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Autore: Diamont Duchess    09/09/2016    2 recensioni
[...] Massaggiandosi la guancia percossa dalle dita di Whis aveva bofonchiato un'unica frase mentre gli occhi gialli si erano coperti di rabbia e sadismo "Sparisci dalla mia vista, non ho più bisogno di te "
Era scappato Whis, no, non era il termine esatto. Aveva solamente rispettato un suo ordine, nulla di più.

One Shot nata da un prompt di Tumblr.
L'ennesima litigata tra Lord Beerus, Dio della Distruzione, ed il suo assistente Whis degenera. Nessuno dei due sembra intenzionato a scusarsi, ma la solitudine imposta porterà entrambi a ragionare sulle loro colpe e meriti.
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lord Bills, Whis
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Imagine Person A of your OTP dressing up a pillow with Person B’s clothes and them hugging it when they miss Person B.
Bonus: The pillow originally belongs to Person B. Person A used that pillow because it has their scent.
 
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Notte fonda, Lord Beerus si era divertito fino a quel momento distruggendo con piccoli fasci di luce alcuni Soli non lontano dal loro pianeta, ma si accorgeva di quanto la vita in solitaria fosse orribile. Lo stomaco brontalava incessantemente, aveva provato a cucinare qualcosa, con l'unico risultato di aver bruciato qualche padella. Questo Whis non l'avrebbe tollerato se fosse tornato, un dubbio strisciava dentro Beerus mentre rientrava nell'imponente e lussuosa dimora, sede degli Dei della Distruzione da quando Lord Zeno aveva dato il primo e terribile impulso alla creazione. Saliva lentamente la rampa di scale che lo avrebbero portato alle sue stanze, inutile domandarsi dove fosse Whis, era sparito.
Tanto peggio per lui. Se non fosse tornato, Beerus non l'avrebbe cercato, si sarebbe ben presto accorto quanto quella linea di pensiero così ferma non avrebbe giovato a nessuno, nemmeno all'orgoglioso Dio. Aveva osato riprenderlo più volte, rimproverarlo come non accadeva da anni, da quando più precisamente non era che un cucciolo spelacchiato che pendeva dalle labbra del proprio maestro, adesso era adulto, era un Dio.
Non aveva fatto mistero quanto quel suo tono di voce lo irritasse fino all'inesorabile : Whis era stato nominato dal suo allievo come un semplice " servo" e lo stesso Alieno, la cui forza non conosceva scala di misura, aveva osato schiaffeggiarlo in pieno volto ricordando che prima di essere un attendente ( scelta di termine assai più felice ) era un maestro al quale si doveva rispetto, lo stesso che era mancato poco prima.
Erano da sempre volate parole molto accese fra i due, ma mai , che ricordasse, Whis aveva alzato la mano contro di lui se non quanto era un piccolo gatto.
L'aveva ferito con quel suo gesto, ma non era rimasto con le mani in mano.
Massaggiandosi la guancia percossa dalle dita di Whis aveva bofonchiato un'unica frase mentre gli occhi gialli si erano coperti di rabbia e sadismo " Sparisci dalla mia vista, non ho più bisogno di te. " Era scappato Whis, no, non era il termine esatto.
Aveva solamente rispettato un suo ordine, nulla di più.
Ma perché adesso, dinnanzi alla porta della camera di Whis, provava uno strano impulso chiamato senso di colpa? Perché avvertiva il senso opprimente di solitudine pesare sulle sue spalle?
 
Lontano migliaia di chilometri da quel luogo raggiante di forza e bellezza dove anche un singolo fiore diventa la manifestazione più compita del potere della vita, Whis osservava il lento procedere dell'Universo. Solo, l'oscurità agguantava la sua veste porpora, si gustava la bellezza di stelle nascenti e morenti, spettacolo che fin da bambino trovava eccezionale.
Esplosione a destra, la morte ed il suo tetro e caldo volto catturavano l'attenzione dello strano individuo dalla pelle blu. Quello scoppio così colorato gli ricordò, per un breve istante, l'operato del suo Dio della Distruzione. Cacciò quel pensiero rammentando con quanta atrocità ed riconoscenza avesse usato quel termine dispregiativo.
Servo, questa era la parole che gli fece prudere le mani.
Era solo un gatto irriconoscente dalle doti stupefacenti che avrebbe presto o tardi pagato per il suo egoismo e maleducazione.
Ammirava l'Universo e le sue manifestazioni, forse era colpa sua se Beerus era diventato così, non aveva compiuto un ottimo lavoro con la sua personalità lasciandola libera di essere conforme alla posizione che Beerus aveva. Potere ed arroganza : un binomio triste.
Tirò un sospiro : il colpevole era il maestro, non l'allievo.
 
Aprì lentamente la porta della camera del proprio maestro, da quando era cucciolo non aveva piacere ad entrare. Con sua grande sorpresa tutto era rimasto come lo ricordava.
Nessuna nota fuori posto del resto bastava vedere il proprietario della camera per rendersi conto di quanto l'ordine fosse caratteristica imperante della sua personalità assieme ad una mal celata vanità. Qualche passo, si guardava attorno curioso, il gatto viola si spinse fino al letto completamente fatto e perfetto. Sorrise nel paragonare l'ordine trovato in quella modesta camera alla propria che poteva vantare solamente disordine.
Si sedette senza alcun riguardo sul letto del maestro ripensando allo sguardo sempre così pacifico di Whis mutato improvvisamente dopo quella parola.
Da rassicurante era divenuto temibile, non negava a se stesso d'aver temuto che Whis perdesse le staffe e che compisse qualche atto sconsiderato, ma no, Whis è sempre così pacato si diceva mentre da seduto si distendeva sul letto privo di riguardi.
Il letto di Whis era più comodo ( l'erba del vicino, del resto, non è sempre più verde? ) si raggomitolò velocemente adagiando la testa sul cuscino e le braccia sotto di esso.
Si distese più comodamente a pancia in giù col il volto completamente affondato nel cuscino. Ebbe un tremito riconoscendo la fragranza di Whis che conosceva fin troppo bene.
Istintivamente la cercò maggiormente affondando il volto in esso, spingeva con le mani dal basso, era una fragranza che accompagnava la sua infanzia e la sua vita da sempre.
Non sapeva come definirla, sapeva di casa.
Whis era tutto quello che aveva ed era riuscito a ferirlo, come sempre.
Whis l'aveva aiutato a diventare quello che era solamente con la costanza e l'impegno, non era un semplice servo od attendente, ma un maestro ed amico.
L'aveva ferito ed ora si meritava la solitudine.
Non gli importava adesso della litigata, del motivo che aveva spinto entrambi ad allontanarsi, gli premeva che tornasse, che stessero ancora insieme.
Whis gli riempiva le giornate tediose, era l'unica compagnia che potesse avere data la sua posizione. Whis non lo temeva, Whis si preoccupava, Whis era lontano.
Quei pensieri schiacciarono il Dio consapevole del proprio egoismo e della ferita inferta al sensibile maestro, se fosse tornato avrebbero parlato.
Nessuna scusa si palesava nella mente, ma la sola idea di parlare per un animo così permaloso come Beerus implicava l'ammissione di colpa.
 
Atterrò elegantemente al suolo senza alcuna fatica, il viaggio di ritorno era stato costellato di pensieri di varia natura. Era vero, ogni volta ritornava sui suoi passi, ma questa volta vi era qualcosa di più che covava dentro il suo animo. Non era il desiderio di occuparsi di lui come aveva sempre fatto da quando era cucciolo, non era nemmeno dargliela vinta, forse nell'atteggiamento superbo dell'allievo poteva constatare i suoi fallimenti come insegnante.
Questa era stata l'ultima cogitazione che aveva permesso a Whis di volare indietro, veloce, verso casa. Tutto sembrava immutato da come lo aveva lasciato qualche giorno prima, eccezione fatta per due stelle di cui ora si contavano solamente i detriti.
Preso l'ennesimo sospiro, si chiedeva se fosse necessario recarsi da Lord Beerus , ma dato il silenzio sovrannaturale , immaginò che dormisse.
Passi lenti portarono Whis nella sua stanza, ma, aperta la porta, rimase impietrito dinnanzi a quel tenero spettacolo che i suoi occhi gli poneva dinnanzi.
Beerus non sembrava altro che un piccolo cucciolo, indifeso data la stretta esercitata attorno al cuscino agguantato al petto, il volto tranquillo e l'espressione serena.
Si era addormentato nel proprio letto come sovente faceva da bambino, ma fu quella stretta attorno al cuscino a fargli vacillare il cuore.
Aveva bisogno di lui, per quanto negasse l'evidenza.
Whis era l'unico essere vivente che poteva stargli vicino, che lo avrebbe capito e che sarebbe tornato. Avevano condiviso un percorso di vita insieme e non avrebbe permesso a nessuno, nemmeno a Beerus, di rovinarlo con il proprio carattere.
Si accomodò al suo fianco e passò la mano sulla nuca lisca del Dio.
Non avrebbe potuto occupare il proprio letto per le successive cinque settimane, sorrise al pensiero l'alieno azzurro vinto dalla dolcezza dell'essere più pericoloso dell'universo.
   
 
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