Fanfic su attori > Youtubers
Segui la storia  |       
Autore: _mary_laura_    08/09/2016    1 recensioni
[Dolan Twins/Ethan Dolan/Grayson Dolan]
Cassandra non è abituata alle persone e forse non ci si abituerà mai. Crede che siano solo un ostacolo alla sua barriera, alla sua libertà. Eppure alcune persone le ama. Poche, ma importanti. Quando parte per Los Angeles, obbligata dal suo patrigno, sembra che il mondo le debba crollare addosso. Lontana dai suoi affetti, dalla sicurezza di un posto che considera casa. Cassandra però non sa che è a Los Angeles che troverà la serenità. E, soprattutto, la felicità. E scoprirà che le persone non sono male come sembrano, soprattutto se si tratta dei gemelli Dolan.
"-Lasciamelo portare, per favore. Sono più forte di quello che sembro.
Mormoro quando sento sua sorella salire le scale e il chiacchiericcio di Lily e Grayson sparire inghiottito dalle mura della casa.
Lui cerca di nuovo i miei occhi, probabilmente perché li ho spostati troppo verso le sue labbra carnose, e mi inchioda in quel mare castano.
-Questo l’ho capito dal primo momento in cui ti ho vista."
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 10
Fibrillazione. E’ questo che pervade tutta me stessa. Ogni singola vena, ogni centimetro di pelle, ogni cellula del mio corpo pulsa al ritmo del mio cuore, che va velocissimo. La mano sudaticcia stretta forte in quella del mio ragazzo, che ha insistito tanto per accompagnarmi, quando io gli avevo assicurato di potermela cavare con un taxi, il mio mezzo di trasporto abituale a Milano. Ferma. Davanti alle porte scorrevoli degli arrivi, dalle quali sono uscita frastornata io settimane fa. Ero una persona completamente diversa da quella che sono ora. Allungo il collo per cercare la chioma bionda di Silvia o magari il sorriso malizioso di Federico, ma non li trovo. Eppure il loro aereo dovrebbe essere atterrato ben quaranta minuti fa. E se gli fosse successo qualcosa? Ricordo bene come ci si sente, cosa ci sia dietro quella calca di persone. E se non li avessero accettati alla frontiera? Impossibile, mi hanno assicurata che con l’Esta era andato tutto bene. E se… Mi giro verso Ethan preoccupata, con le lacrime agli occhi, una crisi di nervi in arrivo. Lo vedo serrare le labbra, irrigidirsi e fissare qualcosa dietro di me, poi due braccia muscolose mi afferrano e mi alzano da terra. Non capisco cosa mi stia succedendo, finchè non riconosco la risata di quella persona. Spalanco la bocca, lancio un urlo, ruoto dentro il suo abbraccio e mi aggrappo con le gambe alla vita del mio migliore amico, che mi lascia un sacco di baci sul collo, sussurrandomi quanto gli sia mancata. Scoppio a piangere dalla felicità di poterlo finalmente abbracciare di nuovo, per poter di nuovo parlare con lui e non attraverso una telecamera. Dopo non so quanto tempo mi lascia a terra, mi accarezza i capelli e poi si sposta, mostrandomi una Silvia anch’essa in lacrime, che ci osserva con le braccia incrociate. Mi avvicino a lei lentamente, trattenendo un sorriso, poi entrambe scoppiamo a ridere e ci diamo il cinque urlando “Cagna!”, come siamo solite fare. Poi ci stringiamo forte, senza dire una parola, perché questo abbraccio vale più di qualsiasi cosa potremmo mai dirci. Quando ci stacchiamo mi circonda il viso tra le mani e mi sorride.
-Ci sei riuscita?
Mi domanda semplicemente, ma io capisco subito a cosa si riferisca.
-Sì, lui c’è riuscito.
Rispondo indicando Ethan dietro di me, che sta parlando animatamente con Federico, che ha il suo solito sorriso “Sì, sì, con te me la vedo dopo”, che indossa ogni volta che io o Silvia stiamo anche solo vicine ad un altro ragazzo. Stringo forte le labbra, prendo la mia migliore amica per mano e raggiungo i ragazzi. Il problema è che adesso non so più che lingua parlare. Mi avvicino ad Ethan e lui passa automaticamente un braccio attorno alla mia vita con un sorriso.
-Ehy, vedo che vi siete già conosciuti.
Dico lentamente, optando per l’inglese.
-Ethan, lui è Federico, mentre lei è Silvia, loro sono i miei migliori amici. Silvia, Fede, lui è Ethan, il mio ragazzo.
Li presento a vicenda indicandoli di volta in volta. Silvia mi fa segni incoraggianti con gli occhi mentre Ethan è incredibilmente a suo agio. Lui e la mia migliore amica si stringono la mano e lui le dice che è davvero molto felice di averla finalmente incontrata. Io ormai riesco a capirlo quando parla, ma i miei amici, che non ci sono abituati, mi guardano confusi, perciò chiedo al mio ragazzo di ripetere più lentamente, in modo che loro capiscano. Lui annuisce con un sorriso e mi accontenta, al che Silvia si illumina e gli risponde che anche per lei è un vero piacere.
-Bene, ragazzi, diteci in che hotel alloggiate, così vi ci accompagniamo, lasciate giù i bagagli e poi andiamo a farci un giro.
Gli dico in italiano, felice di poterlo finalmente parlare di nuovo. Loro mi sorridono e Federico mi passa un foglio con la prenotazione per un hotel poco fuori di Los Angeles, l’Hilton Garden Inn Montebello.  Ethan fa una smorfia, poi prende in mano il foglietto.
-E’ un hotel molto bello, so dov’è, venite con me.
Fa per poi prendere il bagaglio di Silvia, che lo ringrazia con un sorriso. Gli sussurro velocemente di andare alla macchina mentre io resto un po’ con loro. Lui annuisce, mi dà un veloce bacio e poi io corro di nuovo verso i miei migliori amici, che mi stringono in un abbraccio di gruppo.
-Cazzo, ragazza!
Esclama Silvia quando ci stacchiamo, dandomi una pacca sulla schiena. Io scoppio a ridere e con me anche loro, poi prendo per una mano tutti e due e ci incamminiamo fuori dall’aeroporto.
-Lo so, lo so. E questo non è nemmeno l’aspetto migliore. Lui è semplicemente…
Faccio un respiro profondo, chiudendo gli occhi, mentre cerco la parola.
-Indescrivibile?
Mi viene incontro Federico, accarezzandomi il viso con le nostre mani unite.
-Decisamente indescrivibile.
Ammetto mordendomi un labbro e mettendomi in punta di piedi per baciargli una guancia.
-Semplicemente mi ha travolta come un fiume in piena, lasciandomi senza fiato, tutto il tempo. Lui c’è sempre, mi ha aiutata, riesce ad ascoltarmi e comprendermi, non ero riuscita ad aprirmi in questo modo con nessuno a parte voi, lo sapete benissimo.
Gli spiego mentre raggiungiamo l’auto del mio ragazzo.
-Oddio…
Sussurra Silvia restando a bocca aperta ad osservare i grattacieli che ci circondano, facendomi quasi soffrire di claustrofobia.
-Benvenuti a Los Angeles.
Faccio imitando i gemelli il giorno in cui sono arrivata. Sembra una vita fa… Cosa è cambiato dentro di me? Cosa mi è successo? Che persona sono diventata? Non è decisamente il momento di pensarci ora. Viviamo la giornata. Viviamo alla giornata. I miei migliori amici sono qui ed io non potrei chiedere di meglio. Quando raggiungiamo il fuoristrada dei ragazzi, Silvia e Fede mi hanno già riempita di domande sul posto alle quali io non so rispondere, perciò gli suggerisco di rivolgersi ad Ethan per chiarire i loro dubbi. Lui è appoggiato con una spalla al bagagliaio, che mi guarda con un mezzo sorriso. Sa benissimo come io mi senta ora. Aiuta silenziosamente Federico a caricare la sua valigia dietro, poi saliamo in macchina. Io mi siedo dietro, nel sedile centrale, mentre ho i miei amici ai miei lati. Ethan accende la radio e parte a tutto volume Something Big di Shawn Mendes, così io e Silvia iniziamo a cantare a squarciagola, come delle matte, sbagliando pronuncia apposta, mentre i due uomini se la ridono alla grande. Improvvisamente Ethan gira a destra, in una stradina di sassi ai cui lati crescono alti faggi con le chiome folte, tanto che per qualche secondo non riesco a vedere il cielo; poi un hotel magnifico appare ai miei occhi, lasciandomi senza fiato.
-Cazzo…
Sussurro estasiata, osservando le decine di palme che lo circondano, il campo da golf sulla destra, una specie di laghetto che si estende a ferro di cavallo sulla sinistra e che dobbiamo attraversare tramite un ponte con l’auto, per arrivare davanti alla porta. Mi giro verso Silvia con un sopracciglio alzato a chiedere spiegazioni, ma lei mi guarda con un sorriso da schiaffi.
-Beh, diciamo che il papà di Federico ha avuto una promozione a lavoro…
Mi annuncia con un tono di voce che sembra chiedermi “Vero che non te lo aspettavi?”. In realtà sì, me lo aspettavo eccome. Il padre del mio migliore amico lavora nello studio di uno stilista parigino che ha sede a Milano. E’ spesso via per lavoro e piano piano è diventato il braccio destro di Frédéric Solis, occupandosi prima del suo bilancio economico, poi di organizzare eventi e sfilate, non mi stupirebbe affatto se adesso fosse diventato in tutto e per tutto il suo segretario d’ufficio.
-Quando pensavi di dirmelo?
Domando al mio migliore amico scendendo dall’auto per scaricare le valigie. Lui si stringe nelle spalle, poi mi lascia un bacio su una guancia in scusa.
-In realtà stasera a cena, perché è una cosa piuttosto importante, almeno per me.
Mi risponde con un sorriso triste. Questa cosa non mi piace, per nulla. Mando giù il groppo che mi si è formato in gola e annuisco, poi li lascio entrare nella hall per depositare i bagagli nelle stanze e registrarsi. Mi appoggio con la schiena allo sportello della jeep chiudendo gli occhi cercando di frenare l’impulso di andare da Fede e farmi raccontare tutto quanto. Sento un braccio passare attorno alla mia vita e poco dopo mi ritrovo abbraccia a Ethan, che mi  bacia dolcemente i capelli.
-Che ti ha detto?
Domanda, visto che fino ad ora abbiamo parlato in italiano.
-Il padre di Federico lavora da uno stilista a Milano ed ha appena ricevuto una promozione, per questo si sono potuti permettere il viaggio e l’albergo, ma da come mi ha guardata prima mi sembra di capire che sotto ci sia molto di più.
Sussurro senza osare guardarlo negli occhi. So che il mio labbro inferiore sta tremando per lo sforzo di non piangere. Lui sospira, poi mi alza il mento e mi costringe a fissarlo, come sempre.
-Hai paura che se ne vada vero?
Chiede con una punta di dolore nella voce, e lo capisco benissimo, perché anche io sono dilaniata dentro dal fatto che questo viaggio finirà e che tra due mesi tornerò a casa.
-Sì, ho tanta paura che mi lasci sola.
Ammetto stringendo forte i denti. Proprio adesso che è finalmente qua con me non voglio che mi abbandoni un’altra volta.
-Ma lui non ti lascerà mai da sola, capito? Mai. Lui sarà sempre qui con te, per tutti i giorni della tua vita.
Dice indicandomi il cuore con un dito. Abbasso lo sguardo sul punto dove mi ha sfiorata, poi alzo di nuovo il viso verso di lui con un sorriso.
-Grazie, Ethan.
Mormoro mettendomi in punta di piedi per baciarlo. Lo sento sorridere sulle mia labbra, poi mi mette un braccio dietro alla schiena per tenermi vicina a sé. Quando ci stacchiamo stiamo ridendo entrambi, solo che non so perché.
-E’ meglio che manteniamo una certa distanza quando c’è Fede nei paraggi.
Faccio scuotendo la testa. Ethan fa una smorfia e si gratta la nuca.
-Già, ho visto come mi fissava prima, in macchina. Sentivo il suo sguardo bucare il sedile e fulminarmi.
Gli do una pacca sul braccio scherzosa e lui mi avvicina a sé, scompigliandomi i capelli. In questo istante escono i miei due amici e si avvicinano a noi.
-Bene!
Esclama Silvia sfregandosi le mani.
-Dove andiamo di bello?
Domanda mentre saliamo nuovamente in auto, questa volta io seduta al posto del passeggero.
-Facciamo un giro in città, che ne dite?
Propongo girandomi verso di loro sorridendo.
-Magari potremmo chiamare anche Gray e gli altri.
Suggerisce il mio ragazzo. Silvia si sporge verso di me, con un gran sorriso.
-Certo! Così conosciamo di persona i tuoi compagni di avventura…
Dice con un sorriso malizioso. Io alzo gli occhi al cielo, spingendola indietro, poi recupero il cellulare dalla borsa e faccio il numero di Aaron. Lui acconsente a trovarci all’Hard Rock Cafè tra venti minuti con Grayson e Catherine. Poi chiamo Cameron e lo metto in vivavoce. Dopo qualche squillo mi risponde.
-Hello honey!
Mi saluta, facendo ridere Ethan.
-Oh, sono in vivavoce…
Fa scoppiando a ridere e travolgendo anche me.
-Già tesoro. Senti, sono appena arrivati i miei migliori amici dall’Italia, ti va di venire a fare un giro con noi?
Lo sento trafficare un po’ con qualcosa, probabilmente le cuffiette, poi accetta di trovarci con gli altri alla stessa ora.
-Okay, ci vediamo là Dallas.
Lo saluto scherzosamente.
-Ti voglio bene, a dopo Cass.
Chiude la chiamata poco dopo, lasciando l’auto in silenzio. Mi giro verso i miei migliori amici entrambi con gli occhi spalancati.
-Silvia! Che hai?
Domando sporgendomi verso di lei.
-Quello era Cameron Dallas?
Domanda in un filo di voce, muovendosi appena. Alzo un sopracciglio senza capire, poi annuisco.
-Perché non me lo hai detto?! E io guarda in che stati sono, coi capelli scompigliati e il trucco che è andato a farsi benedire…
Inizia a blaterare togliendo dalla borsetta uno specchio e una spazzola. Mi trattengo appena in tempo dal dirle che non gli importerebbe comunque di come è messa, visto che al massimo si può interessare a Federico.
-Perché non mi sembrava importante… E comunque, tu come lo conosci?
Chiedo incuriosita mentre Ethan entra nel pieno centro di Los Angeles.
-Ma dove vivi tesoro? E’ un viner e anche un cantante! Te ne devo aver parlato più di una volta mi pare, ma evidentemente tu non mi ascolti mai!
Esclama stizzita, incrociando le braccia. Eccola che ricomincia, ogni volta che litighiamo sembriamo una coppia di vecchi sposi, e Federico non fa altro che ricordarcelo.
-Oh, stai tranquilla Silvia, è un tipo molto alla mano, vedrai che ci divertiremo un mondo.
La rassicura Ethan, parcheggiando a lato strada ed esponendo il tagliando per poter sostare in quell’area. In un battibaleno siamo sul marciapiede a scattarci foto, i miei migliori amici sono eccitatissimi dal fatto di essere in una città così famosa e popolare.
-Questo posto è pazzesco!
Esclama Federico passandosi una mano tra i capelli mentre si guarda attorno, cercando la fine di grattacieli avvolti dalle nuvole rosa del tramonto.
-Decisamente! Dovreste vedere Hollywood ragazzi, fa restare senza fiato…
Ribatto osservando di nascosto Ethan, che cammina accanto a Silvia, che è a braccetto con me.
-Oddio! Possiamo andarci?
Mi implora la mia migliore amica facendo il labbruccio. Scoppio a ridere osservando la sua faccia.
-Devi chiedere a lui, è lui l’autista.
Le rispondo indicando il mio ragazzo, che mi sorride appena, annuendo.
-Certo che ci possiamo andare, non è molto distante da qui.
Silvia lancia un urlo e corre ad abbracciarlo o meglio, a stritolarlo.
-Okay, okay, abbiamo capito che gli vuoi bene…
Interviene Federico staccandogliela letteralmente di dosso.
-Emh, sì, adesso girate a sinistra, subito dopo l’angolo c’è l’Hard Rock Cafè.
Ci avverte Ethan, visto che non conosco bene la città come lui. Annuisco e faccio come mi ha detta, andando praticamente a sbattere contro Aaron, che si gira infastidito, ma che mi sorride subito dopo abbracciandomi. Ci sono proprio tutti, compresi Jake, suo fratello e la zoccola. Ci metto quaranta minuti a fare le presentazioni, ma mi accorgo solo alla fine che manca qualcuno.
-Dov’è Cameron?
Domando a Cat, che si stringe nelle spalle per poi indicare un punto dietro di me. Mi volto verso quel luogo e vedo Cam che sta attraversando la strada proprio in questo istante. Poi, tutto succede in un lampo. Lui alza gli occhi, sfiora appena il mio viso con lo sguardo e si sposta più in alto, soffermandosi vicino a me, con la bocca semi aperta. Seguo i suoi occhi e trovo quelli di Federico, che ha la stessa espressione. Resto a bocca aperta mentre inizio a capire e una gioia sorda si fa spazio nel mio cuore. Quando lui mi passa accanto senza praticamente badarmi e va a stringere la mano al mio migliore amico mi devo trattenere dall’urlare. Non ci posso credere… Cameron e…Federico? Non l’avrei mai immaginato, ma da come si sono guardati ho capito che c’era sotto qualcosa di più grande… E che probabilmente il mio migliore amico ha capito solo ora, vedendo per la prima volta Cameron Dallas. Un secondo dopo le braccia di Cam mi avvolgono e io lo abbraccio teneramente, mettendomi in punta di piedi. Sento il suo cuore battere forte contro il mio, che sta impazzendo dalla gioia. Quando si stacca, però, non fa tempo a dirmi “Ciao”, che già Silvia lo ha artigliato, guardandolo maliziosamente mentre si tocca i capelli. Poverina, se solo sapesse… Penso però che lui ci sia abituato perché fa buon viso a cattivo gioco e le lascia un bacio sulla guancia. Dopo qualche minuto ci mettiamo d’accordo per andare tutti a mangiare qualcosa al Mercato Vecchio, dove si trovano tanti stand per tutti i gusti. Mentre i miei due migliori amici chiacchierano uno con Cameron e l’altra con Jake, io scivolo indietro, verso Ethan, che è rimasto silenzioso tutto il tempo.
-Che cos’hai?
Domando affiancandomi a lui, che mi guarda appena e non prova nemmeno a prendermi la mano.
-Nulla, cosa dovrei avere?
Ribatte con un tono che indica tutto il contrario. Alzo gli occhi al cielo e lo fermo, guardandolo negli occhi. Lui sbuffa e capisco che ho vinto la battaglia.
-E’ solo che mi sono accorto di quanto bene ti conoscano loro e di quanto poco invece io possa condividere con te.
Sgrano gli occhi sentendolo, per poi addolcirmi e sorridergli, passandogli una mano tra i capelli.
-Li conosco da un a vita Ethan, è normale che conoscano meglio me e i miei gusti, che abbiamo più ricordi assieme, ma non m’importa… A me vai bene così, anzi, sei molto meglio di quanto potessi mai immaginare.
Lo tranquillizzo, mentre una sua mano mi accarezza il fianco dolcemente, sfiorandomi appena.
-Va meglio?
Chiedo avvicinando il mio naso al suo. Lui sorride e appoggia la sua fronte sulla mia.
-Certo.
Risponde per poi baciami piano, a fior di labbra.
-Andiamo, che gli altri saranno già arrivati.
Faccio trascinandolo per mano tra la gente di Los Angeles.
Trascorro la notte più pazza della mia vita, con le persone alle quali tengo di più, ballando, cantando, ridendo, fregandomene di quello che pensa la gente di me, tanto non la rivedrò mai più, e se la rivedrò dirò fiera “Sì, sono quella che urlava contro il cielo di amare la sua vita”. Ho ricominciato a vivere, devo vergognarmene? Affatto. Ho diciotto anni, un’età meravigliosa, quella in cui ti puoi permettere cazzate e notti che non finiscono più, solo perché sei giovane e impaziente di fare di più, e ancora, e ancora… Di scoprire com’è il mondo davvero, non come te lo hanno raccontato gli adulti che strumentalizzano e manipolano la realtà per metterla a loro vantaggio. Non mi importa quanto crudele e crudo possa essere il mondo. Io ci voglio essere dentro. Fino in fondo.
Il giorno dopo sono le sei e mezza quando la mia sveglia suona, ma io mi sento più riposata che mai e pronta ad affrontare un nuovo giorno. Sgattaiolo al piano di sotto dove trovo Ethan che mi aspetta sulla porta con un sorriso che farebbe sciogliere anche i ghiacci artici, poi saliamo in auto e andiamo a recuperare i miei amici. Passiamo una giornata assurda, come il giorno del mio compleanno, anche se non incontriamo nessuna celebrità, ma la cosa importante per me è poter finalmente trascorrere di nuovo del tempo con Silvia e Federico. Perciò, quando Fede mi lascia cadere in mano
 Un foglietto con su scritto “Al ristorante dell’albergo, ore 20.00”, il mondo mi cade addosso e resto tutto il pomeriggio a pensare a cosa possa dirmi. Indosso distrattamente l’abito nero e le vans dello stesso colore, lasciando i capelli sciolti sulle spalle. Quando entro in auto e mi siedo davanti, vicino ad Ethan, le mie gambe non riescono a stare ferme per l’agitazione. Non proferisco parola fino all’hotel e sto anche quasi per lasciare l’auto senza salutare, quando lui mi prende per un braccio e mi tira verso di sé per baciarmi, facendomi rilassare un sacco.
-Andrà tutto bene.
Sussurra mentre scendo dal suv. Dico al portiere dell’edificio che sto aspettando il signor Panierti per cenare e lui mi fa accomodare con un sorriso al tavolo del ristorante. Sono in anticipo di dieci minuti, perciò resto a giocherellare con la splendida orchidea blu notte appoggiata in un vaso di vetro allungato verso l’alto. Chissà dov’è Silvia ora. E se quello che ho visto tra Federico e Cameron fosse davvero una scintilla di qualcosa di più una semplice amicizia. Federico non ha mai mostrato un’evidente preferenza per il lato maschile, ma da che ricordo ha sempre rifiutato le avances di qualunque ragazza. Anche di Silvia, che se n’era presa una cotta in prima superiore. Alzo gli occhi proprio mentre entra nella sala, indossando una camicia nera e dei pantaloni dello stesso colore sostenuti da delle bretelle che si dividono a loro volta in due sul davanti. Quel sorriso che gli calza a pennello sul viso, i capelli scuri accuratamente pettinati e il passo deciso, che si fa strada tra la gente. Arriva al mio tavolo ed io mi alzo per salutarlo, lui mi anticipa e mi prende una mano portandosela alle labbra. Non è difficile immaginare perché la maggior parte della gente che conosco sia pazza di lui. Ci accomodiamo e lui ordina dello champagne al cameriere, che lo porta poco dopo in una ghiacciaia.
-E’ un posto romantico, non trovi?
Mi chiede, facendo vagare gli occhi per la stanza, illuminata da luci gialle soffuse.
-Hai ragione. Magari ci potresti portare Cameron domani.
Dico distrattamente guardando alle sue spalle con un sorriso furbo. Lo vedo irrigidirsi e diventare rosso.
-Cos…cosa intendi dire?
Domanda con la voce tesa. Lo guardo finalmente negli occhi, duri per cercare di celare la sorpresa.
-Sei il mio migliore amico Fede, non puoi tenermi nascoste certe cose, lo sai benissimo.
Lo riprendo posando una mia mano sulla sua. Dopo un attimo lui la afferra e me la stringe forte, accarezzandomi il dorso col pollice.
-E’ successo tutto così in fretta Cass, che non so nemmeno cosa mi stia capitando. Non credo di essere mai stato più confuso in vita mia.
Ammette passandosi la mano libera sul viso e tra i capelli, chiudendo gli occhi.
-Io ti posso solo consigliare di seguire il tuo cuore, lasciando da parte la convenzionalità.
Ribatto avvicinando il viso al suo. Lo vedo sorridere e col dorso delle nostre mani unite mi accarezza il volto.
-Tu sei pratica di anticonvenzionalità giusto?
Domanda retorico inclinando la testa. Schiocco la lingua, poi apro il menù ed entrambi ordiniamo. Durante la cena parliamo della serata trascorsa, di me ed Ethan, della strana passione di Silvia per Jake, ma lui non arriva mai al punto. E’ solo quando siamo alla seconda bottiglia di champagne e le lancette del mio orologio si sono spostate sulle 22:45 che si fa improvvisamente serio e mi guarda dritto negli occhi.
-Cassandra…
Mi richiama, con una nota di tristezza nella voce.
-Ti ho chiamata perché ti devo dire una cosa molto importante e spero tu possa comprendermi e perdonarmi.
Ecco. Ecco che succede. Mi scivola tra le dita senza che io possa fare nulla, lasciandomi sola un’altra volta. Stringo tra i pugni un lembo della tovaglia mentre mi faccio forza per continuare a guardarlo negli occhi.
-Mio padre è diventato il segretario generale dell’ufficio di Solis, e questo comporta molti cambiamenti nella sua e nella nostra vita. Sembra che il mercato migliore non sia più in Europa ma qui, in America, specialmente nella costa Ovest, dove si trova la maggior parte delle residenze di persone importanti. Ecco, noi ci dobbiamo trasferire a breve qui, a Los Angeles.
Dice tutto d’un fiato, lasciandomi ad assimilare le sue parole. Non può essere vero. E’ uno scherzo. Lui che viene a vivere a Los Angeles? E’ il peggior incubo della mia vita. Sento la mia vita che si accartoccia su se stessa e si getta in un cestino, dandosi alle fiamme.
-Quando l’hai saputo?
Sussurro, la bocca ancora spalancata.
-Poco prima di prenotare il viaggio per venire a trovarti.
Risponde piano. Annuisco, iniziando a capire. Ecco perché Silvia non è venuta, lei lo sapeva già.
Silenzio da parte mia.
-Non mi sembrava una cosa da dirti per Skype.
Continua imperterrito, il panico nella voce, mentre io guardo da tutt’altra parte.
-Ti giuro…ti giuro che non ti lascerò sola, Cass, te lo giuro.
Prova in tutti i modi ad addolcirmi, ma non sono arrabbiata con lui, sto solo cercando di non piangere.
-Dimmi qualcosa, te ne prego…
Mi supplica alzandosi e accucciandosi ai miei piedi, quei pochi rimasti nel locale che ci fissano strano.
-Cosa posso dirti? Sai benissimo come mi sento.
Rispondo a voce bassa, prendendogli una mano.
-Mi dispiace molto di essere io a doverti dare questo enorme dispiacere, come dici tu so come stai e so cosa sta succedendo dentro di te in questo momento, ma ti prometto…
Si ferma, prende un grosso respiro e chiude gli occhi.
-Ti prometto che troveremo un modo.
Mormora riaprendoli e scoprendoli lucidi. Devo raccogliere tutte le mie forze per non scoppiare in lacrime ora. Mi alzo decisa e lo guido attraverso le porte del ristorante.
-Andiamo fuori, ho bisogno di una boccata d’aria.
Faccio, lasciandomi guidare nel giardino fino ad una panchina vicino al laghetto. Stiamo in silenzio, uno accanto all’altra, sfiorandoci appena, poi la mia voce rompe la quiete.
-Hai una sigaretta?
Domando girandomi verso di lui. Mi osserva per qualche istante, poi annuisce, tirando fuori un pacchetto di Marlboro Rosse e passandomene una, per poi accenderne una per sé. Mi faccio scudo con una mano mentre faccio scattare lo Zippo e prendo una grossa boccata di fumo. Non fumo quasi mai, giusto una cicca al mese, ma lo uso come rimedio al nervosismo. E diciamo che definirmi “Nervosa” ora sarebbe un eufemismo. In tre respiri finisco la sigaretta e ne rubo un’altra dal pacchetto di Federico, che è a metà della prima. Tengo in bocca più fumo possibile, poi glielo sputo in faccia. Lui tossisce e io rido, scacciando via la tensione.
-La cosa brutta di questa città è che non riesci a vedere le stelle.
Gli dico sovrappensiero, prendendogli una mano che stringe forte.
-Domani dovreste venire da Ethan, facciamo una festa in piscina, ti va?
Domando incontrando i suoi occhi castani che mi accarezzano il viso.
-Certo, se da lì si vedono le stelle.
Fa con un sorriso, facendo piegare anche le mie labbra.
-Sì, meno che nella campagna milanese ma si vedono.
Rispondo appoggiando la testa alla sua spalla con un sospiro, per poi prendere un’altra boccata di fumo.
-Quando potremo di nuovo stare così? Abbracciati nella notte, a fumare e a ridere?
Chiede con un filo di voce finendo la sua sigaretta. Chiudo gli occhi respirando a fondo.
-Spero presto, Federico…
Sussurro avvicinandomi a lui e controllando l’ora sul cellulare. Mezzanotte e un quarto, Ethan sarà qua alla mezza. Posso ancora rilassarmi un po’. Finisco anche questa sigaretta e la getto a terra, schiacciandola col piede.
-Ti manca Milano?
Ad un tratto fa la sua voce, riportandomi alla realtà.
-Ora come ora per nulla. Qua sono felice con lui.
Rispondo dopo qualche istante sentendolo irrigidirsi.
-Lo sai come la penso sui ragazzi, soprattutto dopo Riccardo…
Lo fermo mettendogli un dito sulle labbra.
-Io lo amo.
Sussurro con un sorriso. Lui mi prende la mano con la sua e mi bacia il palmo.
-Davvero?
-Sì, come l’aria che respiro.
Dico senza nemmeno pensarci. Lo vedo sorridere a poco a poco, accarezzandomi il viso.
-Sei proprio innamorata piccola.
Mormora dandomi un bacio sul naso.
Ridacchio alzandomi, visto che mancano solo due minuti al ritrovo. Camminiamo nel buio mano nella mano, vicini tanto da sentire il calore del corpo dell’altro nella calura dell’estate Californiana. Vedo subito il suv grigio di Ethan che mi aspetta davanti all’entrata, quindi lo indico a Federico che corre ad aprirmi la portiera. Entro con un sorriso, poi lui si sporge verso di me.
-Buonanotte stellina.
Mi dice in italiano, schioccandomi un bacio sulla guancia.
-Buonanotte piccolo.
Rispondo, mentre chiude la portiera. Partiamo a tutta velocità e, appena fuori dai cancelli dell’hotel, lui mi rivolge la parola.
-Allora, cosa ti doveva dire?
Lo guardo per un attimo, poi scoppio a piangere disperatamente, appoggiando il viso ad un suo braccio. Lui frena bruscamente, poi gira a destra, entrando nel viale di un parco, dove non dovrebbe entrare e parcheggia. Lo sento armeggiare con la mia e con la sua cintura, poi mi accoglie tra le sue braccia, mentre il mio corpo viene scosso dai singhiozzi.
-Qualunque cosa sia successa la risolveremo.
Cerca di rassicurarmi, lasciandomi un bacio tra i capelli.
-Lui se ne andrà, Ethan. Non possiamo risolvere un bel niente. L’ho perso per sempre.
Ribatto con la voce rotta, aggrappandomi a lui come all’unica ancora della mia salvezza. Le sigarette sono servite solo a costruirmi una facciata, ma adesso, con addosso solo l’odore del loro fumo, il mio teatrino è crollato, lasciandomi senza armi. E senza un amico.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Youtubers / Vai alla pagina dell'autore: _mary_laura_