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Autore: Red Raven    03/09/2016    6 recensioni
Smoke on the Water, a Fire in the sky.
Raccolta a tema Zutara. Tra AU, situazioni bizzarre e angst a palate.
Ispirata dalla challenge "Le situazioni di lui e lei" indetta da Starhunter sul forum di EFP.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katara, Zuko
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Bondage, Gender Bender, Triangolo
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Autrice: Red Raven
Titolo: Trasfigurazione, questa sconosciuta
Prompt: Harry Potter!AU
Personaggi: Katara, Zuko, onesided!Zuko/Katara
Rating: verde
Avvertimenti: AU, one-shot
Genere: Slice of life, commedia
Note: ho amato questa cosa. Trasportare questi poveracci nell’Hogwarts Universe è stato più soddisfacente del previsto, quindi penso che ci scriverò su qualche altra shot in futuro. Per inciso, Katara e Zuko sono a Grifondoro, Toph e Azula sono a Serpeverde, Aang è a Tassorosso e Sokka è a Corvonero. In questa shot Katara è al terzo anno (nella mia testa lei e Azula hanno la stessa età, passatemela), Zuko e Sokka al quinto, Toph e Aang al primo. Se ho sbagliato qualche età abbiate pietà.
Ringrazio ancora Starhunter del forum di EFP per avermi permesso di usare i prompt della sua challenge (la trovate qua). Amatela anche voi.
Enjoy!


“Mi serve una mano”
Zuko alzò appena lo sguardo verso la sua compagna di Casa “Riguardo a cosa?”
Katara sbuffò leggermente, mentre sbatteva con forza sul tavolo la sua copia di Trasfigurazione Intermedia, facendo sobbalzare tutta la sala comune di Grifondoro.
“Non capisco come funziona questa cosa” disse, aprendo il libro con violenza e buttandosi a sedere su una delle poltrone.
Zuko si alzò leggermente dalla poltrona di fianco al camino dove si era stravaccato e esaminò la pagina che la ragazza più giovane le indicava: “L’Avifors? Che c’è di difficile?”
“C’è che invece di diventare graziosi passerotti tutto quello che ho usato finora si è limitato a riempirsi di piume e starnazzare” sbottò la più giovane.
“Beh, è già un progresso” fece lui con un ghigno.
“Ti prego, aiutami a capirci qualcosa, Zuzu” lo guardò lei con gli occhi imploranti e le mani congiunte “Sei il migliore che conosco in Trasfigurazione.”
Zuko sentì il cuore saltare più di un paio di battiti: “Tutto quello che vuoi, ma non chiamarmi più così” disse a fatica, mentre si alzava dalla poltrona, cercando di nascondere l’esitazione.
“Perché? E’ un soprannome così carino!” ghignò lei.
“Perché è già abbastanza avere mia sorella in giro per il castello a chiamarmi così, almeno in sala comune vorrei un po’ di pace” sbottò lui con più forza di quanto avesse voluto.
“Scusami tanto, non c’è bisogno di essere così irascibili” disse Katara, mettendo le mani sui fianchi.
“Vuoi che ti aiuti o no?” esplose Zuko.
Katara sospirò di fronte a quell’evidente nervosismo e si avvicinò al tavolo in silenzio. Zuko si pentì subito della sfuriata, e abbassò lo sguardo.
“Qual è il problema, esattamente?” chiese lui, con tono più gentile.
“Non riesco a capire la posizione delle braccia” fece la ragazza “se ho capito bene dovrei mettermi così, no?”
Katara allargò le gambe, impugnò la bacchetta con decisione e fece un ampio movimento con le braccia. Zuko la guardò, incantato dai riflessi del fuoco sui suoi capelli castani.
“Allora?”
Il più grande si riscosse con imbarazzo e vide che Katara lo stava fissando, in attesa di una risposta.
“Tieni le braccia troppo alte” disse precipitosamente “e il movimento che fai è troppo ampio, devi essere più precisa” aggiunse, cercando di darsi un tono.
“Cioè, così?” chiese Katara, cambiando leggermente posizione.
“Ci sei quasi” disse lui. Si avvicinò a lei e la mise nella posizione giusta, poi si posizionò alle sue spalle e guidò le sue braccia cingendola da dietro.
“Ecco, è questo il movimento” disse, e glielo fece ripetere più volte, con dolcezza. Fu più o meno in quel momento che si rese conto di quanto fossero vicini: i suoi capelli gli solleticavano il naso, e la sua schiena poggiava praticamente contro il suo petto.
Controllati, Zuko, ha l’età di tua sorella, controllati, maledizione, pensò freneticamente. Chiuse gli occhi per non pensare, ma fu un errore: in quel momento il profumo di lei gli giunse come una zaffata, e mentre annaspava nel tentativo di non eccitarsi, si ritrovò a maledire una volta di più il Cappello Parlante per aver messo quella mina vagante nella sua stessa Casa.
“Capito!” trillò lei, mentre si scostava e andava a prendere il libro sul tavolo. Zuko fece un piccolo colpo di tosse, nel tentativo di non mettersi a piangere per quella separazione improvvisa, ma lo cosa non sentì l’effetto sperato.
“Stai bene?” chiese Katara, con un po’ di apprensione.
“Sì!” esclamò lui precipitosamente, sentendo la faccia andare in ebollizione.
“Sei sicuro? Non è che hai la febbre?” chiese lei, e ignorando tutte le sue proteste lo fece sedere per poi appoggiargli le labbra sulla fronte.
Adesso muoio pensò Zuko.
“Mi sembri un po’ accaldato” disse lei “Vuoi che ti accompagni da Madama Chips?”
“NO, cioè, no, non preoccuparti, sto bene” disse lui, quasi incespicando nelle parole.
Katara guardò negli occhi il suo migliore amico, che in quel momento le stava sorridendo in maniera quasi maniacale, e una volta di più si ritrovò a pensare che non era del tutto normale.
“Va bene…come vuoi” fece alla fine con noncuranza “Io vado in biblioteca, ho promesso a Toph che l’avrei aiutata a scrivere una lettera, ci vediamo dopo a cena?” chiese.
Zuko annuì “Dì a Toph di trasformare mia sorella in un rospo da parte mia” scherzò lievemente.
“A quanto mi è sembrata di capire, ci ha già pensato da sé” rise la ragazza “A più tardi!”
Katara sparì nel buco del ritratto, lasciando Zuko nella sala comune semi-deserta: lui si rimise sulla sua poltrona preferita –quella più vicina al fuoco- e si costrinse a guardare le fiamme, cercando di ignorare i pensieri che coinvolgevano lui, la sua migliore amica e una mancanza di vestiti tanto desiderata quanto inopportuna.
Sono un depravato si disse, e sperò che Sokka dalla torre dei Corvonero non avesse ancora imparato come leggergli nel pensiero a distanza, perché lo avrebbe sicuramente ammazzato.
   
 
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