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Autore: Fielda    07/09/2016    3 recensioni
“Non puoi vergognarti per qualcosa che ha trasceso lo spazio e il tempo! Qualcosa che è venuto prima di loro!”
“Se voglio sotterrarlo non è perché me ne vergogno” ribatté lei, mantenendo la calma. “Le nostra strade si sono divise tempo fa. È inutile rivangare quello che avrebbe potuto essere”
“Quello che avrebbe dovuto essere!” sbottò lui al culmine dell’ira, alzandosi e andando a piantare le mani nella balaustra del balcone, come a voler sfogare contro il mondo il veleno che covava dentro.
***
Tratto dall’ultimo capitolo:
“Rukia, vuoi dirmi qualcosa?”
Rukia tornò a guardarlo. Aveva gli occhi lucidi e le labbra tremavano dai pensieri che non riusciva a buttare fuori.
“Non lo so”
- Spudoratamente Ichiruki -
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Inoue Orihime, Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Renji Abarai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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Rukia e Renji si erano sistemati nella camera degli ospiti, mentre Ichika avrebbe dormito nella cameretta di Kazui.
 
Lei era già a letto mentre il marito perdeva tempo in bagno; Renji era ancora piuttosto brillo e ci stava mettendo più del dovuto a prepararsi per andare a dormire.
 
Anzi, quando fece il suo ingresso Rukia capì immediatamente che dormire non era ciò che l’uomo aveva in mente.
 
Renji infatti era uscito dal bagno completamente nudo, con i lunghi capelli sciolti che gli ricadevano lungo le spalle come ad avvolgerle in un morbido abbraccio; aveva fatto un giro sfilando intorno al letto per farsi ammirare, guardandola con un sorrisetto divertito. Anche se la sua intenzione era fare lo scemo, il suo corpo coperto di tatuaggi e scolpito dai duri allenamenti non poteva che trasudare sensualità e desiderio.
 
Rukia non riuscì comunque a trattenere una risata. Era in situazioni come questa che si ricordava cosa l’aveva fatta innamorare di lui.
 
“Ridi pure, biondina, ora te lo tolgo il sorrisetto da quel bel faccino” la provocò infilandosi sotto le coperte. “Ehi, io non sono bionda” protestò lei senza riuscire a staccare gli occhi dallo statuario corpo di suo marito.
 
“Se vuoi ti ci faccio diventare” Renji doveva sentirsi molto sexy, ma l’immagine che suscitò in entrambi aveva ben poco di sessuale. “Se provi a farne una qua sotto giuro che scappo” ridacchiò Rukia scostandosi teatralmente.
 
Era incredibilmente attratta da lui, ma non era capace di sbarazzarsi di un vago senso di imbarazzo; come se fare l’amore fosse una cosa nuova per lei, o come se non avesse visto Renji per un periodo molto lungo. Cercò di scostare quella sensazione dalla mente, temendo che l’avrebbe portata su sentieri troppo pericolosi.
 
“Non intendevo quello, torna qui!” Renji la afferrò trascinandola contro di sé con la stessa facilità con cui avrebbe spostato una bambola. La sua mano scivolò lungo la guancia di Rukia, allargando le dita man mano che si avvicinava alla nuca e facendo una leggera pressione, come se potesse penetrarla attraverso la pelle.
 
Il suo ghigno era carnalmente lascivo, ma i suoi occhi sembravano ammirare la cosa più bella del mondo. Ecco, ora avrebbe saputo rispondere a Ichigo: si era innamorata di lui la prima volta che l’aveva guardata così.
 
Deglutì, vergognandosi di sé stessa. Era lì con Renji e la sua mente continuava a correre da Ichigo.
Ichigo. Devi togliertelo dalla testa, accidenti.
 
Eppure, chissà se anche lui era in atteggiamenti intimi con Orihime, qualche stanza più in là.
“Che ti prende?”
 
Ebbe un sussulto. Renji doveva essersi accorto che la sua attenzione si era spostata altrove. E infatti la stava guardando, perplesso e contraddetto.
 
“Nulla” si affrettò a spiegare. “Troppe emozioni oggi” aggiunse con un debole sorriso.
 
L’uomo abbassò lo sguardo, non per imbarazzo ma perché ciò che avrebbe detto gli causava un inaudito sforzo. “Vuoi che ti lasci dormire?”
 
“No” Rukia gli afferrò il viso con entrambe le mani, riportandolo verso di sé. Lo guardò, l’ironia era scomparsa dal suo viso; sembrava quasi preoccupato per quegli sbalzi d’umore.
 
Non voleva che quell’espressione che tanto le piaceva se ne andasse. Si avvicinò e posò le labbra sulle sue, tenendo gli occhi socchiusi per godersi il calore della sua pelle e del suo respiro, ma anche per esser sicura che tornasse quello di prima.
 
Quel contatto le donò un brivido e istintivamente schiuse le labbra. Renji infilò la lingua attraverso di esse, prepotentemente, e scivolò sopra di lei, imprigionandola tra le sue braccia. Il contatto con l’esile corpo di Rukia, pressoché privo di rilievi ingombranti, era totale e Renji le allargò le cosce, insinuandosi al loro interno con foga e impazienza. Continuava a baciarla avidamente mentre i suoi capelli rossi si attorcigliavano sul viso di entrambi e cercavano di intromettersi in quell’umido e intimo contatto.

* * * * *
 
Ichigo entrò nel letto silenzioso come una piuma. Aveva passato molto tempo in meditazione sul gabinetto in attesa che sua moglie si addormentasse; quella sera non aveva proprio voglia di parlarle né di fare qualsiasi altra cosa.
 
Purtroppo per lui, Orihime era sveglia e si rotolò verso di lui non appena si sdraiò. “Ciao” disse divertita, “Pensavo ci fossi caduto dentro”
 
“Credo di non aver digerito qualcosa” mentì, abbandonandosi supino e chiudendo gli occhi. La donna si arrampicò lungo il suo braccio fino ad arrivare al suo petto, dove appoggiò la testa. Rimasero in silenzio, ma Orihime poté giurare di sentire il cuore di suo marito battere più forte del normale.
 
“C’è qualcosa che ti turba?” domandò d’improvviso, fattasi seria. Ichigo non aprì nemmeno gli occhi per risponderle. “No, nulla”
 
“Sei strano” Orihime tirò su la testa, appoggiandosi con i palmi al suo petto, per guardarlo meglio in viso. “Sei più mogio del solito”
 
“Non sono mogio, ma ora lasciami dormire, dai” la incitò affettuosamente lui, posandole una mano sulla chioma. Lei lo scrutò per qualche secondo; il viso solitamente disteso e sereno come quello di un bambino era in quel momento impercettibilmente contrito.
 
“Forse so come rilassarti” sussurrò; si chinò su di lui e lo baciò, insinuando la lingua tra le sue labbra chiuse.
 
Ichigo avvertì l’abbondante seno della moglie, coperto solo di un sottile strato di tessuto, premere insistentemente contro il suo petto e i capezzoli bollenti strusciare sulla sua pelle; poi sentì le sue dita percorrere delicatamente i contorni dei suoi muscoli e la sua coscia muoversi appena contro la propria.
 
Il suo corpo non poté far altro che reagire e accendersi; mentre lei accarezzava il suo corpo Ichigo le sfiorò la coscia che lo stava ghermendo e afferrò il lembo della camicia da notte; la sfilò lentamente, assaporando con le mani ogni forma del suo corpo finché non raggiunse la testa; Orihime, scostata dal suo corpo per consentirgli di spogliarla, rimase in slip.
 
La afferrò per le spalle e la sbatté sul letto, mettendosi a cavalcioni sopra di lei; senza smettere di guardare i suoi occhi estasiati, si tolse la maglietta con una calma esasperante.
 
Lei era una donna irresistibilmente formosa e qualunque uomo l’avrebbe bramata, ma sapere che il desiderio che provava verso di lui era pari se non superiore al suo lo eccitava e gli infondeva il coraggio di osare ciò che prima nemmeno sognava.
 
Era appena riuscito a concentrarsi appieno su di lei quando il silenzio assordante della notte venne rotto da deboli gemiti di sottofondo.
 
Ichigo si arrestò; i suoi occhi sbarrati andarono alla parete da cui sembravano provenire quei suoni. Anche prima di abituare il suo orecchio a quello sbalzo uditivo sapeva che si trattava di Rukia.
 
L’uomo stava dando la schiena alla finestra attraverso cui filtravano sottili raggi di luce provenienti dai lampioni, e il suo viso si trovava perciò in controluce, ma Orihime si era accorta che aveva interrotto bruscamente l’amplesso.
 
Doveva aver pensato che si fosse spaventato per un rumore non identificato, perché lo accarezzò lievemente sussurrando: “Sono solo Rukia e Renji, tesoro”
 
Si godette per qualche intenso istante i dolci gemiti di Rukia, ancora più inebrianti di come li aveva sempre immaginati; ma rapidamente quella piacevole sensazione di abbandono venne offuscata da quel muro che li divideva e rendeva la sua voce, così come la sua presenza, ovattata e lontana.
 
E improvvisamente una feroce rabbia lo colse, facendogli bruciare il petto come trafitto da un tizzone ardente. Le mani iniziarono a tremare e tutto ciò che sentiva di volere era prendere a pugni il muro e sfogare così la sua ira, non importava se sarebbe rimasto insoddisfatto e sanguinante, sarebbe solo stato finalmente in sintonia con il suo animo ferito.
 
Perché non riesco a darmi pace...
 
Neanche non vederla per lungo tempo aveva scalfito quel legame, rimasto inalterato da spazio e tempo, persino da vita e morte. Neanche sposare Orihime, una donna che nessuno avrebbe osato definire altrimenti che perfetta, era riuscito a distoglierlo da quei grandi occhi cobalto che ancora sognava intenti a rimproverarlo in quelle occasioni in cui la sicurezza in sé stesso l’aveva abbandonato. In ogni cosa che faceva, in ogni emozione che provava risentiva la sua voce calda e incoraggiante, come se mai si fossero separati, come se la loro anima fosse sempre stata una cosa sola.
 
Guardò Inoue, che stava aspettando con gli occhi fissi verso la sua sagoma buia; si accanì su di lei, sul suo collo, leccandolo e succhiandolo come se avesse potuto aspirarle la vita; irruppe con la mano nei suoi slip fino alla sua intimità, torturandola tanto che lei strinse le gambe in preda a elettriche convulsioni.
 
“Ichigo, piano” supplicò lei, per un momento intimorita da quella furia improvvisa, agguantando la sua mano nel vano tentativo di rallentarlo.
 
Ichigo la zittì con un brutale bacio, bagnato e vigoroso, mentre liberava il suo membro dalla sua prigione di stoffa; Orihime, impotente e innegabilmente eccitata da quella dominanza, si lasciò trasportare.

 
   
 
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