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Autore: ClareDub09    07/09/2016    0 recensioni
Chiharu Hanabira, giovane ragazza di quattordici anni, dopo la morte dei genitori comincia ad isolarsi e a mostrare sempre meno le sue emozioni. Riuscirà a ritrovare l'allegria... Oppure il suo passato la renderà pericolosa?
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Fratellino! >> 
Fu proprio quella voce asprigna a distoglierlo dai suoi pensieri, mentre con la sua solita calma si apprestava a voltarsi per vedere meglio la figura del suo interlocutore. 
Abbassò lo sguardo, ed oltre al marciapiede rovinato e mal curato su cui stava camminando, vide un volto a lui familiare. Quei lineamenti tanto particolari, la carnagione cerea ed imperlata di sudore, sotto il sole cocente, proprio come lui. 
Le unghie che premevano nervosamente sui ginocchi sbucciati e sanguinanti, mentre si reggeva a malapena sul posto. 
Quella figura respirava con prepotenza, lasciando che il sangue colasse giù per tutta la gamba destra, i lividi ad incorniciarle il volto sudato. I lunghi capelli castani, spettinati e ribelli che le coprivano parte degli occhi color caramello, spruzzati d'azzurro e verde. La gonna giallastra, macchiata e spettinata, accompagnata dalla maglietta a maniche corte beige altrettanto malandata, di cui piccoli pezzi di stoffa oscillavano silenziosi, alcuni erano totalmente strappati, e volavano via trasportati da quella poca brezza che c'era. 

Quella persona, quella ragazza non poteva non averla mai vista. Lo capì definitivamente quando udì per la seconda volta la voce affannata che lo chiamava. 
<< Fratellino! >> Ripetè lei, con il capo chino e gli occhi sbarrati, osservandolo insistentemente mentre cercava lo sguardo del biondo. 
Solo allora Satoru si degnò di darle una risposta, senza il minimo accenno di un sorriso. Solamente la sua voce. Fredda ed irraggiungibile, seguita da delle parole altrettanto vuote. 
<< Chinatsu? Non stavi facendo il turno alla caffetteria? >> Inarcò un sopracciglio, mettendosi le mani nelle tasche dei jeans e scrutandola dall'alto al basso. In effetti, aveva notato che la ragazza non indossava la sua divisa da cameriera. Si girò definitivamente, spostando lo sguardo sulla strada a pochi metri da loro, mentre la castana si era inginocchiata di fronte a lui, macchiando le mattonelle del marciapiede di un rosso vermiglio. Respirava con affanno, per il caldo e per la stanchezza. Soprattutto per quella. 
Era il quarto lavoro Part-Time quel giorno? Forse era il quinto in quella mattinata. 
Se la ragazza li avesse effettivamente contati si sarebbe fatta due domande sul perchè delle sue condizioni. Ma non voleva smettere di lavorare. Non finchè la sua situazione non sarebbe migliorata, ovvio.
Si asciugó una goccia di sudore che in quel momento stava scendendo sul suo occhio destro, anch'esso provvisto di un grosso livido dalle colorazioni preoccupanti. 
Chinatsu diede un altro sguardo al marciapiede. Una mattonella che premeva contro il suo ginocchio arrossato, rendendo la ferita ancora più grande. Portò una mano davanti agli occhi castani, osservando quasi compiaciuta il sangue che colava come vernice su di essa. 
Incurvò le labbra rosee in un bizzarro sorriso, mentre a tentoni si rialzava da terra, dolorante. << Questo colore... È identico agli occhi di Chiharu >> 
Scrutò meglio il rosso che scivolava sinuoso tra le sue mani, il suo stesso sangue che gocciolava tra le dita e che si posava netto sul marciapiede, senza schizzi o altro. Solo dei puntini rossi, come se fosse stata pittura. E gli occhi
della corvina erano uguali. Erano come il sangue di una ferita. 
Chinatsu l'aveva incontrata da poco. Quelle iridi l'avevano inquietata ed incantata nello stesso tempo. Per questo,
secondo la castana era giusto presentare quella misteriosa ragazza al fratello che tanto adorava, ma che quel giorno non l'aveva degnata di uno sguardo. 

<< Completamente identici... >> Ripetè Chinatsu.
Satoru lasciò trasparire in volto un senso di disapprovazione ed indifferenza che fece tramutare il sorriso della
sorella in uno sguardo serio. In una smorfia amara. Nostalgica
<< Non ho voglia di parlare ancora di Chiharu. Rispondi alla mia domanda >> Fece lui, precedendo il tutto con un sospiro scocciato, sistemando con cautela un ciuffo biondo che mascherava il suo occhio sinistro. 
<< Non dovevi lavorare, oggi? >> Ribadì. La ragazza indietreggiò in maniera meccanica, mentre le ginocchia le tremavano come foglie. Gli occhi sgranati a fissare le scarpe marroni e le labbra dischiuse che mormoravano qualcosa di incomprensibile. 

<< Ho... Trovato un gatto nascosto nel vicolo vicino alla caffette- >> 
Il biondo allungò una mano, tappandole la bocca e alzando improvvisamente la voce. 
<< Okay, ho capito! ... Hai portato un altro gatto in casa, vero? >> E scostò il braccio. 
<< Sì >> Disse lei, ancora incerta sulla possibile reazione del biondo. 
Satoru sospirò rumorosamente << Chinatsu, se porti a casa tutti questi gatti prima o poi ce ne dovremo sbarazzare, lo sai! >> 
<< Io non posso lasciarli in quelle condizioni... >> Sibilò alzando lo sguardo verso il fratello. 
<< Prima di ogni cosa dovresti pensare alla tua salute... >> Sbuffó questo, sentendo poi il peso di quella frase non vera. 
La castana fece un altro passo indietro. Mentre leccava il sangue dalla sua mano. 
<< C'è un motivo se la gente mi chiama Nyacchan... Ed è perchè amo i gatti, e io non potrei mai lasciare che un gatto resti solo e abbandonato. È come se facessero la stessa cosa anche a me... Quindi il lavoro può aspettare! >> 
<< Certo, dillo quando non avremo più soldi! >> Una nota di sarcasmo nelle parole di Satoru. 

<< Fratellino... Posso sapere perchè oggi sei così scorbutico? Ti ho forse fatto qualcosa di male? >> 
<< Non è niente >> Mentì << Tu va' a lavorare >> 
<< Ma quel gat- >> 
<< Ti diminuiranno la paga se continui a saltare più di mezza giornata >> 
La ragazza distolse malamente lo sguardo, gonfiando le guance e fissando la strada su cui le auto sfrecciavano contrastando la brezza mattutina, facendo muovere armoniosamente i capelli castani. 
<< ... Lo hanno già fatto... >> 
<< Davvero? >> Chiese imperterrito. 
<< Sì >> 
<< Allora oggi farai un turno in più. Sbrigati. Vai! >>
<< Io però- >> 
<< Vai! >> 

E la vide allontanarsi sempre di più. Senza voltarsi, senza sorridere. 
La vide correre via, lasciando dietro di sè delle piccole gocce di sangue.

Mentre il vento gli scompigliava i capelli biondi, Satoru non potè fare a meno se non guardare sua sorella andare via. 
Le gambe ferite che avevano preso a muoversi con rapidità. 

Confondendosi con le alte chiome degli alberi di ciliegio, sotto i raggi del sole, Chinatsu corse via dalla strada, da quel marciapiede. E quando il giovane fece un passo avanti per fermarla, non la vide più. 


                                                                  *** 

"Un caffè macchiato! Prepara un caffè macchiato" 
Quella voce premeva nervosa nella mente di Chinatsu, quando in realtà aveva ben altro a cui pensare. 
<< Spero solo... Che quel gatto stia bene >> Si morse il labbro, iniziando ad imprecare contro il fratello che l'aveva costretta a tornare in quella caffetteria. 
Ci lavorava due volte alla settimana, anche di più se la castana riusciva a permetterselo. Non era un lavoro difficile, bastava preparare il caffè e servire ai tavoli. Per di più, da quando la ragazza aveva iniziato a lavorare lì, i clienti erano aumentati gradualmente. 
Tutti ragazzi, che aspettavano solo l'orario d'apertura per "gustarsi" la bellezza della giovane, che con la sua divisa da Maid serviva loro ciò che era stato ordinato. 

Un'ancora più esausta Chinatsu iniziò a montare il latte, nemmeno con troppa grazia, e con l'altra mano cercava di stringere l'elastico rosso che teneva fermi i suoi capelli bruni e ribelli. 

La caffetteria in cui lavorava era un luogo abbastanza piccolo e poco frequentato, messo in piedi partendo da un vecchio appartamento abbadonato da anni.
Non aveva molto personale, anzi, c'erano solo Chinatsu, due ragazze con cui non aveva mai parlato ed infine il suo capo, un uomo sui venti, dal carattere tutt'altro che amichevole. Però l'aveva sempre pagata bene, quindi la castana non aveva nulla di cui lamentarsi. 

Versò la sottile schiuma di latte su quello che doveva essere un espresso, ma che sembrava solo un liquido nerastro parzialmente bruciato e fumante. 
Appoggió senza la minima cura la bevanda, accompagnata da qualche onigiri messo lì come contorno su un vassoio in argento, uscendo poi dalla cucina, sfrecciando poi tra i tanti tavoli. 

S'avvicinò pavida al tavolo del cliente, al quale diede uno sguardo veloce. Intravide per poco tempo una giacca nera. Una divisa. Non così diversa dalla sua uniforme scolastica. 

<< Ju-Jun?! >> Balbettó con occhi sgranati. Il castano le sorrise. 

Chinatsu non era ancora sicura sull'identità del ragazzo seduto di fronte a lei, con entrambe le mani a sorreggergli il volto e l'abituale espressione pacifica. 
I ciuffi castani, ordinati come sempre. Il suo viso innocente, sprovvisto di occhiaie o altro. Ed infine gli occhi. Smeraldini e vitrei. 
Semplicemente perfetto. 
Solo allora capì di trovarsi di fronte al primo della classe, Jun Ozawa. 

<< Chinatsu, non sapevo che lavorassi qui! >> Prese in mano la tazza di caffè, soffiandoci dentro con cautela. <
<< Ma va... Non mi stanco mica, nya! >> Portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sistemandosi la gonna nera e bianca. 
<< Allora mi spieghi il perchè di quei lividi? >> 
La giovane guardò per qualche secondo le ferite che non aveva disinfettato. I ginocchi non sanguinavano più, ma erano arrossati e non poco. 
Chinatsu fece un respiro profondo, fissando Jun. 
<< Gatti. Gatti su gatti. E graffi. Sì, insomma... Hai presente il vicolo qui vicino? È strapieno di gatti! >> Asserì, mettendosi le mani sui fianchi. 
<< Capisco >> 
<< Ma ci sono abituata. Certo che però quelli di quel vicolo sono veramente agitati... >>
<< Beh, sicuramente non puoi tenere tutti i gatti randagi del mondo in casa tua, anche se è un bel gesto... >> 
La castana riprese il vassoio argenteo tra le mani. << Me l'ha detto anche Satoru... Oggi sembrava nervoso. Non ha fatto altro che dirmi di lavorare... >> 
Jun sorseggiò il caffè macchiato, tenendo saldo il manico della tazzina di ceramica, per poi appoggiarla delicatamente sul tavolino nero pece. 

<< Cosa? >> Chiese ingenuamente Chinatsu quando l'espressione del castano era diventata una smorfia di disgusto. 
<< Penso... Che tu abbia esagerato con le dosi >> Si sforzò di dire, mentre un filo di vomito gli attraversava minacciosamente la gola. Portò una mano su di essa, Chinatsu, ancora confusa si limitava a stringere il vassoio appoggiato sulla sua gonna. 
<< Non capisco >> 
<< Senza offesa, ma questo caffè è completamente bruciato, inoltre c'è veramente troppo latte! >> 
La castana esitò un attimo prima di aggiugere parola.  
<< A-Ah...! Scusami... Se v-vuoi te lo posso rifare... >> Strabuzzò gli occhi. 
<< Ma va, figurati >> 
<< Devo essermi distratta mentre lo preparavo... Ma ora te lo riporto subito indie- >> 
<< Fujiwara! >> Gridò una voce alle spalle della ragazza, che si girò verso la porta dell'ufficio del suo capo. Lì, con una mano fissa sulla maniglia ad osservarla con uno sguardo di ghiaccio. 
<< A-Arrivo! >> Farfugliò, presa alla sprovvista. << Ah, Jun...Bye Bye e Nya! >> Sussurrò facendogli l'occhiolino. Lui sorrise a sua volta. 
<< Fujiwara! >> Il cognome della ragazza, pronunciato freddamente dal suo direttore, echeggiò per tutta la caffetteria. 
<< Arrivo! >> 
Si scusò con Jun e si chiuse alle spalle la porta dell'ufficio. 


                                                              *** 

<< Di che cosa voleva parlarmi? >> Si sedette, incerta. 

Ritrovarsi faccia a faccia con lui, Kazuhiro Miyake, non era certo una delle situazioni migliori che le potessero capitare. 
Kazuhiro, il ventinovenne tanto temuto dalla ragazza, si accomodò appoggiando i gomiti su un tavolo di vetro su cui vari fogli e documenti erano ammucchiati tra loro, fissando rigido la castana. 
Quest'ultima era agitata. Troppo agitata. Schioccava irrequieta la lingua contro il palato, mentre attendeva risposta. 
Il ventinovenne prese a parlare, con una mano sorreggeva la testa, l'altra giocava con una corta ciocca di capelli. 
Nonostante l'età, l'aspetto di Kazuhiro era identico a quello di uno studente delle superiori. Dimostrava diciotto anni, probabilmente per la corporatura minuta e per il viso apparentemente angelico, che non combaciava per niente con i suoi modi di fare piuttosto sgarbati. 

<< Fujiwara, sarò breve... Non puoi continuare a saltare il lavoro in questo modo! È l'ennesima volta che ti prendi mezza giornata libera. Per cosa, poi? Per portarsi a casa dei gatti?! E ti sei vista? Credi forse di poter venire conciata così? Questo lavoro non è un gioco! >> 

<< Mi scusi... >> Fu l'unica cosa che riuscì a dire lei, mentre angosciata, ascoltava la voce artefatta di Miyake. 
<< Non bastano delle semplici scuse. Ti ho assunta credendo che saresti venuta qui come stabilito. Non ti sto chiedendo la luna, devi prendere le ordinazioni, preparare ciò che è stato chiesto e servire. Tutto qui! Due volte alla settimana, per poche ore. Per cui se per te è più importante salvare degli stupidi gatti faresti meglio ad andartene ora! >> 
La castana non spiccò una parola. Restò in silenzio ad ascoltare la ramanzina dell'uomo che giungeva al termine. 
<< Se ti servono soldi sei tenuta a fare il tuo lavoro decentemente! >> 
<< Mi scusi... Le prometto che farò del mio meglio... Adesso potrei tornare in cucina? >> 
<< No. Tornatene a casa, ci penseranno le altre. E scordati che io ti paghi! >> 

<< Ho capito. Allora arrivederla e buona giornata... >> Si alzò, sbattendo rumorosamente la porta. 

[...] 

"Che m'importa? Tanto di lavori me ne trovo quanti ne voglio!"
Si ripeteva la ragazza, mentre varcava la soglia della porta d'ingresso della caffetteria. 
Tirò fuori il cellulare, a tinta verde chiaro. Digitò velocemente il numero del fratello, per poi avvicinare il telefono all'orecchio sinistro. 

<< Rispondi, dannazione, rispondi! >> Digrignò i denti. 

Finalmente udì la voce del biondo. 

<< Chinatsu, che vuoi? >> 
<< Satoru! ... Ancora di cattivo umore, eh? >> 
<< Lascia perdere. Che vuoi? >>
<< Avevi ragione, mi hanno diminuito la paga... Magari mi licenziano pure! >> 
<< E perchè sei tanto entusiasta? >> 
<< Io ci sto provando ad essere gentile con te... Ma so che tu non lo farai... Dopotutto non c'è nessuno qui >> 

<< ... Di cosa stai parlando? >> Per la prima volta in quella giornata, Satoru mostrò un segno di curiosità nella discussione. 

<< Di te. Seriamente, fratellino... Basta con questa sceneggiata, lo so che non mi sopporti. So che non sopporti di stare con me >> Iniziò a ridere. << Come darti torto, poi? Anche io mi sarei sentita a disagio se in un giorno qualsiasi mi avessero detto- >> 

Non terminò la frase che Satoru le aveva chiuso il telefono in faccia. 

<< ... Fratellino? >> 
Niente. 


                                                      ***


<< Sono a casa! >> Strillò Chinatsu, intenta a togliersi l'uniforme da Maid. 
Quella divisa era bella, sì. Ma col passare delle ore diventava stretta e sudaticcia, e durante il lavoro gli sguardi dei clienti non aiutavano per niente. 

Si sciolse i capelli. L'elastico rosso venne lanciato via da qualche parte. 
Il corpo di un gatto bianco iniziò ad avvinghiarsi sulla gamba della giovane. Abbassò lo sguardo, notando con piacere il piccolo animale. 
<< Ciao, mi stavi aspettando? >> Lo sollevò da terra, abbozando un sorriso. 
Gli occhi neri a fissarla, e un miagolio che uscì dalla piccola bocca dell'animale. 
<< Almeno tu mi stai vicino, eh? >> 
Si guardò attorno. Nemmeno l'ombra di Satoru. Solo la luce fioca della sua camera. 
<< Sai dov'è andato mio fratello? >> 
Un altro miagolio. 
<< Hai fame...? ... Mi dispiace, non posso comprarti nulla... >> 
Lasciò che le zampette del gatto toccassero il pavimento. 
<< Sarà il caso di cercare un altro lavoro Part-Time... >>

Un altro lavoro da cercarsi. Quello di Chinatsu era come un interminabile Deja-Vu... 

Trafficò in un cassetto a lato del letto sfatto, scrutando poi due fotografie. 
Incorniciate. Raffiguranti due momenti così simili, ma così diversi nello stesso tempo. 

Le era balenato un pensiero. Un'immagine. 
Per un solo istante. Quello che le bastava purchè le tornasse in mente la scena di qualche anno fa. 
La voce assillante di una donna, il suono sordo di un piatto che s'infrangeva sul suolo, sbattuto con prepotenza, le schegge che cadevano, e una bambina tagliarsi con esse poco dopo. 
La figura di un uomo che conosceva appena, mentre consolava la donna, ma che se ne stava in disparte da tutto il resto. 
La suoneria del cellulare, le grida, le urla, i pianti, gli insulti... 
Un ragazzo, nascosto dietro la porta, un occhio a sbirciare dalla serratura tutto quel caos generato. 
Poi il silenzio. Un breve silenzio. 
E di nuovo la baraonda. 
La vera calma arrivò solamente quando quella bambina, quella che si era tagliata con il vetro, grondante sangue da entrambe le mani, iniziò a piangere. 
Non per i tagli, bensì per le grida. 
Piangeva, piangeva finchè gli altri non andavano da lei. 
E poi tutto taceva. 


Chinastu quando era piccola si era chiesta più volte del perchè di certe scene. E scoprirne il motivo fu una delle cose peggiori della sua vita. 

Però aveva anche dei bei ricordi della sua infanzia, prima che arrivasse quel giorno. 
La castana ricordava perfettamente il momento in cui le era stato regalato un gatto. 
Un gatto nero, dal muso bianco e occhi verdi. 

Ricordava ogni singolo dettaglio della sua Yami. 
Il pelo corto, le zampette e le unghie affilate, gli occhi vivaci... Ma soprattutto il colore nerastro, di cui la ragazza aveva preso ispirazione per il nome. 

Era un gatto socievole, che aveva scaldato il cuore di tutta la famiglia Fujiwara. 
Anche di Satoru. Che in quegli anni se ne stava ancora in disparte dalla madre e dalla sorella. Soprattutto da lei. 
Ma con Yami si trovava bene. Anche Chinatsu si trovava bene con lei. 
Quella era la sua prima esperienza con un gatto, e con il passare del tempo si innamorò di quell'animale. 
Un gatto che riuscì a far cessare liti, urla, depressione, insania... 
E a Chinatsu piaceva vedere come Yami portasse l'allegria in quella casa. Le piaceva vedere Satoru sorridere. 

Ora invece non lo faceva più. Non la sopportava. La odiava. 

Chinatsu aveva pur sempre la compagnia di Jun, di Chiharu, quella ragazza super misteriosa... Ma non aveva l'appoggio del fratello. 

Si fingeva protettivo con lei, solo in presenza di altre persone. Poi la sua, la loro recita finiva lì, e i due non si parlavano più. 


Chinatsu diede un altro sguardo alle fotografie. Erano due foto di famiglia. 
La prima, scattata sotto gli alberi di ciliegio, in cui erano presenti lei, sua madre e suo padre. Tutti e tre sorridenti. 
Chinatsu allora avrà avuto come minimo cinque anni. 
Nella seconda era tutto diverso. 
Niente alberi di ciliegio, nessuna Chinatsu di cinque anni, nessun sorriso. 
Solo sua madre, la ragazza e Satoru. 
Perchè lui arrivò solo qualche anno dopo nella famiglia, nonostante Chinatsu fosse di un anno più piccola del fratello... 
Proprio perchè non era effettivamente suo fratello. 



ANGOLO AUTRICE

Si vede tanto che ho fatto questa "roba" solo perchè non voglio continuare la parte dei sotterranei...?

Allora... Questo Extra su Chinatsu non ha senso. Forse ne ha un po' di più rispetto ai precedenti... Ma questo rimane comunque uno dei capitoli peggior scritti (come se gli altri li avessi scritti bene...)  

Cooomunque... In questo schif... extra ho dato un piccolo assaggio del passato di Chinatsu... Ovviamente ci sarà una seconda parte, per cui se vi va fatemi sapere cosa ne pensate, ne sarei felice. 
Bye bye! 



 
   
 
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