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Autore: An13Uta    06/09/2016    0 recensioni
Il tempo a cui per anni era sfuggito gli faceva mostra della sua tortura più crudele, riservata a coloro che scampavano al suo dominio.
[...]
Il Paradiso gli offriva le proprie porte, ma non aveva nessuna intenzione di entrarvi.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Link, Skull Kid, Tael, Tatl
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tempo.











Skull Kid non aveva idea di come passasse il tempo.

Quanto ne era trascorso?

Un giorno, un mese, un decennio. Forse appena un minuto, forse un intero millennio.

Tenere il conto delle ore che si ammassavano come pietre in una grotta, usate, vissute, ormai inutilizzabili, non era cosa che lo riguardasse.

Dava occhiate alla Torre dell'Orologio per abitudine più che per bisogno, mentre tutto cambiava, facce nuove si sovrapponevano, sparivano, tornavano.

La madre di Anju aveva deciso di abitare in una delle buche di Dampé, l'ultima volta che aveva visto i carpentieri a malapena gli avevano borbottato un insulto. La voce della settima nipote di Lulu si era fatta roca, l'enorme gufo che usava volare per Termina aveva smesso di farsi vedere, persino la principessa Deku era stata rimpiazzata cento volte, e il suo ultimo erede ormai non riusciva quasi più ad alzarsi dal suo trono.

E in mezzo a tutto questo, Skull Kid era rimasto identico.

Un bambino eterno, immune alla vecchiaia, che non comprendeva il cambiamento.

Seduto sulle mura della Città dell'Orologio, le gambe a ciondoloni, fissando un punto indefinito nella foresta che circondava appena i bordi di Termina.



Aspettando.

 

Aveva aspettato per quelli che, nel luogo in cui si trovava, era stati quasi mille anni.

Non si era mosso, passando un tempo indefinito a puntare con i piccoli occhi arancioni quell'ammasso di alberi, sapendo che prima o poi sarebbe spuntato un ragazzino biondo vestito di verde.

Finché un giorno gli si insinuò nella mente un dubbio.

Se fosse successo qualcosa?

Forse Link si era perso nel bosco.

O forse qualcuno gli aveva fatto del male.

Doveva controllare.

Subito.

Skull Kid portò Tael e Tatl con sé, deciso di ripercorrere la strada che portava ad Hyrule.

Ma i Lost Woods sono grandi, e mille anni molti, anche per una fata.

La luce gialla della sua amica si era offuscata col tempo, le sue ali stancate.

Sulla strada del ritorno, una notte, Tatl smise di muoversi. Le era diventato troppo difficile.

Nessuno direbbe mai che per un corpo tanto piccolo ci fossero volute tante lacrime.








Lo spirito bambino non aveva ancora finito di soffrire.






Non sapeva nulla del tempo, di come scorresse.

Ignorava che ad Hyrule fosse passato solamente un secolo, ma un secolo d'inferno, e si rese conto troppo tardi, ormai uscito dal bosco di Termina, che non avrebbe mai potuto tornare indietro.

I Lost Woods erano bruciati, con essi se n'era andata la loro magia. A differenza di quelli da cui era venuto, non permettevano più di spostarsi da un mondo all'altro.

Skull Kid era bloccato laggiù, nella sua casa distrutta, senza più qualcuno su cui contare.

Si rifugiò nella Foresta Sacra, unica frazione ancora piena di vita. Nel terreno soffice in cui affondavano le radici gli alberi ripose Tael, custodito da una bara di singhiozzi.

E ancora una volta, aspettò.

Forse era ancora lì.

Forse Link lo stava aspettando a sua volta.

Cercava di darsi forza, mentre una parte della sua mente si ritorceva dal dolore.

Non avrebbe mai rivisto i Giganti, le sue amiche fate lo avevano dovuto abbandonare, i Lost Woods erano ridotti in cenere, lui era più solo che mai e Link non arrivava.

Stava diventando pazzo di tristezza.

Il suo corpo rifletteva il suo stato mentale.

Aspettò e aspettò, giocando con chiunque gli capitasse a tiro, pregando non lo lasciassero solo e vedendo le sue speranze puntualmente infrangersi.

Skull Kid aspettò, e aspettò.

Il tempo a cui per anni era sfuggito gli faceva mostra della sua tortura più crudele, riservata a coloro che scampavano al suo dominio.

Sedendo inconsolabile sul piedistallo della spada dell'eroe, continuò a illudersi che sarebbe venuto a prenderlo di nuovo, e sarebbero stati insieme.

Link aveva promesso.

E se aveva promesso, sarebbe tornato.

Sarebbe venuto a giocare con lui.

Era il suo migliore amico, l'avrebbe fatto.

Perché gli amici tornano.

Con un ululato distrutto, Skull Kid alzò il volto al cielo notturno e chiese alle Dee di ucciderlo, di far smettere quella sofferenza eterna a cui la sua giovinezza immortale lo aveva condannato, con le lacrime che lentamente creavano piccole pozze stagnanti in cui si rispecchiava un bambino folle di amarezza.







 

Link aveva promesso.


 

*****







-Almeno, ho alleviato i miei rimpianti.-.

No.

Non tutti.

L'Eroe del Tempo aveva forse alleviato ogni altro possibile pentimento, ma uno continuava a bruciargli l'anima.

Non importava quanto il suo discendente migliorasse, c'era sempre quella piccola, quasi insignificante frase che lo tormentava al punto da non potersi concedere di riposare per l'eternità.






Hai promesso.









C'erano state tante promesse che non era stato capace di mantenere, tantissime.

Si sommavano l'una sull'altra, piene di colpevolezza da bambino. Erano promesse difficili, alcune persino impossibili, che alla fine si era perdonato di non aver portato a termine.

Non poteva concedersi un lusso così grande con quella.

Tentava di spostare la colpa su qualcos'altro, ricadendo sempre nell'insultarsi per tanta codardia.

Era una promessa piccola, semplice. L'avrebbe potuto fare ad ogni momento, prima di diventare l'Ombra di sé stesso.

Si tormentava ogni secondo, anche quando non ci pensava.

C'era una perenne fitta al costato a ricordargli cosa non aveva fatto.

A volte, riusciva a sentirne il lamento.







Hai promesso.





Il lupo bianco e d'oro lasciò scivolare una goccia eterea e salata sul muso ferino.

Si accucciò tenendo il capo con le zampe anteriori, inarcando la schiena e singhiozzando, come un umano disperato che si tormenta i capelli con le mani per un terribile, irreparabile errore commesso.

Non riusciva a perdonarsi, non voleva farlo.

Aveva tentato di tornare indietro mille volte, lui che il tempo l'aveva tenuto imbrigliato nella mano come un puledro capriccioso, e non ci era mai riuscito.

Il Paradiso gli offriva le proprie porte, ma non aveva nessuna intenzione di entrarvi.


Gli aveva promesso che sarebbe tornato.




Ma non ne aveva trovato il tempo.




 

   
 
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