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Autore: comefosseunchiodofisso    01/09/2016    1 recensioni
-Mh, Edith- incominciò Reid, verso la ragazza di fronte a lui -Colei...-
-...che lotta per la felicità- conclusero insieme. Lei gli sorrise, che si era fermato a guardarla, ovviamente non direttamente negli occhi. Spencer non era il tipo: "quelli come lui", così si descriveva egli stesso, restavano in disparte. Passavano inosservati, per lo più come acqua che scorre sotto i ponti. Silenziosamente, senza dare nell'occhio.
***
Come poteva lei? Cercava la felicità in ogni posto. Persino dove la perse. Persino dove gli avevano detto di non cercare. Spencer abbassò lo sguardo sui suoi occhi lucidi e nascose tutta la timidezza di cui era sottomesso e la strinse più forte che poteva, fino a sentirla dentro alle ossa. Fino a sentirla dentro al cuore.
***
Questa è la storia di Edith Anderson e Spencer Reid, due giovani introversi che si trovano a combattere insieme le difficoltà della vita. E tra sguardi, incomprensioni, sbagli, litigate, gelosie e intimità, i due si guardano negli occhi e capiscono cosa si prova ad amare veramente.
Spero vi possa piacere.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Edith tornò a casa sua. Era sfinita.
Entrò in quella casa vuota, in cui nessuno ci andava mai. I suoi genitori vivevano lontani, e meglio senza di lei. Non aveva molte amiche, o amici. Ne aveva giusto una, con la quale andava a scuola insieme, e che si vedevano più o meno una volta al mese dato che la sua amica, Aletha, faceva molti viaggi per lavoro. Edith ci pensò su: d'altronde Aletha sarebbe tornata fra quattro giorno. Perchè non invitarla un giorno da lei?
Edith, già stesa sul letto pronta per addormentare, decise prima di leggersi un libro: Io Uccido, di Giorgio Faletti. Ne sentiva parlare bene da ormai un anno, e quindi si convinse a comprarlo. Il silenzio di casa sua, per quanto inquietante potesse sembrare, per lei era abitudine. E in quel silenzio, leggendo le righe di quel libro, non riusciva a non pensare al caso appena risolto. Era, sì, fiera di sè, ma non riusciva a non pensare a quelle due coppie di ragazzi che non hanno salvato. Però non doveva pensare a quella parte negativa: doveva pensare che loro avevano salvato quei ragazzi.

Qualche settimana dopo, una mattina come le altre, Spencer e Edith arrivarono insieme alla stazione, in anticipo.
-Buongiorno Edith.-
-Buongiorno Spencer.-
-Come mai così mattutina?-
-Non avevo tanto sonno.-
-Hai fatto colazione?-
-No. E ho una certa fame...-
-Vieni, prendiamo un caffè e una brioche. Non fa bene non fare colazione.-
-Va bene, ti seguo.-
Reid, a testa china, le sorrise e la portò nel bar di fronte alla stazione, facendola entrare per prima.
-Siediti pure, cosa vuoi da mangiare, che ordino io?- disse lui, mentre Edith le dava le spalle, cercando un posto.
-Mi andrebbe una brioche salata vuota e un bicchiera di acqua naturale, grazie.- si sedette e aspettò che Spencer ordinò. Intanto lo stava guardando. Non riusciva a non ammettere che fosse un bellissimo ragazzo: i capelli castani, mossi, lunghi più o meno fino a sotto le orecchie, dove le ciocche più corte ogni tanto scappavano e finivano davanti ai suoi grandi occhi marroni. La sua figura, alta e magra. Le fossette che apparivano quando rideva e la dentatura perfetta e bianca. Il suo modo di vestire, a cui Edith piaceva tantissimo; ma non come il suo profumo. Non sapeva di qualcosa in particolare, ma sapeva di Spencer. E Edith ne andava matta. Ma quello che più affascinava Edith era l'intelligenza, il modo di parlare, la conoscenza, l'ampio bagaglio culturale di cui Spencer godeva e al quale teneva molto.
Spencer stava arrivando verso di lei, e subito Edith si accorse che si era incantata. Si diede una scossa e guardò altrove, imbarazzata.
-Adesso arriva da mangiare.- sorrise lui, sedendosi.
-Allora- iniziò lei. -Dimmi un po' com'è il mio partner.- ridacchiò lei, guardando Spender sorridere di rimando.
-Beh, non saprei che dirti... Ho un QI di 187, ho due lauree: psicologia e sociologia; ho anche un dottorato in chimica, matematica e ingegneria, e ho ottenuto una terza laurea in filosofia ultimamente. Amo leggere i libri, l'inverno e i gatti.- fece una pausa. -Basta, non sono molte altre cose.- disse con una punta di tristezza. -Tu?-
-Ehm, ho una laurea in psicologia, come te, e una in scienza della formazione. Prima di diventare un'agente della BAU volevo fare l'insegnante di asilo.-
-Ti piaccioni i bambini?-
-Oh, beh, si. Ma quelli più piccoli. Però tipo gli adolescenti non li sopporto. Non sarei in grado di spiegare davanti a centinaia di sbruffoni.- Spencer annuì, concordando. -Anche a me piace molto leggere.- continuò lei. -Infatti ora sto leggendo "Io Uccido" e...-
-Ho letto quel libro. Mi è piaciuto moltissimo.- disse quasi emozionato Spencer. -E' strano che ad una ragazza piacciano dei libri così. Jj mi ha parlato una volta anche di un certo Twilight. Non ho mai letto un libro di quella serie.-
-Direi che a me piace un po' di tutto.- rise lei. -Anche perchè conoscono quella serie, e ho letto tutti i libri. E poi ho visto tutti i film corrispondenti.- Spencer alzò le sopracciglia.
-Hai larghi orizzonti.-
-Si, abbastanza.- ridacchiarono insieme.
A Spencer piaceva molto la risata di Edith. Limpida e genuina. La vedeva come fosse una risata angelica. E non solo la sua risata la trovava angelica. Già il fatto che lo sopportasse, per lui era un miracolo. Per quanto la squadra gli stesse a cuore, non aveva altri amici oltre a loro. Ed era da molto che non se ne faceva di nuovi. E poi, il fatto che fosse bellissima, era un grandissimo bonus, data la sua intelligenza e la sua maturità. Già si immaginava lunghe chiacchierate insieme a lei a parlare di infinite cose, dalle più stupide alle più profonde. Intanto era arrivata la colazione. Spencer prese solo il suo caffè dove ci mise le sue solite tre bustine di zucchero.
-Ti piace amaro il caffè, posso notare.- disse sarcasticamente Edith. Spencer sorrise.
-Perspicace.-
Fortunatamente non dovettero lavorare a nessun caso, quella mattina, così si trovarono tutti nella sala grande insieme. C'era Reid che giocava a scacchi insieme a Hotch, mentre Garcia stava navigando su internet in cerca di promozioni; Jj era al telefono con suo marito ed Emily stava leggendo un libro. Edith era seduta sul divano, che guardava Spencer giocare a scacchi. Lei non sapeva giocarci, ma avrebbe voluto imparare, anche se sapeva che non ce l'avrebbe mai fatta a capire quel gioco.

Le ore trascorrevano, e le giornate pure. La colazione tra Edith e Spencer alla mattina insieme divenne quotidiana, come le chiacchierate in ogni momento vuoto delle loro giornate.
-Oggi a cena che fai?- chiese lei a Spencer. Sapeva che avendoglielo chiesto, Spencer poteva captare un secondo fine, ma subito non se ne accorsero nessuno dei due.
-Nulla, mangio a casa mia da solo. Tu?-
Lei ci pensò bene. -Nulla, mangio a casa mia da sola.-
Lei stava solo aspettando che ci fosse un invito da parte di Spencer, e Spencer sapeva che lei stava aspettando un suo invito.
-Ti va di cenare da me?- chiese balbettando. -Ceh, solo se puoi eh. Non sentirti obbligata. Se non puoi fa lo stesso. Ceh, preferirei che tu ci fossi, ma se non puoi non preoccuparti eh.- continuò a balbettare lui.
-No Spencer- ridacchiò timidamente lei. -Se non disturbo verrei volentieri.- entrambi arrossirono. Probabilmente sarebbe stato imbarazzante cenare a casa di lui, ma d'altronde, era quello che volevano entrambi. Insomma, tra amici è normale, no?
Verso le diciassette di sera, Edith cominciò a prepararsi: si lavò i capelli, se li arricciò, formando dei boccoli dolci e lunghi. Si truccò come suo solito non molto pesantemente e, quando arrivò il momento di decidere cosa mettersi, gli venne il panico. Non sapeva se sarebbe stata una serata da gonna, da jeans o da abito. E il colore? Colori scuri o tenui? Spencer cosa avrebbe preferito?
Non voleva ammettere che Spencer un po' la incuriosiva, ne tanto meno che le interessava. Insomma, era orgogliosa, e dopo tre settimane, pensava lei stessa, non poteva pensare già queste cose. Si sarebbe vestita come più preferiva lei. Un jeans nero a vita alta, con uno strappo sulle ginocchia, una canottiera verde olivastro che aveva messo dentro ai jeans, un cardigan dello stesso colore della canottiera e delle scarpe nere con il rialzo bianco. Si guardò allo specchio centinaia di volte, anche inconsciamente. Verso le venti sarebbe venuto Sppencer a prenderla sotto casa, ed erano le diciannove e cinquanta. Si mise il profumo, si guardo per la milionesima ed ultima volta allo specchio e decise di aspettarlo fuori dal cancello di casa sua. Sentiva qualcosa di strano nell'aria. Qualcosa di positivo, di nuovo, di emozionante.
Una macchina che assomigliava a quella di Spencer entrò nel suo viale di casa: era proprio lui. Edith gli sorrise e lo salutò sventolando la mano. Era buoi, malgrado fossero solo le otto; ma d'altronde era febbraio, e le giornate erano ancora corte.
Edith salì in macchina e vide uno Spencer con il berretto di lana sulla testa e una sciarpa anch'essa di lana sulle sue ginocchia.
-Spencer hai freddo per caso?- ridacchiò lei.
-Non scherzare.- scherzò e rise anche lui di rimando. -Questa sera è particolarmente fredda.- Edith annuì.
-Cosa offre oggi lo chef Reid?-
Spencer sorrise. -Una buona pasta al ragù bianco di pesce, degli spiedini di crostacei e per dessert una cheesecake alla marmellata di amarene!- disse felice lui.
-Sono intollerante al pesce Spencer...-
-Oh, mi dispiace, io non lo sapevo, allora ti faccio da mangiare qualcos'altro scusami- incominciò a balbettare lui.
-Scherzo Spencer!- rise Edith. Entrambi scoppiarono in un'energica risata, al quale nessuno dei due riusciva a smettere.
Arrivarono davanti all'appartamente di Spencer, e gentilmente lui andò ad aprirle lo sportello dell'auto. Lei gli sorrise, anche un po' stupita che potessero esistere ancora ragazzi come lui.
Entrarono nell'appartamento e subito Edith sentì dappertutto l'odore di Spencer. Poteva annusarlo, senza sembrare un cane o senza stare attaccata a lui. Le bastava alzare il naso, inspirare e goderselo a polmoni pieni.
-Che casa bella!- Edith adorava, oltre all'odore, la disposizione dell'appartamento. Appena entrati, alla destra c'era un'enorme scaffale pieno di libri su qualunque argomento: dalla biologia, alla sociologia. Dall'informatica, alla pedagogia. Gialli, horror, comici, romantici. Su tutto. Alla sinistra invece si apriva il salotto, dove al centro della stanza c'era un divano a tre posti bianco, sopra ad un tappeto anch'esso bianco che si stendeva sul parquet in rovere grigio. Davanti al divano c'era il televisore, nero, con affianco stereo e porta CD. Anche i CD erano di più tipi: pop, rock e soprattutto classica. La luce non era pesante, anzi, era fioca e bianca. Guardando in giro, non c'erano molte foto di amici o familiari, proprio come a casa di Edith. Sul camino, di fianco alla televisione, c'era lì, piccola, una foto di lui e una signora bionda: c'era uno Spencer da bambino, sui dieci anni, con i capelli ricci. Edith sorrise. Era bellissimo in quella foto, da piccolo. Probabilmente, parlando da maestra, avrebbe adorato avere un allievo come Spencer a scuola. Sarebbe stato attento alle sue lezioni, alle curiosità che poteva fornire ai suoi alunni.
-Vuoi darmi la giacca?- chiese Spencer da dietro, con voce leggera.
Lei si voltò di scattò, assorta nei suoi pensieri e gli sorrise. Annuì, se la tolse e gliela porse.
-Te la metto su questo attaccapanni- informò lui. -Ah, io torno di là in cucina, che ho il pesce che si sta cuocendo. Fra una decina di minuti dovrebbe essere pronto da mangiare.- sorrise lui, per poi scomparire in cucina. La cucina era adiacente al salotto, in una stanza più a sinistra, mentre sempre avanti c'era un'altra stanza, chiusa da un separè a due ante. Probabilmente era la sua stanza da letto.
Edith raggiunse la cucina, intenta a voler dare una mano a Spencer con le preparazioni.
-Dato che non ho voglia di non fare niente, ti dò una mano almeno ad apparecchiare.-
-Ma figurati!. rise quasi Spencer. -Tranquilla, faccio io.-
-No!- esclamò lei. -Ti do una mano. Dove posso trovare la tovaglia?-


Ciao a tutti :))
Come state? Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, come sempre. E qui le cose iniziano a farsi dolci! Finalmente no? Ahah. Va beh, non voglio troppo dilungarmi, quindi vi auguro una buona giornata e, se volete, potete lasciarmi un commento qua sotto. Anche solo dicendomi come state. Grazie a tutti, ciao bellissimiiii
   
 
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