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Autore: Alessia Krum    06/09/2016    1 recensioni
Acquamarina aveva continuato a vedere immagini, immagini brutte e spaventose, che non avrebbe mai voluto vedere. Acqua poteva pensare e vedere quelle figure, ma non stava né dormendo, né era svenuta, non era sveglia e non poteva svegliarsi. Voleva vedere e capire che cosa stava succedendo. Vide un villaggio, un piccolo villaggio sormontato da un castello. Il paesino sembrava tranquillo, ma fuori dalle mura si stava svolgendo una feroce battaglia. Persone con la pelle blu e le pinne combattevano con tutto quello che avevano e una grande speranza contro eserciti interi di mostri viscidi, squamosi e rivestiti da armature pesanti che mandavano bagliori sinistri. La battaglia infuriava. Per ogni mostro abbattuto, morivano almeno due uomini. Poi Acqua vide un uomo, protetto da un cerchio di mostri, che sembravano i più potenti e i più grossi. Quell’uomo aveva un qualcosa di sinistro e malvagio. Indossava un pesante mantello nero e continuava a dare ordini e a lanciare fiamme ovunque.- Avanti, Cavalieri, sopprimete Atlantis e l’oceano intero sarà mio! –
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 20
 Il nuovo attacco

La sua furia era incontenibile. Non solo l’ultima battaglia si era risolta con una sconfitta clamorosa ed avevano dovuto abbandonare il loro progetto iniziale, ma ora gli venivano anche a comunicare che tutte le spie infiltrate si erano fatte uccidere miseramente…Darcon alzò un braccio e lasciò che la sua rabbia si sfogasse. Dalle dita aperte partirono raggi di energia rossa che si andarono a schiantare contro la parete della grotta e fecero franare la roccia ovunque, sollevando un gran polverone. Il Capo dei Cavalieri che era venuto a dargli la notizia si riparò dalle frane alzando un braccio squamoso, mentre dal punto in cui si trovava prima il suo Signore si diffondevano grida di rabbia.
- Siete inutili! A cosa mi servite se non sapete neanche usare tutti i poteri che vi ho dato? Siete forti e potenti, ma se non usate il cervello, i muscoli non vi serviranno più! Siete così stupidi che anche queste rocce saprebbero fare meglio di voi! Per questa volta lascerò perdere, ma ricordate che io vi ho creato e posso anche distruggervi in pochi secondi, se fosse necessario. Andate, attaccate quell’insulsa città e questa volta fate in modo di vincere: mirate ad uccidere e ad infiltrarvi più numerosi che potete. Ma soprattutto uccidete senza pietà, tutti quelli che trovate sulla vostra strada devono essere eliminati. - concluse Darcon, mentre il suo servitore scappava via velocemente. Inutili ammassi di stupidi, pensò il Signore Oscuro. 
Sperò che quella volta facessero di meglio, che dandogli come solo obiettivo quello di uccidere, il motivo per cui erano stati creati, forse avrebbero agito meglio. La volta precedente aveva detto loro di cercare la principessa, colei che rappresentava il pericolo più grande per la loro vittoria, ma aveva sottovalutato i suoi poteri. Lei li aveva subito intercettati e poi era scappata da vigliacca, lasciando la sua gente a morire al posto suo. Ma gli abitanti erano pronti, erano riusciti a sconfiggere gran parte dei suoi soldati e lui era stato costretto a ritirarsi. Perché per ricreare la gran parte del suo esercito avrebbe dovuto spendere un sacco di energie, al contrario di quello che dava a vedere.
Ma nella sua mente si stava già formando un nuovo piano e per farlo aveva bisogno di nuovi poteri. Si diresse verso la parete opposta della grotta, dove si trovava la fila dei prigionieri del ghiaccio. Puntò verso la ragazza bionda accucciata a terra e appoggiò le mani sul ghiaccio freddo. 
 
***
Da quanto tempo era lì? Non se lo ricordava. La ragazza, imprigionata nella morsa di ghiaccio, non si rendeva conto del tempo che passava. Poteva essere passata un’eternità da quando era stata fatta prigioniera, come potevano essere passati pochi minuti. Non sapeva cosa ne sarebbe stato di lei, non sapeva se avrebbe avuto un futuro o se sarebbe rimasta intrappolata lì dentro, non sapeva se il Signore Oscuro le avrebbe fatto del male. Era completamente sola, abbandonata al suo destino e ormai non aveva neanche più la forza per sperare. La ragazza, immobilizzata nel terribile attimo in cui, rannicchiata a terra, cercava di proteggersi dall’attacco nemico, udì dei passi raggiungerla. Era preoccupata, ma quando vide il mantello scuro di Darcon, al limite del suo campo visivo, che si avvicinava, il terrore l’assalì. Ancora non le era successo nulla di male, ma era sicura che la calma non sarebbe durata così a lungo. Ecco che Darcon appoggiava le mani sul ghiaccio e cominciava a sottrarle energia e, insieme, i suoi poteri. Era questo che voleva. I poteri di metamorfosi, che erano la sua essenza, la sua vita. La ragazza sentì un forte dolore, vicino al cuore, che non la faceva respirare. Spalancò gli occhi e provò ad urlare, ma non ci riuscì, il ghiaccio le tappava la bocca. Si rendeva conto che le forze la stavano abbandonando, non riusciva a tenere gli occhi aperti e non sentiva più le mani ed i piedi. Ma il dolore insopportabile rimaneva, e cresceva ogni secondo di più, fino a quando raggiunse il suo apice, poi sparì. E si portò dietro i suoi poteri, la sua voglia di vivere e tutto quello che le apparteneva. 

Chiuse gli occhi.
***

Darcon si avvicinò alla parete franata e con le rocce e i suoi nuovi poteri creò un nuovo Cavaliere, simile agli altri ma dotato di nuove capacità. Lo avrebbe mandato in mezzo alla mischia, ma non a combattere. Era il suo asso nella manica per la riuscita del suo piano.
 
***

Acqua girovagava per il mercato da circa mezz’ora, sulla Terra. Ora che aveva imparato a sfruttare appieno i suoi poteri aveva molto più tempo libero: lavava i pavimenti usando i suoi poteri mentre leggeva o studiava, e il lavoro era finito molto prima. Anche tutti gli altri lavoretti con l’acqua li eseguiva in quel modo, ed era diventato naturale per lei usare i suoi poteri anche sulla Terra, tanto che quando doveva lavarsi le mani apriva l’acqua e regolava la temperatura senza toccare il rubinetto. Quella mattina aveva finito presto di fare i suoi lavori e stava facendo un giro per il mercato della città, ma per via della folla non era ancora riuscita a vedere un banchetto. Si sollevò sulle punte dei piedi per vedere al di là del fiume di gente, ma si sentì afferrare il braccio da qualcuno. 
La presa, energica, la stava trascinando verso un angolo scuro della piazza, dove due alti palazzoni disposti ad angolo creavano una zona d’ombra. Acqua cercò di opporsi alla forza che la trascinava, ma quando riuscì a scorgere tra la gente il viso di Max, si rilassò un po’. Ma che cosa ci faceva lì a quell’ora il ragazzo? Si erano visti solo un paio di ore prima…
Max raggiunse una zona nascosta dagli sguardi della gente in un vicolo buio, poi si fermò davanti ad Acqua. La sua espressione era stranissima. Un misto di paura, incredulità, sconforto, dolore, coraggio e determinazione che fecero presagire il peggio alla ragazza. “Cosa è successo?”, stava per chiedere, ma Max la anticipò:
- Siamo sotto assedio. - disse. Fu come un pugno nello stomaco. Acquamarina rimase immobile alcuni istanti, tramortita dal peso di quelle parole, immobilizzata dal panico, il respiro corto e le gambe che tremavano.
- Ci circondano completamente, abbattono le porte, si infiltrano in massa…hanno delle nuove armi e delle strane cavalcature. Distruggono tutto quello che incontrano e hanno già fatto un gran numero di morti. -
- Ok. Ok…sono pronta. Dammi solo un po’ di tempo per inventarmi una scusa decente per la mamma e poi ti raggiungo… - disse Acqua cercando di mettere in fila le cose.
- No, no…mi hai frainteso. Non voglio che tu combatta, non questa volta. È la battaglia più disastrosa che io abbia mai visto, è troppo pericoloso per te ora. Non me lo perdonerei se ti succedesse qualcosa di grave...è veramente una cosa senza precendenti. Hanno buttato giù una parte del castello e sono venuto per dirti che avevo intenzione di portare Corallina qui sulla Terra. Solo per un po’ di tempo…ho già pensato a tutto io. La lascerò in un hotel dove tenevo sempre una stanza per me, insomma…per le evenienze. Dovrai solo andare da lei ogni tanto o portarla con te al palazzo.  -  Acqua vedeva che Max era in grave difficoltà e aveva bisogno d’aiuto. Avrebbe accettato volentieri, ma c’era ancora uno scoglio da superare.
- Ok, per me va benissimo, anzi, sono molto contenta, ma…rimane da convincerla! - finalmente L’espressione di Max si alleggerì un pochino.
- Se è per questo è tutto a posto…gliene ho già parlato ed è entusiasta…non vede l’ora di vedere il posto dove sei cresciuta e soprattutto di incontrare Lyliana. - 
- Ah…molto bene. Allora siamo d’accordo. -
- Ok! Vado a recuperarla, la porto in hotel e poi veniamo da te… - disse Max abbracciandola e stringendola forte. Acqua vide una macchia rossa che si allargava sempre di più sulla camicia di Max, dietro la schiena.
- Sei ferito! -
- Ehm…già. Piccolo incidente di percorso…comunque non ti devi preoccupare, è una cosa da niente e ormai ci sono abituato, è sopportabile!  -
- Sarà, ma io non sono tranquilla… - Max toccò il suo braccialetto: stava per andare…
- Buona fortuna! - sussurrò Acqua e fece appena in tempo, perché mezzo secondo dopo Max non c’era più.
 
***

Acqua correva a perdifiato verso casa, seguendo con gli occhi il percorso degli alberi che fiancheggiavano la strada, e cercando di stare al passo con i suoi pensieri. Ancora una volta era successo tutto in fretta. Troppo in fretta. Lo scontro rischiava di portarle via tutto quello a cui si era affezionata in quel periodo, tutto quello di cui non poteva più fare a meno.
La battaglia poteva distruggere Atlantis, ma quello che le interessava di più era che poteva distruggere la vita di un sacco di gente. Perché ormai lo sapeva, battaglia equivaleva a morti, anche  se non erano molti, erano pur sempre persone che si erano sacrificate. Inoltre, c’era anche un altro fattore che inquietava la ragazza, anche se prima non ci aveva mai pensato: la madre aveva preso la decisione di farla crescere sulla Terra per proteggerla dai continui assalti. Ma allora perché non l’avevano fatta tornare dopo la fine della guerra, se l’obiettivo era quello di proteggerla? Il pericolo era uguale allora come quindici anni prima...e c’era anche un’altra cosa che non le piaceva: avevano deciso di proteggerla per tutto quel tempo, ma la sua vita non valeva di più di quelle di tutte le persone che erano rimaste ad Atlantis. Come la vita di quella bambina…
Nel frattempo il cielo si era fatto scuro.
 
***

Suonarono alla porta. Quando Acqua aprì, incontrò subito il viso raggiante di Corallina, che le si buttò subito addosso per abbracciarla.
- Wow, sei bellissima!  - le fece i complimenti Acqua. Erano cambiate un po’ di cose, per esempio che i suoi capelli erano rossi e basta, senza ciocche azzurre, e la pelle era di un normalissimo rosa, ma i suoi occhi verde smeraldo e il suo sorriso contagioso erano sempre gli stessi.
- Grazie! Anche tu, non ti avevo mai vista così… -
- Terrestre? -
- Già. Proprio la parola giusta! -
- Come ti senti? -
- Solo un po’ strana. Anche tu sei strana, e anche Max lo è, gliel’ho detto poco fa... - esplosero le chiacchiere Corallina. Il ragazzo da dietro scosse la testa e replicò:
- Se vuoi l’aggettivo più adatto per descriverla in questo momento, io la definirei euforica... - i tre scoppiarono a ridere. Max le salutò e fece per chiudere la porta, ma Acqua lo bloccò:
- Fermo, tu! Dove credi di andare? Girati di spalle. - il ragazzo mise le mani in alto e si voltò, con un sorriso divertito. Acqua osservò per bene la sua maglietta, diversa da quella di prima.
- Ok, puoi andare, hai passato l’esame! - commentò la ragazza con tono di approvazione, vedendo che le macchie di sangue erano sparite. Doveva essersi fatto medicare nel frattempo. Max sorrise e se ne andò, lasciando le due cugine che ridevano come matte. Trascorsero qualche istante in quel modo.
- Ok. E adesso che facciamo? Mi porti a conoscere la mia zia adottiva? -  chiese Corallina, con gli occhi pieni di allegria.
- D’accordo. Però poi tu mi dovrai raccontare un po’ di quello che è successo. Ho già parlato alla mamma di te. Devi solo rispettare due “regole”, per rendere più credibile la cosa. Uno, ti chiami Cora e non Corallina, perché è un nome alquanto insolito qui. Due, sei la cugina di Max e non la mia, quindi non chiamarmi cugina. Io ovviamente non ho parenti qui sulla Terra. -
 
***

Corallina era estasiata. Acqua le stava facendo vedere il palazzo dei suoi padroni, che ovviamente non aveva nulla a che vedere con il castello ad Atlantis, ma ogni cosa che vedeva la stupiva. Andava avanti e indietro per il corridoio ad osservare i soprammobili, i quadri, i lampadari…
Acqua la seguiva sorridendo divertita. A Corallina sembrò che la situazione si fosse ribaltata rispetto a quando aveva portato la cugina a fare una visita del  castello di Atlantis. Arrivarono in un corridoio molto grande dove,  da una delle stanze, si sentivano provenire molti rumori di voci. Acqua le fece segno di fare silenzio e di tornare indietro. Corallina le mostrò la lingua e fece dietrofront di mala voglia. La cugina la prese sottobraccio.
- Sala da pranzo. - le spiegò - Non dovrei essere qui a quest’ora...ti porto dalla mamma. -
Corallina esultò mentalmente, non vedeva l’ora. Acqua la condusse nelle cucine. Aprì lentamente la porta.
- Mamma? - la chiamò.
- Vieni, tesoro. - disse una voce dolce dall’interno della stanza.
Acqua spalancò la porta e si fiondò tra le braccia della signora grassoccia dai capelli grigi che spignattava davanti ad una pentola fumante. Le due si abbracciarono con calore, come se non si vedessero da secoli, poi la signora le stampò un bacio sulla fronte. Sembrano proprio madre e figlia, pensò Corallina con una punta di tristezza. 
- Mamma, questa è Cora. - la presentò Acqua.
- Salve! - salutò Corallina.
- Ciao, cara. Sei molto gentile, ma diamoci del tu... - 
- Ehm, mamma...la pentola! - esclamò Acquamarina, vedendo che l’acqua sul fuoco cominciava a bollire.
- Sono un disastro...ecco, adesso sistemo tutto. Voi intanto sedetevi, aspettiamo gli altri e poi mangiamo... - comunicò Lyliana.
- Oh, io non pranzo… - disse Corallina.
- Ha già mangiato in albergo. - si affrettò a riparare le cose Acqua. 
- Sei sicura che non vuoi niente? - chiese Lyliana, premurosa come al solito.
- No, grazie. - 
 
***

- Ecco, è andata così. -
Corallina finì di raccontare e si buttò sul letto di Acqua. Lei se ne stava seduta su una sedia accanto alla finestra e guardava fuori con aria mesta. Pioveva a dirotto e il tempo sembrava proprio in linea con il suo umore. La parte ovest del castello, dove si trovavano la sala da pranzo e la cucina e la camera dei suoi genitori era andata distrutta. La porta nord era andata distrutta. Le case di molta gente erano andate distrutte. Insomma, gran parte della città era andata distrutta e con essa anche la sua capacità di sperare. Ma d’altra parte non voleva rovinare la giornata anche a Corallina, che di certo sapeva meglio di lei quello che era successo. La cugina si era divertita moltissimo quel giorno, aveva finalmente fatto la conoscenza di tutte le persone che conosceva Acqua, aveva esplorato il palazzo ed ora se ne stava estasiata ad osservare la pioggia…che ovviamente ad Atlantis non esisteva.
- Che forza... - commentò, la bocca spalancata dallo stupore e gli occhi sgranati - gocce d’acqua che cadono dal cielo...stranissimo, ma bellissimo. -
Acqua non poté fare a meno di notare la differenza fra le loro due espressioni: lei triste e abbattuta, la cugina felice come un bambino davanti ad un sacchetto di caramelle.
Le venne da ridere.
- Ok, vieni. Andiamo fuori, facciamo un gioco che abbiamo inventato io e Max quando eravamo piccoli. -
- Ma non sarà pericoloso uscire con la pioggia? - domandò Corallina e Acqua sorrise.
- No, non penso...al massimo ci becchiamo un raffreddore! Ormai è maggio, fa già caldo. -
- Se lo dici tu... -
- Ok, si gioca così: adesso usciamo e stiamo fuori sotto la pioggia senza ripararci sotto gli alberi o cose del genere…la prima che si arrende e torna alla porta perde! - spiegò Acqua mentre andavano fuori.
Rimasero sotto la pioggia battente per più di un’ora: si divertirono un mondo, correndo per il parco e inzuppandosi dalla testa ai piedi. Ma Acqua non smise mai di pensare alla battaglia che si stava svolgendo ad Atlantis. Giocarono a rincorrersi, Acqua insegnò alla cugina ad arrampicarsi sugli alberi (il suo primo impulso era stato quello di spiccare un salto e di muovere le braccia come per nuotare) e risero moltissimo quando, al primo tuono, Corallina aveva fatto un salto per lo spavento.
Stavano ancora ridendo per quel motivo, quando videro Max arrivare dal cancello del parco. Gli corsero incontro e gli si buttarono addosso senza smettere di ridere.
Lui le abbracciò una alla volta e le guardò con aria interrogativa. Avevano entrambe i vestiti fradici e dai capelli appiccicati al viso scendevano goccioline che rigavano loro le guance.
- Il gioco della pioggia! - spiegò Corallina tutta contenta, con un’aria da angioletto. Max la riacciuffò e le mise un braccio intorno al collo, strofinandole il pugno chiuso sui capelli e spettinandola tutta. Per tutta risposta lei gli fece una linguaccia.
- Allora, come vanno le cose? - chiese Acqua, facendosi improvvisamente seria.
- Non molto bene, ma suggerirei di cambiare argomento e magari anche l’espressione terrorizzata delle vostre facce: Lyliana ci sta guardando dalla finestra di camera tua, Acqua. - disse Max salutando con la mano verso la finestra e le due ragazze lo imitarono. Attesero scherzando che la signora ritornasse ai suoi impegni e poi Acqua ripartì all’attacco:
- Non sai quanto sono in pensiero! Cosa succede, allora? -
- È un disastro, continuano ad arrivare altri Cavalieri…stiamo cercando di elaborare una strategia, nel frattempo ho chiesto a tutte le persone disponibili e dotate di poteri di aiutare per ricostruire almeno le case della gente, poi si vedrà. -
- Quindi anche la mamma è...? - chiese Corallina con  tono apprensivo.
- Sì, anche lei sta dando una mano, è normale…dopotutto lei ha un grandissimo potere di ricostruzione. Comunque non ti devi preoccupare perché abbiamo preso tutte le protezioni possibili, quindi lei non è in pericolo. E poi c’è stato un grande miglioramento dopo che si è verificato un fatto strano: sembra che si sia creata una cupola protettiva sopra la città che non lascia entrare nessuno da fuori ma che permette alle persone all’interno di uscire. Copre anche le porte e tutto il perimetro delle mura. Insomma, una vera e propria benedizione.  -  concluse lui sorridendo. Acqua gli accarezzò un braccio per dimostrargli vicinanza.
- Possiamo andare dentro? Ho un freddo cane. - chiese Corallina stringendosi nella giacca che, però, era bagnata fradicia.
- Sì, d’accordo. Siamo tutti stanchi e infreddoliti, che ne dite se faccio un tè? - commentò Acqua. In quel momento era l’unica cosa che si sentiva di fare.
Era stranamente stanca; più del solito, considerato che dormiva due ore al giorno. Anche Max non aveva una bella cera e di sicuro anche lui era distrutto. Ritornarono tutti dentro all’asciutto e si riposarono davanti ad una bella tazza di tè bollente avvolti nelle coperte invernali di Acqua, per asciugarsi almeno un po’.
- Cosa pensi che sia? - chiese ad un tratto la ragazza, svegliandosi dalla specie di trance in cui era sprofondata da un po’, ma rimanendo sempre immersa nei suoi pensieri.
- Cosa? - rispose Max.
- Cosa pensi che sia la cupola protettiva? - ripeté Acqua con aria assorta.
- Non lo sappiamo di preciso. Finché dura la battaglia non abbiamo tempo per guardarci, insomma, siamo un tantino occupati... Però ho provato a fare alcune ipotesi e sono arrivato alla conclusione che finalmente il Dragone d’acqua si sia risvegliato dopo tutti questi anni. Perché, essendo il garante della pace e dell’armonia nel nostro mondo dovrebbe aver fermato questa guerra da un sacco di tempo e invece non si è mai fatto vivo. Ed è una cosa strana...  -
- Già, considera che questa guerra minaccia seriamente di distruggere il mondo e quindi anche il Dragone...non é mai successo che una guerra durasse così tanto...prima che le cose volgessero al peggio é sempre intervenuto.  Questo periodo è stato chiamato il Grande Letargo - lo interruppe Corallina. Evidentemente su quell'argomento era abbastanza informata. Ma neanche lei riusciva a spiegare il motivo della lunga assenza del Dragone. Rimasero per un'oretta a fare congetture sulla causa della comparsa della cupola e, visto che non riuscirono a trovare un motivo più valido di quello di Max, rinunciarono. 



- - - Angolo autrice - - -
E eccomi di nuovo, scusate per l'assenza, ma come avevo detto non ho potuto pubblicare per vari motivi. In questo capitolo veniamo a conoscenza di un piano di Darcon (che ovviamente cercherò di non farvi capire fino alla fine, eheh), Corallina fa un viaggetto sulla Terra e ad Atlantis succede una cosa strana. Tra qualche capitolo scopriremo da dove viene questa cupola protettiva; nel frattempo ricordatevi di questo fatto singolare!
Negli ultimi capitoli si è sentito molto parlare del Dragone e ormai avrete capito che, nonostante il suo lungo periodo di inattività, la sua figura è destinata a ritornare molte volte nei discorsi e nelle azioni dei personaggi. Il Dragone è come una leggenda a cui tutti credono e che tutti prendono per vera, qualcuno spera ancora nel suo intervento, ma non ci vorrà molto perchè queste speranza inizino a sgretolarsi...  
Al prossimo capitolo :)

Alessia Krum
   
 
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