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Autore: Cronos22    09/09/2016    0 recensioni
Un amore non corrisposto per la debolezza della mente di un ragazzo.
Un breve racconto tratto dalla vita e dalla pagine del suo diario,nel momento cruciale della sua esistenza
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il racconto di un amore senza confini

Il giorno come la notte, la notte come il giorno, uno strano destino il mio, avere tutto ed allo stesso tempo non avere niente, ma forse non è stata solo la mia vita a raggiungere questo limite, ma la vita di ognuno di noi in questo mondo fittizio e senza aspirazione.
La mia storia comincia con un sogno, non la classica filmografia onirica composte da scene distorte e a volte male assortite, ma una vera e propria scena tratta quasi dalla vita reale, talmente reale da non riuscire a credere di stare dormendo sopra il mio caldo e soffice letto, sentendomi come teletrasportato all’interno di quel mondo, dove ogni cosa sembrava a me non familiare.
Mi trovai dentro questa stanza avvolta nella penombra, con il sole oscurato da nubi cineree che impedivano il passaggio dei suoi caldi raggi, un piccolo divano situato al centro davanti ad un camino spento, abbracciato insieme ad una ragazza dai capelli corti neri come l’asfalto, con la sua testa che poggiava con dolcezza sopra il mio petto, coperto unicamente da un semplice lembo di stoffa, mentre ero intento a strofinarle con passione la spalla, guardandola come rapito nel vederla sopita accanto a me, lievemente illuminata da una fioca candela apparsa dal nulla.
Tra me e me pensai che non era possibile un evento del genere e allora cercai di allontanarmi da quella irreale situazione, ma il mio corpo non voleva saperne di muoversi e quasi fossi caduto in uno stato di trance mi abbassai lentamente fino a raggiungere il suo viso, dandole un primo bacio sulla fronte, che la fece destare dal suo sonno, un secondo sulla guancia, che la fece sorridere e che mi permise di ammirare i suoi profondi occhi color cioccolato ed un terzo sulle sue labbra rosee carnose, che si univano con le mie in uno spettacolo di luci ed ombre che non mi concedette di poter pronunciare una singola parola, quando improvvisamente l’oscurità avvolse tutta la realtà onirica, dissipandosi lentamente all’aprirsi delle mie palpebre e con la mia vista che si faceva sempre più chiara e definita, consentendomi di capire di essere nuovamente sopra il mio letto e senza nessuno al mio fianco, udendo nel mentre un lievissimo suono di parole emesse dal televisore dimenticato acceso la sera prima, alzandomi lentamente dal soffice materasso e dirigendomi, trascinando con fatica i piedi verso il bagno, poggiando con pesantezza entrambe le braccia sopra la fredda ceramica del lavandino ed osservando dinanzi al piccolo specchio il mio volto segnato dalla stanchezza e deturpato da delle grandi occhiaie, che sembravano estendersi fino alle guance.
Allora con estrema fatica, ancora parzialmente avvolto dalle braccia del dio Morfeo, girai la manovella dell’acqua fredda, portando entrambe le mani sotto il getto d’acqua continuo e strofinando il viso con determinazione, quasi a voler lavare via dai miei occhi e dalla mia pelle quell’orribile sogno che mi ha lasciato confuso e disorientato, respirando faticosamente e sentendomi avvolgere da una strana ira che cresceva sempre di più nel mio animo, alimentata dalle continue vibrazioni del cellulare, causata da ogni messaggio ricevuto da un qualunque social network esistente a cui mi ero inscritto, cominciando a camminare verso di lui quasi a volerlo distruggere, afferrandolo con cattiveria dal comodino e sbloccandolo dal blocco automatico del sistema, notando con mia grande disapprovazione tanti messaggi inutili e futili che non fecero altro che far crescere ancor di più questo senso di malessere, scorrendoli con foga uno per uno fino a quando i miei non si posarono sopra due testi provenienti da due miei amici di lunga data.
Il primo Antonio mi chiese volevo andare insieme a lui il pomeriggio in fumetteria ad iscrivermi ad un torneo di Magic the Gathering, mentre il secondo Alex mi propose un’uscita insieme ad i colleghi dell’università al centro della città.
In un primo momento ero riluttante ad accettare una o entrambe le offerte, ma alla fine decisi di concedermi un giorno di riposo, in modo tale da poter dimenticare quel sogno assurdo, passando l’intera mattina ad occupare la mia mente sul tipo di mazzo portare al torneo, cercando di studiare le strategie migliori per poter trionfare, studiando attraverso grafici e schemi matematici le migliori possibilità di poter prevalere contro i vari tipi di mazzi esistenti nel formato.
Purtroppo la vita non è solamente fatta di calcoli e numeri, ma anche di fortuna, infatti durante il primo pomeriggio raggiunsi la fumetteria, dove trovai una ventina di partecipanti compresi me ed il mio amico Antonio, che parlavano e discutevano sulle nuove uscite ed sulle interazioni tra le varie carte del gioco, addentrandomi lentamente all’interno del piccolo corridoio del posto, fino a giungere dinanzi ad un piccolo spazio chiuso dove un uomo sulla quarantina lievemente sovrappeso e con una folta barba sul viso, che attraverso il suo computer stava gestendo i vari accoppiamenti, esponendoli successivamente su di un grande schermo posto in alto vicino alla porta d’ingresso, dandomi così solamente il tempo di salutarlo e di prepararmi per i miei duelli, cominciando immediatamente con una serie di due vittorie di fila su quattro turni complessivi.
Avevo appena cominciato il terzo turno ed avevo già vinto la prima partita, riuscendo a spiazzare il mio avversario con il mio mazzo e riuscendo a dominare la seconda senza alcuna difficoltà, ma il mio avversario cercò di cambiare in suo favore le sorti della sfida giocando una carta rischiosa che permetteva di divincolarsi dalla mia morsa, ma fortunosamente avevo in mano la carta per impedire che il suo piano andasse in porto, quando improvvisamente il ricordo di quel sogno si ripresentò vivido nella mia mente, facendomi perdere dentro i miei pensieri, oscurati parzialmente dal rumore eccessivo presente in sala, eseguendo una mossa sbagliata che permise al mio rivale di prevalere su di me e che mi condusse anche alla sconfitta contro il mio avversario successivo, ritrovandomi con una misera manciata di punti che mi fece finire miracolosamente nella graduatoria degli otto migliori giocatori, ottenendo sfortunatamente il bottino più miserevole.
Leggermente stizzito dal risultato ottenuto, dopo aver passato quattro ore rinchiuso in quel buco chiamato fumetteria, afferrai velocemente le mie cose e cominciai a correre verso casa, riuscendo a giungervi in tempo per farmi una doccia e prepararmi per la serata, con Alex che arrivò sotto casa mia un minuto prima che riuscissi a mettermi i miei mocassini sportivi neri con una foglia autunnale rossa stilizzata sopra la stoffa, prendendo portafoglio e cellulare con rapidità e salutando con altrettanta fretta i miei genitori, scendendo le scale ed entrando all’interno della sua macchina, dove ci salutammo affettuosamente e ci dirigemmo verso il centro città, cantando a squarcia gola un pezzo rock inciso sopra un vecchio disco che teneva nel vano portaoggetti, fino a quando non arrivammo a destinazione, fermandoci dinanzi ad un chiosco dove i nostri colleghi ci stavano aspettando impazientemente.
Leggermente imbarazzati scendemmo dalla macchina, cercando di scusarci, quando di colpo la vidi, la ragazza da capelli neri non era altro che la mia amica Sonia, la quale venne immediatamente a salutarmi calorosamente con uno dei suoi soliti abbracci spacca costole, insieme al mattacchione del gruppo Max, alla vivace ma facilmente ossessionabile Carla ed al caro simpaticone Roberto, i quali sorridendo ci invitarono entrambi a prendere qualcosa insieme a loro e senza aspettare neanche la nostra risposta ci afferrarono per le braccia e ci catapultarono davanti al bancone, dove ci prendemmo semplicemente una spremuta d’arancia, ridendo e scherzando nel frattempo con gli altri.
Io cercai di fare buon viso a cattivo gioco, ma non riuscì molto bene a nascondere il mio disagio nel vedere la ragazza del mio sogno e questo Carla l’aveva capito molto bene dai miei sguardi rapidi verso Sonia, afferrandomi e tirandomi rapidamente per un braccio, allontanandomi dal gruppo, inventandosi una scusa sciocca e senza senso per non destrare sospetti dinanzi agli altri, chiedendomi il perché del mio disagio, tentando in tutti i modi possibili di estorcermi tale informazione, fino a quando la mia mente non cedette e le raccontai tutto quello accaduto da stamattina fino a questo momento, spiazzandola con le mie parole, portandosi entrambe le mani sopra la bocca per lo stupore, nascondendo un lieve sorriso di gioia nel riuscire per la prima a vedere le mie vere emozioni ed i miei veri sentimenti uscire allo scoperto, appoggiandomi entrambe la mani sopra le spalle, dicendomi di dirgli quello che provavo ,ricevendo da me una risposta negativa, visto che per me lei era destinata a stare con un altro invece che con uno come me, scrollandomi rapidamente le sue braccia, voltandomi rapidamente e camminando il più lontano possibile da lei e dal gruppo, per cercare di chiarirmi le idee sul da farsi.
Mentre mi accingevo ad iniziare la mia camminata, udì uno sparo provenire dal chioschetto, voltandomi rapidamente verso quel luogo e notando un uomo incappucciato che aveva appena sparato un colpo al cielo e che minacciava i presenti di morte, puntando successivamente l’arma senza esitazioni verso Sonia, intento ad ucciderla, ma animato da una strana sensazione di forza cominciai a correre con tutta la velocità che avevo in corpo verso la ragazza dei miei sogni, frapponendomi tra lei ed il suo aggressore, che nel frattempo aveva già premuto il grilletto della sua arma da fuoco, colpendomi in pieno petto all’altezza del cuore, senza riuscire a farmi vacillare ,rimanendo in piedi ad osservarlo con un sorriso folle, mentre ai lati della mia bocca scendeva una piccola scia di sangue, che lo fece spaventare, venendo improvvisamente atterrato e disarmato da un uomo che lo bloccò a terra e con un altro che chiamò immeditatamente la polizia.
Io invece mi toccavo con la mano destra il petto sanguinante, che macchiava copiosamente la mia camicia bianca, respirando faticosamente e cominciando a camminare con instabilità lontano da loro, quando improvvisamente mi fermai e mi voltai, osservando le loro espressione tristi e spaventato, soffermandomi su quella di Sonia che era la più in pena di tutte.
-Ho fatto bene a non dirglielo-rivolgendomi verso Carla con gli occhi pieni di lacrime –Dopotutto non ero destinato a stare con lei-conclusi rivolgendo un’ultima volta i miei occhi verso la ragazza dei miei sogni, chiudendoli successivamente e manifestando grande sorriso sul mio viso, cadendo rapidamente senza forza sulle mie ginocchia e sbattendo con violenza il busto sopra il freddo asfalto, respirando sempre più lentamente, riuscendo ad udire un urlo farsi sempre più forte e delle mani che mi scuotevano cercando di ridestarmi, ma io mi stavo lentamente allontanando da tutti, sentivo le mie forze andar via e i suoni diventavano sempre più incomprensibili ogni secondo che passava, riuscendo solamente a comprendere alcune parole provenire da Sonia e dal gruppo che mi chiedevano di resistere fino all’arrivo dei soccorsi, ma ormai era troppo tardi, ero stremato, dissanguato e senza energie per combattere.
-Marco ti prego resta con noi-le sentì dire singhiozzando, ma fu l’unica frase che riuscì ad udire, prima che tutto si facesse oscuro e la mia anima sprofondasse nell’oblio, dove ora sto narrando la mia storia.
Spero solo che mi abbia dimenticato e che si sia rifatta una vita senza il ricordo di questa brutta vicenda, ma io non dimenticherò mai il proiettile che mi ha colpito ed il perché del mio gesto, anche se intrappolato in questo luogo di tenebre, il mio amore per te alimenterà il mio animo, vegliando su di te dal mondo dei morti, sperando che un giorno noi due riusciremmo a stare insieme in un’altra esistenza.
 
Note dell’autore
Io:Diciamo che è solamente un piccolo esperimento proveniente dalla mia mente folle, una pagina proveniente dai meandri oscuri della mia letteratura personale, sperando solo di non avervi annoiato.
Ci vediamo nei prossimi racconti che intenderò scrivere e nei prossimi aggiornamenti delle mie storie ancora in corso
  
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