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Autore: whitemushroom    11/09/2016    3 recensioni
Quando attraversa il vuoto che li separa e colma la neve con un bacio rovente sa che nulla potrà separare Sarevok da lei.
Non le ricchezze, non i gioielli, non tutto il potere del mondo.
Nemmeno l’inverno.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sarevok, Tamoko, Yoshimo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Little Sister



 

Dressed with invisible pearls and lighted colors
She's a broken flower in a huge wounded body
Travelling for years to find some place to stay
She loses herself in someone else's, someone else's tragedy


Perché non mi credi?”
Perché, a dirla tutta, lui non è bravo a mentire. Per nulla.
E soprattutto perché anche Tamoko sa che le monete bastano appena per mangiare e che quella bambola che lui le porge ha il vestito di raso rosso ed il pizzo ed è come quella delle bambine gaijin che girano la testa quando lei chiede loro di giocare. Ed è abbastanza intelligente da immaginare come se la sia procurata.
Dopotutto, come dice sempre lei, le sue dita sono “fatte di polvere”.
“Io invece ti credo” dice lei. Bugiarda come nessun’altra gaijin, ma davanti a quell’espressione furba non può fare a meno di ridere tra sé quando la sua sorellina gli risponde compita “Grazie per avermi comprato questa bambola!”

 

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Spinning round like a gypsy fallen queen
Schizophrenic shinning secretly
For the man who gently said
How wonderful she used to be


Perché non mi credi?”
Non vi è mai stata prima d’ora la neve a Baldur’s Gate.
Si fissano l’un l’altra, i suoi piedi immersi nella neve e quelli di lui, seduto su quel pontile deserto, abbandonato persino dai gabbiani, liberi nel vuoto quasi a toccare il mare. L’orizzonte si è fatto nero, eppure non intende abbandonare quel posto anche se i suoi vestiti non riescono a farle scudo dal freddo nemmeno un po’; lui le dà le spalle come se il gelo, il ghiaccio ed il bianco che uccide non fossero lì. Fissa lontano, oltre il faraglione, ma Tamoko preferirebbe lasciarsi trafiggere dall’inverno piuttosto che andarsene; quegli occhi sono soltanto per lei, ed il mare non ha alcun diritto di arrogarsene nemmeno uno sguardo fugace. “Perché ho paura di scoprire che tu sia come tutte le altre”.
Non è vero.
“So benissimo chi sono, Tamoko. Alla fine tutto si riduce alla mia eredità ed al Trono di Ferro, giusto?”
Non è vero.
Quando attraversa il vuoto che li separa e colma la neve con un bacio rovente sa che nulla potrà separare Sarevok da lei. Non le ricchezze, non i gioielli, non tutto il potere del mondo.
Nemmeno l’inverno.

 

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Tell me little sister, is it warm and safe in there?
Your face is like winter and your eyes seem so dry
Any words to fill the blanks, speak out little sister
Are you waiting for me somewhere deep inside?


Perché non mi credi?”
Perché si è fatta troppo bella. Lo sa e ne ride dal profondo del cuore mentre per la decima volta si osserva allo specchio, pettinando quei capelli che a lui piacciono tanto e che si è lasciata crescere quasi fino al petto. Il suo mondo è tempestato d’oro, ormai, e la clessidra gira un tempo che racconta solo dell’estate. Tamoko fissa l’anello che porta al dito e lui insieme a lei, quasi chiedendosi quanto sangue sia stato versato per intrecciare quelle spire d’argento al diamante che divora anche la più piccola luce della loro semplice stanza. “Perché sono un uomo, Tamoko. E ho smesso di credere alle fiabe”.
“Secondo me sei soltanto un fratellone geloso. Quando Sarevok succederà a Rieltar ci sposeremo e sono sicura che piangerai come un halfling a cui abbiano rubato la torta!”
Lo dice ridendo, poi a tradimento gli poggia un bacio sulla fronte. Yoshimo non ha mai creduto in niente, ma forse può credere in quell’anello e negli occhi di Tamoko che non sono mai stati così splendenti.

 

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Standing on a corner, she's trying sometimes
To touch my world, to reach my side of the wire
Walking the whole universe to cross the line


Perché non mi credi?”
Appoggia i palmi contro le sue spalle nude, poi sulle braccia. Scivola tra le lenzuola fino ad aderire ancora contro il suo corpo, si riempie i polmoni di quel suo odore che potrebbe riconoscere anche nel più lurido vicolo del porto. Lo stesso che le fa correre un brivido caldo quando si ritrova da sola e lo sente impregnato sui propri abiti.
Ha scelto di credere in quel profumo che inebria contro ogni pensiero, ogni idea, ogni parola che Yoshimo si lascia sfuggire quasi per errore; ha scelto di credere che quei capelli biondi e delicati come la seta che ha trovato nel loro letto siano una semplice illusione e che quel profumo di spezie e rose che da qualche mese serpeggia tra i loro baci sia solo un lezioso unguento di Sarevok per pulirsi la bocca. “Come potrei anche solo pensare di amare un’altra?”
Sorride, Tamoko, perché anche solo ascoltare le sue menzogne è un modo qualsiasi per rimanere aggrappata a lui. “Cythandria è solo un’amica. Niente più”.

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Spinning round like a gypsy fallen queen
Schizophrenic shinning secretly
For the man who gently said
How wonderful she used to be


Perché non mi credi?”
“Perché quello che fai è sbagliato!”
Ha smesso di contare le loro discussioni. Si chiede se voglia davvero incontrare quello sguardo nero piuttosto che lasciarlo andar via tra le grida e i salotti dei potenti di Baldur’s Gate, ma quegli occhi pungenti e forti sono comunque tutto ciò che ormai gli resta della sua sorellina. “Detto da uno che uccide per soldi … Tu sei l’ultimo che dovrebbe aprire bocca, qui dentro!”
Forse la cosa migliore è chiederle perché se ne vergogna, dunque. Chiederle perché nasconde gli abiti sporchi di sangue in una cassa dove crede che lui non vada a controllare. Gridarle come mai ha girato lo sguardo due sere prima, quando Cattleborg lo Storpio è venuto nel loro rifugio a implorare notizie del suo bambino sparito da quando non ha avuto abbastanza monete per pagare i debiti contratti con il Trono di Ferro.
Come è entrata nella sua stanza se ne va. In un turbinio di capelli sbatte la porta e Yoshimo resta in ascolto per minuti, forse per ore, quasi ad immaginare i suoi passi delicati risalire le scale per dirgli di avere avuto torto. È un uomo e non crede più nelle fiabe ma in lei sì, in lei crede ancora. “Perché il denaro, a differenza degli uomini o degli amanti … non tradisce mai”.

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Tell me little sister, is it warm and safe in there?
Your face is like winter and your eyes seem so dry
Any words to fill the blanks, speak out little sister
Are you waiting for me somewhere deep inside?


Perché non mi credi?”
È stanca, ed ormai intorno a loro ci sono soltanto le tenebre. Il Figlio di Bhaal ed i suoi compagni sono sei paia di occhi tutti su di lei.
No, non su di lei. Lei è solo un mezzo, lo è sempre stata.
I loro occhi sono sul cancello nero coperto di ruggine, sul portone intarsiato di rune, sulla cappella dove Sarevok sta per riscrivere la fine del mondo. E tutto gira, tutto vortica, tutto danza nel suo petto insieme a ogni parola, ogni sentimento, ogni gesto sordo che quelle persone a cui deve impedire il passaggio fanno per convincerla; sono sillabe senza forma, perché se davvero ne avessero una tutta la sua vita crollerebbe. È giunta fino a questo momento con le proprie gambe e le proprie braccia seguendo lui, per lui, con lui, da lui, in lui.
Ha scelto mille volte e mille volte ha sbagliato, e per quanto si sforzi a pregare ogni divinità non ci sarà nessuno adesso a prenderla per mano, né Sarevok che adesso guarda solo il cielo né Yoshimo che da piccoli rubava delle bellissime bambole solo per lei. “Perché io lo amo”.
Prega che il Figlio di Bhaal possa fermarlo. Prega che la follia di Sarevok cessi, prega per quel mondo che sta cadendo a pezzi anche per colpa sua. La colpa è anche la sua, ma può espiarla soltanto con la spada in mano. “E questa è l’ultima cosa che posso fare per lui”.

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Carousel has slowly stopped spinning round
Alice won't be back this time, wonderland's fading
Has she closed the light and drops the bottle down
Wonderland's fading, wonderland's fading


Perché non mi credi?”
Ha fatto ballare ormai centinaia di vite tra le proprie dita. Vite grandi, vite minuscole, vite in grado di far impallidire anche il più virtuoso dei bardi.
Anche vite che non lo sono mai state.
Aran Linvail pagherebbe una fortuna per un paletto di frassino nel petto della vampira che con finta noncuranza si sistema i capelli in attesa della sua risposta. Per un istante si chiede se Tamoko approverebbe la sua scelta, ma ormai ogni giorno che passa il suo ricordo sembra trasformarsi in schegge di vetro sparse su un pavimento di polvere; e, tra i sussurri freddi di quel vecchio cimitero, sente che non può più permettersi di vivere così. “Credere in qualcuno non fa parte del mio stile, mostro”.
Il capo dei Ladri Tenebrosi potrebbe dargli anche tutte le fortune della Città della Moneta, ma ci sono cose che nemmeno lui può acquistare. “Tu dammi i mezzi per vendicare mia sorella. Al resto del lavoro ci penso io”.

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Tell me little sister, is it warm and safe in there?
Your face is like winter and your eyes seem so dry
Any words to fill the blanks, speak out little sister
Are you waiting for me somewhere deep inside?


Perché mi hai creduto?”
Nei racconti di Tamoko il paese di T’u Lung era enorme. Grande abbastanza da ospitare ogni sua avventura, fatto di polvere e fango ma senza limiti, senza case, la terra dove i Grandi Draghi prendevano vita da statue di pietra. C’erano le leggende della città perduta di Balanzia ed i giardini di E’do dove una volta era entrata di nascosto per mostrare alle sue amiche di essere la più coraggiosa.
Ma per esso, ormai, prova solo disgusto.
E non per le ipocrite magie dei wu-jen o per le tele dei neogi che avvolgono gli uomini; e forse nemmeno per le strade che puzzano di ratti e piscio o la gente ridotta in schiavitù per debiti che persino il Trono di Ferro avrebbe trovato irrisori.
Lo disgusta la tomba che ha appena scavato con le proprie mani su quel promontorio, fuori dalle mura della città di Wai: si vede il sole che tramonta da lì, gli hanno detto che spesso le coppie si recano in quel posto per intrecciarsi le dita e scambiarsi promesse di un futuro felice.
Lo disgusta sapere che quella tomba esiste solo colpa sua. “Se non mi avessi creduto, adesso saresti viva”.
Il vento lo chiama di nuovo. La partenza è fissata per domani, ed ha offerto una fortuna per farsi trasportare su quell’isola.
Spellhold, così si chiama.
Sarevok non sa cosa vi troverà. Non sa nemmeno come cercarlo, né ha mai visto quell’uomo in volto nemmeno una volta. Ha ascoltato mille volte Tamoko, ma quando parlava del fratello che la adorava così tanto le sue orecchie si chiudevano e volevano solo sentirla ridere; ma, mentre fissa la lapide bianca, è convinto che lo riconoscerà. Avrà indosso lo stesso profumo di Tamoko, avrà la sua stessa pelle color dell’ambra. Troverà il corpo di quell’uomo e lo riporterà a casa, accanto a sua sorella, perché senza dubbio lei avrebbe voluto così.
“Hai creduto nell’uomo sbagliato. Ed io non ho creduto nella donna migliore del mondo”.




 

“Little Sister” (Your Favourite Enemies)

  
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