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Autore: Selhin    01/09/2016    4 recensioni
Sequel della mia precedente storia The Passing of Seasons
Pairing [ HopexLight ]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hope, Lightning, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Passing of Time'
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A Cinzia e Carolina, ancora <3
( e come regalo di compleanno a Cinzia anche se in anticipo :/ )
Vi voglio bene!

 

 

 
Fandom:
Final Fantasy XIII
Pairing: Hope/Lightning
Personaggi: Lightning Farron, Hope Estheim, Un po’ tutti, Rika ( nuovo personaggio )
Tipologia: One Shot ( 3469 parole )
Genere: Sentimentale, Malinconico
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Square-Enix che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in "Final Fantasy XIII", appartengono solo a me.

 
1° Argomento: Momenti della Giornata
1. Alba

 

 

 

 

The Passing of Days

Capitolo 1

 

 

 

“I won’t abandon you,
I won’t.”

 

 

 

 

  L’estate era finita lasciando il posto ad un autunno piovoso.
Il suo ventesimo compleanno passò e arrivò l’inverno. Nessuna notizia.
Per un po’ aveva continuato a chiamare Serah nella speranza che sapesse qualcosa, che Lightning l’avesse contattata. Niente. Non sapevano dove si trovasse né se stesse bene. Lei aveva deciso di non farsi trovare e la cosa le stava riuscendo magnificamente bene. Il ragazzo si ritrovò quasi ad odiarla. Poteva accettare che lei scappasse da lui, che volesse tagliarlo fuori dalla sua vita, ma perché mettere in mezzo anche sua sorella e Snow? Loro si meritavano di sapere almeno che fosse viva, ovunque si trovasse, non c’era alcun motivo per farli preoccupare in quel modo.
Poi, semplicemente, smise di chiamare.
Non accadde da un giorno all’altro, fu una cosa graduale, ma ad un certo punto Hope non li chiamò più. Dava la colpa al poco tempo a disposizione, al troppo studio, alle ricerche e al nuovo lavoro che lo teneva occupato fino a tarda notte. La realtà era che aveva paura, era un vigliacco. E se avesse chiamato e Serah gli avesse dato brutte notizie? O peggio, se Lightning non si fosse ancora fatta viva? Non avrebbe potuto sopportarlo, sarebbe finito con l’odiarla ancora di più e dopotutto era certo che se le fosse successo qualcosa la stessa Serah l’avrebbe avvertito immediatamente. Forse anche lei aveva capito che era meglio andare avanti nonostante tutto.
E così, senza che se ne accorgesse, erano passati altri due anni.
Hope sospirò al suo riflesso nel vetro della finestra. Sull’orizzonte il sole stava tramontando dietro ad alcune nuvole scure tingendo il cielo di un cupo color arancio. Per l’ennesima volta avrebbe passato la notte in quella stanza chino sul suo computer e sui suoi appunti. Erano quattro giorni che non rientrava a casa e l’ultima volta era stata solo per un paio d’ore, giusto il tempo per una doccia e farsi rimproverare dal padre del fatto che non si facesse più vedere. Forse poteva prendere in considerazione l’idea di stabilirsi definitivamente in quell’ufficio.
Si voltò e guardò la sua scrivania che nonostante tutto riusciva a mantenere discretamente ordinata.
Non aveva affatto voglia di rimettersi al lavoro ma, dopotutto, non aveva nessun altro posto dove andare o qualcos’altro da fare.
Un lieve bussare interruppe i suoi pensieri. La porta si aprì ed entrò una ragazza dai biondi capelli corti, una cartelletta fra le braccia. Gli sorrise facendo un cenno del capo.
  - Hai intenzione di startene qui anche stanotte? -
Il ragazzo alzò le spalle. - Sono i dati che aspettavamo? -
Lei inclinò il capo da un lato. - Rispondi alle domande con altre domande? -
Hope restò in silenzio per un momento. - A volte… allora, sono i dati? -
La ragazza guardò la cartellina. - No, mi spiace sono solo alcuni miei appunti. I risultati che aspettiamo arriveranno solo domattina. Sicuro di non voler tornare a casa? Dovresti riposare. -
  - Non importa. -
Lei lo accompagnò con lo sguardo mentre andava a sedersi alla scrivania. Seguì un breve momento di silenzio.
  - Estheim, serve che rimanga anche io? - chiese infine la ragazza titubante mentre afferrava alcuni fogli dal tavolo e li confrontava con i suoi. Hope scosse la testa senza guardarla.
  - No Alyssa, va pure a riposarti, grazie. -
La giovane annuì finendo di scrivere qualcosa su un foglio, poi si concesse un momento per guardarlo prima di uscire dall’ufficio in silenzio. Un po’ le dispiaceva lasciarlo completamente da solo, ma sapeva che si sarebbe beccata una sfuriata se fosse rimasta a non far niente.
Passarono le ore ed Hope non si accorse dell’arrivo della notte né dei suoi colleghi che via a via se n’erano andati lasciandolo solo. Si sentiva stanco mentre digitava al computer dati su dati che dopo un po’ perdevano quasi di significato ed era quasi tentato di andarsene davvero a casa quando un sussurro lontano gli arrivò alle orecchie.
Si voltò preso alla sprovvista ed ebbe quasi un mancamento quando la vide.
Se ne stava immobile a pochi passi da lui, lo sguardo distante, inespressiva. Hope la fissò incredulo.
Quando era arrivata?
Deglutì, la gola improvvisamente secca, avrebbe voluto chiamarla ma era paralizzato.
Lei lo osservò per un tempo interminabile poi, senza dire una parola, si voltò allontanandosi lentamente. Hope voleva gridare, voleva dirle di fermarsi ma una forza invisibile continuava a tenerlo inchiodato a quella scrivania, muto. Improvvisamente riuscì a liberarsi, si alzò e corse verso di lei, ma era già lontana e sembrava irraggiungibile.
Allungò una mano per cercare di afferrarla.
Il beep della segreteria lo svegliò di colpo. Tirò su la testa e si guardò attorno stranito, il sole faceva di nuovo capolino oltre l’orizzonte. Cos’era successo?
Un sogno, certo, non poteva essere altrimenti.
Sospirò e, mentre si passava una mano sugli occhi stanchi, spinse il tasto per ascoltare il messaggio.
Non avrebbe mai immaginato che proprio quello potesse essere il giorno in cui il passato tornava a bussare alla sua porta.

 

*~*~*~*~*

 

  Essere nuovamente in quel luogo lo rendeva nervoso.
Da quando era arrivato non aveva fatto altro che starsene seduto in un angolo a guardare freneticamente fuori dalla finestra, in attesa. Si sentiva quasi paranoico ma non poteva fare a meno di pensare a lei. Ancora pochi minuti e l’avrebbe rivista.

 
“Hope, sono io. Non è facile per me perciò sarò breve e diretta. E’ tornata a casa.”

 
Serah gli era sembrata quasi turbata in quel messaggio telefonico, forse era dato dal fatto che l’ultima chiamata risaliva a molti mesi prima. Effettivamente si trovava al centro tra due fuochi.

 
“Ho organizzato una festa di bentornato. Capisco che sarà difficile ma sarebbe davvero importante se tu venissi. So che vuoi vederla e… sono sicura che anche lei voglia incontrarti. Per favore pensaci bene e vieni.”

 
Quando era arrivato e lei gli aveva aperto la porta era quasi scoppiata a piangere. Aveva sorriso attraverso occhi lucidi e poi lo aveva abbracciato ringraziandolo per essersi presentato. E lui si era sentito tremendamente in colpa mentre rispondeva all’abbraccio. Nonostante tutto Serah era una parte importante della sua vita, lei e Snow erano la sua famiglia. Si era arrabbiato con Lightning per essere sparita e poi lui si era comportato allo stesso modo. Ma all’epoca vederli, gli procurava solo rancore e tristezza e loro l’avevano capito. Quietamente, l’avevano lasciato solo nelle sue decisioni perché sapevano che insistere avrebbe peggiorato le cose.
E forse avevano avuto ragione, forse adesso poteva lasciarsi tutto alle spalle e andare avanti. Tutto dipendeva da Lightning.
  - Tieni, ti ho portato qualcosa da bere. -
Il ragazzo spostò lo sguardo dalla finestra che dava sulla spiaggia di Nuova Bodhum alla ragazza che si stava sedendo al suo fianco. Afferrò il bicchiere ma non bevve il contenuto, si sentiva lo stomaco stretto in una morsa.
  - Va tutto bene? -
Hope la guardò annuendo appena. - Non proprio. -
Lei inclinò la testa, i lunghi capelli scuri si mossero sulle sue spalle. - Sei sicuro che sia stata una buona idea far venire anche me? Forse sarebbe stato meglio rimanessi a casa, dopotutto non faccio parte del vostro gruppo e… -
Lui sorrise appena. - Non ce l’avrei fatta da solo, ho bisogno del tuo sostegno Rika. -
La ragazza rispose al sorriso annuendo. - Va bene. -
Hope spostò lo sguardo sui presenti, la casa di Snow e Serah sembrava più piccola di come la ricordasse ma forse dipendeva dalla presenza di quasi tutto il gruppo al completo. Non si sarebbe mai abituato all’assenza di Fang e Vanille, nonostante fossero ormai passati così tanti anni sentiva molto la loro mancanza. Ma sapeva anche che, in qualche modo, loro erano lì presenti.
Sazh non sembrava particolarmente invecchiato ma con Dajh al suo fianco si capiva quanto tempo fosse passato. Adesso aveva all’incirca la sua età di allora e, guardandolo, provò un sentimento nostalgico.
Snow era rimasto praticamente lo stesso, nemmeno la paternità lo aveva cambiato. Notò poi la piccola Claire che giocava allegra sulle ginocchia del padre, sempre più simile alla zia da cui aveva ereditato il nome. C’erano tutti, anche i componenti del NORA e sorrise guardandoli, per un istante si sentì felice di aver partecipato.
Poi qualcuno urlò che la festeggiata stava arrivando e allora ogni suo buon proposito di restarsene calmo e tranquillo andò giù per la finestra. Abbassò lo sguardo sulle proprie mani intrecciate mentre sentiva che il cuore accellerava i battiti.
Era cambiata?
Come avrebbe reagito nel vederlo?
Sentì appena la mano di Rika posarsi sulle sue, incoraggiante, mentre nello stesso istante Serah apriva la porta e assieme al gruppo annunciava la sorpresa alla sorella. Seguì un breve attimo di silenzio durante il quale Hope rimase immobile, pietrificato. Poi sentì la sua voce.
Era come la ricordava, leggermente sospirata e con un tono vagamente sorpreso.
Non riuscì più a trattenersi e, finalmente, alzò lo sguardo nella sua direzione. Doveva vederla, doveva assicurarsi che fosse davvero lì. Proprio in quel momento anche lei volgeva gli occhi percorrendo la stanza e tutti i presenti. Il loro azzurro si fermò su di lui, indugiando sui suoi occhi un po’ troppo a lungo. Il tempo sembrò fermarsi, nella stanza non c’era più nessuno insieme a loro. Hope non seppe definire i sentimenti che provava, nostalgia, gioia… forse non provava più niente. Gli sembrava soltanto di aver finalmente ritrovato qualcosa che aveva perduto e che aveva a lungo cercato. Non riusciva a scorgere niente dentro gli occhi azzurri di lei, cosa stava provando?
Lo odiava?
Si sentiva come lui?
Ma prima che lui potesse anche solo dare forma a questi pensieri il momento finì e lei si tirò indietro, sottraendosi dal suo sguardo.

 

 

  Lightning non aveva mai amato le feste ma soprattutto odiava le sorprese.
E questo sua sorella lo sapeva fin troppo bene, non poteva certo esserselo dimenticato, eppure eccola lì ad una festa di bentornato organizzata alle sue spalle. Era appena rientrata a casa, avrebbe solo voluto starsene tranquilla per qualche giorno. Ma la cosa che più odiava di tutta quella situazione, escludendo lo stare a stretto contatto con Snow e compagnia, era che Serah aveva permesso che partecipasse proprio la persona che non aveva affatto voglia di incontrare, non subito. Non con tutta quella gente che la osservava e studiava ogni sua mossa.
Era già abbastanza difficile per lei riuscire a gestire delle relazioni sociali, se poi tutti si mettevano a giudicarla e a dirle cosa secondo loro sarebbe meglio fare - come se potessero anche solo capire quello che aveva passato e che passava tutt’ora - la situazione non poteva certo migliorare. Non era certo così che aveva immaginato il suo rientro a casa.
  - Credi che riuscirai a rivolgergli la parola entro la fine della giornata? -
  - Non sono affari tuoi Snow, lasciami in pace. -
L’uomo si sistemò sulla poltrona accanto a lei stiracchiandosi.
  - Sai, questa è casa mia perciò sì, sono anche affari miei. -
Lightning decise d’ignorarlo sperando che se ne andasse.
  - Non essere così arrabbiata, se Serah l’ha chiamato è stato non solo per te o per lui. Ma anche per noi. - continuò abbassando la voce. - Sai, da quando sei andata via non si è fatto vedere molto da queste parti. Era parecchio che non lo vedevamo. -
Lei si voltò a guardarlo stupita da quell’atteggiamento diretto.
Stava forse dicendo che era colpa sua?
  - Sì, credo sia stato a causa tua. - disse lui rispondendo ai suoi pensieri. - E’ come se ci avessi privato non solo della tua presenza ma anche della sua, la nostra famiglia è rimasta separata per questo. Non voglio che succeda più. -
La donna alzò le spalle. - Forse aveva altro da fare. - disse volgendo veloce uno sguardo al ragazzo seduto dall’altra parte della stanza.
Snow la seguì con gli occhi e vide Hope intendo a chiacchierare con la ragazza dai capelli scuri.
  - Si, la persona che vedi è Rika la sua ragazza. E’ quasi un anno che si frequentano. Perciò no, non è stata colpa di quella ragazza… -
Lightning ebbe un fremito ma riuscì a reprimere l’improvviso sentimento di sconforto che le era piombato addosso. Non poteva certo dire di essere sorpresa, era una cosa a cui si era preparata.
  - Sis, lui ci sta provando. E’ venuto qui oggi… il prossimo passo sta a te. -
L’uomo si alzò compiaciuto del suo discorso. - Oppure vuoi evitarlo per sempre? Io non credo, giusto? -
Si voltò per lanciarle un’ultima occhiata. Un lieve rossore le colorava il viso e quella fu la prova di aver centrato il bersaglio. Ogni tanto riusciva anche lui ad essere un bravo fratello maggiore.

 

 

  Era passata un’altra ora e non si erano rivolti nemmeno una parola.
Se ne stavano distanti e non facevano altro che cercarsi con lo sguardo per poi voltarsi dalla parte opposta non appena i loro occhi s’incontravano o si accorgevano che qualcuno li stava osservando. Serah iniziava a non sopportare più quella tensione, sapeva che era meglio non intromettersi, sua sorella era già abbastanza arrabbiata con lei, eppure non poteva proprio lasciare che le cose rimanessero così. Doveva fare qualcosa, assolutamente.
Così, mentre accarezzava la guancia della figlia addormentata nella sua stanza, le venne l’idea. Forse dopo le avrebbero fatto una sfuriata ma non importava, quella situazione andava sistemata. In qualche modo sarebbe riuscita a farli parlare.
Uscì dalla camera e si preparò mentalmente ad attuare la sua idea. Arrivò nel salone e si accorse che quasi tutti si erano spostati all’esterno, sulla spiaggia. Snow era sulla porta che la stava aspettando.
  - Dorme? - chiese riferito ovviamente alla bambina.
Serah prese un bel respiro e parlò sottovoce. - Reggimi il gioco, ok? -
Dopodiché fece qualche passo avanti, gli occhi improvvisamente impauriti.
  - Claire!? Qualcuno ha visto Claire? -
Snow la fissò sconvolto ma non disse una parola mentre Lebreau si avvicinava all’amica chiedendole cosa stesse succedendo.
  - Non è più nella sua stanza, credo sia scappata di nuovo. -
A queste parole Lightning accorse veloce dalla sorella. - Sei sicura che non sia in casa? -
A Serah fece male il cuore a vederla così inquieta, improvvisamente era tornata ad essere un soldato. - Si. Ogni tanto si allontana, non è la prima volta che succede. -
Hope, che stava passeggiando non lontano con Rika, udì le urla della ragazza e corse da loro preoccupato capendo immediatamente la situazione.
  - Sai dove può essere andata? - chiese ancora Lightning già pronta a partire.
  - Forse lo so io. - intervenne Hope. Erano le prime parole che le rivolgeva e le aveva dette senza pensare. - Seguimi. -
Si voltò in fretta e, senza nemmeno assicurarsi che lei gli fosse dietro, si allontanò dal gruppo. Lightning non rispose, ma lo seguì. Era troppo preoccupata per la bambina per pensare anche a lui.
Quando si furono allontanati tutti i presenti rimasti si voltarono verso la ragazza che, nel frattempo, aveva iniziato a sorridere.
  - Scusatemi, ma gli serviva una spinta e non mi è venuto in mente altro. -
Snow le diede una pacca sulla testa. - Non farmi mai più preoccupare in questa maniera. - poi si voltò entrando in casa, probabilmente ad assicurarsi che la figlia fosse davvero nel suo letto.
  - Sei tremenda Serah, non oso immaginare come reagiranno quando lo scopriranno. -
Lebreau aveva ragione, gliel’avrebbero fatta pagare.
Ma nel frattempo dovevano prima vedersela fra di loro.

 

*~*~*~*~*

 

  Stavano camminando da ormai parecchi minuti, in silenzio.
Nessuno dei due osava parlare, continuavano a vagare nei dintorni della cittadina. Poi, inaspettatamente fu lei la prima a parlare.
  - Dove stiamo andando? -
Hope si sorprese quando sentì la sua voce dopo tanto silenzio. Non era cambiata.
  - Claire ha la brutta abitudine di andarsene in giro per i promontori di Nuova Bodhum. Forse è qui intorno. -
Calò nuovamente il silenzio. Il tempo sembrava dilatarsi e i secondi non passare mai.
Lightning aveva notato che, sebbene sembrasse gentile, nel tono della voce del ragazzo c’era anche qualcos’altro. Astio forse.
Non poteva certo biasimarlo, non si era comportata bene con lui e non gli aveva detto tutta la verità.
Giunsero in cima ad una collina e, guardando il paesaggio, Lightning si rese conto di dove si trovassero. Anni prima era scappata a nascondersi proprio lì, il giorno del suo compleanno.  Ripensò con nostalgia a quel giorno, a quando lui le aveva fatto quell’improvvisata cercandola, chiedendosi se le cose si sarebbero mai sistemate fra loro. Era colpa sua, lo sapeva, eppure non sapeva proprio come porvi rimedio.
Dopo diversi minuti Hope si sedette sul prato, proprio vicino allo strapiombo, in silenzio.
  - Perché ti sei seduto? Dobbiamo cercare Claire, lo hai dimenticato? -
Non voleva essere così scontrosa ma era difficile cancellare i vecchi atteggiamenti.
  - Claire sta benissimo, starà dormendo beata nel suo letto. -
Lightning sgranò gli occhi e Hope, notando il suo silenzio, proseguì.
  - Non ti sembra strano che Serah abbia mandato solo noi a cercarla? Credimi, quando quella bambina scappa tua sorella inizia a cercarla ovunque, non starebbe mai così tranquilla. -
  - Ma perché allora mettere su quella scenata? -
Il ragazzo la guardò. - Per costringerci a parlare, mi pare ovvio. -
La donna si diede della stupida, come poteva non aver capito niente?
Sospirò. - Ha esagerato. -
  - Forse, ma sta funzionando. Finalmente ti sei decisa a parlarmi. -
Lei si sentì punta sul vivo. - Guarda che anche tu mi stavi evitando. -
  - Puoi biasimarmi? -
No, non poteva. E lui lo sapeva, aveva tutte le ragioni per essere arrabbiato con lei. La donna si sedette al suo fianco, né troppo lontana e né troppo vicina. La giusta distanza per due persone che non hanno niente da dirsi pensò Hope.
  - Cosa vuoi che ti dica? - disse lei all’improvviso, lo sguardo fisso ad osservare la piccola città illuminata sottostante.
Hope la guardò, questa volta senza nascondersi o voltarsi altrove. - Voglio sapere perché. Mi va bene anche una bugia, una qualsiasi. Non te lo chiederò più. -
Lightning sospirò. - Lo sai il perché, te l’ho già detto. Dovevi imparare ad andare avanti anche senza di me. Ti stavo trattenendo e questo non andava bene. -
Per la prima volta, Hope riuscì quasi a capire quel che lei stava dicendo, quello che, malamente, aveva cercato di spiegargli anni prima quando se n’era andata. Pensò che forse anche lei aveva sofferto da quella separazione, forse anche più di lui.
  - E l’hai fatto. -
Il ragazzo scosse la testa senza capire. - Parlo della tua ragazza. - insistette la donna.
  - Lei è solo… -  disse subito guardandola senza riuscire a finire la frase.
Cosa stava per dire? Lei è solo un inganno, una bugia che si raccontava per sforzarsi e far pensare che fosse andato avanti.
Lei è solo un ripiego.

Lei non è te…
Improvvisamente tornò in superficie una rabbia che aveva cercato di sopprimere.
Lei gli aveva detto di andare avanti, lei gli aveva detto di trovarsi una ragazza.
Era stata lei ad andarsene non appena lui aveva manifestato i suoi sentimenti. E ora cosa voleva dire quel tono?
  - E’ andato tutto come volevi, no? Anche non dare più tue notizie per tre anni faceva parte del piano? -
Lightning si accorse del cambio di tono nella voce del ragazzo. Di cosa stava parlando?
  - Tre anni Lightning, tre anni! Senza sapere se fossi viva, hai idea di come ci siamo sentiti tutti? Hai idea di quanto potessi essere preoccupato? -
L’accusa le arrivò implacabile come uno schiaffo.
  - Avevi promesso che non mi avresti mai abbandonato. Lo avevi promesso! -
Lightning si sentì quasi mancare, era preparata a tutto ma non a quello.
Era vero, lo aveva promesso e invece se n’era andata. Il senso di colpa la schiacciò.
  - Dimmi, perché sei tornata? Perché proprio adesso? -
Il tono accusatorio del ragazzo non la lasciava quasi respirare, si sentiva confusa e atterrita dallo sguardo freddo che le lanciava.
  - Mi hanno obbligata a prendermi una licenza. - rispose senza pensare.
Obbligata.
Non era stata una gran risposta.
Hope continuava a guardarla infuriato, poi nei suoi occhi passò un lampo di lucidità. Sembrò capire qualcosa e i suoi occhi divennero improvvisamente tristi, spenti.
  - Tu non volevi tornare. - disse, e questa era un’altra accusa scaturita da un’improvvisa comprensione. - Non saresti mai tornata, non è vero? -
Ma Lightning non aveva la forza di rispondere, oramai era chiaro che, qualsiasi possibilità ci fosse mai stata per chiarirsi, era svanita.
Di fronte al suo silenzio Hope si sentì svuotato.
  - Non hai idea di quanto tu mi abbia deluso. -
Si alzò e si allontanò senza dire più una parola mentre all’orizzonte faceva capolino la debole luce del sole.

 

 

 

 

 

 

Note Autrice: Eccoci qua. Infine il sequel è giunto! Dunque che dirvi, ci ho riflettuto tanto ( fin troppo ) e alla fine anche qui ho cambiato mille volte idea. Ovviamente era partito tutto in altra maniera, ma come al solito non mi tornava qualcosa così pensa e ripensa, alla fine è uscita così. Al contrario della precedente questa è una vera e propria long, perciò i capitoli vanno letti a capitoli e non a One Shot singole. Dire che tengo a questa fic è dire davvero poco, ci sto mettendo davvero tanto impegno a scriverla ( mah vabbè ) ci sono dietro da quando ho finito l’altra in realtà solo che sono una polla e ho preferito aspettare prima di pubblicare che fosse almeno quasi finita ( sono a quota 4 capitoli e mezzo quindi ci sono quasi ) E niente, spero vi sia piaciuta, e che mi seguirete di nuovo.
Se aveste tempo da sprecare a lasciarmi una recensione vi lovverei tantissimo, ho davvero bisogno di sapere se sto pubblicando una schifezza oppure no. Detto ciò vi lascio, grazie ancora per essere arrivati fino a qui.  
A presto!

Selhin <3


The One Hundred Prompt Project
   
 
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