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Autore: MartyKiracchan_    31/08/2016    1 recensioni
Shailyn decide di lasciare l'orfanotrofio a soli quattordici anni, partendo alla ricerca del fratello.
Presto giungerà a Duster Hills, piccola quanto misteriosa cittadella del Maine, nella quale crederà finalmente di ritrovare la felicità che per troppo tempo le era stata negata.
Una nuova vita la attende, piena di intrighi, avventure, amori, segreti.
Ma il mistero più grande sarà scoprire la reale causa del suo abbandono da parte del padre, mentre il mondo che si era costruita sta per sgretolarsi una seconda volta davanti ai suoi occhi.
- - -
Jack è combattuto, oppresso dai suoi stessi sentimenti.
Dapprima la sua famiglia, poi il mondo intero, verranno minacciati dagli Ultimi, umani-evoluti dalle abilità straordinarie sottratte agli Angasiani, popolazione extraterrestre rifugiatasi sulla Terra, l'unico posto ormai sicuro di tutte le galassie.
La chiave per la salvezza del pianeta è racchiusa in un unico, prezioso, Cuore D'Argento, che egli stesso avrà il compito di scovare.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il tempo è come un fiocco di neve. Scompare mentre cerchiamo di decidere cosa farne.
~Romano Battaglia

Quella sera nevicava da molto.

La bambina aveva appoggiato le ginocchia sulla poltroncina e, con il nasino rosso contro il vetro della finestra, osservava.

Il giardino era ricoperto dalla neve, sulla quale, vicino l'ingresso, erano ancora visibili le ombre dei grossi scarponi del padre, uscito poco prima.

Non era una nevicata molto forte; i fiocchi incontravano delicatamente il suolo, tanto che la bimba più volte pensò di uscire per giocare con quello zucchero regalato dalle nuvole.

Improvvisamente sentì un rumore provenire dal retro. Spaventata, corse a nascondersi in cucina, sotto il tavolo. Tremava. I passi si avvicinavano.

- Tesoro, sono io.
Niente paura, era la voce di suo padre.
La piccola gli corse incontro, ancora tremando, e lo abbracciò con gioia.
- Pa....á.... - balbettó.
Non aveva ancora imparato a parlare, ma riusciva benissimo a pronunciare quelle sillabe, in modo da poter chiamare la persona per lei più importante.

L'uomo la prese in braccio: era freddo e aveva ancora il cappello e il giubbotto ricoperti di neve.
- Adesso devo portarti in un posto - le disse, mentre la poggiava nuovamente a terra. - Va' a prendere il cappotto, forza.
La bambina ubbidì e si recò al piano di sopra.

Suo padre non era mai stato così strano. Da un po' di tempo si aggirava per la casa con una luce folle negli occhi, come se avesse paura di qualcosa.
Il giorno prima era uscito con il suo fratellino e lei non l'aveva più rivisto. Suo fratello era molto malato, quindi spesso il padre lo portava via in modo che potesse ricevere delle cure mediche adeguate. A lei mancava molto, non vedeva l'ora di riabbracciarlo e fargli vedere il puzzle con le fatine che era riuscita a completare. Pensò che, forse, papà la stesse portando a trovarlo, anche se non l'aveva mai fatto.

- Ecco qua - il padre le mise uno zainetto in spalla e le sistemó il cappellino tra i boccoli castani. Era molto caldo. Quella sensazione di calore familiare le risollevó il morale.

Prima di uscire, la bambina prese l'orsetto di peluche che aveva lasciato sul divano e lo strinse forte al petto. Anche lui era caldo.

Corse dal padre e, mostrandogli il pupazzetto, mormoró: -Wi....ny...Puh...
L'uomo le sorrise, ricordandosi del giorno in cui gliel'aveva regalato. Era stato qualche mese prima, quando aveva compiuto tre anni. Da quel giorno per lei tutti gli orsi erano Winnie The Pooh e tutti i maialini diventarono Pimpi.

Il papà parcheggiò dopo una mezz'oretta di viaggio in automobile. Lo zucchero continuava a cadere dal cielo.
Quando scesero si trovarono di fronte ad un edificio molto grande quasi interamente in legno con il caminetto e il tetto spiovente.

Bussarono, e ad aprire fu una signora molto giovane, quasi quanto il papà. Aveva i capelli scuri legati in una coda che le ricadeva sulla spalla ed era davvero molto bella.

- Devi stare qui per un po' okay?
Disse l'uomo alla figlioletta dopo uno scambio di parole con la signora, parole che la piccola non riuscì a cogliere poi molto.

Lui abbracciò forte la sua bambina e lei lo sentì quasi singhiozzare. La signora sulla porta li osservava in silenzio.
Quando sciolsero l'abbraccio il padre aveva gli occhi rossi dal pianto. La bimba non capiva.
Gli mise una manina sulla guancia per raccogliere una lacrima e osservò i suoi occhi blu come il mare farsi sempre più cupi. Non l'aveva mai visto piangere.
- Ti voglio bene, Shay - disse mentre le dava un bacio sulla fronte - Tornerò a prenderti.

Poi andò via. Tra la neve.

La signorina la prese in braccio e la portò dentro, mentre lei continuava ad osservare il punto in cui il padre era scomparso dal suo campo visivo.

Arrivarono in una stanza, in cui c'erano altre bambine che la osservavano con aria indispettita.
La piccola aveva paura, come mai in vita sua.

La donna le sorrise e la aiutó a togliersi lo zaino e il cappotto.
- Benvenuta nella tua nuova casa, Shailyn. Io sono Joanne, mi prenderò cura di te mentre tuo padre sarà via.

Ma suo padre non sarebbe tornato.

Ogni giorno, la bambina si fermava davanti all'ingresso e aspettava.
Gli anni passavano, e lui non tornava.

-Mi ha mentito! - urlò una sera in camera, scaraventando l'orsetto di pezza al suolo. Ormai aveva sette anni, aveva anche già imparato a leggere. E suo padre non l'aveva mai sentita mentre leggeva le fiabe ai bambini più piccoli.
Aveva anche saputo leggere la scritta che c'era fuori dall'edificio.
"Orfanotrofio."

 

Così, a tre anni fui orfana, e me ne resi conto solo quando ne ebbi compiuto sette.

Mi chiamo Shailyn McLaren, o almeno questo é quello che c'è scritto sulle carte dell'archivio.

Mio padre non mi lasciò niente, solo il cognome. Un cognome che disprezzavo e una continua amarezza nel cuore.

Questa è la mia storia, che inizia con dei fiocchi di neve, e termina con la peggiore delle tempeste.

  
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