The elevator
-D’accordo, sì sto arrivando calmati!-
Elena sbuffa mentre la voce acuta le sfonda i timpani, ok è in ritardo ma
tutta questa agitazione è esagerata.
-Caroline ora devo andare eh...ho la torta in mano-
Finalmente chiude e mette il telefono silenzio in borsa, poi afferra di
nuovo la busta con due mani e si rimette in attesa dell'ascensore.
Non tollera quando la sua amica la snerva all’inverosimile, trascinandola
con sé nei suoi deliri organizzativi; è capace di risolvere un conflitto
internazionale senza battere ciglio e allo stesso tempo impanicarsi
perché realizza di avere solo 29 piattini bianchi con le rifiniture azzurre, ma
gli ospiti a cena sono 30 e lei deve subito trovare una soluzione che non
rovini la perfetta apparecchiatura.
Due ore a lamentarsi perché quella stupida della cameriera che
doveva solo contare i piatti non è stata capace di fare nemmeno quello, per non
parlare della mattinata passata a girare tutti i negozi di New York in cerca di
un altro servizio che potesse andare bene.
Tutto questo per la super cena per Stefan che ha ottenuto un posto
importante e ogni occasione per la sua isterica fidanzata è buona per dar cene.
Sicuramente quando la vedrà con la torta in mano la farà sparire in cucina
ricordandole che, solo alle feste di compleanno tra pochissimi intimi è
consentito portare un dolce. Ma se c’è una cosa che ad Elena riesce bene è
cucinare e sa quanto Stefan adori la sua torta di mele, così si è totalmente
disinteressata delle polemiche della sua migliore amica e ha comunque portato
quel pensiero per lui e la sua promozione.
Può già sentire le note di Mozart diffondersi nel loft, filtrando da sotto
la porta per riempire i corridoi del sesto piano così come può percepire il
proprio disagio crescere al pensiero di condividere una ennesima serata con l’elité newyorkese di cui Elena farebbe volentieri a meno;
sospira mentre spera in una svolta improvvisa che la porti a lasciare il prima
possibile la cena.
***
Damon Salvatore: due occhi che tolgono il respiro, un'ombra di dannazione e
arroganza che gli permette di vestire sempre di nero e non sembrare un punk e
un amante senza paragoni.
Questa è la descrizione che Caroline dà del fratello maggiore del loro
migliore amico -nonché suo fidanzato- che Elena non ha mai visto se non in due
foto sbiadite da ragazzini, e con cui Care a 16 anni ha avuto le prime
esperienze; si chiede come sia possibile che la bionda petulante sia passata
con tanta scioltezza da un fratello a un altro.
Lo stesso che -adesso- la moretta per una serie di sfortunati eventi si
trova a dover sopportare dentro l'ascensore nel quale entrambi sono rimasti
bloccati.
Non era sicura Elena, mentre attendeva al piano terra del palazzo di New
York dove abita il suo migliore amico, che si trattasse di lui. Anche se alcuni
indizi l’hanno aiutata.
Se ne stava lì con la torta imbustata ad aspettare l'ascensore, stretta
nella sua giacca a tre quarti nera sopra al body dello stesso colore con le
spalline fermate con due piccole perle, la gonna color avorio a vita alta,
fissandosi la punta delle décolleté - nella sua testa riparte come un incubo la
voce squillante di Caroline che la costringe a comprarle- quando un odore
pungente di sere d’estate l’ha costretta a spostare l’attenzione sulla sagoma
comparsa al suo fianco.
Da prima ha notato gli anfibi antracite, appena slacciati nei quali vanno a
incastrarsi in modo perfettamente disordinato - se lo facesse lei sembrerebbe
una bambina di cinque anni che sbaglia taglia di pantaloni - dei jeans neri dai
quali spunta una t-shirt che riprende gli anfibi, sotto a un chiodo nero che sa
di quegli oggetti dentro ai quali uno è cresciuto.
1. L’abbigliamento nero
Poi gli occhioni da bambina si sono imbattuti in un collo niveo teso, in
una mascella affettata e perfetta fino al naso di profilo disegnato da una mano
sapiente e poi, totalmente imprevisti, si sono piantati nei suoi due cieli
artici.
2. Due occhi che tolgono il respiro.
Non è mai stata una ragazza molto coraggiosa Elena, piuttosto una di quelle
che un po’ si imbambola e un po’ non sa sostenere lo sguardo altrui eppure con
questo sconosciuto non riesce a distogliere gli occhi, completamente calamitati
nelle pozze chiare che la scrutano enigmatiche.
Ed è nuova questa sensazione che la assale, col respiro che si fa più
corto, la temperatura più alta e le guance arrossate.
Schiude involontariamente le labbra disegnate dalla matita rosa e risaltate
da un rossetto appena più scuro per ossigenare i polmoni e si scuote solo
quando lui rompe la propria immobilità alzando appena il lato destro della
bocca, sorridendole sghembo.
3. L’arroganza
Gonfia appena la faccia imbarazzata mentre riporta lo sguardo
sull’ascensore e le sue mani strette attorno alla busta sudano per
l’agitazione.
E l’ha vista quella fossetta impertinente solcargli appena la guancia,
mentre si domanda Elena se riuscirà a togliersi tutto quel celeste dalla testa.
Ed è così che resta per un tempo interminabile mentre si mordicchia un
labbro resistendo all'impulso di dare un'altra sbirciatina a quello che ha
tutta l'aria di essere un Salvatore.
Il suono delle porte che si aprono la fanno rilassare giusto il tempo di
riprendere fiato e entrare per prima seguita a ruota dal corvino arrogante,
perché sì Elena li ha notati i capelli neri come le piume di un corvo.
Gli danno un tocco decisamente da indizio numero 4.
4. La dannazione
E non sa perché un brivido di eccitazione e paura le corra veloce lungo la
colonna vertebrale quando entrambi si voltano e le porte si chiudono.
-Piano?-
Lì per lì è talmente concentrata a trattenere il respiro che non capisce
subito la domanda -ossigena quel dannato cervello!- e sgrana gli occhi
da bambi mugolando un mm? che ha il risultato di strappare un sorrisetto
compiaciuto al tipo.
-Abiti in ascensore o sei diretta a qualche piano?-
Elena capisce e stringe gli occhi a fessura fulminandolo risentita.
Come si permette? Sbatte le lunghe ciglia cariche di mascara prima di
rispondere.
Balbetta irritata un "sesto, grazie" riportando lo sguardo
scuro indispettito sulle porte metalliche davanti a lei, senza badare troppo al
fatto che lui prema solo il pulsante con il 6. Solo poco dopo il suo cervello
registra che anche lui sia diretto al suo stesso piano.
Ok, deve trattarsi decisamente di Damon Salvatore il che vuol dire che
dovrà passare tutta la serata negli stessi 120 mq - che a pensarci sono tanti per
non vedere la solita persona - peccato che siederanno alla solita tavola.
Certo che è veramente bello; pensa questo mentre prova ad ordinare agli
occhi di smettere di spiarlo ed è allora che si accorge che lui -di contro- la
sta scrutando spudoratamente. Abbassa veloce lo sguardo che cade su un
sacchetto che lui sta tenendo in mano e di cui non si era accorta.
A giudicare dalla forma deve contenere una bottiglia...forse di vino o
chissà.
Respira a fondo, in quell’ascensore fa davvero caldo e si muove sul posto
inquieta.
Questo tizio la agita da morire, non sa perché eppure non sta facendo nulla
se non rubarle l'aria e guardarla senza pudore.
-Ci conosciamo?-
Elena gira di scatto la testa verso di lui sussultando per l'eccessiva
vicinanza, ora è un faccia a faccia diretto e lo osserva meglio.
Ok, secondo lei Caroline si era scordata di dire che è bellissimo. E
soprattutto ha una voce assolutamente seducente, bassa, morbida come un velluto
non trattato che scorre sulla pelle lasciando una piacevole sensazione di
ruvido.
-No-
-Eppure mi ricordi qualcuno....-
-Credimi non ci conosciamo-
Torna con lo sguardo o almeno ci prova sulla porta di metallo. Perché
stasera è così lento questo ascensore?
-Sei sicura?-
-Oddio...sì!-
-Ehi mamma mia come siamo irritabili-
-Ho una buona memoria-
-Beh...sicuramente ti ricorderesti di me-
Si ricorda di lui pur non avendolo mai visto prima.
Piccola bugiarda Elena.
Le sorride beffardo strizzandole un occhio, la sta evidentemente deridendo
e lei si maledice mentalmente perché infondo un po' le piace che la punzecchi.
-Comunque sono un'amica di Stefan Salvatore...magari lo conosci-
Fa spallucce Elena fingendo spudoratamente di non aver capito che lui sicuramente
lo conosce.
-In un certo senso...magari ti ho vista in qualche foto o all’uscita della
scuola-
-Non ho 15 anni!-
La faccia indispettita ha il risultato di farlo scoppiare a ridere e lei di
risposta arrossisce rimanendo imbambolata a fissarlo.
Il sorriso genuino gli fa perdere ogni grammo di arroganza ed Elena si
perde sulle labbra aperte e il suono cristallino della sua risata.
-Sei spassosa ragazzina...cosa nascondi nel sacchetto?-
-Un dolce-
-E l'hai fatto tu?-
-Già-
-Credevo che Emily Post avesse assoldato un catering….invece delega-
Elena corruga la fronte, mettendoci qualche secondo a collegare Caroline
alla regina per eccellenza del bon ton. Le sfugge un sorriso dalle labbra, non
può che concordare.
-No ha fatto quasi tutto lei-
-Mm, quante cose che mi nasconde Steffy...-
-Sarebbe?-
Damon, tornato con lo sguardo sulle porte, si inclina appena in basso verso
l’orecchio di Elena il cui cuore ha preso a galoppare furiosamente quando lo
sente respirare contro la pelle sensibile.
-Un cerbiatto spiritoso che sa pure cucinare...-
Prima che il suo cervello comprenda il significato di quelle parole schiude
le labbra annaspando per un po' d’aria.
Damon ha il potere di alzare la temperatura e togliere il respiro, ci crede
che Care abbia perso la testa per lui quando aveva 16 anni.
-Chi sarebbe il cerbiatto scusa?-
Ora volta lo sguardo su di lei e se lo ritrova a pochi centimetri tanto che
Elena ha paura di muoversi perché correrebbe il rischio di inciampare sulle
labbra imbronciate che la puntano.
-Oh andiamo, sai benissimo che parlo di te bambi-
-Non chiamarmi bambi!!-
-Perché? Hai due occhi profondi e furbi...-
Adesso le pozze azzurre la fissano limpide, offuscando tutto intorno e
catalizzando completamente l’attenzione di Elena che sa per certo di essere
diventata di cinquanta sfumature di rosso.
Schiude la bocca per protestare, ma un leggero tonfo li fa sussultare e le
luci dell’ascensore si abbassano.
-Che succede?-
Lui guarda il quadro dei pulsanti e prova a premere il tasto sei.
-Siamo bloccati-
-Cosa?-
-Calma-
Preme il tasto con l'allarme aspettando che qualcuno risponda
dall’interfono.
-Jerry sono Damon-
-Mr. Salvatore-
Ah, lo sapeva Elena!
-Che succede?-
-C’è stato un calo di tensione,
stiamo cercando di capire se si tratti di un blackout della zona o solo nostro,
faremo partire la corrente prima possibile-
-Ok grazie Jerry-
Damon lascia l'interruttore.
-Grandioso-
-Che c’è? Non dirmi che sei claustrofobica-
-Certo che no...ma non sono nemmeno tanto contenta di dover stare chiusa
qui dentro-
-Ringrazia che sei con me e non con qualche tipo inquietante-
Allarga gli occhi azzurri enfatizzando la battuta e caricandola di una
voluta dose di malizia che non sfugge a Elena la quale, per tutta risposta,
sbuffa scocciata.
-Magari mi andava pure meglio!-
-Ouch...così mi ferisci-
Con fare teatrale si porta una mano sul petto, rubandole una smorfia di
sdegno e poi lo osserva di sottecchi mentre si mette seduto per terra sulla
moquette rossa.
-Che fai?-
-C’è un blackout del quartiere, ci vorranno delle ore-
-E tu che ne sai...Mr. Salvatore?-
Scimmiotta la voce deridendolo.
-Sì sono fratello di Stefan, adesso stai pure lì in piedi come un pesce
lesso nelle tue scarpe sexy e scomode oppure siedi qui al mio fianco-
Dopo essere arrossita di nuovo per lo strano modo di farle un altro
complimento -ha già capito che Damon dice le cose in un modo tutto suo- esita
un momento per poi cedere e abbassarsi lentamente.
-Mi sporco la gonna-
-Ti pago io la lavanderia…e comunque Jerry è pagato per passare
l’aspirapolvere tre volte al giorno-
Elena riflette un attimo e poi si convince.
E’ un procedimento complicato tra la torta, i tacchi e le gambe scoperte
avvolte nella gonna troppo stretta; deve riuscire a mettersi una posizione
comoda provando ad evitare che la pelle entri in contatto diretto con la
moquette e la stoffa poi le impedisce ogni movimento; unica soluzione allungare
le gambe piegandole leggermente.
Si trova a fianco di Damon, i loro rispettivi sacchetti vicini e la schiena
contro la parete.
-Dì un po' bambi, ce l’hai un nome?-
-Sarei quasi tentata di non dirtelo-
Lui storce la bocca in una smorfia divertita mentre piega la testa verso di
lei ed Elena le nota quelle iridi attente solcare la linea delle gambe, dalle
ginocchia sulle quali lei tiene le proprie mani fino a correre giù alle
caviglie; sente il volto imporporarsi e vorrebbe tirare i lembi della gonna per
coprirsi di più.
-Va bene...posso indovinarlo se vuoi-
Gli occhi infantili di Elena si illuminano per quella proposta divertente e
assapora la sua vendetta, respirando quando l’attenzione di Damon si sposta sul
gioco che le ha appena proposto anziché sulle sue gambe.
-Andata-
-Però è più divertente se scommettiamo qualcosa-
Lei cruccia lo sguardo non più tanto convinta delle sue intenzioni e si
mordicchia un labbro, rovinandosi il rossetto.
-D’accordo sentiamo-
-Facciamo così...ho dieci tentativi-
-Direi un po' troppi-
-Bene facciamo cinque, ma con un indizio-
-Ok -
Lui sorride e si mette più dritto con la schiena voltandosi di tre quarti
verso di lei che continua a tenere le braccia posate sulle ginocchia
piegate nel tentativo di nascondere le gambe snelle che sta osservando senza
ritegno.
-Se vinci tu...-
Le fa un gesto come per invitarla a formulare la sua richiesta.
Elena ci pensa un attimo non sapendo bene cosa scommettere e non sa perché
la sua mente si riempia all’improvviso di proposte indecenti maledicendosi;
forse è colpa dei racconti di Caroline, o perché lui odora dannatamente di
buono o forse perché mentre si sfila il chiodo nero Elena si perde troppo sulle
spalle che risaltano da sotto la t-shirt e sente improvvisamente bruciare la
pelle nascosta dal sottile tessuto del body e qualcosa agitarle lo stomaco.
Deglutisce provando a recuperare l'attenzione.
-Mi prendo il tuo chiodo-
-Cosa? Non esiste!!!-
-Sei tu che hai proposto di scommettere-
Incrocia le sbraccia sotto al seno indispettita senza accorgersi di
attirare l’attenzione di lui sulla porzione di scollo generosamente messa in
risalto dal corpetto stretto.
-Va bene...ma se vinco io...esci con me-
Elena resta in silenzio.
Non è sicura di aver capito bene, sente solo il sangue salirle in volto e
le gambe serrate farsi improvvisamente calde.
Perché lui le sta rubando un appuntamento?
Il che vuol dire che lei gli interessa?
Perché il pensiero di quella mano grande e solida, che si sporge verso di
lei in attesa che la stringa a suggellare l’accordo, sembra improvvisamente
così invitante?
Perché il suo cervello sta fantasticando al pensiero che la sfiori?
Scuote la testa e deglutisce.
-Andata-
Stringe la mano di Damon che saldamente la tiene a sé attirando i suoi
occhi dentro ai propri e la schiettezza con cui la fissa non lascia spazio a
fraintendimenti ed Elena non vorrebbe essere così idiota e banale da sentirsi
già vinta da lui.
Ritrae la mano scottata e si ravvia i lunghi capelli, appuntati di lato.
Poco dopo -non guarda cellulare o orologio, da quando è entrata in
quell'ascensore ha chiuso fuori il mondo totalmente concentrata sul corvino
senza nemmeno accorgersene- lo vede frugare nel sacchetto rigido ed estrarre
una bottiglia di quello che ha tutta l'aria di essere champagne.
-Purtroppo non è fresco-
Tira fuori dalla tasca dei pantaloni un mazzo di chiavi e con un piccolo
cavatappi appeso apre la bottiglia.
-Che stai facendo?-
-Ho sete...fa caldo qua dentro ragazzina...tu sei un termosifone-
Elena arrossisce violentemente e vorrebbe dirgli che è tutta colpa sua se
lei adesso è un fuoco, ma capisce che è meglio se si morde la lingua.
-Vuoi farmi ubriacare per approfittarti di me?-
-Non è assenzio, ma champagne, un po' poco direi....poi la sto bevendo io
mi pare…-
Quando il bordo della bottiglia si posa sulle labbra di Damon, Elena
ringrazia di essere seduta perché potrebbe svenire.
-Comunque se ne vuoi un sorso...-
-Sono a stomaco vuoto-
-Beh...sbaglio o hai una intera torta?-
-Ma è per Stefan!-
Lui fa spallucce.
-Come vuoi!-
Un quarto d’ora dopo, due indizi -seconda lettera e lunghezza del nome- tre
tentativi a vuoto e la torta avviata, Elena scoppia a ridere per la faccia
scocciata di Damon dopo aver mandato a vuoto il terzo tentativo.
-Perché ti sembrava così improbabile?-
-Non ho una faccia da Glenn!-
-Non hai voluto dirmi l’iniziale! Molto scorretta-
Elena beve un altro sorso lasciando ancora una volta l’impronta del
rossetto sul vetro scuro, non regge molto l’alcool, ma mangiando la torta sente
solo l’effetto benefico allegro che la fa un po'-come ha detto Damon- slucchettare.
-Vuoi vincere facile Salvatore-
Gli punta il dito contro colpendogli appena la punta del naso e sorridendo
come una bambina.
E Damon, gambe incrociate seduto di fronte a lei, torta tra loro due e mani
che ormai da cinque minuti buoni sfiorano le caviglie di Elena, sorride di
rimando a quello spettacolo meraviglioso che è il volto pieno della ragazzina
davanti a lui.
La fissa intensamente sperando che lo sguardo annebbiato torni lucido.
-No, è che vorrei uscire con te bambi-
Elena deglutisce il liquido ambrato e prova a respirare o almeno a non
strozzarsi mentre gli occhi vagando lentamente dal cielo in cui sta affogando
alle labbra di lui e il suo battito accelera pericolosamente.
Rincorre un pensiero, inciampando nelle sue stesse parole per scappare da
lui che la inchioda solo con gli occhi. Ha finto di non sentire le occhiate
cariche che le lancia, il modo casuale in cui le sfiora la pelle delle gambe
quando si allunga a rubarle un pezzo di torta, o quando d’un tratto un pezzo di
mela stava scappando al suo controllo e Damon rapidamente le ha pulito il
labbro inferiore facendola sospirare più pesantemente del dovuto.
Prova in tutti i modi Elena ha ignorare le scariche elettriche che
serpeggiano in quell’ascensore.
-Em...ti rimangono...hai due tentativi mio caro-
Lui sorride divertito sciogliendo la tensione e consentendole di respirare.
Le afferra la bottiglia dalle mani osservandola protestare.
-D’accordo...visto che la posta in gioco è alta propongo la seguente cosa:
tu mi dai l’iniziale e io faccio qualunque cosa...una volta usciti di qui-
-Qualunque?-
Elena alza un sopracciglio perplessa, frenando tutte le fantasie sessuali
mai avute in 25 anni di vita tante quante quelle che sta elaborando da quando
ha messo piede in ascensore. Arrossisce e prova a recuperare il controllo,
maledetto Damon e maledetti lucchetti sciolti.
-D’accordo allora...canterai al karaoke organizzato da Caroline-
-Non c’è nessun karaoke….-
-Certo….quando gli ospiti vanno via noi amici più stretti abbiamo sempre un
momento karaoke-
Damon allarga lo sguardo fregato ed Elena ride divertita.
Non capisce se sia sotto shock per il karaoke o perché si sta giocando
tutte le carte per tenersi il suo chiodo e portarla fuori.
Lui stringe gli occhi azzurri in due fessure birbanti.
-Va bene ragazzina...ti dedicherò una canzone-
-Non fare lo scemo-
-Cosa ti piace...em...Taylor Swift?-
In tutta risposta Elena gli tira un pugno sulla spalla.
-Sei pure manesca oltre che manipolatrice, ti nascondi bene dietro ai tuoi
occhi da cerbiatta-
-Avanti Salvatore giocati la tua carta-
Lei si toglie la giacca, non respira più, mentre lui medita sulla risposta.
Poi senza che Elena badi troppo a lui, Damon sposta la torta collocata tra
loro due e scioglie le proprie gambe incrociate portandole ai lati della
ragazza che si trova così con le proprie di gambe in mezzo a lui.
-Che stai facendo-
-Ti guardo da più vicino-
Elena gela sul posto, gli occhi scuri brillano febbricitanti quando il
profumo di Damon le stuzzica l’olfatto e con una spinta delle proprie mani lui
si fa più vicino, pericolosamente a pochi respiri da lei che rimane
pietrificata.
Forse è l’aria pensate e accaldata o lo Champagne e le luci di emergenza,
ma sente la testa quasi girarle e la pelle scottare sotto lo sguardo di
ghiaccio.
Damon la osserva languido, percorrendola con gli occhi e facendo scorrere
leggero un dito posato sulla caviglia di Elena fino al ginocchio sul quale
indugia e la ragazza può sentire come un fuoco sprigionarsi nei punti in cui
lui fa passare i polpastrelli. Trattiene un respiro e lascia che la gola
rantoli quando la mano si solleva e va a spostare una ciocca ribelle sfuggita
da dietro l’orecchio; adesso la mano di Damon le sfiora la pelle tenera
dell’orecchio per scendere livida sulla mascella, il collo, fino alla clavicola
scoperta sulla quale si tendono le spalline delicate del suo corpetto, la cui
pelle si tende al contatto con lui. Quando gli occhi neri e lucidi incontrano
gli specchi chiari che la guardano vibranti Elena pensa che potrebbe morire in
quell’istante.
Non c'è ombra di malizia, ma qualcosa di più profondo che Elena non sa
spiegare, come non comprende il battito impazzito del suo cuore più Damon si
sporge verso di lei.
-Dio ragazzina, sei bellissima-
Il suono della sua voce di velluto la graffia e accarezza al contempo
costringendola a buttare fuori un sospiro che le fa tremare il petto.
Le labbra schiuse imploranti traballano debolmente.
-Ancora...non hai indovinato…-
Glielo sussurra incerta come si fa con un piccolo segreto, quasi temendo
che lui si ritragga e tutto vuole Elena tranne che lui la molli e interrompa il
contatto.
Damon sorride appena senza lasciare i suoi occhi e spostando le dita sul
mento e poi a sfiorare appena il bordo delle labbra piene.
-Mi devi un indizio-
-E-
Ha bisogno che questo stupido gioco finisca, che lui indovini e la porti
via da lì prima che lei stessa perda completamente la testa.
Sussulta, gonfiando il petto quando le dita di Damon saggiano la carne
tenera accentuata dal rossetto ormai sbiadito e lei si trova a schiudere la
bocca istintivamente, respirandogli contro.
-Elise?-
Gli soffia un no contro la pelle abbassando appena lo sguardo che quando
torna su di lui è carico di adrenalina, gli occhi neri si allargano fino quasi
a cambiare colore e farsi più chiari, più limpidi, più imploranti di lui.
E Damon è così rapido e delicato che Elena nemmeno sente le mani che
affondano nei suoi capelli, premono dietro all’esile collo e la tirano verso di
sé.
Nemmeno lo vede avvicinarsi perché ha già chiuso gli occhi e schiuso le
labbra.
Spegne tutto quando la carne morbida e fredda di Damon trova la sua in un
miscuglio di sapori -champagne, torta alle mele e cannella, rossetto - che le
ottenebrano il cervello e infiammano le cellule.
Elena afferra il bordo della maglietta di Damon fin quando le mani non
trovano il suo volto e lo tira ancora di più a sé per sentirlo tutto.
Le labbra si schiudono e trovano le lingue fredde, Elena respira con
affanno quando le mani di Damon corrono lungo la sua schiena e lei si maledice
per essersi messa una gonna troppo stretta che le impedisce di allacciare le
proprie gambe a lui.
In un gesto che la sorprende Damon la afferra per la vita e con uno sforzo
- Elena corre con le mani ad avvinghiare le sue spalle larghe e forti che non
ha fatto altro che fissare per tutto il tempo- tira su entrambi consentendo ai
loro corpi di aderire e con un passo veloce la spinge delicatamente contro la
parete dell’ascensore; ma Elena non si cura di nulla se non della bocca di
Damon che sta divorando la sua e delle sue labbra che corrono febbrili lungo il
suo collo,
I respiri si fondono, i capelli si arruffano, la pelle si arrossa. Le
labbra gonfie di lei, quelle di lui sporche di baci e rossetto sbavato; le mani
ampie di Damon ad accarezzarle la schiena, i fianchi, le natiche.
-Bambi...-
-Elena...-
Gli afferra il volto portando gli occhi azzurri dentro ai suoi. Vuole
sentire quella voce profonda, capace di sfondarle lo stomaco e premerle il
cuore, cantare il suo nome.
Vuole sapere che effetto faccia vibrare sulle labbra di Damon.
-Il mio nome è Elena-
Lui la guarda languido, con una mano sposta una ciocca ribelle scesa sulla
fronte.
E il cuore della ragazza batte furioso nel petto.
-Elena....mi hai fatto perdere-
Lei non può trattenere un sorriso tale da illuminarle il volto.
-Eri già spacciato Salvatore-
Damon alza un sopracciglio divertito.
-Quindi mi sono guadagnato il tuo numero… Elena?-
Il modo in cui soffia il suo nome le fa girare la testa e stringe la presa
intorno al collo.
-Se dopo canti al karaoke-
-Che stronza-
5. Un amante senza paragoni.
Già da
quello che sta saggiando ora, non vede l’ora di confermare l’ultimo indizio sul
ragazzo dagli occhi azzurri da cui si è lasciata importunare in ascensore.
Elena ridacchia mentre afferra il suo volto e lo bacia di nuovo sentendolo
ridere contro le sue labbra.
E non interessa più a nessuno dei due del blackout, della festa o del fatto
che le luci ritornano e l'ascensore riparte.
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Ciao a tutte!!!
Questa one shot l’avevo
tenuta in un angolo, nel dimenticatoio della mie molte idee e finalmente mi
sono decisa a postarla…non so forse la ritengo un po’ banale o …leggera, fatto
sta che adoro immaginare i mille modi in cui questi due possono trovarsi e
innamorarsi ogni volta e magari, tra una storia e l’altra, arriviamo finalmente
a quando ce li restituiranno davvero sugli schermi in tutta la loro bellezza!!!
Attendo come sempre le vostre preziose opinioni!
Baci
Eli