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Autore: Eilan21    09/09/2016    6 recensioni
Marissa è la giovane novizia di un monastero, destinata ad una vita tra quelle quattro mura, quando una donna misteriosa e bellissima giunge a portarla via, riconoscendo in lei il raro e potente dono della magia. A molte miglia di distanza Damien, ricco e viziato figlio di un mercante, appartenente all'altro capo della scala sociale, si prepara ad affrontare lo stesso viaggio e lo stesso noviziato, con poca convinzione e spinto dalla smisurata ambizione paterna. I due ragazzi, tanto diversi tra loro da essere quasi all'opposto, si ritrovano fianco a fianco per il loro addestramento. Ma qualcuno li osserva da vicino, qualcuno che vuole impedire a tutti i costi che il loro potere si manifesti e possa intralciare i suoi piani... perché Marissa nasconde in sé un segreto, qualcosa che può cambiare il destino del mondo.
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Da quando erano montate in sella ai loro cavalli, Marissa non aveva aperto bocca, limitandosi a fissare il movimento del collo dell'animale che la portava in groppa. D'altra parte neanche Siobhan sembrava in vena di fare conversazione, né di spiegare a Marissa dove stessero andando. Dietro di loro cavalcava un servitore di poche parole e di aspetto comune, e con lui sulla sella portava i bagagli delle due donne. Marissa alzò le spalle a quella mancanza di interesse che Siobhan manifestava nei suoi confronti. Al diavolo! Pensò irritata. Se non è interessata a me perché io dovrei esserlo a lei?

Con questa rinnovata risolutezza si dedicò intensamente a guardarsi intorno, visto che, da quando era nata, non aveva mai avuto occasione di lasciare il monastero e non conosceva che quelle anguste, grigie mura. Aveva solo potuto immaginare il mondo esterno, da quel poco che si intravedeva dalle strette finestre e dal chiostro del monastero. Da quella prospettiva le era sembrato che la foresta di Argoer fosse molto fitta e incredibilmente verde, e si accorse che non aveva avuto torto. Il monastero era immerso nel cuore della foresta, senza altri insediamenti umani per molte miglia. La cittadina più vicina, Dewville, si trovava parecchio più a sud, tanto che quando al monastero occorrevano provviste che le monache non potevano coltivare, o quando il cibo scarseggiava, o quando mancava la stoffa per gli abiti, ognuno di quei beni impiegava giorni e giorni per raggiungere il monastero. Questo era dovuto non solo alla distanza, ma anche al fatto che nella foresta non esistessero strade degne di questo nome, sicuramente non le strade cui la gente delle grandi città del sud era abituata; piuttosto stretti sentieri, erti e scoscesi, che si snodavano tra rocce e vegetazione.

La foresta era composta principalmente di alberi sempreverdi, conifere e abeti che ricoprivano il grande nord di Itul a perdita d'occhio. Il clima lì era molto freddo d'inverno, e Argoer, e con essa anche i tetti del monastero, veniva puntualmente ricoperta da uno spesso strato di neve che imbiancava ogni cosa già all'inizio di novembre, mentre le monache e le novizie erano costrette ad avvolgersi in pesanti scialli di lana non tinta e a soffiarsi continuamente sulle mani inguantate per scaldarle. Ripensando ai rigidi inverni trascorsi ad Argoer Marissa rabbrividì: se c'era qualcosa che si augurava di non dover più sperimentare, era quel freddo terribile. Chissà se nel posto in cui la stavano portando, Letha, il clima era più mite? La ragazza si augurò ardentemente di sì.

La foresta era anche popolata di moltissimi animali, alcuni, piccoli come i prilne, riuscivano perfino a sconfinare nel monastero, arrampicandosi sui muri o sfruttando qualche porta di servizio lasciata aperta. Tuttavia qualsiasi tipo di animale era severamente vietato all'interno dell'edificio e, se era abbastanza piccolo da essere maneggiato senza pericolo, sorella Jania lo affogava in un secchio d'acqua. Per questo Marissa si era data tanta pena per salvare quella povera bestiolina: sapeva che la vita era ingiusta, ma non doveva esserlo per forza se lei poteva fare qualcosa. Alemno Siobhan era giunta in tempo a salvarla dalla punizione che Jania le avrebbe riservato. Come odiava quella donna! Era così contenta di non doverla vedere mai più in vita sua. Una fitta di rimorso le agitò lo stomaco pensando ad Orlen, e a tutte le altre bambine e ragazze che non erano state fortunate quanto lei e che non avrebbero potuto lasciare il monastero. E tutto per quella strana cosa che chiamavano magia; quella forza misteriosa che le era toccata in sorte. Perché proprio a lei? Cosa aveva di tanto speciale per meritare quel dono?

Dopo qualche ora di marcia in Marissa cominciò a prevalere la curiosità sulla risolutezza ad ignorare Siobhan, e, poiché sapeva che non le era permesso fare domande, si dedicò a studiare la sua misteriosa salvatrice. Siobhan era senza dubbio la donna più bella che avesse mai visto, e al suo confronto Marissa si sentì piccola e scialba, con quella chioma di capelli rossi che tutti le prendevano in giro. Invece i capelli di Siobhan erano del colore del grano maturo, e il suo viso ricordava a Marissa l'angelica perfezione marmorea della statua della beata Laodamia che troneggiava nella cappella del monastero. Ad Argoen non si era mai badato all'aspetto fisico: le monache erano coperte da capo a piedi, cosicché del loro corpo non fosse visibile che l'ovale del viso; e alle allieve veniva inculcato lo stesso senso di modestia mediante abiti informi e dai colori scialbi, che le facevano sembrare tutte uguali, tutte accomunate dal medesimo aspetto triste e scialbo. Ma Siobhan indossava un corpetto attillato, stretto sotto il seno con dei lacci, e addirittura dei pantaloni aderenti che le mettevano in risalto le belle gambe, senza preoccuparsi di sembrare impudica. Lasciava che la chioma dorata le fluisse libera lungo la schiena e non temeva di dire ciò che pensava, ignorando l'obbedienza e la modestia che a Marissa erano state insegnate per tutta la vita. Tutto in Siobhan le parlava di spregiudicata femminilità e Marissa avrebbe dato qualunque cosa per assomigliarle almeno un po'.

Doveva averla fissata con troppa insistenza perché ad un certo punto Siobhan si voltò a guardarla. Marissa era sicura che l'avrebbe rimproverata, invece la donna rimase in silenzio alcuni attimi prima di chiedere: “Quanti anni hai, Marissa?”

La ragazzina arrossì. “Tredici, signora.”

Tredici? Sei grande per iniziare il noviziato...”

Irritata dal non sapere nemmeno di cosa quella donna stesse parlando, Marissa sbottò: “Allora avreste dovuto scegliermi prima!”

Impertinente!” rispose Siobhan secca. “Non sta a te questionare l'operato dell'Alleanza.” Marissa si zittì, riportando lo sguardo sul collo del cavallo, ancora contrariata.

Quella ragazzina era un'insolente, ma Siobhan non poteva negare che avesse ragione. Perché l'Airknoril non aveva visto il suo potere fino a quel momento?






La figura incappucciata dava le spalle alla stanza in penombra, lo sguardo fisso sulla finestra di vetro e ossidiana che aveva davanti. Non si voltò quando i passi si fermarono appena dietro di lei. Sapeva già chi fosse.

L'hanno trovata”, annunciò gravemente colui che gli si era avvicinato.

E questo ti stupisce?” ribatté l'altro con quello che, su un essere umano, avrebbe potuto sembrare un sorriso beffardo.

Sapevamo che sarebbe accaduto, prima o poi. Era inevitabile, abbiamo solo ritardato l'evento; e per tredici anni oltretutto, il che non mi sembra male come traguardo.”

Ma Lysar aveva detto...”

Lysar è uno sciocco! Ed è ora che lasci il suo posto, non credi? Non ha più l'età per ricoprire la sua carica. Mentre lui se ne sta lassù, in quella maledetta torre, a lanciare profezie idiote, quaggiù c'è qualcuno che ha deciso di agire invece di farsi guidare dagli dei. Chi pensi che abbia avuto l'idea di oscurare la ragazza per tutto questo tempo?”

Tu....?” commentò l'altro sbalordito. “Ma gli anziani lo avevano proibito! Dicevano che era troppo pericoloso, che c'era il rischio di essere scoperti....”

Ecco perché gli anziani seguiranno il destino di Lysar. Se vogliamo che i nostri piani funzionano bisogna correre qualche rischio. È tempo di lasciare spazio alla nuova generazione.”

Ma alla fine l'Airknoril l'ha trovata lo stesso...” obiettò dubbioso.

Non so come sia successo. Non doveva succedere. È come se la pietra avesse sentito il suo richiamo.”

Ma...”

L'altro lo bloccò con un cenno della mano. “Non chiedermi come sia possibile, ma è quello che è successo.”

Seguirono alcuni secondi di silenzio assorto. Infine colui che era entrato nella stanza chiese: “Cosa intendevi quando hai detto che Lysar e gli altri della casta devono lasciare spazio? Cosa hai in mente?”

La creatura si voltò all'improvviso. Il suo volto non aveva nulla di umano, un adunco naso a becco era sormontato da occhi piccoli e gialli. La sua pelle aveva un colorito ceruleo, cosparso di piccole macchie nere.

E questa volta il sorriso malvagio che incurvò il suo volto fu inequivocabile.






Marissa si svegliò di soprassalto, la fronte madida di sudore e il respiro corto, mettendosi a sedere di scatto. Quel sogno era stato strano e inquietante, e quella creatura... semplicemente orribile. Si chiese come avesse fatto la sua mente a partorire simili mostri. Si guardò intorno, le pupille dilatate. Poco distante da lei il fuoco ardeva ancora vivido come la sera prima nonostante fosse quasi l'alba; era merito della magia di Siobhan, la più straordinaria che Marissa avrebbe mai creduto possibile. Con solo poche parole aveva acceso il fuoco, e aveva fatto sì che si mantenesse vivo tutta la notte. Le aveva perfino mostrato che poteva infilare le mani tra le braci ed afferrare uno dei ciocchi di legno incandescenti senza bruciarsi.

La delegata era già sveglia e vigile, in piedi dall'altra parte del fuoco, e si accorse subito dello stato di agitazione di Marissa. Le si avvicinò, se non premurosa quantomeno sollecita, e le chiese se fosse tutto a posto.

Marissa annuì, passandosi una mano sulla fronte. Le piccole gocce di sudore le bagnarono il palmo.

Solo un brutto sogno” mormorò imbarazzata. Ora Siobhan l'avrebbe creduta una ragazzina paurosa e piagnucolosa.

Raccontamelo” ordinò lei perentoria.

Marissa storse il naso infastidita. Cosa dava il diritto a quella donna di immischiarsi dei suoi sogni, quando lei non le permetteva nemmeno di fare una semplice domanda? Al monastero l'avevano sempre giudicata refrattaria all'autorità e in quel momento Marissa pensò che non avessero avuto tutti i torti. Non era portata alla cieca obbedienza, e se Siobhan non era propensa a fidarsi di lei, lei avrebbe agito di conseguenza. Avrebbe tenuto per sé i propri pensieri, e soprattutto i propri sogni. Almeno fin quando non avesse saputo di più della donna con cui stava viaggiando e sul luogo dove aveva intenzione di portarla.

Non lo ricordo, mi dispiace” disse alzando le spalle.

Siobhan la fissò dritta negli occhi per qualche attimo, come se volesse comunicarle che non le credeva minimamente. Marissa pensò che avrebbe insistito... o peggio: che avrebbe tirato fuori uno dei suoi incantesimi per costringerla a dire la verità.

Ma la donna distolse lo sguardo, apparentemente disinteressata di ciò che poteva nascondere Marissa.

Preparati a partire” si limitò a ordinarle. “E' già l'alba e ci aspetta un altro lungo giorno di cammino.”

Marissa consumò la sua colazione più in fretta che poté, poi risalì di malavoglia a cavallo.

Quel secondo giorno di marcia sembrò del tutto simile al primo, e già la ragazza avrebbe voluto sbuffare dalla noia. Ma con il trascorrere delle ore si accorse che il paesaggio stava lentamente cambiando. I fitti boschi di conifere e gli stretti sentieri rocciosi lasciarono il posto a un immensa valle di erba verde, sul cui fondo scorreva un fiume piccolo ma impetuoso. Finalmente l'azzurro del cielo, non più oppresso dalla cupezza della foresta di Argoer, apparve in tutta la sua maestosità. A Marissa sembrò che un peso le venisse tolto dal petto nell'ammirare quegli spazi aperti così nuovi per lei.

Quello è il fiume Lleney” annunciò Siobhan, rallentando il cavallo di modo che Marissa potesse affiancarla. “Siamo fuori dalla foresta di Argoer.”

E'... è bellissimo” mormorò Marissa estasiata. Un'aquila sorvolò le loro teste in quello stesso momento, lanciando il suo fiero richiamo.

Per la prima volta, di fronte all'ingenuo stupore di Marissa, le labbra di Siobhan si incurvarono in un accenno di sorriso, che però si spense quasi immediatamente. Un raggio di sole aveva illuminato la figura della ragazzina, e l'occhio attento della delegata aveva colto uno strano particolare.

Nel momento in cui la luce del sole li aveva colpiti, i suoi occhi avevano cambiato colore. Dall'azzurro erano divenuti argentei. Per una frazione di secondo, ma Siobhan era convinta di aver visto giusto.

No, non è possibile. Non può essere!

Marissa!” la chiamò in tono fermo. E quando la ragazza si voltò verso di lei, si accorse che non si era sbagliata. I suoi occhi ora erano argentati, sfavillanti nella calda luce del giorno.

Le venne in mente che l'aveva vista sempre con i capelli sciolti, mentre le altre novizie del monastero – da quel che aveva potuto notare – li tenevano raccolti in trecce.

Marissa nel frattempo la stava guardando interrogativamente, chiedendosi se era il caso di domandare cosa volesse da lei. Ma Siobhan la precedette.

Raccogli i capelli” ordinò.

Marissa si chiese se avesse compreso bene. “Cosa?”

Raccogli i capelli con le mani” spiegò impaziente la delegata. “Mostrami le orecchie.”

Marissa obbedì, confusa. E quando eseguì ciò che Siobhan le aveva chiesto, quest'ultima seppe di aver visto giusto. Dunque era questo ciò che la priora non aveva voluto rivelarle sul conto della ragazza.

Per tutti gli dei... un mezzelfo!” esclamò sbalordita. Il servitore dietro di lei si ritrasse istintivamente, facendo innervosire il cavallo che batté lo zoccolo sul terreno.

Padrona!” esclamò quasi spaventato. “Dite sul serio?”

Siobhan si voltò verso di lui e lo fulminò con lo sguardo. “Stai calmo Kyrel! Non una parola di più!”

Ma.. di cosa state parlando?” chiese Marissa sempre più confusa.

Tu sei un mezzelfo Marissa” le spiegò la donna in tono calmo. “Non ne eri al corrente?”

Io.. no. Non so nemmeno di cosa stiate parlando. E perché lui mi guarda così?” chiese esasperata facendo un cenno in direzione del servitore.

Perché tu sei il frutto dell'unione tra un elfo e un umano, ma le unioni tra elfi umani sono proibite qui a Itul, ed anche nel sud e nell'est. Sono proibite da più di duecento anni.”



Angolo Autrice: Ed eccoci al terzo capitolo, incentrato su Marissa e nel quale si scopre qualcosina in più su di lei. Quali saranno le sue origini? E qual'è il suo legame con le creature che vogliono nasconderla all'Airknoril, la pietra di cui sapremo di più nei prossimi capitoli? Spero di essere riuscita a incuriosirvi e ringrazio come sempre tutti coloro che recensiscono/leggono/seguono.

Alla prossima,

Eilan



   
 
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