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Autore: litostandego    10/09/2016    0 recensioni
é una storia che si fa prima a leggere che a raccontare.
Genere: Drammatico, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’uomo era disteso a terra. La gente passava e chiedeva informazioni. Io ero lì da poco, non sapevo dire molto a chi me lo chiedeva. Ma almeno raccontavo tutto, non come l’uomo con gli occhiali a goccia che doveva aver visto tutto ma si comportava come se avesse visto cose troppo importanti da rivelare. Io avevo visto solo l’ultima parte, la parte della caduta rovinosa, seguito di una lunga corsa. Io lo vidi cadere e mi sembrò la cosa più naturale del mondo. Ma non sapevo chi fosse. Non  sapevo dove andasse e neppure dove fosse mai stato in vita sua. Quell’uomo lì, che giaceva a terra, e che aveva radunato già da qualche minuto dopo la caduta un vasto numero di persone intorno a sé, non poteva che essere un uomo importante. Un uomo di tutto rispetto. Il cui rispetto non poteva venir meno proprio ora che era caduto in quel modo. Sì, perché non può essere che le persone rispettino una persona per quello che ha fatto nella vita e ora che proprio quella persona ha bisogno di considerazione, quella viene meno. E per questo che non veniva trattato come un ubriacone qualsiasi. L’uomo non era un ubriacone e non poteva essere trattato come tale. Se fosse stato un ubriacone a cadere in terra, la gente, che ha molto senso del tatto, non sarebbe accorsa così, come è accorsa all’uomo. No. Ci sarebbero state delle persone attorno e molta gente, o abbastanza, nelle retrovie, a vociare in lontananza. Ne avrebbero comunque parlato e la cosa non sarebbe finita lì ma non avrebbero mostrato rispetto. Per mostrare rispetto bisogna essere in prima fila, bisogna accorrere subito. È necessario che ci si metta la faccia. Altrimenti che rispetto è? Sono fandonie. Non si può rispettare senza mostrarsi. Senza lasciare un fianco scoperto. Solo gli uomini rispettati ci riescono a rispettare a loro volta senza che mostrino il fianco. Lo fanno con discrezione. Hanno il senso della misura. Senza misura, giustamente, quella gente diceva "che strano però!", "chi l’avrebbe mai detto", "sicuramente avrà avuto i suoi motivi", "Ah, quello è sicuro". All’ubriacone invece avrebbero detto: "che peccato", "già, a me stava simpatico","sì, non ha mai disturbat","però beveva così tanto", "sì, vero". Il giorno dopo il luogo dell’incidente era diventato l’albero sotto cui discutere. Mi sembrava di essere tornato all’università o alle giornate perse del liceo. La gente parlava di come fosse possibile cadere e morire così, a quel modo. Di come fosse assurda la vita e l’esistenza in sé. E che uno poteva anche passare la vita a far del bene, ad essere bravo nel suo lavoro, a non far niente o anche a disturbare, ma la cosa sicura è che si poteva cadere. Cadere in qualsiasi momento. Cadere per qualsiasi motivo. La gente parlava, ma io non li seguivo. Sembrava si volesse dimostrare qualche cosa. Il tipo con gli occhiali a goccia stava sempre zitto, a volte sbuffava. Volevo sapere quale era la sua opinione. Sembrava di saperla tanto lunga, sembrava che dietro quegli occhiali contenesse la verità. Eppure anche io dicevo la mia e non mi sembrava di dire sciocchezze. Dicevo cose come altri, sì, ma con più uniformità, cercando di non contraddirmi. Dissi che in fondo fosse giusto così, che almeno la morte colpiva alla cieca, che anche se potevamo avere tutti uno stile di vita consono, giusto, il più giusto possibile, alla fine la morte sarebbe sempre arrivata. Dissi queste cose, e dissi anche altro, e l’uomo con gli occhiali a goccia non rispondeva. Stava zitto e sbuffava. Era davanti a me e mentre parlavo mi si seccava la gola. Lui era lì a braccia conserte e non diceva una parola. Ad un certo punto avevo voglia di chiedergli cosa mai pensasse, ma le persone che avevamo vicino, appena uno smetteva, riprendevano veloci per buttarti in faccia i loro pensieri. Ognuno che diceva la propria opinione, il proprio personale modo di vedere alla vita. Dio mio che tragedia! E lui era lì, a braccia conserte che sbuffava e altro non diceva. Ma quando alla fine di un discorso traballante di una vecchia casalinga che terminava con "era comunque una persona molto pulita", io, con la bile sulla lingua, gli saltai addosso e, come una furia, gli staccai di dosso gli occhiali. L’uomo era cieco. Cieco come lo possono essere solo i ciechi. Mi sentii perso, pazzo per aver fatto quella scenata. La gente che sputacchiava ancora le loro opinioni non si era accorta di nulla. L’uomo non disse niente. Mi bloccò le braccia subito e si riprese gli occhiali. Io ritornai a casa.  
   
 
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