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Autore: Ignis    09/09/2016    0 recensioni
Eli De Vile è un vampiro, così come lo sono tutti i membri della sua famiglia. Ha diciassette anni e le sue preoccupazioni sono piuttosto poche; non è il tipo da cacciarsi nei guai, è diligente alla Scuola Notturna ed evita di fare incontri indesiderati.
Bianca Petresi, invece, è l'umana che, piombando all'improvviso in casa De Vile, gli sconvolgerà la vita in modi che Eli non può nemmeno immaginare.
Tratto dalla storia:
«Secondo me credono che tu sia il ragazzo di Bianca».
Il vampiro rise di gusto. «Sì, certo! Che razza di rubacuori dovrebbe essere Bianca per trovarsi un ragazzo in un paesino sconosciuto nel giro di una manciata di giorni?»
Luca si mise seduto sulle zampe posteriori, continuando a guardarlo fisso. «Perché, tu sei così sicuro di poterti mettere con una ragazza nel giro di pochi giorni? Una come Bianca, con cui vai così poco d'accordo e perfino in lutto per i suoi genitori?»
«Io sono bello. Piaccio facilmente».
Genere: Sentimentale, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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07. L'imboscata

La domenica mattina, esattamente come aveva preannunciato Sybil, Sonja dichiarò che Bianca aveva completamente perdonato Eli.
Quest'ultimo era contento di potersi finalmente spostare da solo fuori casa, ma si chiese se fino a quel momento quella punizione fosse stata una farsa bella e buona. Era strano che qualcuno, anche una creatura incomprensibile come poteva esserlo una ragazza umana di diciotto anni, cambiasse idea al volo nei confronti di un'altra persona e la perdonasse da un giorno all'altro. Era anche vero, però, che fino a quel momento la signora De Vile non aveva detto niente riguardo i suoi criteri di valutazione, e nemmeno era chiaro cos'avesse visto nella mente di Bianca. Quando il figlio glielo chiese, lei si strinse nelle spalle: aveva un'espressione vagamente malinconica, come se quel risultato non la soddisfacesse completamente.
«Lo so, anche io l'ho trovato strano. Fino a ieri sera sentivo che il suo perdono era ancora piuttosto lontano, ma adesso pare essere del tutto arrivato a destinazione. Oggi hai fatto qualcosa di bello per lei?»
Eli scosse la testa. Tutto ciò che aveva fatto era accompagnarla a una cena di classe (ed era stato costretto), farla tornare a casa a piedi (cosa che Bianca non aveva apprezzato affatto) e lasciarle guardare un film più vecchio di Angela insieme a Isabella. Non capiva cosa fosse cambiato e aveva il timore che nemmeno la ragazza fosse consapevole di cosa fosse successo di preciso.
Si andò a richiudere nella propria bara prima che spuntasse il sole, ma con ancora molti dubbi per la testa.

La sera successiva si risvegliò perfettamente riposato. Come ogni giorno si risciacquò il viso e si vestì bene, poi scese al piano inferiore. In sala da pranzo trovò tutto al suo posto e quasi l'intera famiglia presente: i suoi genitori, Angela, Katrina e Heidi erano tutti seduti a bere la loro razione di sangue quotidiana. Di Sybil e di Bianca non c'era traccia.
«Buonasera» salutò suo padre, lanciandogli un'occhiata penetrante. «Vieni a bere».
Eli chinò appena il capo e si prese la sua bottiglia di sangue. Nel frattempo udì distrattamente Katrina che parlava alla madre del proprio lavoro, mentre Heidi sorseggiava rumorosamente la sua colazione con la cannuccia.
Si accomodò davanti a Heidi, come al solito, con le spalle un po' più rigide del solito.
«Nel caso te lo stessi chiedendo, Bianca è uscita presto, stasera. Ora che non deve più starti appresso, sta cercando di godersi più sole possibile» disse Angela distrattamente, per poi bere un sorso di liquido rosso dal suo bicchiere. Evidentemente quel giorno non avrebbe incontrato il suo ragazzo.
«Non me lo stavo chiedendo» rispose Eli tranquillo.
«È andata a passare del tempo con Isabella, o almeno così ha detto» continuò la sorella in tono noncurante. «Quindi non con un ragazzo. Puoi stare tranquillo».
«Non sono preoccupato» sottolineò lui.
«E allora perché quell'aria pensierosa?»
Eli strinse le labbra e non disse niente. Era più forte di lui: ciò che la nonna gli aveva raccontato il giorno prima l'aveva scosso. C'era la possibilità che qualcuno avesse preso di mira la famiglia di Bianca e che la morte dei suoi genitori non fosse stata un incidente, quindi gli venne naturale preoccuparsi un po' per lei. Per di più Bianca era una sempliciotta che si lasciava spaventare dai cani e dai gargoyle: gli veniva naturale chiedersi se fosse davvero in grado di cavarsela da sola, a dispetto di essere riuscita a farlo senza problemi quando ancora non viveva con loro.
Probabilmente Sybil si era occupata di tenerla d'occhio come poteva non appena era tramontato il sole.
Quando ebbero tutti finito di mangiare, Eli fece per andarsene in camera propria, ma fu intercettato da Heidi, che lo prese per un braccio.
«Che c'è?»
Heidi lo strattonò più forte, costringendolo a chinarsi verso di lei. La bambina gli si avvicinò all'orecchio.
«Bianca in realtà è andata a passare il tempo con Luca. Sono andati al bosco».
Per un attimo Eli si sentì pietrificare dalla notizia. Guardò Heidi con un certo sconcerto, sperando che stesse scherzando; nel vedere solo un'espressione composta sul suo visino capì che invece era tutto vero.
«Non è possibile. Di che... di che stai parlando?» mormorò incerto, guardandosi un attimo intorno per assicurarsi che nessuno della famiglia fosse abbastanza vicino da poterli sentire. «Bianca ha la fobia dei cani, non andrebbe mai da qualche parte da sola con Luca... e comunque non ne avrebbe motivo, perché non sono neanche amici. E perché al bosco, poi? E tu come fai a saperlo?»
Heidi sorrise. «Scusa, ma è un segreto».
La situazione si faceva sempre più assurda secondo Eli, che a quel punto si ritrovò senza sapere come comportarsi. Se nel profondo pensava fosse giusto che qualcuno potesse parlare liberamente in privato con qualcun altro, il fatto che le due persone in questione fossero Bianca e Luca lo disturbava. L'unico argomento di discussione che quei due potevano avere in comune era proprio lui e non aveva idea di cosa si sarebbero potuti dire.
Cominciò ad avviarsi di nuovo giù per le scale, verso il portone d'ingresso, ma Heidi gli si aggrappò al braccio per fermarlo.
«Aspetta, non puoi andare! Ho promesso a Bianca che ti avrei trattenuto!»
La cosa si faceva di momento in momento più sospetta. Eli aggrottò la fronte e si divincolò dalla presa, gli occhi più luminosi per l'irritazione. «Non sono affari tuoi! Impara a non fare promesse che non puoi mantenere, piuttosto. Segreto o non segreto, io oggi dovevo incontrare Luca e così farò».
Ignorò le proteste della sorella minore e uscì di casa con passo deciso, guidato più dall'ansia che da rabbia vera e propria.
Ripensandoci, il giorno prima Isabella aveva consigliato a Bianca di agire di nascosto. Bianca aveva detto di non saperlo fare, e in effetti quella era una sorta di dimostrazione di quel fatto, ma era anche vero che in teoria non doveva avere niente in particolare da dover fare di nascosto.
Senza contare che, stando a quello che gli aveva detto Sybil, quello non era un momento buono per lei per andarsene a zonzo da sola in posti oscuri come il bosco. Oltre all'alta probabilità di incontrare lupi mannari, c'era il rischio di finire vittima di un qualche brutto scherzo da parte di un folletto, o di incappare in uno spettro. Se per un vampiro restava un buon posto per passeggiare, era meglio che gli umani non ci andassero di notte.
L'unica consolazione di Eli al momento era che Bianca era andata a cercare Luca, quindi insieme a lui non avrebbe rischiato niente. L'unico pericolo era quello che si sarebbero detti: anche se a Eli non veniva in mente niente, non riusciva a togliersi quel pensiero dalla testa.
Arrivato a un paio di dozzine di metri dal sentiero che entrava nel boschetto, Eli scorse due figure che ne uscivano. Anche a quella distanza riconobbe immediatamente Luca, affiancato da una ragazza paffuta che non poteva che essere Bianca.
«...pensaci, va bene?» gli parve di udire da parte dell'umana.
Luca non disse nulla in risposta, ma non guardava lei. Aveva già il muso puntato verso Eli, le orecchie dritte e in ascolto.
Mentre il lupo mannaro restava dov'era, Bianca si affrettò in direzione di casa De Vile, incrociando Eli. Quest'ultimo la bloccò afferrandole un braccio.
«Che vi siete detti?» mormorò piano. Luca aveva l'udito troppo fino per farsi sfuggire un sussurro a una distanza così breve, ma Eli sperò comunque che non lo sentisse.
«Non sono affari tuoi» ribatté prontamente Bianca. «Volevo solo fare due chiacchiere con Luca. Perché, che problema c'è?»
«Non ha senso, ecco qual è il problema. Tu non lo odiavi?»
Bianca accennò una risata, guardandolo divertita come se avesse appena parlato di un'invasione aliena. «No che non lo odio! Mi faceva solo un po' paura, all'inizio. Adesso è tutto a posto».
«Così, da un giorno all'altro?» fece Eli, scettico.
«Senti, se non ci credi è un problema tuo, non mio. Adesso vuoi lasciarmi andare? Mi stai facendo male al braccio!»
Lui allentò leggermente la presa, ma non la sciolse. «Perché non mi hai chiamato?»
Bianca alzò gli occhi al cielo, esasperata. «Quanto sei pesante! Pensavo che saresti stato felice di poter uscire senza di me, ora che siamo liberi dalla punizione, ma non ti accontenti mai. Se proprio lo vuoi sapere, Heidi mi ha spiegato che oggi Luca aveva solo pochissimo tempo da poter trascorrere di notte, e che voi due volevate già vedervi. Ho pensato di fare un favore a tutti e di parlarci mentre il sole non era ancora tramontato».
Quell'ultimo ragionamento sembrò sensato a Eli. I vampiri non potevano uscire con il sole ancora sopra l'orizzonte, quindi Bianca aveva avuto tutto il tempo per parlare con Luca senza rubargli neanche un minuto. Quella sera, proprio come aveva detto lei, il lupo mannaro aveva solo poco tempo da poter trascorrere in forma animale: si trasformava solo dal sorgere al tramontare della luna, la quale anticipava il proprio ciclo di circa un'ora ogni giorno. La scorsa settimana Luca aveva potuto frequentare tutte le lezioni, ma per quella a venire sarebbe rimasto quasi del tutto assente.
All'improvviso il ragazzo sentì qualcosa di caldo, morbido e umido toccargli il palmo. Si voltò di scatto e vide Luca che gli leccava la mano con delicatezza.
«Andiamo, Eli, lasciala andare. Non c'è bisogno di farle un interrogatorio simile».
Ancora un po' imbronciato, Eli lasciò andare il braccio di Bianca. Lei gli lanciò un'ultima occhiata infastidita, poi rivolse un cenno di saluto a entrambi e si allontanò in tutta fretta.
«È come ha detto lei, comunque» disse Luca. «Non abbiamo parlato di niente di strano».
«Non vuoi dirmelo nemmeno tu?» chiese Eli piano, mentre si avviava verso il bosco. Luca lo seguì, gli artigli che grattavano appena contro l'asfalto e gli occhi dorati che seguivano l'amico costantemente, inespressivi come sempre.
«Certo che te lo dico, Brontolo. Mi ha chiesto di nuovo scusa per come si è comportata nei giorni passati e ha detto che si sarebbe impegnata a fare amicizia con me».
Eli inarcò le sopracciglia. «E per dirti una simile scemenza doveva uscire di casa di nascosto e venire a parlarti in privato? Poteva anche aspettare domani» osservò.
Luca mosse appena la coda, divertito. «Non si nota sempre, ma è molto timida e anche introversa. Fa una gran fatica a esprimere quello che sente... magari non voleva che tu fossi lì ad ascoltarla».
La risposta dell'amico non soddisfò il vampiro, che continuò a rimuginarci tra sé. Quella spiegazione era sensata, oggettivamente, ma i conti non gli tornavano. Bianca del resto aveva già pianto più di una volta davanti a lui e gli aveva parlato molto la sera precedente, mentre erano di ritorno dalla cena di classe: non capiva perché in quel caso si sarebbe dovuta vergognare che sentisse i suoi discorsi. Inoltre continuava a trovare strano che fosse uscita da sola per cercare Luca, con cui non aveva neanche fatto amicizia, solo per dirgli quelle cose.
Aveva il sospetto che sotto quell'incontro ci fosse di più di quanto non sembrasse. Allo stesso tempo, però, Luca gli camminava accanto col solito passo sicuro e gli parlava con voce ferma. Era vero che i lupi mannari erano imperscrutabili quando si trattava di emozioni, se non erano loro stessi a volerle mostrare, ma quello era pur sempre il suo migliore amico: se ci fosse stato dell'altro, sicuramente Luca gliene avrebbe parlato subito.

Arrivarono nel posto dove chiacchieravano di solito: un grosso albero verso i limitari a nord. Aveva delle radici abbastanza grandi da potercisi accomodare tranquillamente e davanti a esso c'era una discesa piuttosto ripida che portava a valle. L'aria nei paraggi era leggermente umida; di quella stagione sapeva di fango e di foglie.
Eli si accomodò su una delle radici, con la schiena contro il tronco, e raccontò a Luca quello che era successo il giorno prima. Si concentrò sulle reazioni degli umani nel vederlo ed evitò di parlare dei discorsi fatti a tu per tu con Bianca, pensando fosse meglio tenere privata quella conversazione. Il lupo mannaro, che si era disteso lì accanto, trovò divertente il fatto che nessuno avesse pensato che Eli fosse un vampiro, ma non se ne stupì.
«Te l'avevo detto, no? Gli umani sono assurdi. Credo che non riconoscerebbero un vero vampiro neanche se venissero morsi da uno di loro».
«Si sono insospettiti solo per i miei occhi, ma c'era molta luce e non si è notato molto che brillano» concesse Eli con un sorriso. «Non credevo mi avrebbero fatto tutte quelle domande. Sembrava di essere a un colloquio di lavoro».
«O a una cena con i parenti» suggerì Luca. «Secondo me credono che tu sia il ragazzo di Bianca».
Il vampiro rise di gusto. «Sì, certo! Che razza di rubacuori dovrebbe essere Bianca per trovarsi un ragazzo in un paesino sconosciuto nel giro di una manciata di giorni?»
Luca si mise seduto sulle zampe posteriori, continuando a guardarlo fisso. «Perché, tu sei così sicuro di poterti mettere con una ragazza nel giro di pochi giorni? Una come Bianca, con cui vai così poco d'accordo e perfino in lutto per i suoi genitori?»
«Io sono bello. Piaccio facilmente».
L'amico sbuffò e diede una spallata scherzosa contro la gamba di Eli. «Va bene, ma a parte questo, penso che l'avrebbe pensato chiunque. Bianca, che sembra così chiusa, riesce a intendersela così tanto con un ragazzo sconosciuto al punto da portarlo alla cena di classe, dove lui c'entra come i cavoli a merenda. Si scopre che vivono insieme e lei ha lasciato la sua vecchia scuola per andare alla stessa dove va lui...»
«Queste ultime cose erano inevitabili, però! Lo sai che ero in punizione» s'intromise Eli, sulla difensiva. Per qualche motivo cominciava a sentirsi a disagio e quel discorso gli piaceva sempre meno.
«Loro non lo sapevano, però» puntualizzò Luca. «Alla fine lei lascia la cena in anticipo per degli ipotetici ordini di tuo padre e tu l'accompagni fuori senza fare una piega. Scommetto che vi siete guardati un sacco di volte durante la cena, o non avresti capito la situazione. Alla fine ve ne andate soli soletti, per di più senza nemmeno farvi venire a prendere in macchina...»
Eli non disse niente, ma storse le labbra in una smorfia e aggrottò leggermente la fronte, mentre sul petto cominciava a sentire un peso fastidioso. Non poteva ribattere perché era tutto vero, ma gli dava fastidio sentirsi dire certe cose in faccia.
«Quello che voglio dire è che non è poi così impensabile, no? Stando a quello che mi hai detto, ti sei comportato proprio da fidanzatino... con tanto di passeggiata sotto le stelle, soli soletti e abbracciati...»
A quel punto il ragazzo scese dalla radice e si chinò sulle piante dei piedi davanti a Luca, guardandolo serio.
«Se è così, potevi dirci che a Vallata Nuova c'eri anche tu, e magari venire a salutarci invece di rimanertene al buio a ringhiare. A Bianca è quasi venuto un infarto per la paura».
Luca parve genuinamente sorpreso per un attimo. Poi piegò le orecchie di lato e distolse lo sguardo.
«Ma che dici? Non c'ero».
«E allora come mai parli di passeggiata sotto le stelle, se ti ho raccontato solo della cena?»
Le orecchie di Luca gli sparirono dietro la nuca. «Me l'ha raccontato Bianca».
«Oh, davvero?» incalzò Eli.
Ci fu un lungo silenzio. Quando fu passato troppo tempo, il ragazzo capì che Luca non sapeva come rispondere. Sorrise intenerito, appoggiandogli la mano sulla testa per accarezzarlo.
«Sei pessimo a nascondere le cose».
«Mi hai solo preso in contropiede» ribatté il lupo mannaro, sulla difensiva. «Scusami. Non avrei dovuto farlo».
«Che cosa? Restare nascosto ieri o cercare di mentirmi adesso?»
«Tirare fuori l'argomento, credo» borbottò l'amico a disagio. Gli si avvicinò di più e gli appoggiò la testa sulla spalla, scostando i capelli che la occupavano. «L'ho fatta suonare come se fosse una cosa sbagliata, ma non ho alcun diritto di venire a dirti come ti devi comportare con Bianca».
Eli scosse la testa e lo abbracciò stretto. Normalmente non abbracciava mai nessuno, ma per qualche motivo con Luca gli veniva naturale. Aveva la presenza di un migliore amico e allo stesso tempo l'aura rassicurante di un enorme peluche. Non poteva negare, comunque, che quella rivelazione l'aveva sorpreso. Sicuramente Luca era rimasto in disparte perché non si sentiva ancora a suo agio con Bianca, ma era strano pensare che fosse stato lì a guardarli per tutto il tempo – e magari a sentire i loro discorsi.
«Non importa, lo so che sei solo preoccupato per me». Sciolse l'abbraccio in fretta e gli diede un'altra carezza energica sul dorso, che ebbe l'effetto di far drizzare le orecchie al lupo mannaro. «Anzi, in questo caso è meglio dire che lo sei per Bianca. Non vuoi che si faccia l'idea sbagliata».
«Quindi ti sei accorto di piacerle!» esclamò Luca sorpreso.
Il vampiro annuì. In realtà era rimasto solo un vago sospetto all'inizio, ma gli indizi durante la sera passata erano aumentati.
«Con me si comporta in modo diverso rispetto agli altri della mia famiglia. È come se cercasse di entrare più in confidenza, anche a costo di litigare. All'inizio credevo che fosse solo il modo in cui si comporta con i ragazzi, o che magari pensasse solo che ero bello o cose del genere».
«Che pavone» commentò Luca. Eli gli diede una pacca scherzosa per ammonirlo, mentre si sedeva su una radice più bassa lì accanto.
«Ieri, poi, una delle sue amiche mi ha parlato un sacco e lei si è ingelosita. Ho cominciato a pensarci seriamente quando le ho detto della mia omosessualità».
Luca per un attimo arricciò le labbra e mostrò le zanne bianche, nervoso. «Avrai fatto bene? Non sai ancora se puoi fidarti di lei. Con me e le ragazze non ti sei sbottonato così in fretta».
«Mi sembrava giusto specificare... e non credo che lei sia il tipo da fare la spia con i miei. Non ne ricaverebbe nulla» spiegò Eli tranquillo. «Comunque, quando gliel'ho detto lei ha reagito malissimo. Non era la reazione di una che scopre qualcosa di inaspettato: sembrava più una che scopre di essere stata ingannata da una persona fidata».
Il lupo annuì. «Potrebbe ancora essere un fraintendimento, ma se la spiegazione fosse questa, avrebbe senso».
C'era però ancora qualcosa che non era stato chiarito. Eli guardò l'amico con curiosità. «Tu che ci facevi a Vallata Nuova, comunque?»
«Facevo un giro, visto che tu non c'eri» rispose prontamente Luca.
«Poi, da come parli, sembra che tu ti sia già accorto dei sentimenti di Bianca. Come hai fatto, se in questi giorni a scuola non vi siete quasi neanche guardati?»
«Vi ho visti a Vallata Nuova, no? Ho usato il mio intuito mannaro».
Eli rise di gusto. «Scusami, Luca, ma secondo me sei fin troppo dolce e innocente per fare lo Sherlock Holmes dei rapporti sociali».
«Ridi pure quanto vuoi, ma ho sicuramente un fiuto migliore del tuo!»
Continuarono a scherzare per un po', finendo per parlare di altro: le previsioni di Isa, il modo in cui il potere di Chiara cominciasse a rischiare di darle troppo alla testa, il bisogno di Luca di prendere in prestito gli appunti di Eli quando non sarebbe stato in grado di frequentare le lezioni.

Tra una chiacchiera e l'altra, le quasi quattro ore di tempo che avevano a disposizione si esaurirono; intorno alle undici di sera uscirono dal boschetto, diretti altrove.
«Allora, è domenica e non ci sono io a farti compagnia per il resto della giornata. Cosa pensavi di fare?» domandò Luca mentre si mettevano in strada.
«Andrò a casa a riordinare gli appunti e a studiare».
«Secchione».
Eli diede una ginocchiata contro il costato di Luca, facendolo barcollare di lato, ma quest'ultimo si riavvicinò tranquillamente.
«Pensavo comunque che è strano che ti abbiano liberato dalla punizione così presto. Conoscendo tuo padre, mi sarei aspettato almeno un paio di settimane di castigo, se non un mese intero».
Il vampiro si strinse nelle spalle, leggermente in imbarazzo. «Forse ho esagerato quando ti ho parlato di lui, ma non è terribile come può sembrare, sai? Alcune volte è perfino gentile».
«Wow, addirittura?» commentò Luca sarcastico.
«Va bene, dimmi che non stai prendendo anche tu il vizio di usare il sarcasmo per tutto».
«Solo quando ci sta davvero molto bene». Luca restò in silenzio per un po', poi si fermò di scatto e drizzò le orecchie. «Aspetta, fermati».
Eli si fermò subito e lo guardò attento. Il lupo mannaro teneva le zampe ben piantate a terra e il muso appuntito era sollevato in direzione del bosco. Sembrava una statua, tanto era fermo: in quei momenti sembrava molto più animale del solito.
«Sono loro» mormorò infine, piegando le orecchie all'indietro. «Andiamocene in fretta».
Con “loro” si riferiva ai lupi mannari. Eli sospirò e scosse la testa, rassegnato all'idea di doverli incontrare per forza; si riavviarono con passo spedito, ma se erano abbastanza vicini perché Luca potesse fiutarli, sicuramente anche loro due erano già stati individuati. Non gli restava che sperare di evitare il grosso di quella seccatura.
Mentre camminavano, si cominciarono a sentire i primi fruscii tra gli alberi, insieme a qualche latrato appena trattenuto. Luca si avvicinò al fianco di Eli. «Mi dispiace...»
«Non fare lo scemo, Luca, non è mica colpa tua» borbottò Eli spiccio.
«Ma guarda un po'!» esordì una voce più profonda. «I due scolaretti in luna di miele».
«Per quel cucciolone sarà l'ora della cagatina serale!» intervenne un'altra voce più in là.
Dall'oscurità cominciarono a spuntare diverse sagome a quattro zampe. I lupi mannari non erano necessariamente tutti uguali: alcuni non potevano parlare, altri erano anche grandi il doppio o il triplo di un lupo normale e altri ancora, durante la trasformazione, si ritrovavano anche la stessa mente di un lupo vero e proprio. Quelli, in particolare, formavano un branco di adolescenti particolarmente molesti che Luca preferiva sempre evitare a ogni costo.
Nel giro di pochi secondi, si ritrovarono con una decina di lupi che li seguivano alle spalle con passo moderato.
«Neanche un'occhiata da dedicare a questi pezzenti, De Vile?» ridacchiò uno con la voce roca appena dietro Eli. Il ragazzo lo riconobbe come Cristian, quello che una volta aveva tentato di entrare nel cortile di casa De Vile ed era stato preso a calci da Alec a mo' di ricompensa. «Che schifo. Voi vampiri pensate sempre di essere migliori di tutti».
«Però l'animaletto domestico se lo tiene! Ehi, Luca, come va a scuola? Hai fatto i compiti?» domandò un altro in tono petulante – a giudicare dal tono doveva essere Davide.
Eli si sforzò di restare zitto. Si consolava del fatto che i lupi mannari non fossero tutti così (Luca ne era la prova vivente) e si concentrò sul fatto che, se anche avesse cercato di rispondere a tono, ne avrebbe ricavato solo un battibecco inutile senza capo né coda.
«Ti fai fare il bagnetto dal tuo amico vampiro?» domandò un altro, affiancandosi al lato libero di Luca. Il pelo nero e la voce profonda appartenevano a Mattia, che era quello che aveva convinto tutti gli altri a prendere di mira Luca ogni volta che potevano. «Sulla pelliccia ormai non ti è rimasto neanche un pizzico di odore da mannaro. Praticamente sai di libri».
Avrebbero volentieri continuato a ignorarli se uno di loro non avesse deciso di spiccare un balzo e di addentare i capelli neri di Eli, costringendolo a fermarsi per evitare di perdere l'equilibrio.
«Non ci ignorare, chiappe gelate!» esclamò provocatorio il lupo sconosciuto.
Eli si piegò di lato per evitare che gli si strappassero i capelli, ma il suo sguardo si accese subito di un giallo minaccioso mentre scopriva le zanne bianche e acuminate. «Lasciami andare subito!» intimò in un sibilo.
Quello lo lasciò andare e si fece indietro, un po' intimorito, ma gli altri sembrarono solo più divertiti.
«Guarda un po'! Il principe De Vile ci onora della sua attenzione!» commentò Mattia sarcastico. «Meglio non sprecare l'occasione».
Il vampiro cominciava ad averne piene le tasche. Scosse la testa con insofferenza e si voltò di nuovo in direzione di casa propria, che ormai non era troppo lontana.
«Non ho tempo da perdere con voi. Luca, andiamocene».
Dal canto suo, l'amico aveva le orecchie basse e gli stava vicino senza parlare. Probabilmente era così spaventato che non riusciva a comunicare come al solito.
«Ehi, dove credete di andare?!» si sentirono gridare dietro. Eli vide chiaramente un paio di lupi piazzarsi accanto a lui e guardarlo con insistenza.
«Ti accompagniamo fino a casa, tranquillo. Dopodiché Luca sarà tutto per noi» gongolò uno dei due.
Ormai erano vicinissimi a casa. Eli lanciò un'occhiata a Luca, che sembrava impegnato a tenere le orecchie dritte e la coda lontana dalle zampe per non mostrarsi spaventato.
«Non c'è problema Eli, davvero. Ci vediamo domani a scuola».
«Sicuro! Se ti reggi ancora in piedi, almeno...!» lo canzonò Cristian. Alle sue parole gli altri lupi mannari latrarono allegri, concordi.
Non era chiaro cos'avrebbero fatto a Luca quando Eli fosse rientrato in casa. Un vampiro poteva anche essere un buon avversario per un lupo mannaro, ma Eli non era per nulla allenato alla lotta e sicuramente non avrebbe potuto nulla contro ben dieci lupi mannari tutti insieme. La stessa cosa valeva per Luca, a cui era stato concesso di studiare alla Scuola Notturna proprio perché si comportava in maniera educata e corretta con tutti.
Eli ragionò in fretta. Non aveva alcuna voglia di vedersela con tutti quei lupi, ma non gli andava nemmeno giù il fatto che Luca li affrontasse tutti da solo. Sentì gli occhi bruciare e la bocca più secca per qualche momento, preso dalla frustrazione... finché non gli venne un'idea.
Appena furono davanti al suo cancello di casa, i lupi gli lasciarono a malapena lo spazio per oltrepassarlo. L'anta del cancello era chiusa; mentre Eli vi si avvicinava per aprirlo, sentì chiaramente i lupi farsi più irrequieti. Luca, inconsciamente, gli si era schiacciato contro il fianco.
Fu allora che Eli, subito dopo aver aperto il cancello, raccolse tutta la forza che aveva e afferrò Luca per la collottola, trascinandolo con sé nel cortile anteriore.
Quelli che prima erano uggiolii appena accennati si trasformarono in ringhi e ululati di rabbia.
«Cazzo... venite fuori!» abbaiò irritato Mattia, zampettando impaziente davanti al cancello. «Luca! Appena esci di lì sei morto!»
Sarebbe stata solo questione di tempo prima che qualcuno della famiglia si accorgesse della loro presenza davanti casa e decidesse di farli sloggiare; non avrebbero potuto costringerli ad andarsene, ma in genere un vampiro centenario sapeva che mezzi usare per convincere qualcuno a bighellonare altrove. Nel frattempo, però, Luca era dentro casa De Vile: quella consapevolezza sembrava spaventare decisamente di più il lupo mannaro che il vampiro.
«Perché l'hai fatto? Avrei potuto seminarli correndo! Non dovevi trascinarmi qui dentro!» si lamentò Luca mostrando le zanne, più per paura che per rabbia. «Se i tuoi mi trovano mi trasformano in guanti di pelliccia!»
Eli gli appoggiò una mano sul muso, lanciandogli un'occhiata insofferente. «Puoi sgridarmi più tardi per averti risparmiato una bella batosta di gruppo. Adesso seguimi».
Attraversarono il cortile e si diressero sul retro – o meglio, Eli si diresse lì trascinando Luca per la collottola. Entrarono nella serra, dove Eli sperava di nascondere almeno in parte l'odore di Luca e dove si disse che non avrebbero trovato nessuno. Per sicurezza il ragazzo andò in fondo alla costruzione, vicino ai vasi di belladonna. Luca arricciava il naso, infastidito dall'odore e tanto nervoso da mostrare la base delle gengive tra un ringhio e l'altro.
«Eccoci» mormorò Eli con un sospiro lieve. «Tu resta qui. Sicuramente mia nonna o i miei genitori si accorgeranno del casino, se sono in casa, perciò smetti subito di ringhiare».
«Tu sei completamente pazzo» dichiarò Luca in tono vacuo. «E se non c'è nessuno in casa? Come vi occupate voi dei lupi mannari?»
«C'è Katrina che funziona a meraviglia contro gli intrusi, altrimenti ci pensano i miei».
Luca si stese a terra e si raggomitolò per farsi più piccolo. «Va bene. Quindi ora che faccio? Aspetto che venga la tua famiglia a farmi nero? Avrei più speranze di sopravvivenza se raggiungessi il branco».
«Non ti faranno del male se non sanno che sei qui» lo rassicurò Eli in tono fermo. «Aspetta e non muoverti. Non dovrebbero restare qui vicino ancora per molto... vado a vedere se qualcuno di casa può mandarli via».
Nel momento in cui fece per alzarsi, Luca gli addentò piano una manica.
«Non fare tardi».
Si bloccò e gli si chinò ancora accanto, perplesso. Un attimo dopo gli diede uno schiaffetto sul muso.
«Fifone. Non scappo da nessuna parte! Tu aspettami qui».

Fuori dal cancello c'erano ancora i lupi che saltavano di qua e di là, tenendosi a una distanza di circa un metro o due dal cancello – probabilmente non volevano far arrabbiare nessun padrone di casa, nel caso fossero stati presenti. Ignorandoli deliberatamente, Eli superò il portone d'ingresso e fece il giro delle stanze per vedere chi era presente, finendo per rintracciare solo Angela e Heidi intente a fare “chiacchiere tra donne” (testuali parole). Non che si aspettasse di trovarli tutti presenti, ma si sentì subito scoraggiato.
«Sì, mi sono accorta dei lupi. Se pensi che io abbia intenzione di mettermi a gestire quei sacchi di pulci per conto mio, ti sbagli di grosso. È Katrina quella forte, non io! Ci penseranno lei oppure mamma e papà a sistemare la faccenda» dichiarò la sorella maggiore non appena Eli accennò al discorso.
Heidi, che per ovvi motivi non avrebbe mai potuto affrontare un gruppo di dieci lupi mannari quasi adulti tutta da sola, specificò: «mamma e papà sono andati a divertirsi da qualche parte anche oggi, mentre Katrina è con gli amici a divertirsi. Ti conviene trovarti qualcosa da fare e aspettare che vadano via da soli».
Eli sospirò, indeciso se sentirsi sollevato all'idea che nessun De Vile avrebbe scoperto della presenza di Luca o piuttosto infastidito al pensiero che non ci fosse nessuno pronto a scacciarli.
«Senti che baccano» si lamentò Angela infastidita, sbirciando fuori dalla finestra. «Queste cose succedono raramente, ma sono una gran noia. Papà poteva sbarazzarsi di tutti loro in un batter d'occhio! Sai, organizzare un bello sterminio di lupi mannari... ma no. A lui dispiace sbarazzarsi di una specie inutile come quella. Che schifo. Se non altro la luna sta per tramontare, quindi tra poco non potranno più fare niente».
Solo a quel punto Eli si ricordò di quel dettaglio importantissimo. Sì, se la luna tramontava, molti lupi mannari tornavano al loro aspetto umano e diventavano inoffensivi... ma questo valeva anche per Luca. Per di più la forma umana di Luca non ricordava mai nulla di quello che succedeva durante le sue trasformazioni.
In poche parole c'era un umano sconosciuto che stava per risvegliarsi nudo come un verme in una serra di una casa che non conosceva.
«Non fare scemenze e aspetta che torni la nonna!» gli gridò dietro Angela mentre Eli se ne andava di corsa.

Prima di tornare nella serra, Eli pensò bene di procurarsi dei vestiti da prestare a Luca per quando si sarebbe ritrasformato: prese un maglioncino e un paio di pantaloni di una tuta, più delle scarpe da ginnastica e della biancheria, augurandosi che gli stesse bene tutto. All'idea di incontrare l'altro Luca si sentiva nervoso, ma anche stranamente emozionato; non aveva idea di cosa avrebbe pensato di lui e lo preoccupava la sua reazione, ma si sentiva un po' contento all'idea di poter finalmente vedere e conoscere quel lato di lui.
Dopo un lungo momento di esitazione, decise di provare a chiamare Bianca. Lei era l'unica in casa oltre a Heidi a sapere della sua amicizia con un lupo mannaro, dopotutto: avrebbe potuto essergli utile nel caso i suoi genitori fossero tornati prima del previsto.
La chiamata fu raccolta solo dopo parecchi squilli. Dopo le prime proteste da parte della ragazza perché Eli non aveva “usato WhatsApp, come tutte le persone normali?! Niente scuse, Isa e Chiara lo usano!”, il vampiro spiegò in fretta la situazione.
Si sarebbe quasi aspettato altre lamentele o un commento sarcastico, invece il tono di Bianca quando rispose fu mortalmente serio.
«Io ho la patente, posso accompagnarlo a casa in macchina... ne ho presa una per arrivare fino a casa di Chiara. Intanto restate nascosti. Come sta Luca?»
La domanda colse Eli di sorpresa. «Perché vuoi saperlo?»
Lei sospirò. «Scusa, non credevo fosse proibito chiedere. A dopo».

Tornato nella serra, vide Luca che se ne stava in piedi con aria visibilmente nervosa.
«Ci hai messo un secolo! Allora?» domandò subito l'amico.
«Mi dispiace, in casa ci sono solo Angela e Heidi e non possono fare niente» borbottò Eli in tono di scuse. «Ho chiamato Bianca. Era a casa di Chiara, ha detto che può riaccompagnarti a casa in macchina. Quanto manca al tramonto di oggi?»
Luca piegò le orecchie di lato. «Ormai pochissimo... non riuscirei a tornare a casa in tempo nemmeno se mi spuntassero le ali. Grazie lo stesso per il passaggio». Sbuffò. «Questa non ci voleva. Sarò terrorizzato quando mi ritrasformerò».
Eli abbassò lo sguardo a terra, senza sapere cosa dire. Luca non gli aveva mai permesso di incontrare la sua forma umana, nonostante le insistenze; continuava a dire che era meglio se il suo lato umano avesse saputo meno informazioni possibile riguardo la Scuola Notturna e tutti i sovrannaturali che la frequentavano.
«Se mi conosci anche da umano, almeno potremo evitare di trovarci nei guai di nuovo, se dovesse succedere ancora» osservò.
«No, sarebbe un disastro. Da umano sono già abbastanza terrorizzato all'idea di dovermi trasformare ogni giorno in un lupo per metà del tempo... se l'altro me stesso dovesse scoprire di andare ogni giorno in una scuola piena di gargoyle, fate e vampiri, finirebbe per chiudersi a chiave in casa ogni volta che sorge la luna». Gli occhi arancio-dorati di Luca fissarono quelli luminosi di Eli. «Mi raccomando, non devi farmi capire che sei un vampiro. Fai solo finta di avermi trovato nella tua serra e che sei disposto ad accompagnarmi a casa, tutto qui».
Quella presa di distanze suonava quasi innaturale per Eli, abituato com'era a parlare quasi di tutto con Luca. «Non mi sembra che mi trovi così pericoloso quando sei un lupo» osservò contrariato.
Luca abbassò le orecchie ancora di più e si sporse verso di lui un po' di più. «No, dai, non prenderla così male. Eli, sul serio, non è una questione personale... ma voglio evitare a tutti i costi che lui sappia qualcosa di questa metà della mia vita. Te lo chiedo come amico».
Più lo sentiva parlare, più gli sembrava una richiesta irragionevole. Perché tutta quella segretezza? Eli era piuttosto convinto che, nel caso in cui l'altro Luca avesse saputo della sua vita come lupo mannaro, si sarebbe tranquillizzato: non era uno che con la luna se ne andava in giro a maltrattare gente come Cristian o Mattia, ma uno che frequentava delle lezioni a scuola e si era anche fatto degli amici. Un tipo che forse tendeva a scoprire le zanne troppo spesso, ma che sapeva ascoltare e dare buoni consigli.
«Va bene, come vuoi» replicò Eli rassegnato. «C'è altro che devo sapere?»
«No. Se dovessero scoprirci i tuoi, però, capirebbero subito che sono un lupo mannaro e finiremmo tutti e due nei guai fino al collo» mormorò l'altro mesto. «Dovremmo trovare un'idea per...»
S'interruppe all'improvviso. Il corpo di Luca cominciò a tremare visibilmente, mentre il lupo cercava di raggomitolarsi su se stesso e cominciava a uggiolare.
«Luca, che succede? Luca!» cercò di chiamarlo Eli allarmato, senza ottenere risposta.
Non l'aveva mai visto trasformarsi, per ovvi motivi. A occhio gli sembrò un processo estremamente doloroso, oltre che inquietante da vedere: mentre il pelo cominciava a diventare sempre più corto, si potevano vedere con chiarezza le ossa e i muscoli contorcersi e modificarsi sotto la pelle. Luca emetteva dei lamenti appena accennati, come se stesse cercando in tutti i modi di trattenere la voce e di sopportare.
Era abbastanza disgustoso da far venire voglia di distogliere lo sguardo, ma il vampiro restò a fissare l'intero spettacolo, come ipnotizzato dalla scena. D'istinto mostrò le zanne e tese i muscoli, pronto a darsi alla fuga, ma allo stesso tempo si chiese se per caso non fosse doloroso per Luca dover subire quell'intero processo due volte al giorno, tutti i giorni. Se fosse stato al suo posto, si sarebbe sentito in pieno diritto di prendersela col mondo intero come facevano gli altri mannari più giovani.
Quando tutto il pelo fu sparito, Luca cominciò a mostrare sembianze più umane. Era più alto di Eli ma al tempo stesso meno in forma; sulla sua testa spuntò una chioma bionda e riccioluta come se fosse esplosa dal cuoio capelluto. Se ne stava steso su un fianco in posizione fetale e completamente nudo, sul viso un'espressione contratta che il vampiro non seppe definire.
Una volta finito tutto, l'umano aprì lentamente gli occhi e sciolse la sua posa rigida, guardandosi intorno con un paio di iridi azzurro cielo che si fecero quasi subito spaesate, alla ricerca di qualsiasi punto di riferimento familiare.
Eli era muto per lo stupore. Come aspetto umano per Luca si era aspettato un ragazzo un po' muscoloso, magari con folti capelli neri e carnagione olivastra, come a ricordare il tono grigio scuro del suo pelo e il suo tono muscolare da lupo; quello che aveva davanti invece era un ragazzo alto ma mingherlino, con gli occhi azzurri e i capelli biondi, che ricordava in maniera abbastanza fedele un putto troppo cresciuto precipitato dal cielo. Per di più assistere alla trasformazione era stato uno shock: sentiva che avrebbe rivissuto il momento nei propri incubi.
Il ragazzo non impiegò molto a individuare Eli. Il vampiro lo vide irrigidirsi di colpo, poi arrossire come un peperone, mentre il battito cardiaco raddoppiava in velocità.
«Dove sono? Tu chi sei?!» domandò allarmato, coprendosi d'istinto. «Che ci faccio qui?»







Niente di meglio (né di peggio) di un cliffhanger, giusto?
Qui Ignis, grazie per aver letto questo capitolo fino alla fine. Fatemi sapere cosa pensate della storia, dei personaggi e dell'ambientazione in una recensione o in un messaggio privato: tenete presente che cerco sempre di migliorarmi e anche quella che potrebbe sembrarvi una critica inutile potrebbe essermi di spinta per evolvere il mio stile! Se avete dei dubbi sull'ambientazione (probabilmente sì, perché sono una frana a far capire le cose, SIGH) chiedetemi pure e vi risponderò. XP
Al prossimo capitolo!
Ignis

   
 
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