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Autore: Roberto_Frisca    01/09/2016    1 recensioni
Ciao a tutti. Questa è la prima storia che pubblico. È un po' strana lo so, ma spero comunque che vi piaccia. Come da titolo, parla, appunto, della vita di una penna, da un punto di vista particolare.
Genere: Drammatico, Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Povera Penna. Costantemente stropicciata, mordicchiata, buttata, sfregata, lanciata, ancora, ancora e ancora. Mai una pausa per Penna. Eppure non aveva fatto nulla, assolutamente nulla. L’unica cosa che desiderava, era essere messa in un astuccio a riposare, nient’altro. Invece, sempre in mano a qualcuno, ad essere agitata in strani modi, a volte eleganti, altre bruschi, e perché? Perché… non lo sapeva il perché. Vedeva uscire un liquido nero dal suo corpo, e lo sapeva lei, che alle mani agitanti (le chiamava così) interessava quello, quello e nient’altro. A loro non fregava nulla di lei, e sapeva bene anche questo, perché aveva visto tante amiche, troppe, essere gettate via, e mai più colte. Si erano esaurite. Niente più liquido nero. Le mani lo chiamano inchiostro, lei lo chiamava sangue. Brutta vita quella di Penna, viveva senza uno scopo, senza capire… “almeno, le mani mi ringrazieranno, un giorno. Si, non possono non farlo, ho fatto tanto per loro, almeno un grazie, dovrò riceverlo” si diceva spesso. La mano a cui era stata data Penna, apparteneva ad un bambino di 7 anni, che frequentava la scuola elementare. Ma lei non lo sapeva, e nemmeno le sarebbe importato saperlo. Voleva solo riposare, solo questo… ma sapeva che fine l’attendeva, o almeno, se l’aspettava. Una volta esaurita, la fine. Avrebbe riposato per sempre, forse, o forse no, nessuno lo sapeva cosa accadeva una volta finito il sangue. Aveva paura, tanta paura. Ormai, era quasi giunta l’ora. Lo sentiva, anche se non poteva vederlo. Le forze cominciavano a svanire, le sensazioni si affievolivano. Si, era quello il momento, il momento che tanto attendeva, e che tanto la terrorizzava. Ma almeno, finalmente, si sarebbe sentita dire grazie, grazie per il lavoro svolto in quasi un anno, grazie per la fatica sopportata, grazie per non essersi mai arresa… ma quel grazie, non è mai arrivato.
   
 
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