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Autore: Itsmary17    08/09/2016    1 recensioni
Dopo sei settimane dal suo esilio, Rumple torna a Storybrooke. Tuttavia ad attenderlo c'è una brutta sorpresa: Belle sembra essere andata avanti piuttosto velocemente, rifacendosi una vita con Will Scarlet. Ma cosa si nasconde dietro tutto ciò? Cosa prova davvero Belle?
|| Basato sulla seconda parte della quarta stagione ||
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor, Gold/Tremotino, Will, Scarlett/Il, Fante, di, Cuori
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTA: Hello everyone! Sono tornata e con un nuovo racconto -purtroppo- pieno di angst, un angst forzato dagli episodi che ho scelto di centralizzare. Come tutti sappiamo, nella seconda parte della quarta stagione Belle, dopo aver “esiliato” Rumple da Storybrooke, sembra ritrovare la pace con Will Scarlet, il fante di cuori protagonista di Once Upon A Time in Wonderland. Tuttavia, entrambi hanno un proprio True Love, e dato che i produttori non hanno mai spiegato il perché Will fosse tornato a Storybrooke (non era forse diventato il re bianco di Wonderland?) e perché senza Anastasia, o perché Belle avesse scelto proprio lui, o che cosa provassero quando erano insieme, io ho deciso di provare a raccontare la storia dalla parte di Belle… dimostrando che non è tutto oro quello che luccica! Spero vi piaccia.
Tutti i dialoghi e le scene, ad eccezione della prima, sono riportati fedelmente.
 
Love isn’t easy as it seems.
- Volete ordinare qualcosa?
La voce burbera di Granny mi riporta alla realtà.
Sollevo lo sguardo e fisso Will, stupendomi per un attimo di non ritrovarmi davanti il suo viso. E i suoi capelli lunghi, i suoi occhi spenti (che stranamente, però, quando io ero nei paraggi diventavano spesso luminosi), le sue mani attorcigliate e la fronte corrugata.   
Scuoto leggermente la testa.
No, quello di fronte a me è proprio Will. Solo Will. Non Rumple. Will.
- Allora? - esorta Granny.
- S-si... - balbetto, cercando di tornare lucida - Prendiamo due hamburger e due thè freddi.
- Veramente io vorrei una birra - interviene Will.
Il sangue mi si gela nelle vene.
Mi son nuovamente dimenticata di non avere davanti Rumple, ma Will.
E a Will il thè freddo non piace.
- E facciamo un tramezzino. Doppio - continua, fissando uno sgargiante menù.
E neanche gli hamburger. Non gli piacciono neanche gli hamburger.
- Va bene, ora vi porto tutto - dice Granny, e mi lancia una lunga occhiata ammiccando al ragazzo seduto di fronte a me, del tipo "finalmente te ne sei trovata uno buono".
Le faccio un sorrisetto di circostanza, ma lei non deve notarlo perché se ne va soddisfatta.
- Perché hai ordinato anche per me? - mi domanda incuriosito Will.
- Oh beh, io...
Io sono abituata così con Rumple, mi viene da rispondere. Ma mi fermo in tempo.
Will, notando il mio imbarazzo, allunga una mano e la appoggia sulla mia.
- Sta tranquilla. Va bene. Era un gesto strano ma... dolce.
Mi accarezza lentamente il dorso della mano. Per un attimo ho un moto di repulsione e mi ritrovo a staccare la mano dalla sua.
- Oh, beh, non fa niente – e scaccio la faccenda con una scrollata di capo.
Lui non ribatte e ne segue un lungo e imbarazzante silenzio.
Alla fine paghiamo il conto e usciamo.
Will mi prende per mano, ma è più un gesto meccanico che un atto romantico.
Tuttavia, il mio pugno si schiude dolcemente e gli concede di entrare, di incastrare le sue dita fra le mie.
Ma è come se fossero due pezzi di due puzzle differenti.
Non stanno bene insieme.
Decido di ignorare la cosa e mi sforzo di fare conversazione.
- Quindi, mh, ti è piaciuto il pranzo?
- Si, niente male.
Fine. Non so che altro dire.
Per fortuna a un certo punto interviene lui a spezzare il silenzio che è andato creandosi intorno a noi.
- Dove andiamo?
- Beh, a ca...
Mi blocco. Quella non è "casa". Non per Will.
- Al negozio. Andiamo al negozio.
Lui non commenta.
Si limita ad allentare la presa sulla mia mano. Lo lascio fare.
 
 
La strada è deserta, lunga e buia. Solo pochi lampioni lottano ancora contro l’oscurità, opponendosi con le loro deboli lucine alle incombenti tenebre. A quella vista il ricordo di Rumple mi si affaccia alla mente, ma mi sbrigo a scacciarlo.
- Belle, ci sei? Siamo arrivati - dice Will, scuotendomi una mano di fronte alla faccia.
- S-si, certo.
Apro la borsetta, afferro le chiavi e mi prodigo a infilarle nella toppa.
È in quel momento che lo sento.
Una strana sensazione mi pervade lo stomaco e mi blocca la gola.
Rumple è qui.
Ma come è possibile?, mi domanda una vocina nella testa. Io stessa, sei settimane fa, l’ho costretto ad attraversare i confini della città. Me lo sarò sognato.
Per precauzione faccio una rapida scansione della via con lo sguardo. Nulla.
Eppure, quella strana sensazione di essere osservata e che a fissarmi siano proprio i suoi occhi non si decide a smuoversi dal mio stomaco.
- Belle? – domanda Will impaziente, riportandomi alla realtà.
- Si, scusami.
Devo essermelo certamente sognato.
Apro la porta e gli faccio cenno di entrare per primo.
- La cavalleria non diceva forse “Prima le signore?” – sghignazza lui.
- Oh, andiamo – lo spingo dentro e mi chiudo la porta alle spalle, e con essa anche il mio passato.
 
 
Una volta dentro, Will inizia a girovagare con fare curioso.
- No! Quello non toccarlo! – urlo.
Troppo tardi. Il mappamondo trasparente inizia a girare all'impazzata e alla fine precipita rovinosamente a terra, infrangendosi in mille pizze.
- Oh, per mille diavoli, scusa. Era un pezzo importante?
No, tranquillo. Era solo ciò con cui lui ha ritrovato il figlio perso da secoli.
Una certa tristezza mi invade e il ricordo di Rumple ritorna prepotente.
Scuoto la testa.
- Lo era. Ma ora non importa.
Afferro una scopa e inizio a spazzare via non solo i cocci, ma anche la tristezza.
- Oh, bene, meglio così! - commenta Will. E riprende a curiosare.
- Ci sono un sacco di oggetti interessanti qui.
- Già.
- Mr. Gold si è davvero impegnato molto.
- Eh sì.
- Strane manie filatorie? – dice a un certo punto, indicando l’arcolaio.
Sussulto e mi avvicino all’oggetto, iniziando ad accarezzarlo.
- Mi aiuta a dimenticare – sussurro, ricordando le sue parole la prima volta che lo avevo sorpreso a filare nel bel mezzo della notte.
- Cosa? – mi domanda Will, con un cipiglio alzato.
- Niente, niente.
Lui capisce che deve essere un oggetto legato non solo al passato di Rumpelstiltskin, ma anche al mio, e non insiste, passando oltre.
- Chissà come è riuscito ad ottenere questa – esclama infatti poco dopo, accarezzando una spada dall'impugnatura dorata.
- Mmh.
Mi avvicino a lui e gli afferro la mano, allontanandogliela dall'oggetto.
- Quella non si tocca.
- Ma stavo solo...
- Non si tocca!
Ridacchio e lui mi segue, prendendomi poi per i fianchi.
Ma, invece di provare quell’amore che mi riempiva la mente e il cuore quando ad abbracciarmi era Rumple, non sento niente. Solo un grande vuoto e una sensazione di sbagliato in bocca.
Alzo lo sguardo confuso verso il suo viso.
- Che c'è? - mi domanda.
Invece di rispondere, lo afferro per la maglietta, lo avvicino a me e lo bacio, sperando di colmare il vuoto che sento dentro.
Lui non se lo lascia ripetere due volte e ricambiare il bacio.
Ma non cambia nulla.
Ci stacchiamo, guardandoci negli occhi. Leggo in lui la mia stessa confusione.
Per un attimo mi domando se anche lui senta un vuoto dentro. Se anche lui senta come se mancasse qualcosa, come se tutto fosse sbagliato.
- Tutto bene, Belle? - mi domanda.
Forse mi faccio troppe paranoie.
Scaccio i dubbi con un gesto della mano.
- Tutto bene.
 
 
- Il Signore Oscuro è a Storybrooke.
La realtà mi crolla addosso e il peso di quelle parole grava improvvisamente nell’aria.
- Il… Il Signore Oscuro è qui? – domando con gli occhi sbarrati e il cuore in gola.
- Si, Belle, e mi servirà il tuo aiuto per impedire che faccia del male ad altre persone, come già ha fatto a te – le parole di Regina son ben pesate e studiate nei minimi dettagli, tuttavia non me ne curo.
Il Signore Oscuro è qui.
Rumple è qui.
Tutto il dolore delle scorse settimane si riappropria del mio corpo. Eppure, è come se una parte di me fosse già consapevole della cosa e non se ne stupisse più di tanto.
- Se posso dare una mano… - mi propongo, con le parole che prima di uscire temporeggiano un po’ sulle labbra.
- Oh, speravo lo dicessi – sussurra Regina, con uno strano ghigno malefico.
Quindi allunga la mano verso il mio petto e ne strappa via il cuore.
E improvvisamente mi sento bene.
 
 
- Rumpelstiltskin… Rumpelstiltskin… Rumpelstiltskin!
Mi ritrovo a sussurrare il suo nome al nostro pozzo. Il luogo dove tutto ha avuto inizio.
Dove l'ho riconosciuto appena il sortilegio è stato spezzato.
Dove ci siamo scambiati un primo vero bacio.
Dove ci siamo scambiati delle bellissime promesse, giurandoci amore eterno.
- Ciao, Belle.
Quasi non posso credere che sia stata la sua voce a parlare.
Mi giro lentamente e me lo ritrovo davanti. In carne, ossa e pugnale. L'immancabile pugnale. Che io gli ho inconsciamente ridato.
- Ciao – sussurro.
- È un posto strano per incontrarsi – mi dice, indicando il pozzo.
Il nostro pozzo.
Quanto sembrano lontani quei tempi.
Son stata settimane a piangere la sua mancanza. È vero, era stato un egoista e bugiardo e mille altre cose... ma lo aveva fatto solo per liberarsi di quel pugnale che gli aveva provocato tanti danni.
- Se quel pugnale fosse finito nelle mani sbagliate, avrei potuto ucciderti... Non per mia volontà, ma per il volere di un altro. E non avrei potuto far nulla per impedirlo - mi aveva detto una volta.
Subito dopo mi ero risvegliata ansimante. Era stato solo un sogno. Ma da lí mi ero resa conto delle vere intenzioni che avevano spinto Rumple ad agire in quel modo.
Lo avevo perdonato? No. Ma lo avevo capito.
Tuttavia lui era andato per sempre, bandito dalla stessa sottoscritta. "Senza possibilità di ritorno".
E ora è qui davanti a me.
Scuoto la testa incredula.
Le settimane scorse ho pianto, mi son disperata, non riuscivo ad alzarmi dal letto per lo sconforto, ho provato a gettarmi nelle braccia di qualcun altro per la disperazione, avrei voluto prendere Rumple a schiaffi e urlargli contro perché non avesse scelto me. Perché non si fosse fidato di me.
Ora non provo nulla.
Lo guardo e non sento niente di quel che vorrei sentire. Nessuna rabbia, nè sconforto, ma neanche amore o felicitá. Non provo nulla.
Vorrei dirgli tante cose e al tempo stesso nessuna.
- Ricordi cosa mi hai detto la notte in cui ci siamo sposati? Hai detto che avevo dissipato la tua oscurità… - inizio, come spinta a parlare.
- Belle, mi dispiace per tutto quello che… - mi interrompe lui, ma io non voglio sentire scuse.
Non oggi. Mai più.
- No – lo interrompo a mia volta – Oggi non voglio le tue scuse.
Mi avvicino a lui con passo deciso e continuo:
- Per una volta nella mia vita voglio solamente la verità.
Lui mi fissa senza rispondere, quindi insisto.
- Perché sei qui, Rumple?
Voglio che dica che è qui per me? Non lo so. Anche se fosse, non sento più nulla, quindi non ha importanza.
- Vuoi cercare di riconquistarmi o… - domando, con un leggero tremolio nella voce.
- Le cose sono molto più complicate – mi risponde finalmente, con una sua solita risposta-non risposta.
Questa volta son io a tacere. Non so cosa dire. Lui si guarda intorno e all’improvviso si porta una mano sul petto, estraendosi il cuore. Un cuore nero e marcio.
Sussulto.
È come se le emozioni mi investissero nuovamente, anche se lontane. Sento un brivido gelido risalirmi la schiena. 
- Rumple… - sussurro sconcertata.
- Ormai le azioni malvagie di secoli pesano sul mio cuore – mi spiega lui – Tutto ciò che ne resta… È questo.
Si rigira tra le mani un cuore dal colore più nero delle tenebre.Solo una flebile lucina rossa lotta ancora per brillare.
- E molto presto non ne resterà niente – esclama con rassegnazione.
Un’idea macabra mi si affaccia nella mente e sento le lacrime pizzicarmi gli occhi.
- Quindi tu… Tu morirai? – balbetto.
- Per certi versi, sì.
Sento un tuffo al cuore, ma ancora una volta è una sensazione lontana da me, solo un ricordo di quella originale, ma tuttavia fa male.
– Sto per perdere ogni capacità di amare e quel bene che un tempo hai visto dentro di me sparirà per sempre.
La disperazione gli si legge negli occhi.
Ha paura di non riuscire più ad amare. Ha paura di perdere me per sempre.
- C’è solo un uomo che può invertire questo processo – esclama all’improvviso – Ed è l’Autore - pronuncia il nome con solennità – Ecco perché sono tornato a Storybrooke.
Si riporta la mano al petto e rimette il cuore marcio al suo posto. Sento il mio corpo sussultare insieme al suo.
- Naturalmente non pretendo che tu capisca…
No, no, non capisco, perché ha reso tutto così difficile e…
- Ma io… Io ti capisco invece! – sento qualcuno dire. Un attimo dopo mi rendo conto di esser stata io a parlare.
Rumpelstiltskin sembra stupito quanto me e alza lo sguardo a fissarmi negli occhi.
- Davvero? – mi domanda sorpreso.
No, no, no!, vorrei urlargli.
- A volte ho tanta paura… - le parole mi escono dalla bocca senza che io comandi nulla. "Digli qualcosa che possa colpirlo nel profondo" sussurra una voce nella mia testa. Obbedisco - …di aver buttato troppo in fretta la tazza col bordo scheggiato.
Bam. K.O.
Con le lacrime agli occhi, ormai a pochi passi da me, Rumple mi afferra dolcemente per i fianchi e mi bacia lentamente, ma al tempo stesso con foga. Come se le mie labbra fossero una droga che gli mancava da troppo tempo.
Per un attimo sento una strana sensazione pervadermi.
Amore.
Mi risale su dal ventre e mi si attorciglia intorno allo stomaco.
Sento i nostri corpi combaciare alla perfezione, due pezzi del puzzle giusto.
Alla fine ci stacchiamo.
Per un attimo vorrei sorridere, buttargli le braccia al collo e dirgli che mi è mancato, mi è mancato così tanto, e che lo amo, nonostante tutto.
- Sai qual è il problema? - sussurrano invece le mie labbra, senza che io glielo comandi.
Lui scuote la testa, senza rispondere.
- Will è decisamente più bravo di te con i baci.
E Rumple cade K.O. per la seconda volta nel giro di pochi minuti.
- C…Cosa?
- Tu sei patetico! – sputano le mie labbra - Guardati, sei tornato strisciando da me e sei come un cane che chiede gli avanzi del pranzo.
Lui sembra sconvolto.
- Perché mi dici queste cose? – domanda scuotendo la testa e con la voce rotta, fissandomi intensamente negli occhi cercando una risposta – Tu non sei così, Belle!
- Ma io invece sì – esclama una voce alle nostre spalle.
Rumple si gira di scatto, riconoscendo in quelle parole Regina.
- Regina – sussurra infatti.
Lei avanza verso di noi con qualcosa di rosso e accesso in mano. Un cuore. Il mio cuo…
- Ora dimentica tutto e torna a casa.
Obbedisco al comando e me ne vado, lasciando lì Rumple, sconvolto, con lacrime amare agli occhi e un cuore marcio nel petto.
Raggiunto il centro di una radura, mi ritrovo a guardarmi intorno confusa.
Ma cosa ci faccio nel bosco?
Scuoto la testa.
Sto davvero impazzendo.
 
 
Will mi aiuta ad infilare il cappotto beige e una volta fatto lascio ricadere la cascata dei miei capelli ramati sulle spalle, quindi mi giro a guardarlo. Non mi sono mai sentita più leggera.
- Allora, per te va bene? – gli chiedo - David e Mary Margaret hanno bisogno che stia un po’ col bambino.
Lui si limita ad annuire ripetutamente con la testa, senza darmi una vera risposta. Poi avvicina le sue labbra alle mie e mi bacia, mentre io gli circondo automaticamente il collo con le braccia. Non appena si stacca mi viene da sorridere, anche se non so bene perché, quindi lo saluto e conquisto l’uscita.
 
 
- Eccoti qui – esclamo, vedendo Will entrare nel negozio.
Poggio fieramente sul bancone una busta con il marchio Granny sul lato e indicandola gli annuncio:
- Ti ho preso la cena da Granny.
Ma lui sembra tutt’altro che sorpreso o contento.
- Ehy, Will? Qualcosa non va? – gli chiedo gentilmente, cercando di nascondere la mia crescente preoccupazione.
Gli appoggio una mano sulla spalla, come per spronarlo a parlare, ma il gesto non sembra avere alcun effetto su di lui.
- Emh, Belle… - inizia con tono incerto – Devo farti vedere una cosa.
E tira fuori da dietro la schiena un cofanetto, che non tarda ad aprire.
All’interno vi è poggiato un cuore rosso e pulsante. Istintivamente sobbalzo, mentre i miei pensieri corrono veloci al peggio e la mia mente inizia a mettere insieme i pezzi.
No. Non può essere. No, no, no, no.
- Questo è… - sussurro, non avendo la forza di terminare la frase e sperando in una risposta negativa.
Ma Will da conferma a tutte le mie paure peggiori.
- Sì, è il tuo.
Inorridisco. Sollevo lo sguardo a fissarlo negli occhi, sperando di leggervi menzogna o bugia, ma vedo solo rassegnazione e ne esco più sconvolta di prima.
Ora tutto mi è chiaro.
Le sensazioni lontane. Il non uscire a provare vere emozioni. Will.
- È stata Regina – continua lui.
Regina?!
- Perché aveva preso il mio cuore? – domando piano, dando finalmente voce al dubbio che mi attanaglia la mente.
- Per usarlo come arma contro di me – risponde una voce alle mie spalle, fin troppo familiare per non essere riconosciuta.
Rumple.
Mi sposto velocemente dietro le spalle di Will e con la mano alzata a mo’ di repulsione gli chiedo:
- Okay, che ci fai tu qui?
- Volevo essere sicuro che il tuo cuore tornasse nel petto – replica pacatamente, ignorando il tono tagliente che ho usato per rivolgermi a lui.
Sposto lo sguardo da Rumple a Will senza capire.
- Ma… Voi due… State collaborando?
Mentre lo dico l’idea mi pare ancora più assurda, eppure un mezzo sorrisetto di Rumple da conferma ai miei sospetti.
- Io e Will abbiamo una cosa in comune – esclama lui, mentre si avvicina a Will. Al tempo stesso Will prende a indietreggiare – Entrambi teniamo a te.
Sempre più stupita sposto lo sguardo sui due uomini che hanno sconvolto la mia vita, Rumple portandomi via la luce e Will, seppur per poco e -ora so- solo in maniera illusoria, ridandomela.
- Belle, ti devo spiegare – inizia Rumple, ma io lo interrompo.
- Io, io non sono sicura che volesse… - tento di dire.
- Ti prego, io non voglio chiederti perdono.
Le sue parole mi destabilizzano al punto tale da zittirmi. Vedendo che non rispondo, Rumple continua:
- Ho passato ogni giorno del nostro matrimonio a ingannarti – sento un groppo salirmi alla gola - Avrei dovuto solo renderti felice, e adesso è tardi. Il mio cuore è quasi perduto e se continuerò a farti del male… - l’intensità del suo sguardo mi sconvolge, e sento che ancora una volta sto per abbassare le difese – Non avrò più speranze.
Con gli occhi che pizzicano per le lacrime, lo vedo allungare la mano verso il cofanetto e afferrare il mio cuore.
- Te lo restituisco, Belle.
Un leggero tremito mi scuote il corpo. La sua mano si stringe dolcemente intorno all’organo luminoso e traboccante di vita.
Lo tiene come farebbe un padre con il figlio appena nato, o un bambino col suo giocattolo nuovo, o un uomo che non vede cibo da mesi con un tozzo di pane.
Se ne prende cura, anche se sa che ormai non gli appartiene più.
D’altronde, date le circostanze, non appartiene neanche a te, stupida, mi ricorda la coscienza.
Rumple sembra leggermi nella mente, perché portando lo sguardo alle mie spalle esclama:
- Ma sarà lui a proteggerlo.
È solo allora che mi ricordo della presenza di Will. Finora la mia mente si era concentrata totalmente su Rumple, eliminando del tutto il ragazzo alla mia schiena.
- Perché è evidente che io non lo merito – conclude Rumple, tornando a guardarmi. Immerge i suoi occhi bruni nei miei e ancora una volta sento quella strana sensazione che mi risale su dal ventre e mi si attorciglia intorno allo stomaco.
Quindi si avvicina lentamente e sempre lentamente porta il cuore al mio petto, nell’angolo dove dovrebbe stare.  Mentre lo rimette al suo posto, sembra quasi dirmi con lo sguardo “Scusami. Non voglio farti male.” Ma è quando il cuore torna a battermi nel petto che tutto il male mi investe. Giornate su giornate di dolore e pianto mi colpiscono in pieno, ricordandomi all’improvviso cosa significa la parola “sofferenza”.
Spalanco gli occhi e con le lacrime agli occhi mi ritrovo a fissare la causa di tante mie gioie e altrettanti miei pianti. Per un attimo mi viene da sorridere e mi sembra che lui risponda al sorriso.
- Addio, Belle – sussurra invece subito dopo.
E così com’era arrivato se ne va, portandosi via un pezzetto del mio cuore già rotto.
Sento una mano insinuarsi nella mia, alla ricerca di calore e contatto. Will. Ma la mia testa è solo a Rumple, così come il mio cuore e tutta me stessa. Quindi stacco la mano e me la porto al petto.
Mi restano soltanto il vuoto che riempie il mio cuore e una tazza col bordo spezzato.
 
 


 
Angolo autrice.
Okay, mi sentite piangere?
Tornando a noi. Inizialmente questo racconto era mooolto più lungo, infatti avevo aggiunto un sacco di scene inventate dalla mia mente pazza, tipo di Belle e Will che si guardano i film Disney, come Cenerentola (con tanto di “nella vita reale è molto più bella di quel cesso” di Will alla vista di Anastasia), o di loro che si fanno una passeggiata al parco (con una magnifica reazione di Belle alla scoperta che Will non ha il cuore). Tuttavia avevo paura di andare oltre e ho deciso di eliminare tutto, lasciando solo le scene canon, fatta eccezione per la prima. Non ho voluto neanche dar spiegazione alla presenza di Will a Storybrooke, anche se io una mezza idea ce l’ho, ed ho appunto cancellato il dialogo dove lui spiegava a Belle la sua separazione da Ana.
E nulla, spero che il racconto vi sia piaciuto, nel caso lasciatemi un commentino! Alla prossima, oncerss.
Ps. Chi ha colto il riferimento nell’ultima riga? ;)
Pps. Ok, ci ho ripensato. Anzi, mettiamola così, ho deciso di farvi un regalo: qui sotto vi incollo anche la scena eliminata di Will e Belle al parco. Perché ci ho lavorato troppo per vederla finire nel cestino in una maniera così brutale XD Buona lettura!

Will mi ha portata a fare una passeggiata e nel tragitto mi ha presa per mano, ma è come se fossimo su mondi diversi.
- Ti andrebbe di sederci lì? - domanda all’improvviso, indicando una panchina di fronte al lago.
Scuoto la testa e scrollo le spalle.
- Va bene.
Ci sediamo vicini sulla panchina, ma la sensazione di essere distanti persiste.
- Senti Belle, c’è una cosa che devo dirti – esordisce Will, con un tono piuttosto serio che mi sorprende.
- Sì, certo, dimmi – annuisco.
Lui sospira con aria grave.
Cosa potrebbe mai essere di così grave?
È ancora un ladro.
È innamorato di un’altra.
Ha ucciso qualcuno.
Stranamente, nessuna di queste cose mi preoccupa. Forse, giusto l’ultima.
- Io… Io non ho il cuore.
Will punta gli occhi nei miei, aspettandosi uno sguardo sconvolto o qualcosa di simile.
Tuttavia a sbarrare gli occhi è lui stesso, non appena mi vede scoppiare a ridere.
- È proprio una cosa che farebbe il mio ex marito – esclamo tra una risata e l’altra.
Perché non sono sconvolta della cosa? Questo significa che Will non mi ama davvero, eppure è come se non mi importasse.
Mi sento libera e vuota. Come se fossi solo un guscio senza sostanza dentro. Niente può scalfirmi.
Vedendo l’espressione perplessa di Will, tuttavia, torno sulla Terra e cerco di riacquistare una dignità.
- Scusami… - sussurro, asciugandomi una lacrima uscita per il troppo ridere.
- Belle, stai bene? – mi domanda preoccupato.
- Una favola!
- E la notizia non ti sconvolge neanche un po’?
- Dovrebbe?
- Beh…
Sembra molto imbarazzato, quindi decido di cambiare discorso.
– Ti andrebbe di raccontarmi?
- È una storia lunga.
- Oh fidati, ho tutto il tempo.
- …E potrei non riuscire a dirti tutta la verità.
- Beh, avevo un marito che la verità non sapeva neanche cosa fosse, non credo sia un problema – ridacchio.
- Per mille diavoli – esclama lui, passandosi una mano sui capelli brizzolati – E va bene – si sistema sulla panchina, mi afferra le mani nelle sue e assume un tono serio - C’era una volta una ragazza semplice e innamorata, che per il desiderio di una corona perse la testa e abbandonò il suo vero amore. Il suo nome era… Anastasia.
   
 
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