Anime & Manga > D'Artagnan
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Autore: Meramadia94    31/08/2016    1 recensioni
E se oltre ai personaggi che gia conosciamo, ci fosse un'altra persona a sapere la verità su Aramis?
E' un piccolo esperimento dove ho riscritto alcuni pezzi di qualche episodio per me significativo con un'aggiunta: Lunette, cameriera di Aramis e sua fidata amica.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aramis, Athos, D'Artagnan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~A pochi passi dalla prigione dello Chatelet, dove Milady stava probabilmente gongolando per la sua vittoria per aver neutralizzato Lunette, Nicolàs si bloccò.
Inspirò a fondo.
Era partito da casa con l'intenzione di vendicarsi. Vendicare Lunette e tutte le sofferenze che aveva fatto patire alla sua amata e a lui fin dal giorno in cui l'avevano incontrata, oltre a quello che aveva inflitto a tutte le persone che amavano incondizionatamente.
In quel momento però sentiva le sue intenzioni iniziare a barcollare... se le avesse affondato il pugnale nel petto sicuramente avrebbe vendicato le loro sofferenze... ma poi il sangue sulle mani?
Avrebbe cercato di lavarlo via per tutta la vita, ma sarebbe rimasto una costante, come la certezza che ogni mattina il sole sarebbe sorto.
Il briclio di buonsenso che ancora sopravviveva in lui gli urlava che era ancora in tempo, che non valeva la pena portarsi un simile peso sulla coscienza per una donna che non si meritava nemmeno uno dei loro pensieri e che le uniche donne di cui avrebbe dovuto preoccuparsi erano sua moglie e sua figlia...
Appunto. Sua moglie.
Gli bastò pensare Lunette, per vederla immobile nel loro letto, debole, pallida, smagrita... e sentì la collera aggredirlo violentemente e delle lacrime di rabbia, odio e paura solcargli il viso.
Al poi ci avrebbe pensato.
Ora doveva solo impedire a quella donna di fare ancora soffrire della povera gente.
Prese un bel respiro e si diresse verso l'ingresso della prigione.
'' Calmati... stai calmo...''
'' Conte Montmercy.''- lo salutò il guardiano della prigione, Vesmount -'' Avete ritrovato la vostra bella signora?''
Nicolàs esibì un sorriso tirato.
'' Sì...''
'' Sta bene spero. L'altro giorno eravate più pallido di un lenzuolo e... ma vi sentite bene?''- fece il secondino quando vide che il nobile aveva di nuovo perso colore.
Nicolàs fece aspettare una risposta per qualche secondo e poi rispose un assai poco convincente -'' Sì...''
'' Se lo dite voi...''- fece Vesmount poco convinto -'' ma avevate bisogno di qualcosa?''
'' A dire il vero sì... vorrei vedere un prigioniero se posso.''- una parte di sè però sperava con tutto il cuore che la risposta fosse un no.
Ed invece, il permesso non tardò ad arrivare.
'' Ditemi solo chi...''
'' Conte Montmercy.''- fece Aramis raggiungendo i due con un ultima corsa. Era stanca ed affannata per la corsa a cavallo ma felice di essere arrivata in tempo per impedire l'inevitabile.
Qualcuno lassù doveva amare molto lei ed i suoi amici...
'' Meno male che vi ho trovato...''- nel dir così gli afferrò il braccio con una forza inquivocabile che diceva, senza troppi giri di parole e poca tolleranza alle repliche -'' Tu ora vieni via con me.''- poi si rivolse al secondino -'' Vesmount, scusate se vi abbiamo disturbato... c'è stato un malinteso. Un brutto malinteso che però abbiamo già risolto... ora se permettete andiamo... la contessa Montmercy è molto preoccupata.''
Nicolàs la guardò confuso e Vesmount pur non capendoci molto, annuì.
'' Capisco... portate i miei saluti alla contessa.''- fece l'uomo.
'' Senz'altro...''- fece Aramis allontanandosi in fretta e furia con Nicolàs senza mollare la presa.
Poi una volta rimasti soli, in un vicolo di Parigi...
Il pugno di Aramis si abbattè sulla mascella di Nicolàs, così forte da lasciarlo mezzo tramortito.
Però... il conte non potè che ammettere che la migliore amica di sua moglie, per essere una donna, era piuttosto forte.
'' Ah...''- fece rialzandosi e massaggiandosi il punto dolente. Sentiva il sapore ferroso del proprio sangue -'' Ma sei impazzito...?''
'' Sono io, mio caro amico, che lo chiedo a te!''- sbottò Aramis -'' che ti sei messo in testa, me lo spieghi?''
'' Non so di cosa tu stia parlando...''
'' Ah, non lo sai...?''- nel dir così la bionda afferrò il mantello e scuotendolo fece cadere il pugnale con lo stemma dei Montmercy.
Lo afferrò e glielo mise sotto gli occhi.
'' Non mi dire che te lo sei portato dietro per paura dei borseggiatori, perchè non ci credo...''- fece Aramis rossa di rabbia in viso -'' secondo me a Bel Iler ha preso più sole di quanto pensavamo quando eri su quel masso e ti si è cotto il cervello... andare allo Chatelet per uccidere una persona, ma sei matto?!?''
'' Persona?!?''- fece lui scattando in piedi -'' quella non è una persona. E' il diavolo personificato. Se Lunette muore, la colpa è sua.''
'' Senti, io non so cosa accadrà a  Lunette...''- fece Aramis -'' ma credimi, non vale la pena rovinarsi la vita per qualcuno che non si merita la minima considerazione...''
'' Aramis...''- fece Nicolàs appoggiandosi al muro -'' Lunette mi ha detto che anche tu hai perso l'amore della tua vita... e prima che tu te lo chieda... so tutto. E non è stata Lunette a dirmelo. Lei ignora che io so la verità. So tutto e da un pezzo anche. Quando mi ha detto dei motivi che ti hanno spinta ad arruolarti ha parlato di te come un uomo.''
Aramis annuì anche se era sopresa ed iniziò a domandarsi se c'era qualcuno tra le persone che conosceva che ancora pensava di aver a che fare con un uomo.
'' Posso farti una domanda...?''
'' Certo.''
'' Quando hai preso Mansonne... come hai fatto a non cedere alla tentazione di ucciderlo?''
Aramis sorrise.
'' Ho pensato al momento in cui avrei avuto tra le mani quel disgraziato per gli anni migliori della mia vita. Ho concetrato tutte le mie forze per il momento in cui l'avrei punito... ma non ce l'ho fatta.''
'' Come mai?''
'' Perchè qualcuno mi ha ricordato all'ultimo che la morte di un criminale non mi avrebbe restituito François. Che non avrei riavuto indietro il dolore, le lacrime e le notti insonni. Mansonne è morto nel tentativo di uccidere me. Allora ho ritrovato la pace.''
'' Beata te..''- fece Nicolàs sospirando -'' Io non riesco a trovarla e sento che solo la morte per mano mia di quella donna mi aiuterebbe.''
Aramis lo fulminò con lo sguardo.
'' Non devi dirlo neanche per scherzo.''- lo rimproverò la bionda -'' Sarebbe la tua rovina.''
'' Non so quanto me ne importerebbe...''- fece Nicolàs -'' l'unica cosa che mi viene da pensare... è la povera Lunette.'''
'' Appunto.''- fece Aramis -'' Nicolàs, il giorno che tu e Lunette vi siete sposati... le ho fatto una promessa che mi sono impegnata a mantenere sinchè avrò fiato in corpo. E gliel'ho appena rinnovata: proteggere te e vostra figlia.''
'' Come...?''
'' Lunette ha chiesto al re di non condannare a morte Milady, anche se non è riuscita a perdonarla per quello che ti ha fatto di recente...''- spiegò Aramis -'' Ed il re l'ha esaudita... riteneva che ucciderla equivalesse a permetterle di cavarsela e quindi ha ottenuto il carcere a  vita per lei...
Se uccidi un prigioniero condannato all'ergastolo dal re, sarà come se avessi violato un editto reale. Sarebbe come dire che non riconosci la sua autorità.... sai che cosa significa vero?''
Nicolàs annuì. Altrochè se lo sapeva. Le alternative variavano dal carcere a vita al patibolo.
E lo sapeva anche da prima... ma era talmente accecato dalla rabbia e dal desiderio di vendetta che non aveva pensato con attenzione al dopo.
Se Lunette viveva, sarebbe venuto meno alla promessa che le aveva fatto riguardo allo starle accanto per crescere la loro figlia... se malaguratamente la moglie non ce l'avesse fatta a sopravvivere... Reneè avrebbe avuto bisogno di un padre. Lui e Lunette avevano già redatto un documento in cui affidavano, in caso della loro prematura dipartita, la figlia ai moschettieri.... ma niente e nessuno avrebbe potuto sostituire i suoi genitori.
Malgrado avessero la sicurezza che non avrebbero potuto lasciarla in mani migliori.


'' Grazie...''- fece Nicolàs ritornando verso casa assieme alla moschettiera -'' Mi hai impedito di fare una grossa sciocchezza.''
'' Ah figurati...''- fece Aramis sorridendogli -'' è come se fossi mio... cognato, se non ci si aiuta tra parenti...''
Il giovane si lasciò sfuggire una risata.
'' Come hai fatto a capirlo?''- chiese.
'' Me lo hai... detto tu.''- fece Aramis -'' Con quello che ti stava succedendo non ti saresti mai preoccupato di un mantello rotto e sapevi bene che Binacieux avrebbe potuto offendersi per una riparazione... hai seminato indizi ovunque.''
Nicolàs sorrise e si chiese se per caso avesse davvero mai avuto l'intenzione di uccidere Milady... aveva dato spiegazioni approssimative e poco convincenti sulla sua destinazione di proposito, aveva cercato di allontanare i sospetti e invece li aveva sollevati e aveva sperato che qualcuno lo fermasse.
'' Inoltre... me l'hanno detto.''
Nicolàs la guardò stranito.
Questo però non gli tornava... era abbastanza sicuro di non aver detto ad anima viva di quello che aveva in mente di fare...
'' Cosa...?''
'' Lunette... ha avuto uno spruzzo di lucidità...''
Gli occhi di Nicolàs si sgranarono dalla felicità e dall'incredulità.
'' Oddio, si è svegliata? Come sta, ha chiesto di me?''
Aramis lo guardò in un modo che non voleva dire nè sì nè no.
'' Diciamo di sì...''- fece la bionda -'' E' temporeanamente uscita dal suo stato di catalessi e ha iniziato ad implorare che suo marito, la persona a cui tiene più della sua vita, di non trasformarsi in un assassino.
Da lì in poi non è stato molto difficile fare due più due...''- spiegò Aramis.
Nicolàs udì poco di quelle ultime parole, l'unica cosa che sentì fu il sollievo e la speranza illuminargli il cuore che fino a poco prima era oscurato dalla paura e dal dolore -'' Dio sia ringraziato... quindi si riprenderà presto...''
''Sì.''- fece Aramis sorridente -'' Si riprenderà, perchè al momeno ha un unico scopo: tornare da te e da vostra figlia. Sarebbe stato un bel problema per lei ritornare alla vita e non trovarti più, non credi?''
Nicolàs annuì e poi spalancò le porte della casa e salì in fretta e furia le scale che lo separavano da Lunette.
Mariette si alzò in piedi dalla poltrona su cui sedeva mentre teneva d'occhio la giovane contessa e fece una lieve riverenza per dare il bentornato al conte.
'' Mariette... puoi andare.''- la  congedò.
Aveva voglia di restare da solo con lei.
'' L'ultima volta che eravamo in una stanza da soli...''- fece Nicolàs accarezzandole i capelli -'' Mi hai detto che dovevamo smettere di incontrarci mentre tu morivi ed io correvo in tuo aiuto... stavolta però sei stata tu a salvarmi.
Amore mio, stavo per commettere un terribile sbaglio... ma questo già lo sai, o non avresti chiesto ad Aramis di venire a salvarmi.
Mi raccomando torna presto. Io e Reneè ti stiamo aspettando.''

Quando Aramis tornò a casa, si rifugiò nella stanza che aveva assegnato a Lunette quando l'aveva presa a servizio.
Aveva lasciato qualche vestito e altri oggetti... molte cose le aveva portate via quando si era sposata.
Però aveva lasciato una bambola. Una bambola con i ricci marroni ed un vestito di seta verde. Se lo ricordava bene quel giocattolo...
Quando l'aveva '' adottata'' e nemmeno negli anni a venire, Lunette non aveva mai chiesto niente. Forse pensava che la vita fosse già stata troppo generosa con lei e che chieder di più fosse un reato... ma Aramis aveva comunque deciso che quella ragazzina era ancora troppo piccola per passare tutto il santo giorno a lavorare e quella bambola pareva essere fatta per lei.
Assieme ad Athos e Porthos aveva fatto una piccola raccolta per comprarla, ma diavolo era valsa ogni scudo.
Il sorriso e l'incredulità che si era dipinta sul viso di Lunette per quel regalo di benvenuto nella loro famiglia dei moschettieri era stata la ricompensa più grande.
Ricordava che quando era bambina se l'abbracciava di continuo e quando lasciò la casa per andare a vivere con suo marito, aveva deciso di lasciarla lì.
'' Così avrete un modo per sentirmi vicina quando non potremo vederci o saremo troppo lontane.''
Ed in quel momento, Aramis pensò che a suo tempo Lunette dovesse aver già previsto il destino che l'aveva appena travolta.
Si stese sul letto dell'ex cameriera ed abbracciò la bambola come se fosse Lunette stessa, tornando indietro con la mente ai giorni in cui Lunette viveva con lei, quando lottavano per il bene della Francia e ai momenti in cui le insegnava tutto quello che gli serviva per affrontare la vita.
Lunette aveva appena dato dei segni di ripresa, ma poi era anche ricaduta nell'oblio e la cosa non le piaceva nemmeno un po'.
Sperava solo che potesse riprendersi presto...
Stette immobile a pensare a quei giorni che parevano ormai lontanissimi, in quella posizione, per circa due ore, sinchè non sentì qualcuno bussare alla porta.
Si alzò, si aggiustò rapidamente l'uniforme e i capelli ed andò ad aprire.
'' Athos...''- fece nel vedere il suo ospite.
'' Ciao...''- fece il bel moschettiere bruno -'' passavo di qui e ho pensato di chiederti come stavi, se non ti disturbo.''
'' Ma non dirlo nemmeno...''- fece Aramis scostandosi per farlo entrare -'' vieni, entra.''

'' Ho sentito che oggi sei stata alla prigione...''- fece Athos sorseggiando il vino che Aramis gli aveva offerto.
'' Già...''- fece la bionda -'' Dovevo salvare Nicolàs.''
'' Come mai?''
In breve, Aramis gli raccontò che quel giorno per la prima volta dopo due giorni di completa incoscienza aveva avuto un piccolo, breve momento di lucidità in cui supplicava che qualcuno andasse in soccorso di Nicolàs, presagendo un pericolo imminente.
''... avresti dovuto vederlo...''- fece Aramis -'' pareva aver perso il lume della ragione.''
'' Non lo biasimo.''- fece Athos -'' l'amore della propria vita in quelle condizioni...''- Dio solo sapeva come e cosa aveva impedito, alcuni anni fa al loro giovane amico D'artagnan di non cogliere al volo l'occasione di vendicarsi di Milady per tutto il male che aveva fatto a Costance.
Aveva dato prova di grande cuore e maturità malgrado fosse poco più che un ragazzo.
Però capiva cosa aveva nel cuore Nicolàs.
Se fosse successo qualcosa ad Aramis... non si sarebbe dato pace, a costo di dannarsi l'anima, chiunque avesse osato torcerle anche un solo capello o tentato di portarla via da lui, non avrebbe più avuto un singolo attimo di pace fino alla fine dei suoi giorni.
Tutto quello che sapeva in quel momento... è che era innamorato. Senza voler sminuire nessun altro che portava nel cuore un sentimento così, avrebbe potuto affermare che nessuno fosse mai stato più innamorato di lui in quel momento e che nessun'altra donna che conosceva fosse più degna di Aramis di ricevere da lui quel nobile sentimento.
Quando era giovane ed anche grazie alla fama che si era costruito nei moschettieri, ne aveva avute di donne ai piedi e di tanto in tanto, sì non era un segreto per nessuno, che se ne era approfittato... ed ogni santa volta aveva immaginato che la '' dama di turno'' avesse il volto di Aramis... la donna di cui si era innamorato.
Glielo aveva ribadito anche pochi giorni prima.  Le sarebbe rimasto sempre accanto, per tutta la vita, se non poteva ambire al suo cuore, allora le sarebbe rimasto vicino come amico e l'avrebbe sempre protetta da tutto e da tutti, a spada tratta.
'' Forse al suo posto...''- fece Athos -'' anch'io avrei reagito così...''
'' Davvero?''- fece Aramis.
'' Se Milady avesse fatto a te, quello che ha fatto a Lunette...''- fece Athos -'' Che Iddio mi perdoni per quanto farei... ma il mondo intero non le basterebbe per nascondersi da me.''
'' Un moschettiere che va contro un editto reale... il re non sarebbe molto comprensivo...''
'' La cosa non m'importerebbe poi tanto...''- fece Athos -'' Preferirei morire...''- fece il bel moschettiere accarezzandole il viso -'' Che vivere un solo giorno senza di te.''
'' Athos...''
Il moschettiere ritirò la mano.
'' Te l'ho detto... e qui te lo ripeto.''- fece il moschettiere bruno -'' Tengo a te come non ho mai tenuto a nessun altro prima di questo momento.
E se me lo chiederai, ti aspetterò sino a che non cadranno le stelle... ma non chiedermi di smettere di guardarti le spalle, amarti e proteggerti... sarebbe l'unica cosa in cui non posso esaudirti.''
A quelle parole Aramis non ce la fece più e si rifugiò sul petto del compagno, scoppiando in lacrime, per poi cercare le labbra del moschettiere bruno e lo baciò. In quel bacio affogò tutte le sensazioni che l'avevano scossa in quei giorni, ma soprattutto ci affogò il suo bisogno di sentirsi nuovamente una donna amata e protetta che aveva represso e soffocato negli ultimi otto anni.

  
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