordini.
"Scott, ti sei dimostrato particolarmente a tuo agio con le altezze. Hai camminato sulla siepe del Labirinto senza cadere... ti verranno insegnate le Leggi del Volo. La Regina ti affiancherà in questo percorso."
Tutti guardarono la Guardia, che sfoggiava il suo sorriso migliore. Quella notizia gli aveva migliorato la giornata e tutti lo avevano notato... ma soltanto Kirstie si era resa conto che il vero motivo della sua gioia era la Regina piuttosto che le Leggi del Volo. 
"Mitch, tu hai il dono di saper curare e fare magie con le erbe curative. Sarai affiancato dal Mastro Medico. Ha una dispensa fornitissima e tanti segreti da insegnarti, e molti invece li imparerà da te. Voglio che mettiate su una vera e propria squadra di soccorso, efficiente e veloce, unendo i vostri saperi. E se vorrai, dopo potrai dedicarti alla Cura."
Mitch si rimboccò le maniche e scostò il ciuffo dal volto. Era entusiasta dell'incarico e sapeva di poter dare il meglio di sé. Aveva temuto volessero affidargli compiti al di sopra delle sue capacità, invece era andata meglio di quanto avesse previsto.
"Tu Kevin hai dimostrato di avere grande familiarità con l'acqua e le creature marine. Ti porterò dal nostro stratega navale. Parlare con lui ti sarà utile. E poi, non appena sarà possibile, la Regina ti porterà dall'Udor nel Labirinto. Là imparerai da quella creatura a dominare l'elemento... E da quel momento in poi sarai di grande aiuto."
"Tu, Kirstie, hai un intuito magico, grandi capacità di risolvere i problemi, flessibilità nel pensiero e abilità direttive... in poche parole, hai la stoffa del capo. Sarai tu a dirigere, una volta pronta, la squadra dei quattro. E il tuo compito è coordinare le loro forze in modo da vincere questa guerra con la strategia vincente, una volta per tutte. Ti mostrerò le cartine dei nostri territori e ti metterò al corrente di tutte le nostre risorse."
Avi parve interdetto. Sperava di essere lui il capo: non amava obbedire a nessuno fuorché se stesso.
"Non ti preoccupare, Avi. C'è posto anche per te. Ora avrai un colloquio con uno stratega di terra e spiegherai lui tutto quello che sai sui draghi. Vorremmo che fossero bene informati sulle modalità di difesa dagli attacchi dei draghi e saremmo lieti se insegnassi loro come fare ad ammansirli. Poi, quando avrai finito, ti insegnerò io stessa a dominare il fuoco: hai un temperamento così pungente che nemmeno il fuoco ti brucia."
Avi la squadrò. 
"E se io non volessi farlo?"
Kirstie scoppiò a ridere.
"Ah, smettila. Sappiamo tutti che lo farai."

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Pentatonix / Vai alla pagina dell'autore: rosatornavolja