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Autore: Danail    13/09/2016    5 recensioni
Ispirato in parte al quadro “Allegro violinista con un bicchiere di vino” di Van Honthorst Gerrit, Damnatio Memoriae è un momento di perdita e dolore, dove tutto sembra essere distrutto e non c'è più verso di ricostruire.
Una ferita abissale che lacera un uomo e una donna, una ferita che forse non potrà più richiudersi.
Posso perdermi in queste note e addormentarmi in questa musica, Blanche?
Non voglio più svegliarmi, voglio rimanere cullato dall'incanto di questa melodia che mi tiene sospeso sopra l'oblio. Se fermiamo la musica il soffice manto che mi tiene avvolto si distruggerà e mi farà sbattere violentemente sul freddo terreno accidentato.
Non voglio che tutto questo finisca, non voglio aprire gli occhi e vedere che tutto questo è solo un'illusione...
Genere: Angst, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Damnatio Memoriae
( Theme )



"Tan, tick-tick, tan, tick-tick..."

A volte, quando l'ebbrezza raggiungeva un livello indefinito, o quando accadevano all'esterno cose che rievocavano nell'uomo quel genere di fantasmi, Floryan ricordava.

Strano, gli uomini bevevano per dimenticare, mentre lui lo faceva per ricordare. Per riportare alla mente pensieri, parole, immagini seppelliti nel suo animo da strati e strati di ricordi, forse più tetri, forse più recenti e vividi.

"Tan, tick-tick, tan, tick-tick..."

A quei livelli, quasi non percepiva il mondo attorno a sé, piuttosto s'immergeva in quella sorta di dimensione onirica, quasi identica dalla realtà se non fosse per quei contorni sfuocati, come se lui stesse guardando un film e le immagini fossero sfumate, con quei contorni che vanno quasi al bianco...

E in quel momento era come se vedesse il film della sua vita. In quel momento, osservava una scena di tanti, tanti anni prima, quando era appena un ragazzino.

Era una notte di mezza estate, quell'estate in cui venne ospitato nel grande casolare dove viveva la coetanea Blanche, nel meridione della Germania.

La sua amata Blanche...

"Tan, tick-tick, tan, tick-tick, tan, tick-tick ..."

La vedeva canticchiare, distesa a pancia in giù, con la testa fra le mani che si muoveva a ritmo, i gomiti posati sulle assi di legno che reggevano quelle sottili braccia e le gambe che seguivano, sinuose, il resto del corpo.

Imitava per gioco la macchina da scrivere che aveva di fronte. O meglio, imitava i rumori che produceva quando sua madre usava quella curiosa macchina per imprimere indelebili segni neri sui fogli di carta, che poi ordinava in pile a gruppi di dieci sulla scrivania.

Adorava osservarla in quello stato di gioiosa trance, quasi quasi vorrebbe addormentarsi per sempre solo per vedere i ricordi più felici e innocenti, ma anche quella visione tra il sogno e la realtà, come tutte le altre, poi finì per infrangersi come vetro e scomparire come acqua al sole...

-Floryan?-

La voce adulta di Blanche lo risvegliò in parte. Con la vista offuscata dagli ultimi fumi dell'alcol Floryan aprì gli occhi per mettere faticosamente a fuoco il viso della sua compagna.

Blanche era seduta sul divano dove lui era disteso, gli aveva dolcemente tolto violino e archetto dalle mani per posarli sul pavimento, e allo stesso modo aveva fatto sparire la bottiglia di vino.

O era birra?

Tanto ormai non faceva più differenza.

-Floryan, non possiamo più continuare così...-

Il sussurro gentile e calmante della sua donna lo rilassarono un pochino, anche se gli misero una tristezza immensa. Mise a fuoco quel tanto per scorgere il suo viso dai lineamenti duri e gli occhi cristallini, incorniciati da capelli e ciglia chiarissimi, quasi bianchi.

Per tutta la vita Floryan aveva pensato che quella donna fosse una roccia, e anche la perdita del loro piccolo Allen non era riuscita a spezzarla.

Anche se... l'aveva piegata fin quasi la rottura. Lei aveva toccato il fondo, ma lentamente stava risalendo.

S'era messa in testa però di risollevare anche lui, che non aveva la sua stessa forza d'animo, tanto da preferire il preferendo rifugiarsi nella musica del suo violino e nell'alcolismo piuttosto che lottare a testa bassa.

Nel frattempo, Blanche si era distesa su di lui e gli accarezzava il viso.

Lei era sempre stata molto indefinita: di una calma e di una lucidità quasi agghiaccianti, i semplici conoscenti si stupivano di quanto amore potesse provare e manifestare, e con una grandissima varietà di gesti.

Dalla tenerezza che aveva riservato al loro bimbo alla struggente passione che donava solo a lui.

Era uno spirito poliedrico, dalle mille facce, tutte con un fascino senza eguali.

Forse era per quello che, a prima vista, Blanche presenti tratti fortemente androgini.

Ma mentre alla maggior parte delle persone ciò portava confusione e dunque derisione nei suoi confronti, Floryan trovava in ciò qualcosa di perfetto.

E ciò aveva fatto breccia, nei tempi che furono, nel cuore della sua più grande amica, forte dopo tutto il dolore che aveva subito da giovanissima.

E poi la gioia che venne con Allen, durata appena cinque anni e poi stroncata di netto da un tumore fulminante ai polmoni.

-Lo so...- mormorò con la gola secca Floryan.

Ogni volta che Blanche risollevava l'argomento tutto il lavoro che lui faceva, tutti gli sforzi di dimenticare quel visetto congestionato, quelle palpebre che non si sarebbero più aperte, quel corpo rigido e gelido steso su un freddo tavolo dell'obitorio dell'ospedale si volatilizzavano nell'aria.

-Non voglio più ricordare... solo così posso sopportare questo fantasma. Voglio solo memorie felici...- singhiozzò, lasciando che alcune lacrime scorressero sul suo volto.

-Ma così non potrai più risollevarti. Non devi farti opprimere da questo macigno. Devi accettarlo.

Dirti "ok, è brutto e mi fa soffrire, e se faccio finta di niente s'ingigantisce e diventa cattivo. Ma se so che sta lì, che non può farmi del male...".

Pensa che Allen è partito per andare in un posto nuovo. Che si è trasferito nel luogo dei suoi sogni, ecco.

Ma che abbia dovuto lasciare il suo corpo qui, perché in quel luogo è un bagaglio inutile e ingombrante. Noi ancora dobbiamo restare qui, e siamo tristi perché ancora non possiamo vederlo. Ma un giorno ci rivedremo tutti e tre insieme, e festeggeremo, dovunque ci trovassimo in quel momento. E saremo di nuovo felici, e partiremo nuovamente per altre mete, sapendo che ci rivedremo ancora e ancora-.

Floryan ascoltò quelle parole con maggiore attenzione di prima, la sbornia lentamente stava passando e la sua mente intorpidita ricominciava a riprendere con calma le normali funzioni.

Abbracciò forte Blanche, affondando il viso nella spalla della sua fedele amata e respirando quell'odore tanto familiare.

-...Suona- rispose semplicemente.

Sentì la testa di Blanche alzarsi dal suo petto e guardarlo tra l'interrogativo e il sorpreso.

-Suona. Devo... incidere queste parole nella mente e farle mie. Con la musica. Lo sai che funziona, almeno per me-.

Blanche accennò a un sorriso, subito ricambiato da Floryan. S'alzò dal divano, Floryan contò esattamente cinque leggeri passi prima che Blanche si mettesse seduta di fronte al piano e accennò a una composizione italiana.

Inebetito, ascoltò per un tempo indefinito i suoni che quelle mani forti ed eleganti producevano nel premere i tasti e la melodia che questi tessevano.

Poi, spinto da chissà quale istinto, prese il suo violino, si sistemò in una posizione adeguata, lo imbracciò e attaccò proprio in quel preciso istante in cui la voce del piano e del suo arco dovevano intersecarsi. E raggiunsero in fretta la vetta, ormai si comprendevano e si completavano a vicenda, lui e Blanche e il piano e il violino.

E quasi poteva rivedere quella scena, di neanche tanto tempo fa, in cui Blanche premeva i tasti della vecchia macchina da scrivere della madre a mo di piano e lui l'accompagnava con quel suo strumento, coronati dalle risate e dai balzi di gioia e divertimento di Allen...

Quasi quasi vi si sarebbe adagiato...



Posso perdermi in queste note e addormentarmi in questa musica, Blanche?

Non voglio più svegliarmi, voglio rimanere cullato dall'incanto di questa melodia che mi tiene sospeso sopra l'oblio. Se fermiamo la musica il soffice manto che mi tiene avvolto si distruggerà e mi farà sbattere violentemente sul freddo terreno accidentato.

Non voglio che tutto questo finisca, non voglio aprire gli occhi e vedere che tutto questo è solo un'illusione...



Note dell'Autrice:

Uhm, è la prima volta che mi butto sul Drammatico. Spero che sia uscito qualcosa di soddisfacente.
Tutta questa storiella è nata grazie a un personaggio che è ispirato (no bhe, è proprio quello) a uno di un fandom che seguo. Cioè appunto Blanche.
Solo che... si discosta talmente tanto da quell'universo che ormai è più OC che canon.
Credo di aver fatto la scelta giusta.
Per il resto... per la composizione finale mi sono ispirata a “Primavera” di Einaudi, mentre per l'ultimo e breve flashback mi è venuto in mente ascoltavo “The Typewriter”.
Come detto nell'introduzione, anche il quadro “Allegro violinista con un bicchiere di vino” ha in parte ispirato la storia.
Infine, l'ultimo paragrafo in corsivo deriva da un commento che ho letto sotto a un video del brano di Einaudi sovracitato. L'ho trovato e, bhe, l'ho trovato tenero e triste allo stesso tempo.
Adatto per la storia, insomma.
A presto, lasciate un commento se vi va ^^
-Danail


EDIT: 05/07/2018.

Finalmente mi ricordo di metter mano anche qua. A distanza di... uhm, quasi due anni.

Puntuale come sempre, Dana.

Evvabbè, meglio tardi che mai, giusto? Non so in quanti vedranno seriamente questa storia dopo le leggere revisioni, però... ecco, ci tenevo a dare -finalmente parte 2- una forma migliore a una storia a cui tengo ancora adesso.

E boh, niente.

Cia'

   
 
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