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Autore: Alexis Laufeyson    31/08/2016    1 recensioni
Aveva gli occhi grandi, Angelique, pieni di sogni, le labbra carnose e il corpo esile di chi ha patito la fame e a volte la patisce ancora.
Aveva e ora non ha più. Ora è immobile sulla pietra gelida, e non piange, e non ride, e fissa un cielo grigio senza vederlo, gli occhi di vetro, il cuore in pezzi.
Era una puttana che desiderava amore e non capiva che quelle come lei devono stare al proprio posto, che se scegli di battere la strada o di venderti ad un bordello non puoi sperare in un principe.

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[ANGELIQUE/DORIAN] Per ricordare un piccolo fiore che ha amato tanto e ha perso troppo.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Angelique, Dorian Gray
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I personaggi non mi appartengono. Tutti i diritti sono riservati a John Logan e a Showtime.
 


"If I choose always to dress like this? Would you care for me, then?"
"I care for what you are... not what you wear."

(Dorian Gray e Angelique, Penny Dreadful)
 




Angelique guardava il mondo con gli occhi grandi e disillusi di una puttana senza futuro.
Stretta in un corsetto di stecche di balena, avvolta in abiti pregiati di seta, sedeva davanti a un grande specchio e attendeva che qualche cliente pagasse. Non le importava chi fosse, se uomo, donna, giovane o vecchio, perché, d'altro canto, non aveva il potere di rifiutare, e si concedeva come si concede una bambola persino a chi la prendeva con violenza, e le faceva male, costringendola a soffocare le lacrime e le urla nel cuscino.
Era venuta a Londra per essere libera, diceva, perché nel piccolo paese di campagna dove era nata e cresciuta neanche i suoi genitori accettavano una bambina così diversa, che bambina non era, e che teneva pizzi e balocchi nascosti sotto al letto perché nessuno li vedesse, e la picchiasse.
Aveva la schiena coperta di cicatrici, bianche e sottili, ma nessuno le aveva mai percorse con le dita, o le aveva mai chiesto il perché.
Si guardava allo specchio, lei, una puttana senza nome, e soffocava le lacrime forzandosi a sorridere.
Aveva gli occhi grandi, Angelique, pieni di niente, le labbra carnose e il corpo esile di chi ha patito la fame e a volte la patisce ancora; era esuberante e capricciosa come una ragazzina, ed aveva tanti sogni.
Aveva e ora non ha più. Ora è immobile sulla pietra gelida, e non piange, e non ride, e fissa un cielo grigio senza vederlo, gli occhi grandi di vetro, il cuore in pezzi.
Quando aveva visto Dorian, gli si era accostata per il mero gusto di scandalizzarlo, e allungandogli il proprio biglietto da visita non aveva sperato di incontrarlo ancora, almeno non nel bordello di classe che sfacciatamente chiamava 'casa'; vestiva solo di una vestaglia, quando aveva scoperto le sue iridi buie vagare nel riflesso dello specchio, e allora si era alzata, aveva rivelato una vergogna nascosta dal bianco della seta, e aveva atteso.
Che scappasse.
D'altro canto, erano ben pochi quelli che desideravano fare l'amore con una puttana che è donna nell'anima e uomo nel corpo. Una puttana dagli occhi grandi e il cuore che sanguina, i sogni chiusi a chiave in un cassetto.
Pagava il prezzo della libertà vendendosi al miglior offerente, e le andava bene.
Si era lasciata baciare, toccare, amare da Dorian senza un fiato, sorpresa dalla delicatezza delle sue mani, bianche, belle, e fredde come non mai. Si era abbandonata all'abbraccio di un dannato, e aveva dormito al suo fianco, serena per la prima volta dopo tanto, tanto tempo, con le sue dita che le accarezzavano la schiena e percorrevano le cicatrici.
La seconda volta, Dorian l'aveva portata a 'vivere un'avventura' -suonava bene, era musica la sua voce- e, appoggiata al suo braccio, si era finalmente sentita normale, felice, e non puttana e basta.
Si era innamorata ed era bastata l'ebbrezza di una notte, e una partita al tennis da tavolo e il disappunto sul volto più bello di Londra. Erano lo scandalo, erano il disgusto, ma a chi importava?
Loro erano, e ad una prostituta che vestiva di seta tanto bastava.
Da quel giorno, Dorian si presentava a 'casa' senza mancare una sola volta, e la trascinava con sé per le vie, ai casinò, a prendere il tè, a passeggiare per i giardini verdeggianti, e persino a teatro.
Nessuno l'aveva mai portata a teatro, perché nessuno voleva farsi vedere in giro con una come lei, perciò, seduta a fianco di un'anima grigia, aveva pianto alla morte di Violetta* soffocando i singhiozzi in un fazzoletto, perché anche una puttana può essere amata, persino se sputa sangue.
Era stata raggiante quando Dorian l'aveva accompagnata all'uscita, e si sentiva bellissima nel suo abito rosa, nella lunga gonna, i boccoli che le solleticavano la nuca. Raggiante e ridente, guardava al proprio cliente -amico? amante?- eppure qualcuno le aveva sputato in faccia, e l'aveva chiamata mostro. Dorian le aveva baciato la mano, davanti a tutti, incurante, e lei avrebbe voluto piangere, rifugiarsi tra le sue braccia forti, sentire il suo cuore battere, ma le puttane non piangono. Si può rovinare l'ombretto, e non è bello avere le guance rigate di nero.
Quella stessa notte, a casa di Dorian, si era guardata allo specchio e aveva visto lo scherzo della natura che tutti additavano. Era una rosa, lei, una rosa ad un petalo solo con l'orgoglio a pezzi e la dignità che sanguina.
Allora aveva gettato i propri abiti in terra, e si era vestita come avrebbe dovuto: pantaloni, e camicia, un vero uomo, una persona normale. I capelli erano fili di fango che le scendevano sulle spalle, e aveva gli occhi rossi perché qualcuno le aveva calpestato l'anima.
Si era presentata da Dorian con i pugni stretti e la promessa che non sarebbe crollata -lei era Angelique, lei era la donna di tutti e l'amore di nessuno- "sono stanca" aveva detto: "ho lottato così a lungo." e poi ancora "preferisci lo scherzo della natura? Mi vorresti ancora se continuassi a vestirmi così?"
E Dorian l'aveva amata lo stesso, l'aveva baciata con la stessa dolcezza che si riserva ad un fiore, perché a lui non importava come vestiva, a lui importava chi era. E lei era Angelique, la puttana dagli occhi grandi innamorata di un uomo con l'anima grigia.
Era stato proprio lui ad insegnarle il valore di un 'noi'. Lo usava sempre, quasi fossero davvero una coppia: 'daremo un ballo', 'mostriamogli che siamo diversi', 'facciamo', 'andiamo', 'scandalizziamo'.
Angelique non gli aveva mai detto quanto quel piccolo particolare la rendesse felice, ma aveva smesso di prestare attenzione allo specchio, e ora guardava l'uomo che, sdraiato su un letto morbido, le prometteva la dignità e la libertà che temeva di aver perduto per sempre.
Drappeggiata di blu e di nero, come un demone sulla soglia del paradiso, si era goduta un ballo mano nella mano con lui, i ritratti che li fissavano con i loro sguardi eterni, e loro danzavano, danzavano, re e regina di un regno di cartapesta. Per una volta, si era sentita nobile, donna, e non puttana, ma come a ricordarle che i sogni non sono fatti per chi si vende alla strada, una bionda dalle labbra rosee si era presa il suo uomo, l'aveva umiliata davanti a tutti, perché lui si era dimenticato dello 'scherzo della natura' ed ora ballava con una vera donna, di quelle che se le porti a letto possono darti dei figli, e una famiglia.
L'aveva aspettato per una notte intera, seduta nella sala dei ritratti con un bicchiere di vino in mano, una bambola obbediente accecata da un amore velenoso, gli occhi grandi spalancati su un mondo vuoto, e quando lui era tornato si era lasciata amare senza batter ciglio, su un letto duro come pietra e con in bocca il sapore amaro della vergogna e dell'umiliazione, come una sposa con un marito infedele.
La seconda notte, poi, l'aveva visto andar via, stretta in una vestaglia rossa come il sangue, gelosa come una vergine e rassegnata come la puttana che era. Lui le aveva sorriso, aveva chiuso la porta, e lei si era seduta sul divanetto dove più volte avevano fatto l'amore, sorseggiando vino bianco e mordendosi le labbra per la frustrazione. Tanto più rosse si diceva, per consolarsi tanto meglio.
Poi una folata di vento -dannata folata di sussurri- le aveva rivelato la presenza di un segreto nascosto dietro ad una cornice dorata. Le era bastato allungare una mano per scoprire un sotterraneo di pietra e polvere e ragni, dalle pareti ricoperte di specchi che le rimandavano il riflesso di una figura troppo spigolosa per essere di donna.
Aveva sceso rampe di scale per seguire una curiosità assurda, per un capriccio di bambina, e sotto un drappo bianco aveva trovato il ritratto che Dorian aveva sempre detto di preferire agli altri: un mostro corrotto dal peccato, la pelle grigia e cadente, che la fissava con la bocca marcia e gli occhi pieni di grinze e vermi.
Dapprima aveva urlato, poi aveva fissato il Peccato in ogni suo minimo particolare mentre la sua mente macchinava frasi che sembravano senza senso: È il tuo Dorian, è il mostro che tu ami tanto. Eccolo com'è, ecco la sua anima grigia che tanto brami.
E Angelique non poteva fare altro che guardare, fissare, e amare un uomo così mostruoso con ogni parte di se stessa.
Non sapeva per quanto tempo fosse restata lì, incatenata ad una vista orrenda, ma la voce di Dorian la raggiunse in ogni caso: 'hai scoperto il mio segreto… immutabile per sempre, i miei peccati si manifestano solo qui. È questo che sono davvero, Angelique.' Il suo sguardo, il suo bellissimo sguardo di ghiaccio era una muta supplica 'Puoi accettarmi per quello che sono? Puoi amarmi?'
Angelique aveva guardato il proprio cliente, amico e amante a lungo, persa nei lineamenti eterni e nella pelle bianca di un angelo caduto, e poi aveva risposto di sì, perché era troppo schietta e onesta per negare. Amava un uomo di bugie e inganni, un uomo che aveva portato uno spiraglio di luce nella sua vita, e poco le importava se quelle labbra sarebbero rimaste perfette per sempre mentre le sue avrebbero continuato ad invecchiare.
E così aveva accettato il vino che lui le porgeva, e ne aveva bevuto un sorso, uno solo, che però era stato abbastanza.
Era una puttana dagli occhi grandi e pieni di sogni, Angelique, una puttana che desiderava amore e non capiva che quelle come lei devono stare al proprio posto, che se scegli di battere la strada o di venderti ad un bordello non puoi sperare in un principe.
Angelique era una puttana dalle labbra rosse e la pelle calda.
Era ed ora non è più; ora fissa un soffitto gelido con gli occhi spalancati e pieni di niente, la pelle di marmo e il cuore a pezzi, avvelenata dallo stesso uomo a cui aveva donato un'anima bianca e crepata nella speranza che sapesse ricucirla.
Era una rosa ad un solo petalo, perché le restava solo la vita, ed ora anch'esso era caduto, raggiungendo i propri fratelli per formare una corolla morta.
E Dorian le aveva chiuso le palpebre, per darsi l'illusione che stesse dormendo, per credere che la sua Angelique lo avrebbe perdonato.
E lei lo avrebbe fatto.
Dopotutto, era solo una puttana dal cuore grande che aveva amato un'anima grigia e dannata.
 


* So benissimo che l'opera/spettacolo che Dorian e Angelique vedono nell'episodio 5 della seconda stagione è ben lungi dall'essere 'La Traviata', ma ho voluto modificare questo piccolo particolare per creare un'atmosfera più vicina ad Angelique (e che strizza l'occhio anche a Brona)
 




*Angolo dell'autrice*

*si asciuga le lacrime e singhiozza*
Non sto piangendo, nono! Non è che Angelique mi facesse troppa tenerezza, figuriamoci, bah!

Scherzi a parte, grazie per essere arrivati fin qui. 'Penny Dreadful' è una serie troppo bella per essere lasciata in un cantuccio, specialmente per i suoi personaggi, così complessi e completi.
Amo Dorian Gray, ma Angelique ha lasciato un segno nel mio cuore. Ad essere sincera, la sua prima apparizione non mi ha convinta granché (non amo le persone così esuberanti, specie se servono ad alimentare inutili stereotipi), ma ho iniziato a ricredermi già dalla partita di tennis da tavolo, e poi il dialogo che da inizio alla One-shot mi ha dato il colpo di grazia.
Credo che Dorian la amasse proprio come ha amato Vanessa (no spoiler, please, sono solo alla seconda stagione), ma che il suo ego e la sua paura gli abbiano impedito di comprenderlo, e che perciò le abbia riservato la più ignobile delle morti: ammazzata con l'inganno... brrr, Dorian, che mi combini?!

Spero comunque che la storia vi sia piaciuta, e vi invito a lasciare una recensione :3
Un abbraccio grande

-Alexis

 
 
   
 
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